PROBLEMI DELLA PROVINCIA: ALLUVIONE: ALVEI E VIGNETI TERRAZZATI
Ogni alluvione, ovunque capiti, è accompagnata dal solito copione. Le solite polemiche, le solite recriminazioni, le solite denunce, le solite strumentalizzazioni, le solite litanie.
Come al solito il vero si mischia al non vero, l'oggettivo al distorto e così via.
In questa sede preme far notare, al di là degli smottamenti e delle frane che sempre ci sono state e sempre ci saranno, qualsiasi opera venga realizzata, che comunque, dove si è intervenuto bene, la pericolosità di è ridotta. Proponiamo però alla riflessione di tutti la questione degli alvei e della loro pulizia. C'è stato un periodo - basta consultare la raccolta della stampa locale - in cui a furia di polemiche furibonde e di denunce da parte di singoli o di associazioni non c'era più la possibilità di cavare inerti dagli alvei, tanto è vero che era stato predisposto un impianto di frantumazione al Tartano per la fornitura degli inerti che servivano all'intero mondo dell'edilizia provinciale.
Poi è arrivata la calamità del 1987 e ci si è accorti tutti, o meglio: se ne sono accorti quelli che non lo sapevano e che non davano retta a quelli che invece lo sapevano già, che se non si puliscono gli alvei i fiumi diventano pensili. L'apporto di materiale solido è ingente, favorito dal fatto che i 105 affluenti dell'Adda - e gli affluenti degli affluenti - hanno generalmente pendenze e longitudinali e trasversali elevate. Basta consultare il Piano Generale di Bonifica Montana , che quasi nessuno ormai sa che era stato predisposto dal BIM nei suoi primi anni di vita: la data che esso reca è infatti quella del 30 aprile 1964!
La lezione del 1987 è comunque servita. E se molti torrenti, o magari anche l'Adda stessa, sono rimasti dentro gli argini nonostante l'ira di Dio venuta dal cielo - in un mese a Sondrio circa la metà di quello che normalmente vien giù in un anno, e da settembre il quadruplo dell'acqua che mediamente si registra nello stesso periodo -, oltre all'azione di laminazione delle piene esercitata dai bacini idroelettrici, lo si deve al fatto che oggi, anche se del lavoro ne resta da fare, complessivamente gli alvei vengono tenuti puliti.
Altri discorsi per il bosco e la sua manutenzione, oppure per le vigne incolte, per le quali una soluzione ci sarebbe, ma ci sarà tempo e modo per farli.
Vigneti terrazzati
Per oltre 50 Km sul versante retico si stendono i vigneti terrazzati, una grande e continua costruzione artificiale sopra la nuda roccia. Un fattore economico ma anche un componente essenziale del paesaggio e, ahimè, un ricorrente problema idrogeologico. Nei primi anni '60, nel 1983, nel 2000 intense precipitazioni hanno determinato seri problemi, acuiti, man mano che ci si inoltra nel tempo futuro, dal venir meno di quel formidabile fattore di adeguamento che era il lavoro quotidiano, principalmente nel tardo autunno e in primavera, di migliaia e migliaia di vignaioli che conoscevano l'indispensabilità della manutenzione, di muretti, vagelli ecc. ecc.
Oggi si è saputo che vi saranno gli interventi, peraltro già finanziati sulla Legge Valtellina. Ben vengano ma non basta. Il problema che resta e, se non si provvede, che resterà è quello della manutenzione. Un versante terrazzato sistemato a dovere rimane fragile ed esposto ai rischi se in esso, specie in alto, ci sono zone incolte, abbandonate. Un vagello sistemato e pulito non resta tale se non si interviene periodicamente, così come in una casa in cui la periodicità della pulizia è inevitabile quand'anche per un certo periodo essa risulti disabitata ed ermeticamente chiusa.
Cosa occorre innanzitutto per la tranquillità di coloro che abitano nelle zone sottostanti e poi anche per il mantenimento di un simile patrimonio?
1) La costituzione di Consorzi obbligatori di cui devono far parte tutti i proprietari interessati del versante terrazzato;
2) La manutenzione sistematica da compiersi da parte di tali Consorzi. S'intende che gli interventi particolari e le opere di manutenzione straordinaria devono far capo alla mano pubblica per l'interessa pubblico e generale degli interventi di sistemazione idrogeologica e di tutela paesaggistica;
3) Per il problema delle vigne abbandonate, in linea di diritto potrebbe esiste la possibilità di applicare la legge sui terreni incolti, fissata la minima unità colturale, che prevede l'esproprio, in questo caso da parte del Consorzio. Senza arrivare a questo potrebbe essere prevista una via intermedia, quella dell'affitto obbligatorio se il proprietario non intende cedere. Fissato un termine, se entro questo termine il vigneto non viene affittato per essere poi regolarmente mantenuto, o viene espropriato o, in alternativa, passa in comodato (l'incolto non dà reddito e quindi il comodato, di lungo periodo, deve essere gratuito con la sola rifusione delle imposte) al Consorzio che provvede ad assegnarlo a chi lo coltiva e lo mantiene.
4) Lo strumento per regolare la materia esiste ed è il Piano Territoriale in formazione, o comunque la legge regionale con la quale il Piano, una volta finalmente arrivato in fondo, dovrà essere approvato.
OC-GdS b5: Il fumo. Al di là dell'intento del Ministro Veronesi di metterlo al bando in mille posti (in parte giustificato in parte no anche per la non applicabilità di certe norme che farebbero la fine delle grida di manzoniana memoria) sarebbe bene che i fumatori dessero prova di buon senso (e sta scrivendo un fumatore). Se il fumo dà fastidio a qualcuno, anche se siamo in un posto ove il fumo è consentito, andiamo altrove ad accendere la sigaretta. E se non si può, ai limiti c'è anche il davanzale di una finestra dove appoggiarla e l'aria esterna ove buttare il fumo che si è aspirato.
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