Fabio Della Torre: “La bellezza dell’architettura contemporanea”

Meno ostica l'architettura contemporanea...

Nella calda cornice del
Ristorante Cerere a Ponte l’arch. Tirinzoni ha
introdotto il tema della serata “La bellezza
dell’architettura contemporanea”. Si è trattato di un
argomento a lui particolarmente caro e congeniale nel
solco della tematica alla quale ha voluto ispirare la
sua Presidenza.

Avvincente relatore della serata è stato l’arch.
morbegnasco Fabio Della Torre, giovane ma già affermato
professionista vincitore di prestigiosi concorsi a
livello provinciale e nazionale, responsabile del
Servizio Progetti e Realizzazioni della Società Stelline
S.I. del Credito Valtellinese. Da segnalare, fra gli
ospiti della serata, la presenza della gentile consorte
del progettista arch. Claudia Bigi e degli arch.
Giancarlo Bettini di Tirano e Matteo Negri dell’Aprica.

Partendo dalla sintetica considerazione di Tirinzoni che
l’architettura si propone alla vista di tutti e che
quindi costituisce un elemento pregnante che determina
la bellezza del paesaggio, Della Torre ha compiuto un
excursus nella storia dell’architettura commentando
alcuni degli esempi più significativi.

Nella carrellata sono stati sviluppati tre temi che così
possiamo riassumere:

- l’età classica che esprime la bellezza ideale;

- l’età moderna, caratterizzata da una bellezza tecnica,
come espressione anche di nuove questioni sociali;

- l’età contemporanea che, realizzando innovative,
sofisticate e ipertecnologiche costruzioni, sia a scala
globale che nella dimensione locale, propone un concetto
di bellezza, quasi digitale, astratto e provocante
fortemente influenzato dal mondo della rete.

Per quanto riguarda il primo punto sono stati presentati
a titolo esemplificativo il Partenone, per l’arte greca,
il Pantheon, per quella romana e infine per
l’architettura umanistico-rinascimentale la Rotonda del
Palladio, la piazza del Campidoglio di Michelangelo e il
borgo di Pienza teorizzato dall’Alberti. Si tratta di
monumenti che, pur essendo stati realizzati nel corso di
ben venti secoli, hanno in comune l’espressione della
bellezza come perfezione formale e ideale
nell’applicazione di canoni stilistici classici.

Saltando le classiche periodizzazioni che troviamo nei
manuali di storia dell’arte, e cioè il Barocco, il
Rococò, il Neoclassicismo e il Liberty, il relatore è
passato direttamente a esplicare i concetti ispiratori
delle realizzazioni architettoniche a noi più prossime.


Con il mutamento del contesto sociale, determinato
dall’avvento dell’era industriale, si ricercano nuovi
linguaggi e nuove immagini formali e si introduce
l’utilizzo di nuovi materiali come il vetro, il ferro e
soprattutto il cemento armato. Pur con costanti
riferimenti agli stilemi classici vengono ideate nuove
costruzioni a telaio che sostituiscono le possenti masse
murarie degli edifici (Perret, Francia), si teorizza
l’idea di città industriale con linearità e perfezione
della tecnica costruttiva (Garnier, Lione), oppure si
semplificano al massimo le forme esterne creando però
interni caldi ed accoglienti (Loos, Vienna). Sempre
rimanendo in questo solco innovativo sono pure state
presentate alcune realizzazioni della scuola del Bauhaus
e del suo massimo esponente Walter Gropius, ispirate ad
un nuovo spirito laico e rivoluzionario. Sono questi gli
anni nei quali non si va più a Parigi per iscriversi
all’Ecole des Beaux Arts, ma per lavorare nell’atelier
di Rue de Sèvres dove Le Corbusier insegnava liberamente
a comporre sviluppando in particolare i seguenti
concetti di composizione architettonica: l’uso del
pilastro portante (pilotis) indipendente dalle murature
e dalla facciata, la pianta libera, , la finestra a
nastro e il tetto a giardino. Negli Stati Uniti, Wright
istituiva la Comunità di Taliesin dove accorrevano
giovani architetti da tutto il mondo e dove il maestro
insegnava ad addomesticare la natura per esaltarne la
potenza. Animato da un’ispirazione fantasiosa e
prepotente, il catalano Gaudì rievoca nel suo gotico
moderno radici culturali lontane. Fra gli architetti
italiani del novecento, Giuseppe Terragni e Luigi
Moretti sanno esprimere nelle loro realizzazioni
innovative l’anima profonda del classico. In ambito
locale, sono stati segnalati come testimoni di quella
stagione il Palazzo del Governo di Giovanni Muzio, dove
si fondono tradizione classica e locale, la sede della
Camera di Commercio di Sondrio dell’architetto Ico
Parisi ispirata da un coraggioso razionalismo e la
Biblioteca civica di Morbegno di Luigi Caccia Dominioni,
dove i muri circolari di pietra sembrano far nascere
l’edificio dal greto del vicino Bitto.

A partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si
elaborano nuovi stilemi che caratterizzano
l’architettura contemporanea. Fra i progettisti che
meglio veicolano queste idee sono stati segnalati
Calatrava, Piano, Rogers, Foster, Nouvel, Khoolas,
Fuksas, Zaha Hadid, Libeskin, Herzog&De Meuron, veri e
propri maestri alla moda oramai definiti archistar, i
quali realizzano opere spesso autoreferenti e, a volte,
avulse da uno specifico contesto e dove la bellezza
evanescente delle facciate smaterializza l’edificio
definendo al contempo eleganti, rarefatti e minimalisti
spazi interni.

Con un’ulteriore rassegna di architetture contemporanee
realizzate nelle vicine regioni alpine svizzere e
austriache, opere espressione di un “regionalismo
critico”, capace di saldare valori globali con identità
locale, sono stati presentati anche alcuni recenti e
interessanti esempi di architettura contemporanea del
nostro ambito provinciale.

In particolare sono state presentate opere degli
architetti Galimberti, Romegialli, Cola, Giorgi,
Fumagalli, Vanoi, Vigano, Bigi, Battiston nonché dello
stesso relatore Della Torre.

La relazione si è poi conclusa con la presentazione
delle opere dei tre architetti ritenuti i principali
protagonisti della scena attuale mondiale. Le opere di
Rafael Moneo, Alvaro Siza e Peter Zumthor esprimono in
maniera perfettamente compiuta , secondo il relatore, la
bellezza dell’architettura contemporanea, affermando
nelle forme e negli spazi un significativo equilibrio
tra la composizione classica, l’espressione tecnologica
e l’esperienza emozionale.


Al termine della relazione sono intervenuti i soci
Muttoni e Bertini. Il primo, manifestando una certa
perplessità su alcune proposte troppo innovative, ha
chiesto se il dubbio non sfiori mai il progettista circa
la validità di ciò che realizza. Il secondo, al
contrario, rimarcava la mancanza di iniziative
coraggiose in ambito italiano. Nella replica è stato
evidenziato come nonostante la forte e preoccupante
dilapidazione del territorio nazionale sia ancora
particolarmente difficile sperimentare innovative
occasioni di architettura. Concludeva Tirinzoni
evidenziando come in effetti in Italia sia carente la
committenza pubblica e, al di là delle espressioni più
eclatanti, lo standard qualitativo sia comunque poco
aggiornato e piuttosto scadente.

La presente sintesi della piacevole serata non documenta
per intero la ricchezza delle riflessioni che ci sono
state proposte così come non può rendere la pregnanza di
alcuni concetti privati dell’immagine di riferimento.


Per quanti sono imbevuti di classicismo, come il
sottoscritto, l’incontro è stato utile se non proprio a
far amare l’architettura contemporanea, quantomeno a
renderla meno ostica e magari a farla apprezzare.
Gabriele Antonioli


GdS - 10 II 06 - www.gazzettadisondrio.it

Gabriele Antonioli
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