La scomparsa del prof. Mario Bertazzini
A Sondrio é morto "giovane" il prof. Mario Bertazzini, classe 1920.
In due sensi. Intanto per la longevità che caratterizza
la sua famiglia: una sorella, del tutto autonoma, è
scomparsa ad oltre 100 anni mentre l’altra, la nota
pittrice Lina Bertazzini Galeazzi, tra pochi mesi
centenaria, è ancora in pista, tanto che recentemente
l’abbiamo vista in diretta TV nella trasmissione di Mike
Bongiorno.
Giovane però non solo dal punto di vista, tra i longevi,
anagrafico. Giovane era rimasto nello spirito e nelle
attività. Negli ultimi tempi, pur in lotta con la
malattia, girava ancora, guidando e bene, con la sua
poderosa macchina fotografica, gioiello della tecnica,
per scattare le foto per “il suo” giornale. A Centro
Valle infatti aveva iniziato a collaborare da subito, in
una con la TV che allora muoveva i primi passi. Una
collaborazione multiforme, testi, foto, archivio, la
"Caccia al tredici" – sua
esclusiva – persino, ai primi tempi della
computerizzazione tipografica, collaborazione alla
impaginazione.
Tempra non comune.
Quando, ancora stampato in rotooffset,
il “suo” giornale era arrivato ad una tiratura altissima
e a una notevole foliazione era stato giocoforza
lavorare tutta la notte del venerdì. All’uscita dalla
tipografia, satura di fumo, il sabato mattina per il
classico cappuccino prima di andare a dormire, la gente
guardava il Mario e si chiedeva quale fosse la droga che
lo manteneva così in forma. La ricetta era semplice: il
suo impegno con la sua grinta, quelle caratteristiche
che lo avevano accompagnato tutta la vita. In guerra ad
esempio. Carrista, in Africa era arrivato anche a
comandare un battaglione di carri, prima che una granata
inglese demolisse il suo carro ferendolo gravemente.
Nella sfortuna fortunato perché portato urgentemente
nell’ospedale da campo chi trovò pronto ad operarlo?
L’amico Peppo Foianini, artista del bisturi.
Rientrato a
Sondrio si occupò, sempre con uguale impegno e scrupolo,
dell’ufficio che assegnava gli scarsi.rifornimenti
alimentari. Svolse altre attività ma principalmente si
impegnò nella scuola, prima insegnando, lui da giovane
grande sportivo praticante, educazione fisica e poi come
coordinatore del settore presso il Provveditorato.
Grande attenzione allo sport anche giornalisticamente
avendo avuto per anni la responsabilità della redazione
sportiva di Centro Valle. Diminuito il suo apporto con
il giornale “il professore” – lo chiamavano così in
tanti – trasferì la sua voglia di fare in un’altra
redazione, quella de “I Regiur”, periodico
dell’Associazione Amici Anziani di Sondrio.
Coltivava i valori, quelli fondamentali, secondo la
tradizione, e lo spirito di famiglia appreso dal padre,
capostazione di Tresivio e dalla madre che avendolo
fatto nascere in quella stazione, aveva fatto scrivere
allo Stato Civile “nato a Piateda”, così dicendo le
mappe.
Quando c’era da arrabbiarsi sapeva farlo bene, e
non per cose futili. Quando c’era da essere generosi lo
sapeva fare benissimo e nel modo giusto, senza apparire.
Coltivava le amicizie. Sentiva forte i legami familiari.
Una vita spesa bene.
Alberto Frizziero
GdS - 10 I 05 - www.gazzettadisondrio.it