RIFIUTI: PRIVATIZZIAMO LA S.EC.AM.
Riceviamo e pubblichiamo:
RIFIUTI NEL MILANESE: PRO E CONTRO
La discarica in Comune di Teglio, fonte di polemiche a iosa, sta
per chiudere il suo ciclo vitale. I rifiuti vengono in parte già
smaltiti
nel milanese, all'impianto Maserati e a Mediglia, luoghi di
destinazione per i prossimi due anni, secondo il protocollo
d'intesa tra le Province di Sondrio e Milano e gli altri
soggetti interessati
L'aspetto negativo é il prezzo
alquanto salato anche per l'incidenza del fattore trasporto, non
trascurabile per la distanza da percorrere a vuoto nel
ritorno.
L'aspetto positivo é dato dal fatto che almeno si é
tranquilli per i prossimi due anni e forse anche dopo.
TRECENTO LIRE
AL KG
E' stato annunciato che il costo salirà a circa 300 lire al Kg, fra
corrispettivo da versare alle due società di smaltimento,
indennizzo alla Provincia di Milano, costo medio del trasporto,
e il contributo a cui S.EC.AM. spa difficilmente rinuncerà, attualmente intorno alle cinquanta
lire (47 per la precisione - NdD).
La società pubblica verrà a perdere già le 10 £/kg, quasi mezzo
miliardo, che incassa per i rifiuti che vanno a Saleggio, per
cui quelle 47 £. le sono probabilmente indispensabili.
Un costo significativo per i Comuni, e dunque per i cittadini ma
anche un'entrata ben remunerativa, garantita costante, per il Consorzio Milano Pulita
(Maserati) e per la società Biotech (Mediglia).
Unica arma a disposizione per i Comuni valtellinesi l'aumento
della raccolta differenziata per ridurre i quantitativi di
rifiuti indifferenziati da smaltire.
DUE ANNI
PASSANO IN FRETTA. E POI?
Due anni passano in fretta. Occorre capire che cosa attende i
Comuni della provincia dopo questo biennio. Si dice che sia
forte la spinta, interna ed esterna alle Istituzioni, per una
soluzione autonomista con la realizzazione di un impianto di
smaltimento in provincia. In questi giorni si é levata molto
forte la voce dell'Unione Industriali, decisamente orientata in
questa direzione. Non é la prima volta perché in occasione della
proposta di convertire a questo fine l'ex cementificio di Fusine
già gli industriali si erano pronunciati a favore.
L'ESEMPIO
ITALIANO
Abbiamo visto cosa é successo in altri settori della vita
nazionale.
La privatizzazione ha portato ad una drastica riduzione dei
costi e delle tariffe, e non solo per i telefoni. L'evoluzione
positiva si é verificata anche là dove la privatizzazione é
stata, per ora, soltanto parziale, con il perdurante controllo
pubblico.
LA SECAM E' UN
IBRIDO
La S.EC.AM. é un ibrido. Il
capitale é interamente pubblico, ma non é società di servizio
degli utenti poiché quasi un terzo del capitale é stato
sottoscritto da Enti che utenti non sono: Provincia e Comunità
Montane. Parte della sua attività é di servizio all'utenza,
parte avviene sempre per i Comuni ma sul mercato, parte infine é
totalmente sul mercato.
Adesso é un socio al 15% della società, la Provincia, che non
solo programma ma effettua le scelte strategiche e stabilisce
anche le tariffe. Più ibrido di così!
I Comuni a questo punto non hanno alcuna possibilità di scelte
autonome, se non l'organizzazione interna al territorio
comunale.
E' difficile pensare a una qualsiasi soluzione che consenta a
questo o quel Comune di trovarsi direttamente la soluzione.
Verrebbe meno lo spirito solidaristico e chi ne soffrirebbe di
più, economicamente, sarebbero i Comuni più piccoli.
IL TEMPO
E' PASSATO
Il tempo é passato,
Il Consorzio Rifiuti é diventato spa. Dalla discarica di
Chiuro-Teglio, prima dell'ASM di Sondrio, si é passati alla
discarica di Saleggio gestita da società privata. L'impianto di
compostaggio che nelle intenzioni doveva essere la soluzione per
tutti i rifiuti si é ridotto a poca cosa, con la necessità di
importare umido da fuori provincia per funzionare al minimo, e
poi é stato chiuso né ha avuto sviluppi l'idea di sostituirlo
con un modesto impianto, poco costoso, tale da assicurare
l'autosufficienza provinciale. A Cedrasco per contro ha avuto
notevole impulso la selezione della raccolta differenziata.
L'operatività sul mercato, con servizi oltre che per i Comuni
anche per aziende private, si é incrementata.
