Sondrio: area Carini a sud, galleria in centro

Dopo 10 anni in Consiglio -Ddiscussione sale delle trasformazioni - Dal Podestà Gunnella ad oggi - Essenziale la conservazione del baricentro - Intervenire in centro - La Galleria in Corso Italia



DOPO 10 ANNI IN
CONSIGLIO


E' di piena attualità il problema dell’area Carini, area
industriale dismessa di cui si parla da 10 anni e più, il cui recupero era stato previsto nel
Piano Regolatore generale e che oggi vede un progetto completo
sul tavolo presentato da privati con l'ovvia preventiva intesa
con l'Amministrazione Comunale.

Si sta discutendo animatamente, come solitamente in questi casi,
ed é prevista la trattazione del relativo punto il 23
luglio in Consiglio Comunale.

Sinora è stato toccato marginalmente il problema degli
“squilibri”.

Vale la pena insistere perché urbanisticamente è
questo il tema che merita una risposta.


LA DISCUSSIONE
SALE DELLE TRASFORMAZIONI
Va fatta però una premessa.


Quando arrivano sul tavolo delle
discussioni problemi di carattere strategico, trasformazioni del
tessuto urbano che vanno parecchio oltre il naso che
costituiscono fattori di sviluppo (che possono rivelarsi
positivi o negativi), è fisiologico che le polveri si accendano.
La discussione, solitamente animatissima, é il sale delle
trasformazioni importanti.


Dal podesta'
gunnella ad oggi


Basterebbe pensare al Podestà Gonnella, dimenticato positivo
protagonista di due grandi, per motivi diversi, realizzazioni,
Palazzo del Governo e il Preventorio, che dovette lasciare
Sondrio per Parma bersaglio di immeritate accuse per questi
interventi. In tempi più recenti ricordiamo le critiche al
Sindaco Venosta per Il Piano Regolatore EURA. In Comune eravamo
una ristretta pattuglia a portare avanti il problema,
opposizioni contrarie e tanti colleghi di maggioranza diciamo
perplessi. Per una valutazione della positività della scelta
basta andare la sera, quando cioè la pubblica illuminazione
fornisce un quadro esauriente del disegno di città, al
Bellavista o a Moroni e guardare giù: un disegno armonico che è
raro trovare altrove. Venosta ebbe le sue critiche perché i più
avrebbero voluto che l’asse Moro-Tonale divenisse la
circonvallazione. Resistemmo, scegliemmo il blocco in Via Fiume
(che qualche stupidissimo commento di allora attribuì a un
favore fatto per chi poi costruì là in fondo! Succede di tutto,
persino questo!) ed ora c’è un viale di 1800 metri di elevata
qualità urbana con gli edifici arretrati di 12 metri, allineati
orizzontalmente e verticalmente, al posto della periferia
degradata che la scelta della circonvallazione avrebbe
inevitabilmente comportato.

Se non fosse che ci vorrebbe una pagina intera potrei dire
altrettanto per diversi problemi di strategia nei dieci anni in
cui fui non solo il Sindaco ma anche il responsabile diretto,
senza deleghe, dei problemi del territorio. Inventammo soluzioni
esportate a Milano e in tutta Italia, persino una metodologia
normativa che nel paese si sta affermando solo ora a tanti anni
di distanza, arrivammo a realizzazioni nell’intesa
pubblico-privato e, se avessimo avuto un paio d’anni ancora,
avremmo completato l’opera con tre problemi centrali che
avrebbero proiettato Sondrio ben oltre il 2000 fornendo
occasioni di positivo sviluppo.


ESSENZIALE LA CONSERVAZIONE DEL BARICENTRO


Arrivo quindi al punto. Fin dall’inizio, e per tutti quei 10
anni, ebbi un punto fermo, che venne gradualmente condiviso e
fatto proprio dai colleghi del mio gruppo e poi anche da quelli
di tutti gli altri gruppi consiliari: la conservazione del
baricentro. Impossibile ovviamente quella del baricentro
geometrico per via del fatto che lo spazio disponibile è solo
sotto la ferrovia, fondamentale la conservazione del baricentro
delle funzioni. Senza questa scelta la polarizzazione del nuovo
avrebbe determinato uno scivolamento dei flussi verso sud,
impoverendo il centro ed in particolare il centro storico. Di
qui l’applicazione dei contrappesi. Un esempio: quando a sud
realizzammo la Piastra con l’insieme di strutture interne e
collegate in centro avviammo tre interventi strategici: il polo
culturale (Palazzo Sassi), l’intervento nei Palazzi Sertoli,
Paribelli, Giacconi (Credito valtellinese) e la Garberia con gli
8000 mc. di parcheggi sotterranei e l’apertura della nuova
strada di comunicazione verso il centro. E così alla scelta di
realizzare il Palazzo di Giustizia in Via Mazzini corrispose
l’utilizzo del vecchio Tribunale per gli uffici comunali con la
destinazione di Palazzo Martinengo per le Associazioni
cittadine, poi non attuata dai successori. Eccetera.

