IL PIANO TERRITORIALE VISTO NEL 1995




Il Piano Territoriale-Paesistico della Provincia di Sondrio é
certamente una delle maggiori, forse la maggiore, occasione
perduta. All'indomani della calamità del 1987 la Regione
Lombardia, fino allora tutta protesa nel decentramento a parole ma
tiepidissima nei fatti, se ne uscì con la legge 23 che delegava la
Provincia a predisporre il Piano Territoriale-Paesistico,
occasione d'oro.

Possiamo capire che per qualche tempo, con tutti i problemi che la
Legge Valtellina poneva, soprattutto sul versante idrogeologico,
non si sia riusciti a porre mano all'unico, vero, grande strumento
possibile di autonomia. Dopo però si poteva fare qualcosa, anzi
tutto. Sono stati messi a punto gli indirizzi, che sono
propedeutici e finalmente, pochi mesi fa, é stato dato incarico:

Giova riprendere, dalla mia memoria presentata e illustrata al
Convegno della Società Economica Valtellinese, quanto allora ebbi
a dire in argomento, distribuendo anche la memoria stampata.



AL CONVEGNO DELLA SEV del 24.11.1995 SI DICEVA...


Logica del Tempo Reale - Logica dell'ineffabile

Il Piano Territoriale


Autostrade informatiche e tematiche collegate nella logica del
piano territoriale. Non é boutade, concessione alla sede ecc. E'
semplicemente tener conto del contesto. Nessuno vieta che ai
connotati tradizionali propri di un piano di tal fatta,
assolutamente statici e peraltro non così rigidamente fissati come
é per gli altri strumenti urbanistici, si porti una innovazione
significativa: la caratterizzazione dinamica, come sviluppo di una
elaborazione teorica attenta al nuovo.
Piano-processo, anche alla
luce di fattori esterni, peraltro presenti nello scenario anche
per altri settori indicati nella presentazione di questo Convegno.
Basti citare quello che ormai si profila a medio termine: la
caduta di quattro barriere. Montespluga, Castasegna, Campocologno
e S.Maria non saranno più, fra non molti anni, il confine della
CEE. In questa CEE allargata il sistema Valtellina-Engadina-Alto
Lario sarà la regione turistica più forte di tutta Europa. Se sarà
sistema.

Il piano territoriale, sia pure con valenza paesistica, non ha le
limitazioni e i vincoli che
presiedono e condizionano la formazione degli strumenti di
pianificazione generale. Certo, ne ha alcuni, di cui tenere conto,
ma ampio é lo spettro su cui esercitare fantasia e capacità di
elaborazione.

Da qui il collegamento possibile con il tema oggetto del convegno
odierno. Non mi riferisco, ovviamente, alla sostituzione dei
supporti e sussidi cartacei con quelli magnetici. Questo, anche se
oggi indispensabile, é solo un banalissimo problema di dotazione
ed organizzazione degli uffici. Il tema é innanzitutto culturale.
L'introduzione cioè di una logica del tempo reale rispetto
all'attuale logica del tempo ineffabile
nel dominio
dell'incertezza del diritto e del mistero dei tempi di risposta
della P.A., pesante palla al piede dello sviluppo.

Parafrasando
gli antichi, secondo i quali ai senatores probi viri corrispondeva
il Senatus mala bestia, impegno e volontà di chi opera nella P.A.,
almeno fra noi, non risolve i problemi perché é il sistema nel suo
complesso che assomiglia molto ad una catena cinematica a basso
rendimento con prodotto scarso, tempi lunghi e soprattutto spesso
non preventivabili.

Se il quadro legislativo sfugge alla nostra possibilità di
modifica, non così é per quelli normativo, procedurale, operativo,
gestionale.

Visto che lo possono, questi dovrebbero seguire la
strada dell'innovazione.

Qual'é l'incrocio fra tali problemi, il Piano Territoriale, il
tema del convegno odierno?
L'occasione é unica.

Siamo gli unici, in virtù del quadro
legislativo che discende dalla Legge Valtellina, a poter portare a
sintesi organica il complesso dei temi territoriali, condizionanti
lo sviluppo economico-sociale, coniugando discipline diverse
normalmente in esercizio con la più italiana delle istituzioni: il
compartimento stagno.
Indubbiamente la via é culturalmente impegnativa,
intellettualmente severa, urbanisticamente avanzata,
metodologicamente complessa.


Il contrasto con la seconda legge di Asimov da preventivarsi e in modo robusto, la sfida politica tale
da richiedere un ingrediente non sempre disponibile in misura
sufficiente, e cioè il coraggio, lo stimolo all'inventiva e alla
capacità creativa rilevanti, ma il traguardo sì ambizioso ma
soprattutto di una qualità da potersi proporre come modello al
Paese, meriterebbe il tentativo perché il positivo fall-out
diffuso in ogni settore aumenterebbe significativamente la
produttività del sistema nel suo complesso.