Ora i rifiuti, con la decisione della Provincia nell'autunno
2000, deliberata quest'estate e resa nota dalla stampa a fine
settembre (Per la verità la prima notizia
l'ha data La Gazzetta di Sondrio precisamente il 21 settembre
u.s., tanto per la cronaca - NdD), prendono la via di
Milano dove andranno per un paio d'anni e forse più.
Sono cambiate le condizioni al contorno, in particolare quelle
legislative e normative. E' cambiato il quadro lombardo con una
prevalenza di offerta sulla domanda di smaltimento, destinata a
salire sulla scorta di impianti esistenti e in itinere.
PRIVATIZZIAMO
LA SECAM
E' cambiato tutto. Deve restare l'ibrido?
Privatizziamo la S.EC.AM.
C'é la Provincia che per legge ha
oggi competenza nella programmazione e nella tariffazione. Che
sia privato o pubblico il soggetto operativo che differenza fa?
Privatizzare é possibile solo se c'é chi compra le azioni della
società.
E' questa l'unica via per rendere possibile quello che taluni
autorevolmente propongono: la realizzazione autonoma di un
impianto in provincia, possibilmente concepito e costruito per
bruciare i rifiuti ma anche per fornire energia elettrica e,
distanze dagli utilizzatori permettendo, calore.
Se non si segue questa strada occorre una gara e rischiamo che
vengano a farci l'impianto di smaltimento i francesi, come é
stato per il depuratore di Milano. Nulla contro i francesi ma
sarebbe assurdo puntare al business locale per poi vederselo
sfilare via.
D'altronde chi intende fare il business deve comunque formare
una società, capitalizzarla, elaborare il suo piano finanziario
e poi procedere. Tanto varrebbe che lo facesse con una società
già internamente strutturata e con una certa esperienza alle
spalle, liberandola dai condizionamenti politici che spesso
hanno interferito con l'operatività aziendale.
La privatizzazione proposta sarebbe in linea con le posizioni di
economia politica di chi oggi ha le maggiori responsabilità
istituzionali in provincia.
S.T.
NOTA DELLA DIREZIONE
Abbiamo ricevuto, e
pubblicato, questo contributo al dibattito.
Non entriamo nel
merito perché quel che avevamo da dire lo abbiamo già espresso nei due
articoli pubblicati il 21 e il 28 settembre e tuttora leggibili in questa sezione del
giornale.
Una sola aggiunta relativa alla presa di posizione dell'Unione
Industriali favorevole alla soluzione "casalinga". Ci siamo già
pronunciati in merito, ritenendo che una soluzione di questo
tipo non deve affatto scandalizzare. Non devono esserci
pregiudiziali in merito.
Se c'é il Comune disponibile a ospitare l'impianto - e si é
visto negli articoli citati come la scelta sia obiettivamente
ristretta, con scelta obbligata però e si vuol vendere il
calore: o Sondrio o Morbegno - e se gli aspiranti al business sono in grado di
proporre lo smaltimento dell'indifferenziato, tutto compreso
salvo ovviamente il trasporto, entro le 170/180 £/Kg (la cifra
non é "buttata là, ma ha una sua precisa ragion d'essere.
Se occorre al momento buono se ne documenterà la genesi),
sarebbe un errore non seguire questa strada.
Si dà per implicito naturalmente, visto che la quantità di
rifiuti prodotta in provincia é insufficiente per una gestione
economica e che quindi é indispensabile importarne in cospicua
quantità, che questa fornitura sia prioritariamente stabilita
per un lungo periodo. Risulta intuitivo che in una situazione,
come quella lombarda, di prevalenza dell'offerta sulla domanda
il rischio sarebbe duplice. Da un lato un calo dell'importazione
di rifiuti e quindi cadute di rendimento ed elevazione dei
costi. Dall'altro la caduta dei prezzi pur di mantenere
l'afflusso da fuori provincia e quindi l'inevitabile
trasferimento dei costi conseguenti sull'utenza locale.
Sia chiaro,la nostra é una libera, seppur documentata, opinione.
C'é chi ha il compito di decidere, e non intendiamo certo
sostituirci ad essi.
a.f.
GdS 7 XI 01
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COMUNICATO AGLI ORGANI
D'INFORMAZIONE
Pur rivestendo il
seguente comunicato carattere personale, dal momento che esso é
stato inviato domenica 11 novembre a tutti gli organi di
informazione appare non solo logico ma anche doveroso riportarlo
anche su "La Gazzetta di Sondrio".
Il testo tal quale:
Agli organi di informazione - Loro
Sedi
In
questi giorni, scrivendo del prossimo aumento dei rifiuti, s’è
ricordato il voto contrario al bilancio nell’assemblea S.EC.AM.
del 10.6.2000 – evento del tutto anomalo in una spa – con
l’immediata risposta corretta da parte mia, la remissione
dell’incarico, subito seguita da 7/8 (sette ottavi) del
Consiglio di Amministrazione.