Riassetto, recupero e sviluppo andavano a braccetto.
Aggiungiamo, per lo sviluppo, il Palazzone polivalente, che non
sarebbe costato una lira ai cittadini di Sondrio, da me
appaltato ma abbandonato dai successori, l’intervento della
Banca Popolare che sarebbe stato un vero e proprio Centro
Congressi, bloccato inopinatamente dalla miopia totale di un
funzionario regionale nonché, sia pure di non immediata
realizzazione, il Polivalente produttivo nella zona artigianale
già progettato. E poi il golf, già progettato e in parte
finanziato, con la prima pista del mondo di fondo su neve
artificiale che aveva ottenuto uno straordinario successo ed
altro ancora. Tutto sempre restando ferma la conservazione del
baricentro delle funzioni.


INTERVENIRE IN CENTRO


Questo, a mio avviso, è il vero tema da approfondire subito a
progetto dell’area Carini approvato. E le soluzioni non mancano.
Ne richiamo due. In Piazza Cavour l’intervento, eventualmente
pubblico-privato (basta ritirare fuori il progetto messo a punto
da noi a fine mandato) sulla tettoia e struttura sottostante da
destinare ad attività polarizzanti che richiamino flussi. E poi
l’altro, veramente strategico. Sondrio, come dicevamo allora e
come tutti, società civile compresa, deve svolgere il suo ruolo
di epicentro di una provincia turistica. Quindi necessita di
strutture adeguate (di qui il palazzone, il Golf, la pista di
fondo, il parco fluviale, quello collinare ed anche quello
montano a Chiareggio sui terreni di proprietà del Comune di
Sondrio) ma soprattutto la necessità di un centro. Avevamo
bandito un Concorso regionale, vincitore il progetto del gruppo
Crotti, che avremmo realizzato rapidamente se non fosse che
eravamo in fine di mandato. Sarebbe ancora attuale, ma oggi
richiederebbe del tempo, dovendosi riprendere tutto da capo,
mentre noi eravamo in fase avanzata.


LA GALLERIA IN
CORSO ITALIA


C’è però una cosa che si
può fare, subito e senza grande spesa: la Galleria in Corso
Italia che diventerebbe un vero salotto, anche perché sarebbe
interesse dell’iniziativa privata trasformare adeguatamente
alcune attività commerciali ivi esistenti. Il costo dovrebbe
essere intorno ai due miliardi di vecchie lire, forse anche
meno. Ho anche suggerito tempo fa una soluzione particolare. Per
gli aspetti economici. Il Comune potrebbe affrontarli da solo,
ma penso ci vorrebbe una soluzione emblematica.

La galleria unirebbe le due piazze, sedi entrambe dei due nostri
Istituti di Credito che sono la manifestazione più clamorosa
della capacità e della intraprendenza valtellinese, visto cosa
sono diventati nel Paese. Si intitoli la galleria ai due primi
Presidenti, chiedendo un contributo di mezzo miliardo. Mezzo
miliardo dal BIM, in ideale rappresentanza dei 78 Comuni
valtellinesi. La differenza a carico del Comune.


L'OSTACOLO
(SUPERABILE)


C’è un ostacolo. L’idea, che io ed altri consideriamo una grande
idea, è venuta ai tempi del Concorso all’arch. Stefanelli che
oggi è Vicesindaco e nicchia sull’argomento per ragioni di
opportunità. I nostri amministratori, senza divisioni che su una
cosa del genere non avrebbero senso, mettano in minoranza le
perplessità del Vicesindaco Stefanelli e attuino l’idea
dell’arch. Stefanelli. I commercianti del centro, primi
strategicamente e direttamente interessati, facciano loro
l’idea. Gli Istituti di Credito vedano nell’iniziativa il
suggello ideale (quello concreto c’è già nei rispettivi
bilanci…) alla loro presenza e al loro ruolo. Un’opera da farsi
e non in tempo lungo.

Poi resterò il problema del Teatro, sempre in centro. Dov’è se
ci sarà intesa. In posto centrale, che esiste, se intesa non
dovesse esserci.

Io la penso così. Altri potrebbero non essere d’accordo, ma
almeno se ne discuta, e se non si concorda si facciano proposte
alternative. Concrete, perché il bilanciamento è indispensabile
per evitare che il baricentro scivoli e conseguentemente il
centro storico perda colpi.
Alberto Frizziero 



GdS 18 VII 02

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Alberto Frizziero
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