Elettrodotti. Le nuove fasce di rispetto in base agli emanandi decreti. Le conseguenze in provincia

Limiti: le Regioni contestano, i Comuni concordano - L'interesse valtellinese (ma non solo) - Azione positiva - I nuovi limiti - Le fasce di rispetto - Toccherebbe al BIM. Il caso Montagna - Resta comunque

  



LIMITI: LE REGIONI CONTESTANO, I COMUNI CONCORDANO

Fumata bianco-nera alla Conferenza Stato-Regioni di fine
novembre per i decreti attuativi della legge 36/2001. "Legge
quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici", entrata in vigore il 22 marzo
dello scorso anno.

La legge prevedeva al 2° comma dell’articolo 4 che i limiti di
esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità,
le tecniche di misurazione e rilevamento dell'inquinamento
elettromagnetico e i parametri per la previsione di fasce di
rispetto per gli elettrodotti, dovessero essere stabiliti, entro
sessanta giorni (e quindi entro il 21 maggio 2001) per la
popolazione, con appositi decreti sentiti il Comitato
interministeriale per la prevenzione e la riduzione
dell'inquinamento elettromagnetico, previsto all’art. 6, le
competenti commissioni parlamentari e previa intesa in sede di
Conferenza unificata Stato-Regioni.

In vari articoli, tutti leggibili su questo giornale, abbiamo
illustrato le varie tappe di questo tormentato iter iniziato con
la fissazione di limiti rigorosi da parte dell’allora Ministro
dell’Ambiente Bordon e contestati dall’allora Ministro della
Sanità Veronesi. Il Ministro Matteoli, subentrato a Bordon, ha
riesaminato la materia, nominato commissioni e infine, in piena
estate, predisposto lo schema del nuovo decreto che quindi ha
percorso la strada prevista.

Dovremmo ormai essere quasi alla fine perché dopo che i Comuni
(l’ANCI) hanno dato l’assenso, il Ministro ha dichiarato di
voler chiudere entro Natale nonostante il dissenso manifestato
dalle Regioni che ritengono i valori-limite fissate nello schema
di decreto troppo blandi.

L’INTERESSE VALTELLINESE MA NON SOLO)

Quale sia l’interesse abbiamo in particolare in Valtellina,
Valchiavenna compresa, per questi decreti è stato illustrato
negli articoli citati. In sintesi, a parte ovviamente gli
aspetti legati alla tutela della salute che sono prioritari,
esiste il problema territoriale legato al valore-limite del
campo magnetico non destando comunque problemi il campo
elettrico.

Più bassi sono i valori-limite fissati e maggiore è la fascia di
rispetto sui due fianchi delle linee. Con il valore Bordon, 0,2
microTesla per la soglia di attenzione, nessuna costruzione
nuova sarebbe stata possibile, anche se consentita dai Piani
Regolatori, per decine di metri. Da nostre elaborazioni avevamo
valutato l’ampiezza della fascia di rispetto, citando poi un
caso specifico: sulla base di un carico medio (non disponevamo
ovviamente dei diagrammi relativi ai singoli elettrodotti) di un
elettrodotto a 150 kV e 375 A dagli 11 metri previsti dal
Decreto del 1992 saliva a 57 metri,

Nell’incontro promosso dal locale Comitato e dal Comune di
Montagna si scoprì che la linea che passa nei pressi del
Castello Grumello, costantemente sotto carico nelle 24 ore, la
fascia di rispetto sarebbe diventata di almeno 90 metri.

Ben si capisce, data la conformazione della valle e la
molteplicità di linee quale effetto dirompente sarebbe
intervenuto.

Sia nella legge che negli schemi dei decreti attuativi l’aspetto
territoriale non era stato preso in considerazione. Subito fummo
noi a segnalare la cosa, anche attraverso il giornale, a diverse
sedi anche romane. Non solo, ma nell’ipotesi che i valori-limite
fossero rimasti quelli “Bordon” suggerimmo anche alcune
soluzioni di urbanistica avanzata onde quantomeno evitare i
danni di natura economico-patrimoniale.

