Il deficit provinciale: la politica

Il 2003 non é cominciato affatto bene - Classe dirigente - Non solo classe dirigente - Sparita la presenza dei Partiti - Deficit di politica - L'esempio dell'autonomia - E la cultura? - Senza ricette.



IL 2003 NON E'
COMINCIATO AFFATTO BENE

Il 2003 non é cominciato bene sul
fronte politico provinciale, quantomeno per la maggioranza, ora
allargata alla Lega che ha fiancheggiato FI, AN, UDC, Retici.

- Prima c'é stato il sorprendente flop al BIM dove quasi una
ventina di schede bianche hanno palesato un forte dissenso 
che non si é quindi limitato ad una azione dimostrativa.
Occorreva raggiungere il quorum di 67 voti - la metà più uno dei
132 presenti sui 138 componenti l'assemblea - e il candidato
Presidente si é infatti fermato a quota 58, nove in meno del
necessario. Bonetti si ripresenterà a metà febbraio e nella CdL
si dà per certa l'elezione. Intanto però, a parte una figura non
proprio esemplare resa più evidente dall'atteggiamento della
minoranza che ha dichiarato di pensare ai problemi e quindi di
non voler premere sull'acceleratore delle polemiche, altro tempo
se ne é andato. I soldi restano ad ammuffire in banca visto che
il bilancio di previsione del 2002, che doveva essere approvato
a fine 2001, andrà come minimo al prossimo aprile, se va bene.

- Poi c'é stata maretta in Provincia con il numero legale
fortunosamente raggiunto solo dopo una sospensione nonché un
provvidenziale non breve prolungamento di tale sospensione. Il
dato é quello sottostante: Forza Italia non ha digerito che la
Giunta da sei assessori sia passata a sette con l'ingresso della
Lega. Due assessori - dicono a FI, di gran lunga il maggiore
Partito della CdL -, su sette sono una rappresentanza
inadeguata, come inadeguata é la rappresentanza complessiva in
provincia.

- Infine la violentissima querelle tra il Sindaco di Bema e
Presidente della C.M. di Morbegno Passamonti (FI) e il
Presidente della Provincia Tarabini (Retici) per la questione
della strada da farsi per togliere il suo paese dall'isolamento.
Una querelle che segue quella per la mancata designazione a
Vicepresidente del BIM del Sindaco di Buglio Sterlocchi,
considerata uno sgarbo al mandamento di Morbegno.

Sono solo gli ultimi episodi a sottolineare una difficile
coesistenza in particolare tra FI e i Retici, con in più una
certa dialettica interna che vede contrapposta la maggioranza
del Partito e una parte che ha nell'on. Scherini, Vicepresidente
in Provincia - qualcuno lo definisce "troppo Tarabiniano!"
- il riferimento.

Osservando le cose dall'esterno, e con il distacco che viene
dall'essere in posizione obiettiva, neutrale, va detto che in
parte si tratta di un "deja vu", quasi fisiologico per chi é al
potere con le inevitabili aspirazioni che sono sempre di gran
lunga superiori ai posti da assegnare.

C'é però una parte che preoccupa, perché i malesseri di
qualsiasi maggioranza, in qualsiasi posto ove ci si trovi, si
riflettono inevitabilmente sui problemi di Governo e
sull'efficacia dell'azione di Governo.

E quindi, ahimé, la gente ci va,
in qualche modo, di mezzo.


CLASSE DIRIGENTE


Persona nota per equilibrio e serenità, potremmo dire persona
saggia, ha fatto un ragionamento interessante. Addebitava la
permanenza di difficoltà per alcuni problemi della provincia
alla situazione della classe dirigente.

"Un tempo" - diceva - "la DC disponeva di almeno una ventina di
personaggi all'altezza dei problemi provinciali, in grado di
ricoprire con autorevolezza e competenza ruoli politici e
istituzionali. Quasi lo stesso numero militavano negli altri
Partiti". Non eravamo d'accordo sulla valutazione perché,
traducendo il concetto sul concreto, liste di nomi per
intenderci, il rapporto poteva essere di due terzi e un terzo.
Un rapporto che veniva anche dal rapporto di forze esistente,
con la DC maggioranza assoluta ed anni, anzi decenni, di
esperienza sul campo alla guida dei vari Enti.

