COME NACQUE NEL 1979 L'IDEA DELL'AZIENDA ELETTRICA VALTELLINESE







MEMORIA STORICA


Andando sui ricordi di un tempo mi piace ricordare che il progetto
dell'AEV, seppure in termini un po' diversi da quello presentato
da Dioli, é stato proposto nel programma biennale 1978-1979 dalla
Comunità Montana Valtellina allora da me presieduta.

L'idea nacque da conversazioni con il capogruppo, gruppo di circa
130 amministratori, della DC Alberto Frizziero, sulla base di
un'intuizione tecnica di suo padre l'ing. Luigi Frizziero e di
varie consultazioni con l'ing. Del Felice a proposito della
realizzazione della canalizzazione dell'acqua nell'ambito degli
interventi preventivi per la frana di Spriana.

Rielaborando tali intuizioni, promuovemmo una proposta politica
che però trovò molte difficoltà a procedere per la difficoltà di
costruire una vera solidarietà provinciale sul punto. Facemmo
anche fare all'ing. Dino Mazza degli studi sui piccoli salti dei
vari Comuni per costruire meglio la prospettiva. Eravamo convinti
che un'impostazione corretta della questione energia come bene
prezioso per lo sviluppo anche industriale della Valle e a
sostegno dei costi energetici delle cooperative agricole, che
avevano bisogno di irrigazione, ci avrebbe meglio aiutato a tenere
distinti i vari piani e livelli delle vertenze sul bene Acqua con
le varie società e i vari Enti.


DIMENSIONE ECOLOGICA. DIMENSIONE DEL BENE


Un conto era la dimensione
ecologica , un altro la dimensione del bene Energia come sostegno
allo sviluppo e all'occupazione. Su questa e altre iniziative
c'era spesso un'intesa di massima anche con l'opposizione, guidata
da persone come Giugni e Della Briotta, ma non sempre per ragioni
politiche di partito. L'idea di Azienda Elettrica di Valle
costituiva comunque una proposta centrale, che però non trovava
maturi i tempi.

Trattare la questione dell'energia idroelettrica a livello
provinciale facendovi confluire la vertenza del CIAV ha sempre
rappresentato una difficoltà perché il morbegnese era sordo a
talune solidarietà che si imponevano come attuali ad esempio nel
tiranese a livello comunitario.

I sindacati,dal canto loro,
ragionando direttamente con l'AEM, molto spesso spiazzavano la
vertenza dei Comuni piuttosto che sostenerla.

Bisogna subito dire
che alcuni uomini politici , invece di ragionare in termini di
contenuti, avanzavano pregiudiziali personalistiche o di
schieramento essendo a quei tempi nell'Alta valle la D.C. guidata
da Maganetti, capofila della vertenza dei Comuni. E' un vecchio
ricorrente limite di chi fa politica il riduzionismo sui contenuti
per paura che alterino gli scontri radicali ritenuti , a torto o a
ragione, elettoralmente proficui, sia nella lotta interna tra
correnti di partito sia all'esterno. Era per tale ragione allora
difficile avere un fronte unito all'interno della DC e vi era chi
, sul punto, indeboliva a torto l'impostazione della
rivendicazione dei diritti storici del CIAV Valtellina.


AEV PUNTO DI RACCORDO
 L'AEV,
come punto di raccordo per tutta la Valtellina, avrebbe avuto il
vantaggio di capitalizzare i vantaggi positivi delle varie
vertenze tecniche con la possibilità di valorizzare con le Società
idroelettriche (ENEL, AEM,SONDEL) forme di collaborazione che
sarebbero state assai costose per la Valtellina se avesse voluto
provveduto in proprio. Inoltre avere una Azienda avrebbe
consentito alla Comunità di tenere più agevolmente distinte alcune
vertenze del bene Acqua, questioni che, pur conformi alla
impostazione originaria dei patti intercorsi tra i Comuni
dell'Alta Valle col Comune di Milano, non riguardavano il bene
dell'energia prodotta, ma altri impieghi dell'acqua di tipo
agricolo o ecologico e di sistema. Elementi questi di cui si
sentiva in quegli anni il peso grave di un danno oggettivo.


