PROBLEMI DELLA PROVINCIA: UN'OCCASIONE IMPORTANTE PER LA PROVINCIA DI SONDRIO DOPO L'APPROVAZIONE DA PARTE DEL PARLAMENTO DELLA "LEGGE QUADRO SULLA PROTEZIONE DALLE ESPOSIZIONI A CAMPI ELETTRICI, MAGNETICI ED ELETTROMAGNETICI". URGENZA DI APPROFONDIRE E

In provincia di Sondrio, escludendo gli impianti minori, i cosiddetti "piccoli salti", in circa 300 località l'acqua viene intercettata e poi convogliata perloppiù in una sessantina di serbatoi che hanno una capienza complessiva di oltre 700 milioni di metri cubi, con qualche utilizzo diretto. Una cinquantina di centrali utilizzano quest'acqua per produrre cinque miliardi di kWh all'anno (anno idrologico medio). Si tratta di energia pregiata in quanto essenziale per far fronte - sia in termini di energia che di potenza - alle punte della richiesta nazionale (nazionale in quanto di questa energia in valle ne resta poco più del 10%, quanto basta ai nostri fabbisogni). Pregiata quindi perché ci pensano le dighe a immagazzinare l'energia, cosa non possibile alle centrali termiche, comunque alimentate (combustibile, rifiuti, nucleare, geotermia) o alle centrali eoliche e solari.

Non basta ovviamente produrre, ma occorre anche il trasporto. In provincia ci sono 1700 Km di elettrodotti, quasi la metà ad alta tensione, di proprietà di Enel, Aem, Sondel e uno anche di Montedison proveniente dall'Alto Adige.

UNA SELVA DI "CORRIDOI"

Ci sono quindi tanti "corridoi", tante "strisce" di territorio soggette a servitù di elettrodotto che tagliano il fondo valle, le pendici, i boschi (in questo caso con frequenti tagli della vegetazione arborea in crescita con dimensione che fa impallidire al confronto il taglio delle piante, deformatissimo nella rappresentazione nazionale, in occasione dei mondiali di sci del 1985 a Bormio).

Alla servitù "territoriale" si è aggiunta nel 1992, con il DPCM 23 aprile 1992, una servitù, sempre territoriale ma avente natura di tutela sanitaria con l'obbligo di una fascia di rispetto pari a 10 e 28 metri rispettivamente per elettrodotti di 132 kV e 380 kV e conseguente obbligo di risanamento entro il 31.12.2004 ove ed in quanto tale limite minimo non fosse rispettato. Per dare un'idea, la superficie complessiva di questi corridoi può essere valutata dello stesso ordine di grandezza dell'intero territorio del Comune di Sondrio o più di quello di Morbegno o 5/6 volte quello di Poggiridenti.

Giova aggiungere in proposito che il limite normativo di 132 kV escluderebbe tutte le linee, e non sono poche, a 130 kV esistenti in provincia. Sarebbe dovere degli Enti locali puntare i piedi, utilizzando le proprie competenze esclusive, perché al di là dell'obbligo normativo, i due kV di differenza fra l'esistente e il dato di legge non giustificano l'esclusione, se l'obiettivo è quello della tutela della salute…

"ASSORDANTE SILENZIO" IN PROVINCIA

La nota inviata al B.I.M. dal Comitato Cittadini Consumatori Valtellina, pubblicata nella sezione de La Gazzetta di Sondrio ad esso riservata, invita tale Ente, - che già all'indomani del citato DPCM si era mosso dimostrando la fattibilità di trasformare la selva di elettrodotti in uno solo -, a prendere in mano il problema vista la grande importanza che esso ha per la provincia, anche se una provincia molto disattenta. Riprendiamo infatti un passo del tutto condivisibile della nota del Comitato: "Per la verità ci ha colpito il silenzio assordante - la contraddizione è solo lessicale - che ha accolto in Valle il varo di questo provvedimento. Silenzio delle Istituzioni, degli organi di informazione, degli ambientalisti ed anche di chi anche negli ultimi mesi ha sollevato il problema delle antenne per le comunicazioni via cellulare".

LA NUOVA LEGGE - CONTENUTI

Vediamo alcuni punti di questa nuova legge.

Innanzitutto le finalità, in sintesi: 

assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela; assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio e promuovere l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento.

