SONDRIO SENZA TEATRO? NEANCHE PER SOGNO. IL MODO C'E'
 
 TEATRO PEDRETTI CHIUSO
 Il Teatro Pedretti non soltanto é chiuso per il fallimento di 
 chi gestiva l'attività cinematografica, ma non può riaprire se 
 non vengono effettuati interventi che l'apposita Commissione 
 Provinciale ritiene essenziali.
 Quest'anno in qualche misura si era sopperito essendo il Comune 
 intervenuto sia pure a caro prezzo, assicurando così la 
 continuità della Stagione teatrale e la possibilità per altri di 
 usufruire della struttura. Il Circolo Musicale ha provveduto 
 diversamente, e così altri, ma evidentemente si tratta di una 
 situazione che va affrontata come da più parti si sostiene. 
 L'INTERVENTO DEL 
 PREFETTO
 Recentemente anzi vi é stato anche l'autorevole intervento del 
 Prefetto che ha interpretato il sentimento comune, perlomeno di 
 chi ha a cuore il ruolo di Sondrio, il ruolo in Sondrio, nel 
 centro, del Teatro, il valore della cultura, cosa vuol dire 
 essere comunità.
 Il Prefetto fra l'altro ha anche ricordato quanto avvenuto nella 
 sua città natale in situazione analoga con una fruttuosa 
 collaborazione pubblico-privato.
 IN COMUNE
 In Comune si pensa giustamente a 
 soluzioni-tampone in attesa di cercare una soluzione adeguata.
 Non é semplice. La proprietà é privata, l'interesse, oltre a 
 quello privato, é anche ovviamente pubblico, ma i problemi in 
 questi casi si accavallano (si veda la situazione a Bari del 
 Teatro Petruzzelli, distrutto da un incendio doloso, con le 
 complicazioni nate dalla coesistenza di proprietà privata e 
 indubbio interesse pubblico, questo però limitato, appunto, dal 
 fatto che la proprietà era privata...).
 Qualche cenno su progettista, tipo di teatro, attività, prima di 
 esaminare le possibili vie per risolvere il nodo.
 IL TEATRO SOCIALE 
 DEL CANONICA
 Il progettista del Teatro, Luigi 
 Canonica, nato il 9 marzo 1764 a Roveredo (Ticino), morto il 7 
 febbraio.1844 a Milano, era stato allievo di Giuseppe Piermarini 
 all'Accademia di Brera, di cui divenne docente nel 1786. Fu 
 architetto della prima (1797) e della seconda (1801) Repubblica 
 Cisalpina.  Progettò in seguito ville, giardini o opere di 
 urbanistica, nonché di arredo urbano. Nel 1803 presentò un 
 progetto per il Foro Bonaparte (l'area adiacente al castello) a 
 Milano, parzialmente realizzato. Nel 1810 ottenne il titolo di 
 cavaliere della Corona ferrea. Dopo la caduta di Napoleone, si 
 ritirò dagli incarichi pubblici per assumere esclusivamente 
 committenze private o ecclesiastiche. Nell'ultimo periodo della 
 sua attività costruì residenze cittadine per la nobiltà milanese 
 e alcune ville in Brianza. Ebbe fama di specialista per 
 costruzioni teatrali, oltre che a Sondrio (1821) a Milano, 
 Brescia, Mantova, Genova. Suo qui il Carlo Felice, danneggiato 
 gravemente dai bombardamenti della guerra e riaperto solo da 
 pochi anni con una rivoluzionaria ristrutturazione interna.
 I teatri da lui progettati avevano come modello la Scala di 
 Milano. 
 E' difficile immaginare, entrando oggi al Pedretti, che avesse 
 questo aspetto con gli ordini di palchi. Dipende dalla 
 ristrutturazione intervenuta dopo la guerra. Il teatro aveva 
 urgente bisogno di interventi. I palchettisti non avevano certo, 
 in quei momenti, risorse da destinare al teatro. Il cav. 
 Celestino Pedretti subentrò, sia pure con l'impegno, allora, di 
 effettuare una mini-stagione operistica che per qualche anno 
 effettivamente si tenne, seppure con scarso successo, anche per 
 la qualità non proprio elevata delle compagnie.
 In quel periodo si ricordavano ancora le splendide serate di 
 prima della guerra al Teatro, le feste, il Circolo che aveva 
 sede al primo piano.
 Negli ultimi decenni oltre all'attività cinematografica il 
 Pedretti ha ospitato la Stagione teatrale del Comune, concerti 
 ed altre manifestazioni del Circolo Musicale CID, le assemblee 
 delle due banche, convegni importanti (come non ricordare 
 l'incontro con il Ministro Donat Cattin nel 1975 in piena crisi 
 Fossati, con anche la piazza affollatissima in un silenzio 
 impressionante che sintetizzava i timori di tutti?), l'annuale 
 riunione dei Mutilati del lavoro, anche la trasmissione di Gad 
 Lerdner in diretta TV sulla Legge Valtellina, comizi elettorali, 
 saggi di danza ed anche qualche manifestazione scolastica.
