In Svizzera impacchettano ghiacciai dandoci ragione. E' ora di farlo anche da noi

Una notizia-in - La situazione svizzera - La situazione da noi - Dalle relazioni della campagna glaciologica 2003 - Lo Stelvio come Andermatt - Ci hanno dato ragione - E' ora di muoverci anche noi

Una
notizia-in


La notizia é di questi giorni ed é certo una "notizia-in". In Svizzera la preoccupazione per
il progressivo squagliamento dei ghiacciai

Si comincerà fra un mesetto sul ghiacciaio Gurschen, ad
Andermatt. In base al progetto, dal costo di circa 100.000
franchi, si pensa di spandere una schiuma speciale a base di pvc
su una parte del ghiacciaio di circa un terzo di ettaro. Questa
schiuma rifletterà i raggi solari il cui calore quindi solo in
parte arriverà sul ghiaccio, con forte limitazione dunque -
almeno si spera - dello scioglimento. Di fatto inoltre fungerà
da isolante per cui le basse temperature della superficie del
ghiacciaio si potranno mantenere.

Cominciano a sperimentare ad Andermatt, ma poi, se ci sarà esito
positivo, l'intervento verrà esteso a tutto il ghiacciaio.
Occhieggiano altre stazioni sciistiche e sono pronte a seguire
l'esempio Saas Fee e Titlis.

La situazione infatti preoccupa.


La
situazione svizzera

Da "Il Paese.ch":
"I ghiacciai svizzeri «fondono» più in fretta di quanto finora
previsto. Un nuovo inventario realizzato dal dottorando Frank
Paul dell’Università di Zurigo indica che fra il 1985 ed il 2000
la loro superficie si è ridotta del 18%. Sull’intero Arco alpino
il ritiro è stato ancora maggiore, attestandosi al 22%. A titolo
di confronto, fra il 1973 ed il 1985 la superficie dei ghiacciai
era diminuita soltanto dell’1%. I nuovi risultati mostrano
inoltre che il ritiro dei ghiacciai diventa sempre più rapido:
rispetto al periodo va dal 1850 al 1973, la velocità di
indietreggiamento è triplicata nel lasso di tempo dal 1973 al
2000 e si è moltiplicata per sette fra il 1985 ed il 2000."

Un’analisi dei dati riguardanti i primi 90 dei 110 ghiacciai
svizzeri annualmente controllati, emerge infatti che in 75 casi
si è assistito ad una diminuzione della superficie, Ad aver
registrato l’accorciamento maggiore (134 metri) durante il
periodo 2003-2004 è stato il ghiacciaio del Triftgletscher, nel
canton Berna. Viene prevista per il 2050, con l'attuale trend,
la sparizione di tre quarti dei ghiacciai svizzeri.

La situazione da noi

Ognuno di noi andando in montagna d'estate si accorge a vista
d'occhio della crisi dei ghiacciai che diventa evidentissima se
si va in qualche posto che avevamo visitato l'ultima volta
qualche anno fa.

Lasciamo parlare gli specialisti.

 

Dalle relazioni della campagna glaciologica
2003


Siamo andati a vedere i dati della Campagna glaciologica
2003CAMPAGNA GLACIOLOGICA 2003 (chi volesse dettagli può andare
a

http://www.disat.unimib.it/comiglacio/Relazione2003.htm


e per il solo settore lombardo a:

http://www.disat.unimib.it/comiglacio/Lombardo2003.htm


"Su oltre la metà dei ghiacciai campione non si osserva neve
residua che, anche su numerosi altri apparati, è confinata in
piccole porzioni dei settori sommitali. Pertanto, quest’anno i
bacini di accumulo si sono trovati ampiamente, se non
addirittura completamente, al di sotto del limite delle nevi.
Sono state misurate le variazioni frontali di 28 dei 32
ghiacciai campione osservati. Nessun ghiacciaio è in avanzata,
uno è stabile (Ghiacciaio di Porola nelle Alpi Orobie) e tutti
gli altri sono in ritiro. Per tre apparati ubicati nel Gruppo
Ortles-Cevedale i dati di ritiro sono riferiti ad anni
precedenti al 2002 (2001 per il ramo occidentale del Ghiacciaio
del Gran Zebrù, 2000 per il Ghiacciaio Occidentale dei Castelli
e 1999 per il Ghiacciaio del Rosole). Nuovi caposaldi sono stati
posti alla fronte di tre ghiacciai (Ghiacciai di Cedèc, Palon
della Mare e Forni, Gruppo Ortles-Cevedale). In alcuni casi è
stato necessario modificare gli azimut di riferimento.