RIAPRIRE GLI ARCHIVI


Bisognerebbe valorizzare la memoria storica degli archivi del CIAV,
del BIM e della Comunità Montana Unica di Valtellina e dei loro
amministratori ancora viventi. Il rapporto con l'AEM é per sua
natura occasione di vertenze conflittuali specifiche , ma nella
strategia non può che essere in via generale prevalentemente
cooperativo, in continuità col passato. Ciononostante vi sono
precisi dissensi che é bene sempre porre in evidenza per ottenere
chiarezza negli interessi della Valle. E su alcune questioni l'ente
pubblico locale si trova in una posizione sopraelevata trattandosi
di beni ecologici sottoposti alla programmazione dell' Ente
pubblico.

Con l'AEM vi sono forti interessi in comune, ma non é il Vangelo
da sottoscrivere ancorché la sua potenza economica sia dominante.


Balladore Pallieri a proposito dell' accordo sulle acque di
Livigno scrisse autorevolmente che l'AEM aveva fatto la ratifica
internazionale di interessi privati e aveva "trattato" acque che
erano già sue! Basterebbe la lettura attenta della memoria di
Balladore Pallieri per rendersi conto che é bene considerare da
vicino i passi che l'Azienda fa e non preventivamente avallarli
una volta per tutte. E basterebbe leggere i rapporti del prof.
Franzetti circa i dati tecnici forniti dall'AEM per rendersi conto
che si deve avere una sorveglianza critica.


COSCIENTI MA DISPONIBILI


Eravamo ben coscienti
di questa situazione, ma anche animati da spirito di
collaborazione come dev'essere per i rappresentanti della valle
che ha con l'AEM strategici interessi in comune. La vertenza da me
condotta con i rappresentanti degli altri Enti Locali , in primis
Luigi Dassogno allora Presidente della Provincia, si concluse in
Comunità Montana ,in un incontro se non erro del giugno del 1979.
Erano presenti per l'AEM i suoi dirigenti guidati dal Presidente
Cerrai, mentre per gli Enti Locali il Presidente della Provincia
Dassogno i sindaci interessati e per la comunità Montana il
Presidente, gli Assessori della partita e i nostri esperti.
L'incontro concludeva una serie di contatti organici che avevano
come punto chiave il bene Acqua e il progetto Ambiente nonché la
questione della stabilità dei versanti circa le opere dell'Azienda
sul Braulio (come si sa ogni movimento di terra in Valle doveva
essere sottoposto a parere preventivo dell'Ingegnere Forestale e
del Presidente della Comunità Montana).


L'IMPOSTAZIONE METODOLOGICA


L'impostazione metodologica da noi adottata era la seguente: nel
sollevare le questioni riguardanti l'ecologia del sistema
Valtellina noi ci ponevamo come Ente locale in dialogo con il
Comune di Milano e la Regione Lombardia in quanto da un lato il
patto originario era stato sottoscritto tra i Comuni dall'altro il
potere programmatorio sul territorio in materia ecologica spettava
alla Comunità Montana e alla Regione Lombardia.

Alla luce di tale
premesse da un lato era il Comune di Milano che doveva far
rispettare all'AEM la sostanza dei Patti storici e, dall'altro era
la Regione a dover far rispettare le istanze ecosistemiche
dell'ambiente.

Un riduzionismo del problema alla cosidetta legge
dell'Enel era del tutto fuori posto. La questione da noi sollevata
era allora lo scorrimento del letto di magra nel fiume Adda e la
Comunità Montana , per la prima volta sollevava con forza, ma
anche con spirito di collaborazione la questione ecologica.