Questo oltre a
riproporre, come facciamo da allora, l’eliminazione della selva
di elettrodotti esistenti
con la loro sostituzione con una linea
unica. Si tratta del problema che chi scrive aveva portato
avanti, allora come Presidente del BIM, ottenendo nel giugno
1992 un insperato successo vale a dire una corposa delibera del
CdA dell’ENEL che, d’intesa con gli altri produttori, dava il
suo placet. Ahimè non se ne occupò più nessuno, anche se ora,
per i problemi della linea San Fiorano-Robbia le Amministrazioni
del Tiranese, con quelle della Valcamonica, ci hanno dato
finalmente ragione facendo loro questa idea, anche discutendone
col Governo (le condizioni non sono però più quelle
favorevoli di allora quando, si fosse proseguita la strada
intrapresa, il risultato sarebbe stato certissimo...).

Comunque
positivo che dopo tanto insistere da parte nostra - e fornitura
di documentazione - adesso se ne siano accorti tutti. Meglio
tardi che mai, visto che dopo l'incontro con Roma - se ne parla
in un articolo sul numero del 28 novembre u.s. - a Milano in
Regione a fare il punto erano presenti ad un incontro  il Presidente della
Provincia di Sondrio Eugenio Tarabini, Lorena Moretti e Clotildo
Parigi della Comunità montana di Tirano, rappresentanti della
Provincia di Brescia e della Comunità Montana Valcamonica nonché
le Direzioni regionali energia, ambiente e VIA, rappresentanti
di GRTN e del Ministero dell'Ambiente.

Tornando al problema attuale dei valori-limite va anche detto
con franchezza che nel mentre i Comuni prestarono immediata
attenzione alle nostre valutazioni e indicazioni, e attivo fu
anche il Comitato di Montagna promosso Giulio Bongiascia - che
ha promosso la costituzione di un Comitato conn 150 aderenti -, a livello provinciale ci fu molta distrazione su
questo problema che pure sarebbe stato dirompente.

Il problema qui fu pienamente compreso e portato avanti nelle
rispettive sedi, solo dal consigliere regionale Bordoni, dal
Presidente dell’Ordine degli Ingegneri Moratti (quale
consigliere nazionale dell’UNCEM), dal consigliere nazionale
dell’ANCI Giana. Vollero informarsi inoltre, e noi fornimmo i
dettagli richiesti, molti Comuni, il BIM. Basta. Non altri Enti,
non le Associazioni di categoria che pure risultavano fortemente
interessate, scarsa attenzione anche da parte di alcuni
mass-media.

AZIONE POSITIVA

La nostra azione però fu tutt’altro che inutile, anche per le
proposte avanzate ove i valori-limite fossero rimasti quelli
originariamente pensati.

E non è un caso che l’ANCI
(Associazione Nazionale dei Comuni) oggi, contrariamente alle
Regioni, abbia dato parere favorevole ai limiti, molto più
blandi, proposti dal Ministro Matteoli. Le conseguenze sulla
pianificazione territoriale, competenza dei Comuni, sono state
evidentemente valutate.

Ci sarebbe da chiedersi se deve essere un ex-amministratore in
cima all’Italia, utilizzando anche il suo giornale e il locale
Comitato Cittadini Consumatori Valtellina, a scoprire e quindi
divulgare l’esistenza di questo problema evidentemente prima
ignorato da tutti, uffici legislativi del Governo e del
Parlamento compresi…

L’importante ad ogni modo è che qualcuno ci sia
stato, e magari che la novità sia venuta dalla Valtellina!

Tutto questo è alle spalle perché, nonostante il richiamato
dissenso delle Regioni e la sollevazione degli ambientalisti il
Ministro intende varare i decreti. Vediamo allora di che si
tratta e quali sono le conseguenze per noi.

I NUOVI LIMITI



Non pubblichiamo gli schemi dei nuovi decreti perché ormai
attendiamo il loro varo con eventuali modifiche ulteriori,
possibili in base agli ultimi verbali romani,
naturalmente disponibili a fornirne il testo ove Enti e
interessati ce ne facessero richiesta.

Vediamo invece l’essenziale, riferendoci al primo dei due
schemi, quello di carattere generale.

Notevolmente alzati i due valori-limite, quello definito “soglia
di attenzione” che l’art. 3 fissa in dieci microTesla, e
l''obiettivo qualità, che l’art. 4 fissa in tre microTesla
, 15
volte superiore a quello ipotizzato dal Ministro Bordon, 0,2
mentre per la soglia d’attenzione aveva ipotizzato 0,5
microTesla. Il Ministro Veronesi aveva allora controproposto
rispettivamente 3 e 0,2 microTesla.
Questi valori si intendono come mediana dei valori nelle 24 ore
in condizioni normali di esercizio.

