IN CAMERA SANITATIS



LA SANITA' IN PROVINCIA DI SONDRIO



Seguo da un po’ di tempo lo
strano dibattito riportato dalla stampa locale sulla annosa
questione della “sanità in provincia di Sondrio”.
Confesso che mi prende una grande e profonda malinconia.

Mi prende la malinconia nell’osservare come anche in questa
occasione (ultima offerta prima della chiusura della
sperimentazione)
a farla da padrone siano la divisione, la
contrapposizione, la rissa, i pregiudizi e le incomprensioni, 
anziché l’unità e il buon senso.
Infatti, il buon senso vorrebbe che gli attori (e per
attori intendo tutti i cittadini della nostra comunità
indipendentemente dal  ruolo e dalle responsabilità che ricoprono)

facessero ciascuno lo sforzo di distinguere e rispettare
reciprocamente il proprio ruolo, poi  facessero altrettanti sforzi
per ascoltarsi, compattarsi, coordinarsi e  agire in modo
sincrono, avendo come fine il bene di tutti:
Istituzioni, operatori, pazienti e contribuenti.


L'APPELLO
ALL'UNITA' LANCIATO DAI PRETI


Ma purtroppo devo constatare che non è così e, pare, che anche il
recente appello all’unità lanciato dai preti della
media e alta valle sia rimasto inascoltato.

Rimanendo così la situazione, è fuori di ogni dubbio che colui o
coloro che sono preposti, per loro compito intrinseco, a far
quadrare i conti, agiscano di conseguenza; e spesso chi si occupa
di quel compito in senso stretto non considera gli altri fattori
connessi o collaterali all’oggetto di bilancio: ne prende nota,
li registra, ma non li comprende nei suoi calcoli
(dovrebbe?).

La legge dice che sono altre le autorità competenti
in materia che devono fornire proposte, linee guida e indirizzi di
merito. Ed è proprio questa “altra parte” che, a mio
modesto parere, in questa provincia manca di ruolo e di
autorevolezza.


LE ISTITUZIONI

IL mio personale giudizio
nei confronti di gran parte delle Istituzioni della provincia é
noto da tempo (da troppo tempo) e, purtroppo,  non si è
modificato.

Le istituzioni locali soffrono di un diffuso senso di sudditanza e
un complesso di inferiorità nei confronti del Governo Regionale
che indebolisce il loro ruolo di rappresentanza, mortifica la loro
capacità negoziale, e, in ultima analisi,  colpisce la dignità del
corpo elettorale (nella fattispecie  utenti del servizio
sanitario regionale).
che, “da fuori”, è costretto ad
osservare  una incomprensibile quanto inusuale litigiosità, spesso
priva di senso.

Questo stato di cose si è consolidato nel tempo perché si è sempre
preferito guardare alle differenziazione ideologiche, agli
schieramenti di partito, agli  interessi elettorali e di parte e
alle contrapposizioni campanilistiche, piuttosto che ai bisogni
più generali delle comunità valtellinese e valchiavennasca. Si è
sempre sperato sulla capacità e disponibilità (mai
disinteressata)
di qualche padrino (sia a livello nazionale
che regionale)
piuttosto che imporsi alle istanze superiori
con dignità e forti del proprio senso di cittadinanza (altro
che sproloquiare sull’autonomia
).


LE OCCASIONI
PERDUTE E LE RESPONSABILITA'

La storia politico -
istituzionale della nostra provincia degli ultimi trent’anni è
ricca di occasioni perdute, tra cui quella di non avere risolta
la questione dell’ospedale di Sondalo
, dopo la cessione o
trasferimento del nosocomio dell’INPS al servizio sanitario
nazionale.

E’ dal 1970
che i sindacati chiedono alla Regione Lombardia di
predisporre un progetto  sul quale avviare un serrato negoziato
tra le parti interessate per dare soluzione al problema. Ed è dal
1970 che la Regione puntualmente disattende la richiesta. E’ dal
1970 che per l’ospedale Morelli  si sono inventate di volta in
volta  orpelli e stampelle  e speso ingenti risorse per
farlo sopravvivere, e mai si è voluto (sottolineo voluto),
affrontare concretamente il problema per risolverlo.

