NOVITA' PER VINCOLI URBANISTICI E ACQUA
 LE NOVITA'
 Novità sul fronte dell'acqua, questione sostanzialmente da 
 "addetti ai lavori" e per i vincoli urbanistici, questione sì da 
 "addetti ai lavori" ma di largo interesse dei cittadini, in 
 particolare di quelli proprietari di aree vincolate dai Piani 
 Regolatori.
ACQUA: 
 SOCIETA' PUBBLICA PROVINCIALE
 Cominciamo dalle novità per l'acqua. 
 Dopo anni sembrava che la legge Galli per il ciclo integrato delle 
 acque stesse per avviarsi sul piano operativo. Era prevista per il 
 25 gennaio, sia pure con ritardo rispetto alle altre Province 
 lombarde, la riunione dei Sindaci per la costituzione del 
 direttivo dell'ATO (Ambito Ottimale coincidente con la nostra 
 provincia), primo passo di una strada che porterà al conferimento 
 e alla gestione di tutte le acque, dalle sorgenti alla 
 depurazione, ad un soggetto unico.
 La Finanziaria ha cambiato le regole. Tutti gli impianti esistenti 
 dovranno essere conferiti ad una società interamente pubblica. Per 
 la gestione dovrà poi esserci una gara di appalto.
 Cambiano le cose e di parecchio. Qualcuno ha pensato subito alla 
 S.EC.AM., dato che é interamente pubblica. La cosa sembra 
 abbastanza logica ma i problemi non mancano. Trattandosi di 
 società le azioni possedute da un socio dovrebbero essere in 
 proporzione al capitale sottoscritto mediante conferimento. Questo 
 presuppone che vi siano 78 perizie, tante quanti i Comuni 
 valtellinesi e valchiavennaschi, per stabilire il valore in 
 relazione a consistenza, stato e vetustà degli impianti. Questione 
 tutt'altro che semplice, da vedere nelle prossime settimane con i 
 chiarimenti che il Ministero dovrà fornire, ma da vedere anche 
 localmente in ordine alla volontà di procedere alla definizione 
 dei problemi.
VINCOLI 
 URBANISTICI: CHE NOVITA'?
 Non sarebbe proprio una novità, visto che si tratta della ovvia 
 conseguenza di quanto la Corte Costituzionale aveva stabilito 
 quasi una ventina di anni fa. Allora tutti ritenevano che la legge 
 10 del 1977, la cosiddetta "Bucalossi", avesse innovato la 
 legislazione, in particolare per quanto riguarda i vincoli 
 urbanistici definiti dai Piani Regolatori. La Corte, con la sua 
 sentenza n. 5, smentì questa interpretazione con il risultato che 
 restava, come resta, in vigore la norma della legge 1187 che fissa 
 in cinque anni la durata dei vincoli.
GIA' 
 DETTO...
 Allora chi scrive, non solo come Sindaco di Sondrio, ma come 
 responsabile nazionale del settore in seno all'ANCI, 
 l'Associazione degli allora 8086 Comuni italiani, si pronunciò, in 
 ogni sede, anche quelle ufficiali e in Convegni in Italia, che 
 conseguentemente i vincoli non potevano essere reiterati. Lo si 
 fosse fatto - sostenevo - si sarebbe surrettiziamente aggirato il 
 disposto di legge. Pressoché l'intera cultura urbanistica del 
 Paese si schierò su una interpretazione diversa. Secondo tale 
 opinione il Comune poteva reiterare il vincolo con una variante al 
 piano. I più prudenti suggerivano di cambiare il vincolo, ad 
 esempio un terreno destinato a verde pubblico trasformarlo in 
 parcheggio o altro standard.
 Quando i problemi diventano "ideologici" sono guai. E' vero che 
 gli amministratori più avvertiti si comportarono con la 
 intelligente prudenza del saggio governare i problemi, ma per la 
 maggior parte dei casi non fu così, con le conseguenze non solo 
 per i cittadini ma anche di non oculate scelte urbanistiche.