Per completezza bisogna vedere cosa faranno le Regioni, visto
che alcune avevano già legiferato con limite di 0,2 microTesla.

LE FASCE DI RISPETTO

In provincia non abbiamo elettrodotti a 380 kV.

Per gli
elettrodotti a 132 kV la fascia di rispetto conseguente al nuovo
valore-limite dell’induzione magnetica, dovrebbe sostanzialmente
coincidere con quella fissata dal DPCM del 1992, e cioè 12
metri.


Per gli elettrodotti trifasi a 220 kV – ve ne sono parecchi -,
estrapolando dai diagrammi per un’altezza dal suolo di 9,7 metri
dovremmo avere una fascia di rispetto di circa 22/23 metri per
parte con una riduzione di 3-4 metri per un’altezza dal suolo di
15 metri e ancor più notevole per altezze di 20 metri e più.

In ogni caso l’art. 6 dello schema prevede che i gestori delle
linee forniscano i dati – riteniamo si tratti sostanzialmente di
tipo di elettrodotto, tensione, potenza, altezza conduttori,
diagramma giornaliero – per il calcolo e l’ampiezza delle fasce
di rispetto.

Ciascuno, Comuni o privati, è quindi messo in condizione di
valutare se il provvedimento interferisce o meno con le
previsioni urbanistico-edilizie. Per quello che abbiamo visto
empiricamente girando interferenze ve ne sono, alcune gravi
altre meno. Va infatti tenuto conto che l’art. 4 nel fissare gli
obiettivi di qualità si riferisce non solo agli elettrodotti di
nuova costruzione ma anche “nella progettazione dei nuovi
insediamenti e delle nuove aree…” (si tratta di aree-gioco).


TOCCHEREBBE AL BIM - IL CASO MONTAGNA


Una fase delicata. Sarebbe molto importante approfondire per
valutare l'incidenza caso per caso, anche se i nuovi limiti
hanno ridotto le future servitù territoriali. Ci sarebbe un Ente
naturalmente preposto a occuparsene, ed é il BIM, alla vigilia,
si spera, dell'uscita dalla sua paralisi.

Questo non solo per l'aspetto territoriale ma anche per quello
sanitario.

In questi giorni sono arrivate le misurazioni dell'ARPA in
ordine alla situazione delle case di Montagna situate nei pressi
dei due elettrodotti che passano per il Grumello, uno da 132 e
uno da 220 kV. Si tratta di valori che superano in più punti il
valore-limite dell'obiettivo di qualità, e enormemente superiori
a quello della proposta Bordon.

Nel guazzabuglio del dibattito scientifico internazionale in
ordine alla pericolosità dell'induzione magnetica - consolidata
però l'opinione sulle conseguenze sui bambini - si tratta di
valori misurati che suggeriscono precauzionalmente di
intervenire per ridurre l'esposizione.
Con una domanda: questo vale per Montagna dove c'é stato chi
ha preso a cuore il problema con il vivo interesse anche del
Comune. Ma in provincia quante situazioni simili potrebbero
esserci?

L'intervento del BIM é previsto, in questi casi, nel suo
Statuto!


RESTA COMUNQUE UN BUCO NORMATIVO

A nostro avviso continua a restare un buco normativo,
evidentemente frutto di una mancata interdisciplinarietà. Una
volta calcolate le fasce di rispetto quale è il provvedimento
che le codifica? Diciamo questo in quanto il calcolo anzidetto
viene ad avere rilevanza urbanistico-edilizia, tocca cioè una
materia di competenza legislativa delle Regioni e di competenza
pianificatoria dei Comuni.

Non si tratta infatti di una norma-quadro, valida per tutti i
casi e per tutto il territorio nazionale. Le fasce di rispetto
infatti risulteranno il frutto di calcoli sostanzialmente
puntuali e legati da un lato alle caratteristiche strutturali e
dall’altra al regime dell’elettrodotto, oltre a tutto
sicuramente non costante nel tempo.

Tocca all'ANCI, che si è riservata la
presentazione di osservazioni, evidenziare questo punto visto
che, così restando le cose, il “buco normativo” potrebbe
generare contenzioso, e comunque problemi nei e per i Comuni. E
toccherebbe ai nostri Enti sollecitare l'ANCI a farlo.
Alberto Frizziero


GdS 8 XII 02 - www.gazzettadisondrio.it

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Alberto Frizziero
Dalla provincia