ELETTROSMOG: IL MINISTRO SIRCHIA CAMBIA REGISTRO. E FORSE ANCHE LA LEGGE 36/2001

Legge 36: non c'é convergenza di vedute - Consiglio Superiore di Sanità scettico - Reagisce il CO.NA.CEM. - I costi: cinque milioni a famiglia - Priorità per la salute ma fra il bianco e il nero...

LEGGE 36: NON
C'E' CONVERGENZA DI VEDUTE


Che sulla legge 36, relativa all'inquinamento elettromagnetico,
non ci fosse convergenza di vedute lo si era capito questa
primavera quando il Ministro verde dell'Ambiente Bordon non era
riuscito a varare nei tempi previsti i Decreti attuativi, come
previsto nel provvedimento approvato poche settimane prima, il
22 febbraio. L'opposizione era venuta da un suo collega, il
Ministro della Sanità Veronesi, che aveva ritenuto troppo
restrittivi i limiti previsti, in particolare per l'induzione
magnetica (0,2 microTesla come obiettivo di qualità). Nulla da
fare e tutto rinviato al nuovo Governo.

Succeduto a Bordon Matteoli vi era stata una pausa di
riflessione, dato che il nuovo Ministro aveva affidato ad una speciale Commissione il compito di
vagliare la materia.

La mela, per così dire, é matura con un pollice verso non solo
per la bozza di Decreto su cui ripetutamente abbiamo riferito -
articoli tuttora leggibili in questo sito - ma addirittura per
la legge che sarebbe da rivedere.


CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITA' SCETTICO
Il Consiglio Superiore
di Sanità, con argomentazioni analoghe di quelle allora espresse
dal Ministro Veronesi, non ravvisa un rapporto di causa ed
effetto tra l'esposizione ai campi elettromagnetici - rilevante
quello elettrico per apparecchi ad alta frequenza come i
cellulari, e quello magnetico per gli elettrodotti nei quali la
corrente é a bassa frequenza e fissa (50 Hz) - e insorgenza di
tumori. Del tutto negativo anche il giudizio legato
all'insorgenza di leucemie infantili, aspetto che nel dibattito
nazionale e internazionale sembrava meno controverso.

Il Ministro Sirchia ha portato conseguentemente all'attenzione
dei colleghi di Governo il problema, con l'intento, che s'intravvede,
anzi qualcosa di più, non solo di attenuare le restrizioni
previste nella bozza di Decreto, ma addirittura di tornare in
Parlamento con modifiche alla legge 36.

REAGISCE
IL CO.NA.CEM.


Prima reazione, molto secca, della Presidente del CO.NA.CEM.,
Daniela Dussin - recentemente presente a Montagna nella serata
dedicata all'inquinamento elettromagnetico,-, che ha preso carta
e penna e ha scritto non solo al Ministro ma anche al Presidente
Berlusconi e a mezzo Governo. In particolare essa ha ricordato,
oltre a produrre una serie di dati analitici, il pronunciamento
di giugno dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro,
emanazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo del
quale "qualsiasi valutazione campanilistica del problema, quale
il responso del Consiglio Superiore di Sanità, può considerarsi
superato".

Noi non entriamo nel merito di un argomento dibattuto ad alto
livello scientifico. Osserviamo che in una materia così delicata
forse approfondire serenamente il problema, da ogni parte, sia
la via migliore.

I COSTI:
5 MILIONI A FAMIGLIA


Ma c'é un altro aspetto che preoccupa il Ministro, ed é quello
relativo ai costi. Dalla Commissione é venuta una cifra
analitica, grossomodo 70.000 miliardi, quelli necessari per i
risanamenti ove venisse acquisito il limite di 0,2 microTesla,
quello della bozza del Decreto e prima ancora della legge
regionale del Veneto, per l'obiettivo di qualità.

Dei costi avevamo già parlato in precedenza, allora stimati in
55.000 miliardi ma non c'erano ancora le Ferrovie e qualcosa
d'altro.

70.000 miliardi significano una
spesa per una famiglia di quattro persone di circa cinque
milioni, soldi che ovviamente ci troveremmo nelle bollette
elettriche, già ora le più care d'Europa.

Una prima riflessione riguarda l'approvazione della legge 36. Ci
chiediamo se allora il Parlamento abbia veramente approfondito
tutti gli aspetti del problema. Questo dei costi in particolare
visto che l'altro, quello delle notevoli implicazioni negative
di carattere urbanistico legate all'ampliamento delle fasce di
rispetto, da noi rilevato subito per primi in Italia, era stato
totalmente ignorato.

Il precedente del nucleare docet, con la decisione di chiudere
questa partita, e non con la rinuncia a costruire altre centrali
nucleari ma addirittura con lo smantellamento di quelle
esistenti, con un costo salatissimo successivamente calato sulle
bollette di tutti noi. Non solo il danno, ma anche la beffa
visto che chiuse le nostre centrali usiamo dell'energia prodotta
in altre centrali nucleari, degli Stati vicini.


PRIORITA' PER LA SALUTE MA FRA IL BIANCO E IL NERO...


La salute innanzi tutto. Su questo non ci piove.

Fra il bianco e il nero ci pare però che esistano infinite
sfumature di grigi.

Ci possono essere soluzioni intermedie, anche nei risanamenti.
L'esempio vistoso viene proprio dalla provincia di Sondrio,
visto e considerato che nel 1992 era stata verificata la
fattibilità di una "razionalizzazione" degli elettrodotti,
eliminando l'attuale selva e concentrando il trasporto
sostanzialmente su una linea sola. La cosa era fattibile, anche
economicamente e l'aveva verificato l'ENEL su sollecitazione del
BIM.

I risanamenti sarebbero la conseguenza e non la finalità, a
costo zero se oggi sussistono le condizioni di allora, salvo
ovviamente alcune situazioni puntuali, ma ben localizzate, ove
le linee passano in fregio o addirittura sopra le case con
valori di induzione magnetica comunque non accettabili.

La cosa, incredibilmente dato che oltre al resto era anche
questione di 400 miliardi di investimento qui in provincia, non
ha interessato nessuno, nel pubblico e nel privato.

Sono passati gli anni ma questa che sarebbe veramente una grande
azione di governo sembra però non interessare granché, neppure
dopo la legge 36, salvo qualche
Sindaco che però da solo non ha certo la possibilità di
affrontare questa tematica.

Ci rendiamo conto che questa, come altre nostre idee
pubblicamente esposte, appartiene alla innovazione, alla
strategia, al futuribile (termine che vuol dire i futuri
POSSIBILI, non le utopie) e quindi esce dalla routine
quotidiana, dal contingente, da ciò che é solito attrarre
l'attenzione dei più, per cui con razionale realismo é giusto
ipotizzare che non se ne farà niente.

Con l'augurio di sbagliare.

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1 XiI 01

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