LA QUESTIONE ECOLOGICA


La
questione ecologica, sostenevamo, trascendeva sia le vertenze
legate all'occupazione sia i conflitti d'interesse con l'AEM in
quanto rientrava nei metascopi programmatori di cui la Comunità
Montana era titolare in quanto Ente Pubblico e dunque in posizione
sovraordinata rispetto all'Azienda. Inoltre in senso storico
raccoglievamo il senso degli accordi tra Comune di Milano e Comuni
locali che aveva come scopo da un lato la salvaguardia
dell'interesse acqua per il sistema ecologico e agricolo della
Valle, dall'altro la cooperazione per il sistema Energia come
fattore di sviluppo della valle medesima. Circa il bene Acqua si
poneva l'obiettivo di studiare in proprio, con propri qualificati
esperti, il problema.

Qui vi é un lato conflittuale specifico
irriducibile della vertenza con l'AEM : non si possono delegare a
priori all'Azienda studi di questo tipo e autorizzazioni
conseguenti, quando l'AEM é la controparte in materia. Non si può
però neppure sostenere, come alcune volte alcuni facevano col loro
stile "tutto o nulla ", che l'Azienda o é la mamma di tutti noi e
allora va bene o é il demonio e allora va male, secondo i casi
della vertenza contingente. L'Azienda era chiamata da noi a
collaborare e a confrontarsi, magari anche conflittualmente, ma a
ragion veduta, e, su proposta dell'ing. Enrico Moratti e dell'ing.
Giovanni Del Curto, incaricammo il prof. Franzetti del Politecnico
di Milano per avere un confronto tecnico di alto profilo.
L'Azienda collaborò dapprima in modo riluttante, poi in forma
sempre più collaborativa.

Il prof. Franzetti seguiva la visione
ecologica del sistema acqua, mentre l'ing. Dino Mazza seguiva la
questione dello sviluppo compatibile tramite lo studio di
fattibilità circa la valorizzazione dei piccoli salti, alcuni resi
poi negli anni operativi in prospettiva agricola e industriale.


Dal punto di vista ecologico si può dire che i risultati degli
studi del prof. Franzetti furono senz'altro istruttivi e proficui
e ottenemmo dall'Azienda collaborazione per lo scorrimento nel
fiume del letto di magra e altri benefici minimi indispensabili.


COMUNE DI MILANO - AEM


Seguendo l'impostazione metodologica che ho citato , quando ero
Presidente della Comunità di Tirano, a Grosio, con tutti i sindaci
della zona presenti, ci incontrammo con il sindaco di Milano
Tognoli proprio nella sede dell'Azienda a simboleggiare che i
nostri patti originari erano tra Comuni e che il Comune rispondeva
della loro ragionevole sostanzialità in tutte le direzioni e nel
contempo che vi era piena accettazione dell'interlocutore AEM, che
non era certo un nemico o un avversario , ma un partner di
vertenze anche sindacali sull'occupazione.

Trattavamo con il
Comune di Milano e da posizione programmatoria , ma é logico che
l'AEM riguardava direttamente alcune questioni ambientali e con le
cooperative agricole, ad esempio l'irrigazione in zona Cooperativa
Alta Valtellina, che ci toccavano da vicino.

Anzitutto e sempre per il bene Acqua.

Le forze in gioco in valle
ora si univano ora si disunivano e ciò creava oggettive
difficoltà. Ad esempio va dato atto ai sindacati del loro fattivo
ruolo in proposito: alcune volte i loro forti legami ambrosiani
aiutavano le vertenze, altre volte probabilmente le frenavano. In
ogni caso ottenemmo l'assicurazione del rispetto delle necessità
della COAV Valtellina e in seguito l'impianto fu fatto, malgrado
qualche opposizione iniziale negli uffici AEM.

Ci rendemmo anche
conto, con l'allora sindaco di Grosio Fausto Pruneri e con altri,
di quanto dalla zona del Tiranese in su fossimo isolati nelle
nostre vertenze rispetto al resto della valle e ci interrogammo
sui perché politici di tale scarsa solidarietà. Temo che il
problema sia rimasto. Allora non sempre gli intrecci tra
Valtellina e AEM erano palesi, all'insegna della trasparenza: vi
erano elementi che non risultavano evidenti. Oggi ignoro lo status
questionis.