Ambito di applicazione: la legge in particolare si applica agli elettrodotti ed agli impianti radioelettrici, compresi gli impianti per telefonia mobile, i radar e gli impianti per radiodiffusione.

Chiarite le funzioni e competenze dello Stato, fra cui (art. 4 lettere g - h) la definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione superiore a 150 kV e la determinazione dei parametri per la previsione di fasce di rispetto per gli elettrodotti; TENUTO CONTO CHE all'interno di tali fasce di rispetto non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una permanenza non inferiore a quattro ore.

Primo punto, ESSENZIALE: non si devono penalizzare le zone urbanizzate o comunque l'esistente. Si debbono invece SPOSTARE GLI 

ELETTRODOTTI!

La legge non rimanda alle calende greche: limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità, tecniche di misurazione e rilevamento dell'inquinamento elettromagnetico e parametri per la previsione di fasce di rispetto per gli elettrodotti devono essere stabiliti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge.

Per i criteri di elaborazione dei piani di risanamento un tempo maggiore, ma non di molto. Deve pensarci, entro centoventi giorni lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri con suo DPCM.

Per le misure di tutela dell'ambiente e del paesaggio tempi ugualmente brevi: ci sono 120 giorni entro la cui scadenza deve essere adottato apposito regolamento che preveda misure specifiche relative alle caratteristiche tecniche degli impianti e alla localizzazione dei tracciati per la progettazione, la costruzione e la modifica di elettrodotti e di impianti per telefonia mobile e radiodiffusione. Inoltre le particolari misure atte ad evitare danni ai valori ambientali e paesaggistici e eventualmente ulteriori misure specifiche per la progettazione, la costruzione e la modifica di elettrodotti nelle aree soggette a vincoli imposti da leggi statali o regionali, nonché da strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, a tutela degli interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesaggistici e ambientali. Non è finita. Il Regolamento adotta misure di contenimento del rischio elettrico degli impianti, ed in particolare del rischio di elettrolocuzione e di collisione dell'avifauna.

Particolare attenzione si deve dedicare, SUBITO, in provincia alla parte del regolamento che definirà la nuova disciplina dei procedimenti di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli elettrodotti con tensione superiore a 150 kV, in particolare alla prevista semplificazione dei procedimenti amministrativi, ai criteri di riduzione dell' impatto ambientale, paesaggistico e sulla salute dei cittadini; alla concertazione con le regioni e gli enti locali per la definizione dei tracciati;

al riordino delle procedure relative alle servitù di elettrodotto e ai relativi indennizzi.

Cambia dunque. Occorre vigilare perche' cambi in meglio (PER LA NOSTRA GENTE).

COSA DEVE FARE LA REGIONE

Andiamo a Milano e vediamo di cosa dovrà occuparsi la Regione. In sintesi: l'esercizio delle funzioni relative all'individuazione dei siti di trasmissione e degli impianti per telefonia mobile, degli impianti radioelettrici e degli impianti per radiodiffusione; la definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, le modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti, tenendo conto dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici preesistenti. Inoltre la Regione fissa le competenze che spettano alle province ed ai comuni, i quali comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

RISANAMENTO

Entro dodici mesi dallo specifico decreto la regione adotta, su proposta dei soggetti gestori e sentiti i comuni interessati, un piano di risanamento al fine di adeguare, entro 24 mesi, gli impianti radioelettrici già esistenti ai limiti stabiliti dalla legge. Entro la stessa data i gestori degli elettrodotti debbono presentare una proposta di piano di risanamento, al fine di assicurare la tutela della salute e dell'ambiente, con tanto di programma cronologico di attuazione, considerando comunque come prioritarie le situazioni sottoposte a piú elevati livelli di inquinamento elettromagnetico, in prossimità di destinazioni residenziali, scolastiche, sanitarie, o comunque di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore, con particolare riferimento alla tutela della popolazione infantile.

Per gli elettrodotti con tensione superiore a 150 kV, la proposta di piano di risanamento é presentata al Ministero dell'ambiente che ha 60 giorni di tempo per approvarlo. Per gli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, la proposta di piano di risanamento é presentata alla regione, che approva il piano, sempre entro sessanta giorni, sentiti i comuni interessati.

