INTERESSE E ATTESA PER LA RIAPERTURA IL TEATRO SOCIALE
Riportiamo un articolo del compianto
Don Giovanni Da Prada, uomo di Chiesa, uomo di grande cultura.
ERA IL 19 GIUGNO 1820
Il 19 giugno 1820 si trovarono a Sondrio circa 20 persone che
formavano l’associazione per lo costruzione del nuovo Teatro
Sociale. Tali soci, chiamati dal Nobile Gaudenzio De Pagave,
delegalo del Regno Lombardo-Veneto, vollero visionare il nuovo
progetto del teatro eseguito dall’architetto milanese Luigi
Canonica per la nostra città. Lodando l’impianto murario e le
opere interne di legno (palcoscenico, palchettì ecc.), si
controllarono le spese che assommavano a ben 46871 lire
d’allora. La cifra sembrò ingente per cui si stabilì di fare un
prestito azionario formato da azioni di lire 1200 ciascuno: ad
essi aderirono, tutti i 22 soci presenti.
I PIONIERI
Per curiosità è bello trascrivere qui i nomi di
tali pionieri che vollero a Sondrio il primo teatro: essi furono
Giacinto Sertoli. Fabio Guicciardi e socio Bonfadini, Azzo
Carbonera, Francesco Guicciardi, Gio. Gaudenzio Lavizzari,
Claudio Marlianici, Luigi Mazzocchi, Pietro Antonio del Felice a
nome del socio Cadringher, Claudio e Giuseppe Carbonera per
mezza azione ciascuno, Carlo Bellottini Zuco, Fratti Zarini,
Carini Pietro, Giulio Gatti, Gianadrea Nicotti, Carlo Riatti,
Ciambattista Chiesa, Domenico del Marco, Giovanni Valsecchi,
Fabio Guicciardi procuratore di Donna Lucia Moroni vedova Pelosi
e Bonomo Giuseppe Carbonera.
L'APPALTO E LE CONDIZIONI
Da quest’assemblea, sortì pure la Commissione
incaricata di raccogliere ulteriori quote di sottoscrizione, ma
soprattutto di deliberare e seguire l’asta d’appalto del nuovo
teatro: era formato da Giacinto Sertoli, Francesco Guicciardi e
Giovanni Gaudcnzio Lavizzari. La Commissione lavorò di buzzo
buono perchè già il 5 agosto si fece l’asta pubblica dell’opera,
a cui parteciparono gli imprenditori Gio. Maria Galimberti e
Giuseppe Foianini su una base d’asta come si disse, di lire
46871. Dopo 13 ribassi subentrò, come ultimo partecipante, il
veronese Pietro Poli che si aggiudicò il lavoro per 44.000 lire
tonde tonde. Secondo il capitolo d’asta i lavori dovevano essere
eseguiti “nelle dimensioni e figura esattamente conformi dal
Sig. Architetto Cavaliere Canonica”. “otto giorni dopo stipulato
il contratto si eseguirà la consegna delle opere da un Ingegnere
destinato alla Stazione Appaltante, ottenuta la quale, dovrà
l’appaltatore dare immediato principio al lavoro con quel numero
di operai ed artisti sufficienti per dare possibilmente ultimati
e coperti dal tetto i muri del palcoscenico e della platea con
tutti i muri interni necessari per la costruzione del palco e
del palchetto del Ridotto Caffè e simili, comprese le scale che
ascendono ai differenti ordini, per il giorno dieci dicembre
prossimo venturo. Alla fine del mese d’agosto del venturo 1821
sarà terminata l’opera”.
LE CURIOSITA'
Si aggiungono ora alcune curiosità tolte sia dal
Capitolato d’asta che dalla descrizione della opere secondo
progetto.
Il materiale da costruzione poteva essere prelevato dall’alveo
del Mallero “levandolo in quella località e con quelle cautele
che verranno stabilite”. L’appaltatore doveva “unire il piano
della Piazza del Monumento colla facciata del Teatro con piano
uniforme”. Poiché il Teatro si costruiva sui prati
Sassi-Lavizzari, bisognava combinare per 54 metri la roggia
necessaria per irrigare il restante terreno con un tombino di m.
0,60 per metri 0,75 d’altezza.
“La facciata sarà esattamente conforme al disegno. Lo zoccolo
sarà di vivo in pietra di Cedrasco. La faccia alla sommità del
bugnato sarà pure della stessa pietra. Lo sporto del bugnato
sarà in muro. Gli stipiti delle finestre saranno tutte in
mattoni ben cotti. Le basi delle lesene, fusti, e capitelli
coll’architrave saranno pure di mattoni come sopra. Il fregio
sarà in muro, ovolo, listello e dentelli in mattoni.
Gocciolatoio in pietra, il rimanente in mattoni”.
L’atto notarile descrive pur l’interno con palcoscenico e
loggioni di legno a tre file. “Il sostegno del palchi e loggione
sarà formato con 16 colonne di legno di larice riquadrato nelle
dimensioni di centimetri 15 per 20. Ogni colonna per giungere
alla necessaria altezza sarà composta di un numero non maggiore
di tre pezzi ben congiunti ad incastro con fasciatura di reggia
di ferro…”.
Ma lascio queste curiosità allo studioso che potrà trovarle
presso il notaio Ranzetti Costantino.
L'INAUGURAZIONE
L’inaugurazione del Teatro dovrebbe essere stata
fatta nel Carnevale del 1824. Per l’occasione, la tipografia
sondriese “Della Cagnoletta”, stampò “Lode per l’apertura del
nuovo teatro di Sondrio nel Carnevale dell’anno 1824” dedicata
al Delegato Governativo della Provincia, il nobile Gaudenzio De
Pagave. La pubblicazione fu appunto commissionata dalla “Società
degli azionisti del Teatro” di cui abbiamo poco sopra parlato.
Giovanni Da Prada
Gds - 28 V 2002