 IL COMUNE COMPRI 
 IL TEATRO!
 Il Comune compri il teatro, dice 
 più d'uno. E non sarebbe sbagliato, ma non é subito fatto. 
 Cominciamo con una domanda pregiudiziale.
Quale può essere il valore attuale 
 del Teatro Pedretti?
 Variabile.
 In teoria, attività commerciali a parte, 
potrebbe anche valere zero o quasi.  
 La parte coperta occupa un'area di circa 10750 mq per 
 un'altezza, media, di una decina di metri. Sul fronte si ha 
 l'accesso a due attività commerciali, il bar e il locale 
 notturno sotterraneo.
 Il resto é Teatro con tutti gli annessi e connessi. 
 - Non può 
 essere trasformato con un cambio di destinazione d'uso. 
 - E' 
 soggetto ai vincoli della Soprintendenza. 
 - Ha bisogno di 
 interventi di manutenzione straordinaria. Se non viene rimesso a 
 posto e riaperto costituisce un costo perché senza interventi 
 c'é il degrado. 
 - Se questo interessasse la parte pubblica 
 (degrado facciata, rischi per la sicurezza ecc.) gli interventi 
 possono essere ordinati d'ufficio.
 - Che il Teatro sia uno standard di pubblica utilità non vi é 
 dubbio alcuno. - Sulla base di un progetto, con iter e 
 motivazioni adeguate può anche essere espropriato. 
 - E' stato valutato che il costo di acquisizione se forse non soddisfa la 
 proprietà peraltro é alla portata del Comune, tenuto anche conto 
 degli interventi necessari di riordino e ammodernamento.
 Ovviamente sarebbe preferibile all'esproprio l'intesa con la 
 proprietà che potrebbe seguire vie innovative, tipo la permuta, 
 o/e utilizzando la leva urbanistica Si eviterebbe così, in tutto 
 o in parte, l' esborso liquido da parte del Comune e potrebbe 
 esserci, nelle valutazioni, un addendum soddisfacente per la 
 proprietà.
 L'ALTERNATIVA
 C'é anche l'alternativa.
 Un Teatro a Sondrio é indispensabile, polifunzionale (cinema, 
 teatro, musica, convegni ecc.). 
 Se la via con la proprietà non 
 fosse perseguibile, o per distanze eccessive nelle valutazioni o 
 per rischi di contenzioso, si potrebbe pensare ad un intervento 
 ex-novo, anche di tipo modulare realizzabile quindi per stralci 
 funzionali. Attore il Comune, ma con una auspicabile di 
 collaborazioni, pubbliche e private per la realizzazione, e con 
 interventi privati per una gestione convenzionata tale da 
 assicurare la coesistenza dell'attività cinematografica con 
 quella culturale e sociale.
 La possibilità c'é, sempre in zona abbastanza centrale 
 con possibili soluzioni di avanguardia e con una operazione di 
 riassetto urbano, certamente da affidare a progettisti di 
 prestigio. Non dimentichiamo che l'ing. Nervi, illustre 
 cittadino sondriese oltre che progettista di fama mondiale, 
 aveva promesso al Sindaco avv. Venosta il progetto di un 
 auditorium che aveva affascinato l'allora Soprintendente della 
 Scala Carlo Grassi che era rimasto colpito tanto da citarlo ad esempio sulla 
 stampa nazionale. Purtroppo la prematura scomparsa dell'ing. 
 Nervi impedì la realizzazione del progetto. Al Comune non restò 
 che dedicargli la prima strada realizzata, con la collaborazione 
 delle Ferrovie dello Stato, dopo la sua morte, tra Piazzale Bertacchi e Via Bonfadini, inaugurata dall'allora Ministro dei 
 Trasporti Formica.
 Non si tratta di cose semplici ma neppure di difficoltà 
 insormontabili.
 L'unico guaio sono i tempi. 
 Vediamo il caso della Fenice di 
 Venezia. Dopo l'incendio del 1836 gli impresari teatrali - i 
 fratelli Meduna -  riuscirono in otto mesi a rifarla 
 e riaprirla al pubblico. Con la tecnologia del terzo millennio, 
 con corali volontà ad ogni livello, vediamo che sono già passati 
 anni e altri dovranno passare.
 Memori della buona tradizione amministrativa degli Austriaci, 
 cui si deve il nostro Teatro progettato dal Canonica, copiamo il 
 caso-Fenice dell'ottocento non quello del novecento e del 
 duemila!
 Il Teatro Sociale, come si chiamava, può e deve diventare un 
 simbolo di identità, operando per la sua restituzione alla città 
 - lì o in altra sede -.
 Senza cominciare però con le liti. 
 Discussioni 
 sì, polemiche no.
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 Gds - 28 V 2002
                        
                        
                                            
                                             
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