Il risanamento degli elettrodotti deve essere completato entro dieci anni però entro il 31 dicembre 2004 ed entro il 31 dicembre 2008, deve essere comunque completato il risanamento degli elettrodotti che non risultano conformi, rispettivamente, ai limiti di cui al citato DPCM 23 aprile 1992. Sono previste severe sanzioni, ivi compresa la possibile disattivazione degli impianti.

CONTROLLI LOCALI

E' previsto che le amministrazioni provinciali e comunali esercitino le funzioni di controllo e di vigilanza sanitaria e ambientale per l'attuazione della legge, utilizzano le strutture dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente.

LE DUE VIE CHE CI SONO DAVANTI A NOI

Valtellinesi e Valchiavennaschi hanno davanti a loro due vie fra cui scegliere:


La prima: attendere gli eventi, salvo poi naturalmente stracciarsi le vesti se le cose non andranno nel verso giusto e ne uscirà qualche altra penalizzazione o, nel migliore dei casi, il potenziamento della nota fiera delle occasioni perdute.


La seconda: precorrere gli eventi. Attivarsi subito, a Roma, a Milano, a Sondrio. Ci sono possibilità concrete di poter dire la nostra ove ed in quanto le Istituzioni della provincia, in collegamento fra loro e con la società civile, con il supporto di esperti di livello adeguato, si inseriscano nel processo avviato dalla legge. Ci sono tanti adempimenti in tempo breve. Bozze di regolamenti e di altre disposizioni sono già pronte e una campagna elettorale in corso comporta il rischio di una minore attenzione delle Autorità politiche con una prevalenza delle sedi tecniche. Rischio forte dunque, non per sfiducia in queste ma perché è facile immaginare che chi è interessato, ENEL in testa, non starà con le mani in mano, senza magari che vi sia per converso 

L'Alto Adige, che potrebbe essere un naturale alleato data l'importanza nel settore idroelettrico, non lo può essere per il semplice motivo che ha una fortissima autonomia resa clamorosa dalla trasmissione di competenze in fatto di acque fatta dallo Stato. Per stare sul livello istituzionale ci possono essere altre provincie dell'arco alpino interessate ad una partnership "di sindacato". Ci sarebbe da scuotere l'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), non molto attenta oggi sul problema, visto e considerato che gli elettrodotti interessano un alto numero di Comuni, anche di pianura, e le popolazione che in essi vive, e con l'ANCI magari anche l'UPI (Unione Provincie Italiane) e FEDERBIM (l'associazione dei Consorzi BIM).

Oggi però. Domani potrebbe essere troppo tardi.

L'ASSORDANTE SILENZIO E' ROTTO

L'assordante silenzio che ha circondato in provincia la nuova legge non è un bel segno. Visto però che La Gazzetta di Sondrio e il Comitato Cittadini Consumatori Valtellina questo silenzio hanno rotto, oggi la questione è di pubblico dominio, e la scelta fra le due strade indicate ineludibile, dato che anche il non far niente vorrebbe dire aver scelto la prima via.

Non è detto, sia chiaro, che scegliendo la seconda si riesca ad ottenere qualcosa, ma almeno resterebbe la coscienza di avere tentato, di avere fatto il possibile. E poi, non si sa mai…

QUALCHE ARMA C'E'

Qualche arma le Istituzioni locali pure l'hanno. Il Piano Territoriale provinciale, per il quale finalmente la Provincia si accinge a dare l'incarico di progettazione, può servire alla bisogna, anche eventualmente in modo collaterale. L'inattuato disposto della Legge Valtellina sulla revisione delle concessioni idroelettriche qualche contributo lo può dare. Le competenze dei Comuni, eventualmente in modo collaterale, possono integrare la raccolta delle nostre chanches.

Siamo gente pacifica e quindi non vorremmo la guerra, anche se in certe occasioni almeno minacciarla è giusto, ma per portare gli interlocutori a più miti consigli. Se nel 1994 era stato possibile avviare un discorso, e verificarne la positività da entrambe le parti, sulla eliminazione della selva di elettrodotti per Milano e loro sostituzione con uno solo, ciò vuol dire che la via della ricerca delle intese, quantomeno la ricerca, può essere percorsa.

A chi di dovere di essere all'altezza della tradizione valtellinese di buon Governo.


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