 

I nostri

Suddivisi per gruppi montuosi, i ghiacciai osservati sono così
distinti:

- Tambò-Stella 2 ghiacciai

- Badile-Disgrazia 5 ghiacciai

- Bernina 6 ghiacciai

- Piazzi-Campo 2 ghiacciai

- Ortles-Cevedale 12 ghiacciai

- Orobie 2 ghiacciai


Dal punto di vista dinamico, i risultati delle 28 misure
eseguite si possono così sintetizzare:

– ghiacciai in ritiro 27 (96.5% dei ghiacciai misurati)

– ghiacciai stazionari 1 (3.5% dei ghiacciai misurati)

– ghiacciai in avanzata 0 (0% dei ghiacciai misurati)


Gli apparati che non sono stati misurati mostrano comunque
evidenze di ritiro frontale e contrazioni areali. Nel 2003 si è
enfatizzato il ritiro delle fronti che coinvolge ormai la quasi
totalità dei ghiacciai lombardi. I ghiacciai vallivi hanno
registrato ancora valori elevato di ritiro, con arretramenti
pluridecametrici (il Ghiacciaio dei Forni, ad esempio, arretra
di 33 m).


Gli accumuli sono molto ridotti in conseguenza dell’innalzamento
del limite delle nevi e, contestualmente, l’azione epiglaciale
dell’acqua di fusione determina lo sviluppo di ampi settori
glaciali solcati da bédière che alimentano profondi pozzi. Si
sono formati numerosi laghetti epiglaciali, si sono ampliati i
laghi proglaciali osservati lo scorso anno e se ne sono anche
formati di nuovi, che peraltro hanno localmente impedito la
misura delle variazioni frontali. Numerose sono le lingue
coperte di detrito, con evidenti fenomeni di ablazione
differenziale. Le fronti sono in alcuni casi sollevate rispetto
al substrato. Su una quindicina di ghiacciai si sono allargate
le finestre rocciose o se ne sono formate di nuove. Consistenti
placche di ghiaccio morto si sono isolate alla fronte dei
ghiacciai di Cedèc, Occidentale dei Castelli (Gruppo
Ortles-Cevedale) e Disgrazia. Distacchi di blocchi di ghiaccio
si sono verificati alla fronte di altri ghiacciai dei gruppi
Ortles-Cevedale e Adamello. Una dolina in ghiaccio si è formata
presso la fronte del Ghiacciaio del Dosegù (Gruppo
Ortles-Cevedale).


Nelle Alpi Orobie, dove i ghiacciai sono più protetti dalle
condizioni topografiche locali, si trova l’unico dei ghiacciai
campione delle Alpi Lombarde che è stabile alla fronte, il
Ghiacciaio di Porola, peraltro in evidente contrazione areale e
volumetrica.


Anche le effluenze del grande Ghiacciaio dell’Adamello hanno
continuato a contrarsi. Il Ghiacciaio di Salarno è soggetto a
continui rilasci di blocchi di ghiaccio e si è ulteriormente
appiattito. Sebbene non sia stato possibile misurare le
variazioni degli altri ghiacciai campione del Gruppo
dell’Adamello, il Ghiacciaio del Venerocolo è sempre più
estesamente coperto di detrito e ha abbandonato placche di
ghiaccio morto; il Ghiacciaio Occidentale di Pisgana si è
contratto ulteriormente in tutti i suoi settori e la fronte,
estesamente solcata da bédière e coperta di coni di ghiaccio, si
insinua in un ampio lago proglaciale.