Sul piano politico é vero che gli intrecci tra Valtellina e AEM a
volte non erano chiarissimi (Vox populi chiamava alcune liste
comparse in Comuni sopra Tirano "le liste dell'Azienda" e
l'impressione che volessero indebolire il fronte unico del CIAV
Valtellina era netta), ma tutto ciò era anche , in positivo, la
testimonianza che ormai l'Azienda si era pienamente inserita in
Valtellina dando lavoro alla nostra gente che, riconoscendone
l'appartenenza, ne riconosceva anche la positiva presenza.


CONFRONTO POLITICO


La
questione, come era stata da noi impostata, superava invece questi
intralci rivolgendosi direttamente al Comune di Milano per la
ripresa e il rispetto di alcuni patti originari. Ci rivolgevamo
all'Azienda solo per alcune tipiche vertenze, altrimenti il
confronto era politico. Bisogna qui fare menzione che anche
l'opposizione sospettosa dei valtellinesi fine a se stessa é stata
un ostacolo a volte nel passato: a sospettosità dei valtellinesi a
volte rifiutava una collaborazione dell'AEM, vista da alcuni come
nemica "tout court". Basterebbe pensare al fatto che mi ha
raccontato il geom. Cesare Sassella, tecnico dell'Azienda e cioè
che a Grosio, per volontà popolare, fecero ritrasportare il
marino che l'Azienda Elettrica aveva a suo tempo messo a
disposizione per attuare per tempo, in pratica gratuitamente, la
preziosa tangenziale esterna, anticipandola di molti anni e
rendendo più snello e sicuro il traffico attraverso il paese. E'
un esempio di come, nella vertenza con l'AEM la demagogia nuoccia.


Vero é però che a volte l'eccesso di zelo anti-valle degli Uffici
interni all'Aem, che non sempre hanno una visione d'insieme del
problema dei rapporti politici tra Comunità e Comune di Milano,
genera una giustificata diffidenza. Oggi la distinzione tra fiducia
e cooperazione giustificata e competizione conflittuale s'impone
ancora maggiormente,ma il rafforzato ruolo programmatorio ed
equilibratore della Regione Lombardia nella vertenza, che allora
debuttava dovrebbe essere ancor più evidente e ben chiaro. Si
dovrebbero regolare i rapporti tra Enti Locali sul problema
meglio, come aveva fatto Mattei con l'Eni rispetto ai Paesi
produttori di energia: in tal caso si seguirebbe una strada
maestra di riconoscimento del fatto che la Valtellina aveva ed ha
nel bene Acqua un elemento fondamentale del suo habitat e delle
sue attività.

Sulla questione del bene energia, ad esempio a
Tirano, bisogna farsi la domanda contraria a quella che Dalle
Grave si é posto non molto tempo fa e cioè chiedersi come mai
finché la politica in Valtellina era organicamente collegata con
il Comune di Milano e la Regione Lombardia, a nessuno venne in
mente di contraddire i patti e a nessuno venne in mente di
trattarla solo ed esclusivamente in veste giuridica, ma a tutti
premeva mantenere saggiamente i canali aperti (Maganetti era
allora Sindaco di Tirano e si batteva da par suo in questa
direzione).

Perché la questione giuridica é sfuggita di mano non
appena i buoni rapporti politici sono caduti? E perché i tiranesi
sono stati lasciati soli nelle loro manifestazioni di protesta?
Dioli come Presidente della Provincia é stato solidale con Tirano,
ma si vedeva anche giornalisticamente che il problema era poco
sentito, come fosse solo una questione di Tirano.


RUOLO DELLA PROVINCIA E DEGLI ENTI LOCALI


Ci si potrebbe
chiedere, concludendo, come mai vi é ricorrente difficoltà sul
problema e quale é il ruolo della Provincia e degli altri Enti
locali sulla questione oggi?