Non intendo minimamente polemizzare. Ho già scritto che
ho rispetto, io, delle Istituzioni e delle persone che le
guidano. Ho scritto ancora – ulteriore prova della volontà di
evitare ogni polemica che non giova alla soluzione dei problemi
– che solo il giorno dopo la conclusione del suo mandato
produrrò, riservatamente, all’amico Presidente della Provincia
on. Tarabini, una certa documentazione che pure mi avrebbe
potuto far comodo rendere pubblica, se non fosse che io
prediligo l’interesse generale a quello personale secondo uno
stile che appaga la coscienza.
Intendo invece precisare.
1) Il voto contrario non era stato originato da aumenti delle
tariffe, - competenza della Provincia, contraria - che
rimanevano inalterate (anzi i Comuni per il conferimento
nelle nuove aree attrezzate avevano avuto un vantaggio superiore
al parziale rimborso spese a S.EC.AM.).
2) Elemento di dissenso sul piano economico-finanziario
era stata l’appostazione in bilancio di un accantonamento, e
quindi non spese, che contraria la Provincia a qualsiasi intesa
con la società che gestisce Saleggio, (la bozza di intesa
predisposta per noi da consulenti e legali consentiva tariffe
inalterate sino alla chiusura di Saleggio), era stato
preteso da società di attestazione, società di revisione,
collegio sindacale.
3) Noi avevamo sostenuto che la società non poteva andare
avanti con incrementi continui e ingenti della raccolta
differenziata e quindi della selezione a Cedrasco percependo per
questo costoso servizio lire zero mentre i Comuni ne
avevano un grosso vantaggio: non pagavano le allora 232 £/Kg
(costo di smaltimento a Saleggio) e ricevevano un contributo dal
CONAI. La società aveva sopperito per l’esercizio ampliando
l’operatività, con positivo effetto sulla redditività, sul
mercato privato e con la razionalizzazione (nuovo impianto di
selezione a Cedrasco) ma la condizione era al limite e spazi
ulteriori non ve n’erano, salvo il gettito per la produzione di
energia elettrica dal biogas di Saleggio, la pratica del cui
impianto, con faticosissima operazione, avevamo condotto in
porto.
Ciò premesso, operando in totale coerenza con quanto previsto
dalla normativa regionale e con il mandato esplicitamente
ricevuto – testo scritto – dall’assemblea che ci aveva nominati,
si era operato in vista della vicina chiusura di Saleggio, con
l’obiettivo per il dopo di mantenere inalterati i costi di
smaltimento, forse anche ridurli di qualcosa. Questa
possibilità, è vero, c’era e la stavamo concretamente
perseguendo.
Al riguardo riporto un piccolo stralcio di quanto da tempo è
pubblicato, e tuttora leggibile (due ampi e documentati
articoli) all’indirizzo www.gazzettadisondrio.it, : “Dal momento
che però questa alternativa, utile ai convalligiani, é sfumata
quella mattina di giugno – assemblea citata della S.EC.AM. -,
non serve assolutamente a niente piangere sul latte versato, e
tornare, con i dettagli, in argomento. Certo, potrebbe essere
motivo di soddisfazione dimostrare che la via seguita era quella
giusta ma forte, e forse inevitabile, sarebbe il rischio di code
polemiche, del tutto improduttive”.
I costi a Milano sono indubbiamente elevati, e sicuramente non
da prendere a base per la soluzione definitiva, ma almeno si sa
dove mandare i rifiuti intanto che si decide il futuro,
auspicabilmente in un clima sereno, essenziale per le soluzioni
migliori.
In un terzo articolo in pubblicazione sulla Gazzetta di Sondrio
in questi giorni, cui si rimanda, sosteniamo che se c’è un
Comune disponibile a ospitare l'impianto (si sa quali sono; se
poi si vuol vendere il calore restano solo Sondrio e Morbegno) e
se gli aspiranti al business sono in grado di proporre lo
smaltimento dell'indifferenziato, tutto compreso salvo il
trasporto, entro il costo della soluzione da noi allora
perseguita, le 170/180 £/Kg, sarebbe un errore non fare
l’impianto in provincia.
Se non si sta in questa cifra, beh, allora forse varrebbe la
pena, serenamente e pensando solo ai portafogli delle famiglie
valtellinesi e valchiavennasche, di tornare sulla nostra idea di
allora ma anche all’essenziale complessa strategia individuata
per tradurre l’idea in concreto).
Grazie per l’ospitalità
11 11 2001 – Alberto Frizziero
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della fonte e del relativo indirizzo Internet: www.gazzettadisondrio.it