Rifiuti (e loro costo per le famiglie) il giorno dopo
Cosa se ne pensa il giorno dopo la
scelta della Giunta Provinciale di smaltire i rifiuti con un
impianto di incenerimento da costruirsi in provincia con una
potenzialità di 200 tonnellate al giorno?
LA GENTE
Teleunica ha trasmesso le opinioni raccolte da una sua
intervistatrice tra la gente. Le opinioni concordano, come nel
suo articolo dello scorso numero aveva previsto il nostro
Direttore. Interessa solo “la convenienza”. L’impianto va bene
se si rivelerà conveniente, se farà ridurre gli attuali costi,
abbastanza spropositati, che lo smaltimento nel Milanese
comporta.
FACCIAMO I
CONTI
Il quotidiano “La Provincia di Sondrio” si è posto e ha posto il
problema delle quantità con il titolo “Facciamo i conti”. 200
tonnellate al giorno vogliono dire 73.000 tonnellate all’anno
(1). Adesso la provincia ne
deve smaltire circa 50.000 mila, con il resto destinato al
riciclo (vetro, carta, plastica ecc.). Per funzionare in modo
economico l’impianto deve lavorare vicino alla massima
potenzialità per cui occorrerà procurarsi altrove il
quantitativo che manca.
C’è un fatto nuovo. Da alcune settimane i giornali continuano a
riportare le cronache dei Consigli Comunali, sempre con il
solito motivo. Le minoranze protestano per il caro-rifiuti, la
maggioranze, di un colore o di un altro, rispondono che non
dipendono da loro ma dal costo del trasferimento a Milano. E
tutti i Sindaci insistono sullo stesso tema: aumentare la
raccolta differenziata. C’è chi è riuscito a non aumentare la
bolletta per l’alto livello raggiunto dalla raccolta
differenziata, c’è chi si è messo su quella strada, c’è chi si
appella ai cittadini per un maggiore impegno, visto che se
aumenta questa raccolta si riducono le quantità dei rifiuti da
smaltire e dunque i costi.
E’ tale la progressione del fenomeno che non è difficile
prevedere una rapida riduzione dei quantitativi provinciali da
smaltire. Non saranno più 50.000 tonnellate ma molti meno e
allora bisognerà importarne di più da fuori. Il requisito
indispensabile perché qualcuno di fuori provincia decida di
smaltirli a Sondrio è la convenienza, maggiori costi di
trasporto compresi. Qualcuno osserva che i costi sono più bassi
negli impianti più grossi. L’odierna situazione in Lombardia
vede l’offerta superiore alla domanda con ulteriori
realizzazioni. Brescia, che già dispone di un forno gigante sta
per aggiungere una terza linea da 500 tonnellate al giorno. 250
in più sono previste a Bergamo. Poi gli altri compreso il
maximpianto nel sud-ovest della Lombardia e appena sotto ci si
mette anche Piacenza. Il nostro interlocutore se ne esce con una
previsione paradossale. Per ottenere quello che ci manca
bisognerà far pagare meno, e forse molto meno, i rifiuti di
fuori rispetto a quelli provinciali. Sembra un paradosso ma
questo sarebbe l’unico modo per abbassare i nostri costi!
Difficile da digerire ma se non si fa così gli alti costi fissi
si ripartiscono su quantitativi molto inferiori per cui la
bolletta dei valtellinesi risulta più salata.
DOVE COSTRUIRE
L’IMPIANTO?
Sulla stampa in questi giorni è stato posto anche il problema di
dove costruire l’impianto, condizione indispensabile perché la
SECAM, incaricata dalla Provincia, possa cominciare a
progettarlo. Nella discussione sul Piano Provinciale Rifiuti
sono stati indicati i criteri: posizione baricentrica
possibilmente in zona industriale e in prossimità di un centro
ad alta intensità abitativa per poter vendere il calore
prodotto. Non era stato scritto dove ma sottinteso era Sondrio,
dove però la locale Amministrazione Comunale aveva
esplicitamente espresso il suo totale dissenso.
Le voci che abbiamo raccolto indicano tre scenari.. In primo
luogo si spera in un cambio di maggioranza nelle elezioni di
primavera e quindi di cambio di orientamento del Comune.
Problema in questo caso risolto, salvo a decidere la zona. Sia
pure con beneficio d’inventario quattro le indicazioni raccolte:
in Agneda vicino alla zona artigianale, nei pressi della sede
dell’ASM, vicino al depuratore, nella zona industriale a valle
dello svincolo della tangenziale nei pressi della Sassella
(2). Poi si conterebbe sul
Piano Territoriale con l’incarico dato ai suoi estensori di
indicare la localizzazione. Se il Piano indicasse Sondrio, una
volta approvato, diventerebbe vincolante anche se il Comune non
fosse d’accordo (3).
In terzo luogo, se proprio a Sondrio non si riesce a sfondare,
resta la zona industriale di Morbegno, meno baricentrica ma con
una popolazione cui vendere il calore più o meno equivalente a
quella di Sondrio, considerando l’insieme di
Talamona-Morbegno-Cosio.