Un assunto sembra palese: la
solidarietà tra i valtellinesi su questo punto é da costruire e
non é immediata. Probabilmente per ragioni storiche e d'interesse
la Bassa Valle, che io mi ricordi, non ha mai offerto vera
solidarietà ai Tiranesi o all'Alta valle sul punto e viceversa la
questione di Pian della Selvetta non era sentita sopra Sondrio.


Una visione d'insieme della Valle e dei suoi problemi era
difficile da costruire politicamente e la Comunità Unica ci provò
, ma la sua esperienza fu interrotta.

Oggi la Provincia ha
indiscutibilmente il ruolo programmatorio allora rappresentato
dalla Comunità Unica. Dobbiamo dare atto a Spini, con pochi altri
di noi, che volle a suo
tempo insistere, anche contro alcuni amici della Valchiavenna,
circa l'importanza di tenere la Comunità Unica perché vi era
bisogno di una forte Identità Politica non tanto separatisticamente rispetto alla Regione Lombardia quanto
autonomisticamente rispetto alla solidarietà locale e alla visione
programmatoria dei nostri problemi sulla scia della ispirazione
vanoniana del BIM. Purtroppo la Valtellina ha sempre avuto una
forte identità Comunitaria e una bassa Identità politica: sarebbe
un interessante tema storico da comprendere. E neppure la DC
riusciva a fornirla malgrado che alcuni aspetti di visione
programmatoria d'insieme fossero stati impostati da Vanoni stesso
con la nascita del BIM.

Trovo che Dioli in questo, riprendendo
l'idea nostra dell' AEV, sia pure in modo esclusivamente legato
all'Azienda, ha percorso una strada che riprendeva una visione
d'insieme della questione energia nella Valle.

E ancor più oggi
l'idea di Tarabini di rafforzare un'identità socioculturale della
Valle dovrebbe essere favorevole ai problemi che solleviamo.

LA
SOLIDARIETA' VA COSTRUITA


La
solidarietà però sul punto va costruita tenendo conto della
memoria storica e in fondo questo dovrebbe essere un fondamentale
lavoro del politico e della politica.

Trovare un punto di raccordo
é fondamentale visto che la stessa Alta Valle vede il problema in
modo diverso da quello considerato ad esempio nella zona della COAV Valtellina, mentre é necessaria una visione programmatoria di
tipo provinciale.

I funzionari dell'AEM, forse con una certa
miopia che ha alimentato conflittualità, hanno sempre contato sul
fatto che gli amministratori passano, mentre i funzionari
dell'Azienda restano (in realtà ahimè passano anche quelli
dell'Azienda).

Per tale ragione spesso si é dovuto ricominciare da
capo, malgrado climi intese e accordi raggiunti. La scuola di
partito nella DC metteva al riparo dal ripartire da zero e
certamente é bene che gli sforzi anche recenti di Dioli non vadano
perduti. Ciò che Dioli ha cercato di fare ha un aspetto molto
positivo nella volontà di mettere una parola conclusiva e alcuni
punti fermi e tutto ciò é del tutto coerente con la metodologia
che anche noi abbiamo impostato col Presidente Cerrai ed é in
continuità non in discontinuità col passato. Questo però non
significa farsi legare le mani o rinunciare agli altri aspetti
della vertenza riguardanti il bene Acqua o sulla questione
territorio, materia che va condotta su ben altri fronti, essendo la
materia più complessa ancorché strettamente coordinata con la
vertenza idroelettrica. Alcune questioni vanno affrontate
congiuntamente alla vertenza ancorché distintamente.

Non so se oggi possano essere utili questi ricordi, ma anche a
memoria del compianto Presidente Dassogno che aveva partecipato
con me alla vertenza, mi correva l'obbligo di rendere
testimonianza di quanto fatto.

Confido che il Presidente della Provincia on. Eugenio Tarabini, in
dialettica con l'opposizione di Dioli, possano porre un
significativo passo innanzi nell'annosa questione.
Mario Garbellini


GdS 8 IV 02


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Mario Garbellini
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