INDENNIZZO PER 
 IL VINCOLO SCADUTO
 Ci volle la 
 sentenza n. 179/1999 della Corte Costituzionale per far capire 
 l'illegittimità di reiterare vincoli urbanistici scaduti 
 "preordinati all'espropriazione o che comportino l'inedificabilità", 
 senza che venga del pari disposta un'indennità, finalizzata al 
 "ristoro del pregiudizio subito".
 Dopo questa sentenza 411 la questione dovrebbe essere quasi 
 definitivamente chiarita. Diciamo quasi per una sottile 
 distinzione.
 Sembra sussistere ancora un piccolo varco, sulla base delle 
 sentenze citate, e di altre relative all'inderogabile principio 
 che un vincolo urbanistico deve avere una scadenza. Se cioé va 
 riconosciuto un indennizzo in caso di reiterazione ciò 
 significherebbe che la reiterazione sia possibile,ed allora come 
 la mettiamo con il disposto di legge?
COME E QUANDO 
 IL VINCOLO E' RIPROPONIBILE
 La soluzione ci pare semplice.
 In linea di principio i vincoli non possono e non debbono essere 
 reiterati. Ci sono casi però nei quali esiste un forte e 
 motivatissimo interesse pubblico a che il vincolo non decada per 
 evitare grave pregiudizio ad opere di pubblico interesse. Pensiamo 
 alla pianificazione comunale che sia definita in una certa zona in 
 funzione di una costruenda strada statale o provinciale, che però 
 - si veda il caso della SS. 38! - richieda anni. O si pensi ad 
 un'area scolastica destinata ad ospitare una serie di edifici da 
 realizzarsi nel tempo, anche in termine di acquisizione di aree. 
 Evidentemente in questi casi, scaduto il quinquennio di validità 
 dei vincoli, le aree interessate diventerebbero "zone bianche" con 
 anche, in certi casi, la possibilità di utilizzo edificatorio. Una 
 variante al Piano dovrebbe riproporre quel vincolo, con le 
 motivazioni, la scadenza, e, amministrativamente, fissando 
 l'indennizzo conseguente che potrebbe, con visione moderna, 
 configurarsi come "patto di futura vendita".
 Ovviamente, in questa sede, si possono dare solo cenni indicativi, 
 ma la linea appare comunque chiara.
 PIANI REGOLATORI DA INNOVARE
C'é 
 un secondo aspetto che riguarda il modo di fare, o di rivedere, i 
 Piani Regolatori (ma, per certi versi, il modo di fare le stesse 
 leggi regionali in materia...). Nessun Comune può essere in grado 
 di acquisire in un quinquennio tutte le aree che deve assoggettare 
 a vincolo. Questo almeno secondo il modo tradizionale di concepire 
 e predisporre i Piani Regolatori.
 Torna prepotentemente alla ribalta il modo di intenderli, e resta 
 come unica soluzione quella del Piano-processo.
 Quella seguita, tanto per intenderci, dal Comune di Sondrio nel 
 decennio 1975/1985, quindi non un discorso teorico ma un esempio 
 pratico, collegato in particolare, per grossi ma anche per piccoli 
 interventi, alla collaborazione pubblico-privato.
 POSTI-AUTO: BASTA COPIARE SONDRIO 1970
 Infine una nota a margine. Il Ministro dell'Ambiente Matteoli ha 
 annunciato un'iniziativa provocatoria: quella di negare l'uso 
 dell'auto a chi non dimostra di avere uno spazio privato per 
 ricoverarla. Sommessamente si rappresenta che dall'inizio del 1970 
 - dicesi millenovecentosettanta - in Comune di Sondrio chiunque 
 abbia costruito ha dovuto predisporre posti-auto privati e 
 addirittura destinare a parcheggio di uso pubblico 8,4 mq. per 
 ogni 100 mc di residenza - praticamente un posto-auto per 
 appartamento di 100 mq. - e molti di più per attività commerciali 
 e direzionali.
 Si rappresenta anche che il Comune di Sondrio ha realizzato 
 parcheggi, in sotterraneo e in superficie, senza spendere una lira 
 ma nell'ambito di interventi di carattere urbanistico.
 Avessi fatto così tutta l'Italia...§
Alberto Frizziero
 GdS 20 I 02
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