Ancora il problema rifiuti. E dove sorgerà il "forno"?
DI NUOVO POLEMICA
Si è riaccesa la polemica sui rifiuti.
Dalla seduta di una commissione consiliare in Provincia il tema
è finito sui giornali. Per l’assessore Rudini a Saleggio ci
starebbero ancora 40.000 tonnellate di rifiuti, quasi un anno di
smaltimento, come a dire un risparmio per i valtellinesi e
valchiavennaschi in ordine di grandezza di almeno sei miliardi
di vecchie lire. Siccome il Presidente della SECAM ha
polemizzato con questa affermazione, riferendosi evidentemente
all’ultimo progetto, vale la pena di approfondire.
Il Comune di Teglio – che aveva preso molto male l’imprevidente
esclusione di un suo rappresentante dal Consiglio di
Amministrazione della SECAM – si era attestato sulla negativa
rispetto alla possibilità di conferire i rifiuti sino al
completamento del volume della discarica. A suo tempo la
convenzione con la Provincia parlava di 390.000 metri cubi e di
390.000 tonnellate. Con la triturazione i rifiuti risultavano
più compressi e quindi nello stesso volume ce ne sarebbero stati
di più.
PERSA L'OCCASIONE
PER RIEMPIRE SALEGGIO
In un primo tempo il Comune aveva dato la sua
disponibilità a completare la discarica anche oltre il
quantitativo in peso previsto. Dopo l’esclusione di cui sopra si
era però irrigidito e ci volle del bello e del buono alla
Provincia per stipulare un supplemento di convenzione, seppure a
caro prezzo.
A fronte di un consistente aumento dell’indennizzo
a favore del Comune questo acconsentì a ricevere ulteriori
rifiuti sino al completamento del volume, alla condizione però
che in ogni caso la discarica venisse chiusa entro il
31.12.2001. Si trattava della scelta di una data tale da rendere
possibile l’operazione, senonché intervenne l’accordo con i
gestori di discariche nel milanese (Mediglia e Maserati),
d’accordo anche la Provincia di Milano e i Comuni interessati.
Sia pure con costi alti, i nostri rifiuti cominciarono ad andare
laggiù, probabilmente ritenendo Provincia e SECAM che la data
del 31 dicembre potesse essere superata.
Non è stato così. Il
Comune di Teglio si è attenuto strettamente alla convenzione e,
arrivato il 31 dicembre, ha detto basta. L’aria che tira lassù,
espressa chiaramente sulla stampa dall’assessore all’ambiente, è
tale che chi sperava che con il cambio del Sindaco – Sandro Fay
non può ripresentarsi avendo già fatto i due mandati che la
legge fissa come massimo per i Sindaci (non però per deputati e
senatori….) – potessero cambiare le cose, deve con ogni
probabilità rimettere nel fodero i propri propositi. Non occorre
essere profeti per ipotizzare che questi sei miliardi fatti
pagare in più alla gente saranno uno dei temi che
caratterizzeranno la campagna elettorale delle elezioni
provinciali nella primavera del prossimo anno.
MA IL FORNO DOVE
LO METTIAMO?
Dove mettere il “forno”?
La Provincia ha detto che deve essere
la SECAM a fornire le caratteristiche perché poi si passi questa
matassa agli estensori del Piano Territoriale che dovranno
indicare il sito adatto. Chi non è di memoria corta ricorderà
come la Provincia abbia espressamente richiesto a chi stava
elaborando il Piano Provinciale Rifiuti di dare indicazioni al
riguardo. Queste sono arrivate. Tradotte sulla carta vogliono
dire o Sondrio, o l’area Morbegno-Talamona o, con tutti i dubbi
del caso, in particolare idrogeologici, Tartano.
Si preferirebbe Sondrio, ma l’attuale Amministrazione è sempre
stata decisamente contraria, per cui si attende nella speranza
di un cambio politico e quindi di un cambio di opinione, che potrebbe
avvenire in Municipio ma difficilmente fra la gente.
VA BENE ANCHE IL
FORNO SE A MENO DI 200 LIRE
L’unica soluzione razionale – si legga: economica - è stata di
fatto scartata a suo tempo nel momento in cui è stato deciso di
ribaltare il Consiglio di Amministrazione. Inutili i tentativi
successivi di riannodare i fili del discorso perché ne mancavano
le premesse che invece in precedenza erano state poste. Inoltre
non si è
percorsa l’unica strada istituzionale che poteva portare a quel
risultato o comunque ad altri economicamente simili, con costi
molto, molto inferiori a quelli che si hanno adesso.
Ha vinto “il partito del business”, di coloro cioè che puntano
alla realizzazione del “forno”, che poi, ahimé, sarà realizzato
dalla multinazionale di turno, al più con qualche lavoretto per
le aziende locali. Non che la scelta del "forno" sia un male.
Il male potrebbe venire
dai costi, come la gente ha chiaramente dimostrato in una
recente indagine effettuata nel capoluogo. Se lo smaltimento
verrà a costare meno di duecento vecchie lire al kg, e si farà
in fretta a scegliere dove costruire l’impianto, tutto bene.
Siamo ad aprile. Fra sei mesi ottobre. C’è tutto il tempo per
dare queste risposte, visto che se dovessero scivolare a dopo le
elezioni di primavera ne verrebbe una inevitabile bagarre che è
bene evitare data la delicatezza del problema essendo in gioco
il rispetto dei portafogli della nostra gente. Gente che poi
saprebbe con chi prendersela, visto che il primo interlocutore,
quello che manda a casa la bolletta, è il Comune.
GdS
GdS 18 IV 03 - www.gazzettadisondrio.it
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