Ma quelle della Regione Lombardia non sono le sole responsabilità
!

IL governo regionale ha avuto buon gioco a rinviare sine die la
questione perché ha potuto avvalersi della mancanza di una
proposta unitariamente condivisa da parte delle forze politiche e
istituzionali della provincia
che, chissà  per quale arcano,
non sono mai riuscite a trovare l’occasione per sedersi e
concordare una linea comune.

Sicuramente di rilevanza minore, ma devo ammettere onestamente e a
questo proposito, che qualche discrepanza c’è stata anche
tra le Organizzazioni sindacali dei lavoratori.

L’arcano, secondo me,  sta nel fatto che non si è mai voluto
ammettere
e accettare che la sopravvivenza dell’Ospedale
Morelli di Sondalo non riguarda solo il comune di Sondalo o l’Alta
Valle e non riguarda neppure e soltanto la provincia di Sondrio;
quel nosocomio riguardava e riguarda lo Stato e la Regione
Lombardia
e per una ragione molto semplice.

Non si dimentichi, infatti,  che quel nosocomio è stato costruito
per affrontare e risolvere un  gigantesco problema nazionale:
la cura di una malattia endemica e contagiosa come la TBC.

Lo Stato
ne n’è avvalso per ottemperare ad un suo specifico
dovere istituzionale e così pure la Regione Lombardia; ora
nessuno dei due può defilarsi dalle proprie responsabilità
scaricando sulla popolazione di Sondalo, e su quella provinciale
la soluzione del problema.

UN
PATRIMONIO DA NON ABBANDONARE
Un patrimonio
strutturale, scientifico e umano di quella portata non può essere
abbandonato a se stesso, né disperso, né destinato alla 
demolizione, (o al saccheggio come è avvenuto per il sanatorio
di Prasomaso),
né tantomeno ricadere passivamente nel
disinteresse dell’una e dall’altra istanza istituzionale (Stato
e Regione).
I sindacati assieme agli operatori si sono da tempo dati da
fare per abbozzare qualche proposta tesa ad impedire il degrado
della situazione. Qualche altra proposta è stata fatta circolare
da alcuni personaggi impegnati istituzionalmente; anche i due
managers, della ASL e della A.O. di Sondalo, hanno avanzato le
loro.

Sono basi dalle quali si può partire a condizione, però, di
sgombrare il campo da interessi di parte, da veti e pregiudizi
ideologici e di schieramento.

DUE
TAVOLI
Servono due tavoli 
dove discutere, confrontarsi sulle idee, sui dati, sui bisogni  e
sulle aspettative dei contribuenti: uno a livello provinciale:
coordinato dalla Amministrazione Provinciale onde definire e
concordare un progetto comune;  un’altro a livello regionale
dove la delegazione provinciale discute,  si misura,  si
confronta  e concorda una strategia risolutiva con il Governo
Regionale Lombardo, oggi con più poteri di ieri.
E’ risaputo che ogni e qualsiasi progetto riguardante
l’organizzazione sanitaria della provincia di Sondrio non sarebbe
credibile se non prescindesse dalla soluzione del problema
dell’ospedale Morelli.

Chiunque. operatori, istituzioni, sindacati, e contribuenti, non
considerassero (con tutte le implicazioni di ordine sanitario,
economico, organizzativo e umano)
questo aspetto della
questione e persistessero  nella incomprensione e nella polemica
fine a se stessa, si assumerebbero la grande responsabilità di 
vedere il progressivo sgretolarsi di un servizio che
altrimenti, potrebbe essere il fiore all’occhiello di una
comunità  marginale si, ma vocata a presiedere un ambìto luogo di
accoglienza e ospitalità turistica per tanta gente lombarda,
nazionale e internazionale.


DETTO,
APPUNTO, IN CAMERA SANITATIS...
Del resto, detto in
“camera sanitatis”
, continuare ad accumulare settanta o
ottanta miliardi all’anno di debiti
per mantenere un servizio
che funziona male, scontenta molti  e non offre prospettive di
miglioramento qualitativo,  non serve a nessuno  e offre il destro
a chi è intenzionato a risolvere la questione con la scure.
Valerio Delle Grave


GdS 24 II 02


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Valerio Delle Grave
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