Si è parlato anche del Tartano, ma ostano gli aspetti
idrogeologici e le costose opere da realizzare,
non fattibili in breve tempo.
NIENTE BRESCIA,
NIENTE MINOR COSTO
La scelta dell’inceneritore viene considerata ineluttabile,
visto che si è tornati a mani vuote dopo aver bussato ad altre
porte. In particolare la Provincia ricorda la risposta negativa
in assoluto avuta da Brescia, ove i costi di smaltimento sono
molto bassi, nell’ottobre del 2000. Una persona che ne sa, e che
non vuol essere nominata dopo una battuta “se si vuole veramente
una cosa non si scrive una lettera ma si prende e si va a
negoziare…”, ricorda l’attacco durissimo rivolto dal
Presidente della Provincia all’ASM di Brescia
(4), proprio a chi pochi mesi
avrebbe dovuto rispondere positivamente alla richiesta di
ricevere i nostri rifiuti. Forse, ci si aggiunge, questo
precedente non ha influito sulla risposta, ma forse…”.
DOVE TROVARE 100
MILIARDI?
L’impianto dovrebbe costare, a quanto è stato detto, intorno ai
100 miliardi di vecchie lire. Dove trovarli? Dai Comuni, in
parte proporzionale agli abitanti o ai rifiuti, neppure a
parlarne. Lo dicono amministratori comunali dell’uno o
dell’altro schieramento. La Provincia non è in grado, la SECAM
neppure. Un’operazione finanziaria richiede le garanzie e, si
dice, chi le dà?
Ecco, si aggiunge ancora, il business.
Arriva il privato che ci pensa lui, nelle forme possibili in
questo tipo di operazioni. Pur senza speculazione di alcun tipo,
si precisa, il privato dovrà prevedere nel suo Piano Finanziario
anche i rischi evidenti in una operazione a lungo termine come
questa. La previsione di rischi si traduce, e ci è stata fatta
anche una cifra, in un tot aggiuntivo al kg di rifiuto.
IL RESPONSO A FINE
ANNO
Il responso a fine anno. Dopo le elezioni di Sondrio la
localizzazione, poi la progettazione di SECAM, poi il prossimo
anno il bando di gara L’anno prossimo ci sono però le elezioni
amministrative, per cui il bando deve arrivare prima se la
Provincia non vuole che questo tema diventi occasione di rissa
politica (5) che
inevitabilmente danneggerebbe la sua attuale maggioranza.
Occorre dunque sciogliere i nodi prima, quello del dove fare
l’impianto, quello del come fare per i soldi e quello che
interessa alla gente e cioè il costo. Se non lo si fa prima la
rissa viene giudicata inevitabile.
Non sembra una cosa da poco. Polo e Ulivo in questo concordano:
un pasticcio difficile da sciogliere.
Luca Alessandrini
Note della Direzione:
1) Così è stato detto e così tutti hanno scritto. Ma
l’impianto non può funzionare ininterrottamente, 365 giorni
all’anno e 24 ore al giorno. Deve essere fermato per le non
semplici manutenzioni. Potrà smaltire dunque tra 65 e 70.000
tonnellate/anno.
2) La Breva soffia da ovest. Se non si vogliono
complicazioni si lasci perdere, se qualcuno avesse veramente questa folle
idea, la zona di Via Ventina!
3) In astratto è vero, ma senza intesa se ne riparlerebbe
alle calende greche.
4) Va precisato che formalmente non è così perché la
secca polemica, di cui esiste precisa documentazione ufficiale
anche in nostro possesso, il Presidente della Provincia non l’aveva
condotta con l’ASM di Brescia. Si tratta però solo di una
questione formale visto che il bersaglio era stato “Aprica
Studi”, una società al 100% di proprietà della stessa ASM di Brescia.
Certo, una cosa del genere non avrà facilitato le cose e potrà
anche avere influito sul NO. Riteniamo tuttavia che la questione
per essere risolta, e poteva esserlo, avrebbe richiesto che la
richiesta venisse formulata solo al termine di un iter
complesso, peraltro allora già avviato da SECAM, solo dopo che
fossero
andati a posto essenziali precedenti tasselli. Non è il momento,
e comunque non è questa la sede, di approfondire questo “iter
complesso” non percorso e teoricamente ancora percorribile.
Solo “teoricamente” in quanto se saggezza vuole che in qualsiasi
cosa si possa anche
cambiare idea se c’è la motivazione – in questo caso il
portafogli delle famiglie valtellinesi – in pratica sull’altro piatto della bilancia
c’è da considerare la natura umana. E poi la questione del
business.
5) Su questo tema sarebbe bene che non ci fosse nessuna
“rissa politica”. Si rischia di far pagare salato ai
valtellinesi il conto dei rifiuti. L’obiettivo di 180/190
vecchie lire al Kg, trasporto compreso, deve essere comune a
tutti. Sarebbe colpevole andare oltre queste cifre e sarebbe
anche colpevole non unire gli sforzi per raggiungere questo
risultato. C’è quasi un anno davanti per farcela.Per la gente,
lo si é visto, conta solo il destino della propria bolletta.
NdD
GdS 8 III 03 - www.gazzettadisondrio.it
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