Andiamo avanti con il suo ragionamento. "Oggi" - continuava -
"la maggioranza" - Lega compresa - "può disporre in tutto di
cinque o sei personaggi, un paio dei quali di valore anche
esterno, molti meno di allora".

Qui non vogliamo far nomi, ma nel colloquio li avevamo fatti.
Alla domanda come mai non ci fosse l'in. Tarabini in elenco una
risposta lapidaria: "fuori quota". In che senso? "Tarabini di
ieri era naturalmente in prima fila. Oggi non si sa per la sua
incomunicabilità, per la sua idiosincrasia con gli organi di
informazione e la sua scarsissima presenza pubblica". E poi, in
aggiunta: "Che non faccia nulla, come dice qualche avversario,
non é credibile, come non sono credibili i giudizi opposti dei
suoi supporters". E con il conclusivo "come si fa a dare una
valutazione", e ricordato en passant che il suo giudizio si
estendeva anche ad un certo numero di altri personaggi o
ritiratisi a vita privata o attivi nei diversi campi ma
indisponibili per funzioni pubbliche politiche o istituzionali, 
potremmo archiviare l'argomento.


NON SOLO CLASSE
DIRIGENTE


Non lo archiviamo perché a nostro avviso se la singolare
supposizione descritta può avere un fondamento visto che sempre
le cose e i programmi debbono marciare sulle gambe degli uomini,
non basta da sola a dare la spiegazione della situazione. C'é
dell'altro.

Vale la pena di riportare un passaggio dell'articolo
"La crisi della politica danneggia la
Valtellina", pubblicato il 28 luglio scorso e leggibile in

"Provincia di Sondrio -
Problemi"

"La crisi della politica e dei Partiti ha fatto venire meno tutto
questo.

Nelle elezioni é sempre valso il principio della delega agli
eletti. Un tempo era una delega condizionata, oggi é una delega
in bianco. L'amministratore comunale, provinciale, regionale, il
deputato, il senatore diventa lui, oltre al ruolo istituzionale,
soggetto politico attivo. Non c'é un Partito alle spalle che
suggerisce, propone, controlla, che consente o dissente. I
partiti sembrano avere abdicato al loro ruolo, anche per calo
pauroso di partecipazione attiva, e vengono ad assumere sempre
più una veste prevalentemente di movimenti elettorali".


SPARITA LA
PRESENZA DEI PARTITI

In effetti é sparita la presenza dei Partiti.
a) Sul territorio. La DC aveva oltre 100 sezioni anche se
non tutte ugualmente attive e feconde, Però nella maggior parte
si tenevano riunioni periodiche nelle quali oltre a dibattere
problemi locali con riferimento ai rispettivi Comuni, ci si
informava, discutendone, di quanto avveniva in provincia e oltre
con l'intervento di persone inviate dalla segreteria
provinciale. Analogamente, seppur in proporzione al minor peso
elettorale, per altri Partiti. Oggi la presenza é divenuta
evanescente. La Lega mantiene alcuni nuclei organizzati e così
DS, meno Rifondazione, in crescita ma solo recente la
Margherita. Il maggior Partito, Forza Italia, ha sporadiche
attività sostanzialmente di zona: scarsa presenza per gli altri
Partiti del centro-destra. E' un male. Non solo per le singole
formazioni politiche ma anche per la provincia nel suo
complesso, e, se vogliamo usare una parola grossa, per la stessa
democrazia.
b) Al centro, dove si dovrebbe governare i processi e,
per quanto riguarda la maggioranza, governare la provincia. Il
centro, Sondrio, non é il posto da dove devono partire gli
ordini per la periferia o comunque per le diverse sedi
istituzionali. Il centro é il luogo della sintesi, del
coordinamento, anche di verifica della congruenza di linea
politica, di corrispondenza fra programmi presentati agli
elettori e attività concreta, e di guida per la maggioranza e di
controllo per l'opposizione.

c) Sul versante della
formazione
, politica e politico-amministrativo. Una classe
dirigente non cresce per germinazione spontanea ma per un
impegno costante sui problemi e per una trasmissione di
esperienze da parte di chi si é già cimentato nei diversi ruoli,
quali che siano e quale livello riguardino, a chi aspira a
ricoprirli. Un tempo a questo provvedevano i Partiti, in forme
diverse ma comunque con notevole efficacia. Oggi se non siamo
nel deserto poco ci manca.