Permangono fortemente negativi i bilanci di massa dei ghiacciai
monitorati da lungo tempo nei gruppi Bernina, Ortles-Cevedale e
Badile-Disgrazia. Il Ghiacciaio del Pizzo Scalino (n. catasto
443, Gruppo Bernina) ha un bilancio netto di –2645 mm di
equivalente in acqua (misure eseguite da G. Casartelli con il
contributo di M. Luisetti, C. Frangi, C. Bonfanti, F. e M. Cattò).
G. Casartelli e i suoi collaboratori hanno monitorato anche i
ghiacciai Occidentale di Fellaria (n. catasto 439) e Marinelli
(n. catasto 434) sempre nel Gruppo Bernina, che hanno un
bilancio netto, rispettivamente, di –2457 mm e –2722 mm di
equivalente in acqua.


Per quanto riguarda il Gruppo Ortles Cevedale, il Ghiacciaio
della Sforzellina (n. catasto 516), fa registrare un bilancio
netto di –1800 mm di equivalente in acqua (misure eseguite
nell’ambito di una convenzione Università di Milano - CESI e con
la collaborazione degli operatori glaciologici del CAI,
coordinati da C. Smiraglia).


Lo Stelvio come Andermatt

Ad Andermatt si sono messi su questa strada per la tutela delle
piste di sci che sono tracciate sul ghiacciaio. A molta maggior
ragione dovrebbe essere interessato lo Stelvio.

Sanno gli operatori non solo le pessime condizioni del
ghiacciaio ma anche la sua costante involuzione. Provano in
Svizzera, perché non provare anche da noi? Si dirà, ma i soldi?
Nel giro di non molti anni, con il trend attuale, molti
ghiacciai spariranno e altri si ridurranno fortemente. Tutto
questo avrà un triplice ordine di conseguenze:

1) Le
variazioni di microclima, difficilmente valutabili;

2)
L'inaridimento di molte sorgenti con variazione del regime
sotterraneo delle acque e possibili conseguenze sul sistema
degli acquedotti;

3) Problemi
d'ordine idrogeologico. Il venir meno della spinta del ghiaccio
sui due versanti laterali li squilibra perché alla risultante
verso l'esterno viene a mancare quella contraria, appunto del
ghiaccio.
In genere sui versanti c'è materiale amorfo (la
morena), pronto a scendere trasportato a valle nei corsi
d'acqua, abbastanza leggero, rispetto al suo peso reale, per via
di Archimede, o meglio del suo famoso principio.

Le fonti per finanziare una eventuale sperimentazione non
mancano. In caso di esito positivo dovrebbe essere predisposto
un programma con costi da finanziarsi da diversi soggetti,
pro-quota.

Ci hanno dato ragione
Ci hanno dato ragione. In più occasioni abbiamo esposto
un'idea simile, anzi addirittura più sofisticata dato che noi
pensavamo ad una sostanza che abla e che assorbe, per questa
trasformazione di stato, una grande quantità di calore. Anziché
alcune decine di mc di schiuma di pvc, per stare all'esperimento
di Andermatt, molto meno, anche se ad un costo più elvato.

C'era poi, empiricamente, l'altra idea, quella di grandi teloni
riflettenti che costerebbero certamente di meno ma non avrebbero
un effetto isolante.

C'é anche chi ipotizza un produzione di neve artificiale per
sostituire quella naturale mancante. Qui però siamo fuori
squadra perché occorrerebbe portare una linea elettrica in
quota, realizzare un bacino idrico a quote alte, disporre di
basi per i cannoni ecc. Non proprio il massimo!

E' ora di muoverci anche noi

Una parte dei ghiacciai ha la sorte segnata e sta per
aggiungersi al non breve elenco di quelli ormai estinti.

Se anche le tecniche si affinassero, siano esse la schiuma
svizzera o la da noi proposta sostanza peraltro usata dalla
NASA, o quant'altro ancora, gli interventi non potrebbero che
essere selettivi, anche per ragione di costi.

Selettività
secondo utilità, secondo cioè un corretto rapporto
costi/benefici.

Non c'é molto tempo davanti, perché ad un certo momento i
fenomeni diventano irreversibili.

A livello tecnico sono diverse le sedi interessate, ma sarebbe
bene che cominciassero a farci su un pensierino anche le sedi
decisionali, e non solo quelle pubbliche.

Amarilli


GdS 30 III 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Amarilli
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