Sia consentito,
potrebbe trattarsi ...del primo prodotto dell'Istituto di Ricerca
previsto nella 102, addirittura prima ancora che esso veda la
luce, se non addirittura di occasione per fargliela vedere. In fin
dei conti l'umanità progredisce sì con metodica di ricerca ma le
più grandi scoperte o invenzioni sono venute da sprazzi di genialità e afflati di futuro.
Quale la finalità? In qual modo il collegamento?

La sostituzione
di una concezione arcaica per la società del 2000 - che non é
Internet, perché Internet appartiene al 1995 e prima ancora.


L'impostazione aggiornata di fattori di sviluppo, come ad esempio
i P.T., sinora concepiti nello spazio ma non abbastanza nel tempo
con una visione delle cose sostanzialmente statica.
L'introduzione
di tecniche dinamiche, capaci di autoadeguamento
- non a
rimorchio, ma anche come guida - alle esigenze dello sviluppo
secondo, appunto, logica di tempo reale.
Questo presuppone il pensare lo strumento in permanente divenire,
con la fase gestionale entra nella elaborazione stessa di piano
che informatica e telematica caratterizzano come piano-processo
permanente, in grado di dare risposte tempestive, talora
immediate, ai processi di sviluppo nella fase stessa di
elaborazione da parte dei sottosistemi, produttivo in primis, con
rapporto interattivo ed iterativo.

Non é compatibile con la dinamica odierna attendere un paio d'anni
il placet per l'ampliamento - caso reale - com'é avvenuto per una
media impresa di elevata imprenditorialità e mercato estero in
espansione.

Non é compatibile il lento fluire del tempo necessario
per la realizzazione di infrastrutture il cui grado di dotazione
si traduce, pur senza che ci se ne accorga, nell'appesantimento
dei costi di produzione delle imprese d'un lato, nel rallentamento
dell'espansione dall'altro.

La P.A. rischia di essere la strettoia in cui si comprime, con
effetti geometrici, il processo di sviluppo, perché il tempo resta
variabile molto, molto subordinata, nella citata logica
dell'ineffabile laddove lo sviluppo richiede la logica del tempo
reale.

Un piano che nasca nella logica del tempo reale viene a
positivamente incidere anche nelle più minute risposte dato che
anch'esse comportano maggiore efficienza per il sistema, programmabilità in funzione del mercato, benefici per
l'occupazione, e il tutto in un quadro di effettiva tutela
dell'ambiente dal momento che appare evidente l'essenzialità della
saldatura con i temi riassetto idrogeologico e dell'utilizzazione
plurima delle acque.

Un piano quindi che non si limita - e sarebbe
già risultato ragguardevole - all'applicazione delle nuove
tecnologie nella realtà quotidiana, all'attenzione di questo
Convegno, ma, con salto di qualità, concezione ed elaborazione
stesse del Piano nella logica del tempo reale.
Non si tratta di suggestione intellettuale o di stravaganza
d'occasione
, ma di abbozzo di disegno, operativamente
perseguibile, in tempi predeterminabili alla sola condizione che
si usino piloti, motore, carburante adeguati.

In Valtellina ci sono.
Mi guardo bene comunque dall'essere ottimista, perché sarei in
palese contraddizione con l'esordio, dedicato alla seconda legge
della futurica. Ma ad un Convegno che guarda al futuro - sono
solito dire che prima di costruirlo bisogna pensarlo - si possono,
anzi si debbono, portare idee, per confrontarle, per fornire
occasione di riflessione, ai limiti per verificarne la non
praticabilità.

Soccorre la botanica. Dai primordi dello sviluppo arboreo é giunta
a noi, nella sua splendida immensità, la sequoia perché ha scelto
di seguire la strada dell'adeguamento continuo alle mutate
condizioni dell'intorno. Abbiamo un'altra testimonianza: quella di
una pianta - il ricordo é vivissimo, il nome no, ed anche questo é
significativo - che é giunta a noi mantenendo intatte tutte le
caratteristiche che aveva agli albori. Tutte, tranne una: per
"difendersi" dai mutamenti dell'ambiente si é rinserrata in se
stessa, fedele al suo identikit cromosomico. Oggi, dai 150-200
metri che raggiungeva la sua cima non raggiunge i due metri di
altezza.
Il modello per la Valtellina di domani non può che essere la
sequoia.

Alberto Frizziero

Sondrio 24 novembre 1995

P.S. Allora dissi di non essere ottimista. Sono passati 6 anni,
cinque mesi, ventitre giorni. Quanto tempo dovrà passare ancora
per avere il primo vero, grande strumento di autonomia?



GdS 18 V 02


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Alberto Frizziero
Dalla provincia