DEFICIT DI
POLITICA


C'é sostanzialmente dunque in provincia un deficit di politica.

La politica può anche essere quella cosa negativa che molti
pensano, dove il compromesso, e peggio, é pratica quotidiana. Ma
questa é la politica che in provincia di Sondrio non ha
albergato nel passato.

Noi guardiamo alla politica come la più nobile e alta delle
discipline. Dipende come la si pratica, che cosa si ha dentro
nel praticarla, da quali obiettivi ci si propone. Politica come
strumento non già di compromesso ma di sintesi, e non si tratta
di una questione nominalistica ma di sostanza.

E' vero che Sondrio non é sulla Luna e quindi i fenomeni e i
processi che riguardano la comunità nazionale sono
inevitabilmente destinati a condizionare anche la comunità
locale, come, in argomento, la caduta di tensione che c'é stata
ovunque e non solo per il crollo delle ideologie.

E' vero, ma solo fino a un certo punto, come dimostra proprio il
caso di tangentopoli, un fenomeno che si era diffuso parecchio,
a stare quello che é venuto fuori, ma che non é riuscito a
risalire il corso dell'Adda, o quello della Mera, e arrivare in
valle.


L'ESEMPIO
DELL'AUTONOMIA
L'esempio
dell'autonomia.

Il Presidente della Provincia on. Tarabini ha inviato in questi
giorni a Ciampi, Berlusconi, Formigoni il suo documento
sull'autonomia.

Si tratta di un tema su cui chi scrive si é impegnato a lungo e
a fondo - basta andare alla Biblioteca in Villa Quadrio per
riscontrarlo... -, anche quando l'on. Tarabini non la pensava
come adesso e non condivideva quelle posizioni. Se, per assurdo,
fosse stata chiesta la mia firma l'avrei quindi apposta
tranquillamente.

Ciò premesso vediamo il passaggio politico.

L'autonomia, per definizione stessa, dovrebbe essere un fatto
corale.

Se la chiede un vertice, chi riceve la richiesta la interpreta -
sia vero oppure no - come una richiesta di maggior potere da
parte del vertice richiedente.

Politica vorrebbe invece che la richiesta fosse corale. Una
comunità chiede l'autonomia per meglio auto-organizzare la propria
vita associata, riservandosi quindi anche di auto-organizzare
adeguatamente la distribuzione del maggior potere al suo
interno.

Ben altro sarebbe stato infatti l'impatto sui destinatari se la
richiesta di autonomia avesse avuto, sempre ovviamente sotto la
guida della Provincia, gli altri Enti provinciali, le Comunità
Montane, i Comuni e poi anche le rappresentanze
economico-sociali e culturali della provincia. Non a tutti i
costi s'intende. Non esiste un obbligo e quindi vi sarebbe stata
anche la possibilità per chi non fosse stato d'accordo di
sottrarsi alla sottoscrizione.

Questo sarebbe stato il passaggio politico essenziale. Senza di
questo, oltre a tutto con le obiettive difficoltà ad avere
risposte positive, l'iniziativa rischia di diventare un
boomerang se, una volta avviata, non vengono risultati.

Deficit di politica, con le forze politiche assenti invece di
essere al fianco delle Istituzioni.



E

LA CULTURA?

Registriamo però che non si tratta solo di una "implosione"
della politica, visto che la cultura, che ne dovrebbe essere
alimento, si é a sua volta rarefatta. Dalla cosiddetta società
"civile" - espressione barbara: sarebbe come dire che il resto é
..."incivile"! - non arrivano più stimoli.

Persino sui giornali locali il dibattito sui problemi di fondo
delle nostre valli, una volta attivissimo, si é liquefatto.

SENZA
RICETTE


Un deficit che non ha ricette.

Diagnosi senza terapia?

Una c'é: il tempo, che non sarà breve.

Alberto Fizziero

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 Vedere in argomento anche in "Provincia di Sondrio -
Problemi":
- in data
18 XI
:
"La crisi del
sistema politico-istituzionale valtellinese" di
Alberto Fizziero

-

in data
28 VII
:

"La crisi della politica danneggia la
Valtellina" di G.C.M.

-

in data
15 III
:  "Le pagelle dei nostri politici" di
G.C.M.



GdS 28 I 03 - www.gazzettadisondrio.it

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Alberto Frizziero
Dalla provincia