ACQUA E CANONI

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LA FORZA DELLA RAGIONE
Acque e canoni 1

Sono stato spesso tacciato di essere il “proconsole di Formigoni”
in provincia di Sondrio. Benché intrisa di malvagità, l’accusa
mi ha sempre procurato un fondo di piacere: non c’è davvero da
vergognarsi di rappresentare Forza Italia sul territorio e
questo Presidente.

Sulla vicenda che agita in questi giorni i sonni della Provincia
e che vede questa contrapposta alla Regione sulla vicenda della
gestione del demanio idrico e dei relativi canoni, voglio però
sottrarmi a quel ruolo di rappresentanza.

Credo infatti spetti al Presidente della Regione ed alla sua
Giunta spiegare la posizione assunta su questa vicenda e le
relative motivazioni. Ritengo peraltro di esprimere qualche
valutazione, vestendo però i panni di valligiano.


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Non guasta anzitutto ricordare che tanto i parlamentari romani,
che quelli milanesi, operano senza il cosiddetto vincolo di
mandato: vengono eletti per rappresentare, rispettivamente, gli
interessi di tutti gli italiani e di tutti i lombardi.

Questo non significa che ci si debba disinteressare dei problemi
di casa propria, ma che gli stessi devono essere filtrati
attraverso la lettura degli interessi generali. Il che dovrebbe
scongiurare l’egoismo localista e consentire un livello di
trattazione dei problemi consono ad un’assise istituzionale.
Sappiamo peraltro che esiste una certa difficoltà ad attuare
questa regola costituzionale.


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Un secondo aspetto che è opportuno chiarire fin da subito è la
natura del bene acqua.

E’ cosa nostra o è bene comune? Chi ha la ventura di sedere
sopra a falde o a sorgenti di acqua pura ne dispone a suo
piacimento? Esiste un diritto allo sfruttamento per chi governa
amministrativamente il territorio? C’è un diritto locale alla
tassa sul macinato (in questo caso, sul “turbinato”) o i
benefici sono collettivi?

Anche qui occorre distinguere tra aspirazioni e diritti. Le
province a statuto speciale (Trento e Bolzano per usare gli
esempi più vicini) con la Costituzione si sono conquistate una
serie di “sì” come risposta a tutte le domande che ci siamo
posti. Per le Regioni a statuto ordinario vige una regola
diversa che prevede molti no e qualche “ni”, confinato alle
previsioni della Legge sulla Montagna della Lombardia ed ai
sovraccanoni. A scardinare la regola generale è l’emendamento
alla Finanziaria, suggerito dalle province di Sondrio, Belluno e
Verbania-Ossola, che assegna la gestione del demanio idrico nel
suo insieme, la determinazione dei canoni di concessioni e
l’introito dei relativi proventi alle province, nel caso di
presenza di almeno il 95% dei Comuni montani.

Viene quindi ad essere stabilita una specie di regime speciale
per le province interamente montane e questo di per sé non può
che farci piacere in via di principio. Non è peraltro ozioso
porci una domanda che appartiene più forse all’ambito
dell’opportunità politica che a quello del diritto.

E’ sufficiente un emendamento ad una Legge Finanziaria per
mandare in pensione un principio generale o ci vuole altro? Me
lo chiedo ed ho riserve al riguardo. Il diritto è spesso
suffragato in modo inadeguato dagli strumenti della politica, ed
ho seri dubbi che questo sia uno dei casi. Anche perché, a
fronte dei 6-7 milioni di Euro sottratti al bilancio della
Regione, è accordato per gli anni 2004, 2005 e 2006 un
contributo pari ad una frazione dei 2 milioni previsti in
Finanziaria a favore di tutte le Regioni interessate. C’è un
principio di perequazione chiaramente disatteso e questo non va
bene.



LA FORZA DELLA RAGIONE
Acque e canoni 2


Nella diatriba sull’acqua c’è un ulteriore elemento che merita
di essere valutato: la qualità del rapporto istituzionale.

L’attuale governo provinciale, come è noto, ha fatto
dell’autonomia il motivo forte elettorale prima e gestionale
poi, almeno nella prima parte del mandato.

Poi vi è stata una sorta di archiviazione, insieme ad un atto di
fede incondizionato nella qualità legislativa della Regione,
considerata molto attenta ad attuare il principio di
sussidiarietà. In prospettiva della nuova campagna elettorale,
si torna a parlare di autonomia a causa della sordità della
Regione al pagamento dei canoni, deciso con il noto emendamento
della Finanziaria. Io credo che la Provincia di Sondrio sia un
pezzo di Lombardia, con le sue caratteristiche singolari certo,
con le sue montagne ed i relativi problemi, ma un pezzo di
Lombardia e non un Cantone svizzero, una regione, una provincia
autonoma.

Comprendiamo che qualcuno la vorrebbe così, e se si potesse
davvero fare l’autonomia vera, se ci fossero le condizioni
politiche, economiche ed istituzionali, certo piacerebbe anche a
noi, come credo a mezza Italia. Ma non è così. Fatichiamo ad
immaginare che qualcuno ci possa davvero credere e non punti
invece ad una specie di surrogato per condiscendere a qualche
tardivo ripensamento sui destini di questa valle.

Così come fatichiamo ad ascoltare rivendicazioni sulle acque che
ben potevano sortire effetti quando la valle, colonizzata dalle
varie industrie idroelettriche, rinnovò senza sussulti le
concessioni. Dov’erano allora l’ autonomia, la difesa del
territorio, la sensibilità per l’ambiente? Oggi si usa l’acqua
per aprire un conflitto istituzionale, dopo un’operazione che si
è tradotta in un saccheggio del bilancio regionale. Questa
storia vanifica molto del mio lavoro in Regione, teso a
conquistare considerazione per fattori oggettivi e non con lo
strumento della questua. Quando uscì la notizia
dell’emendamento, l’Assessore al Bilancio mi disse: “Bravo tu
che vieni a dirci del diritto della montagna ad avere certezze
finanziarie nella nuova legge proprio quando la tua montagna ci
scippa risorse!”. La torta è una sola, ed è quella della
Lombardia. Ce ne prendiamo da sempre una fetta proporzionalmente
assai più grande di quella che ci spetterebbe: sistemare il
territorio, mantenere una sanità diffusa, fare acquedotti e
fognature per pochi abitanti, costruire grandi eventi sono tutte
cose che costano. Alla Lombardia, non alla istituzione Regione!
Tra istituzioni però ci dovrebbe essere la capacità di capire
queste cose e soprattutto la sensibilità di condividere percorsi
praticabili in virtù dell’interesse generale. Dove si è perso
tutto questo? Perché la concertazione dovrebbe risolversi
nell’acquiescenza a prepotenze localistiche? Perché la Provincia
di Sondrio non ha mai voluto costruire un vero rapporto
paritario con la Regione ed ha solo tentato di imporre le
proprie ragioni?

Davvero siamo in condizione di dettare le regole agli altri,
oppure rischiamo l’isolamento istituzionale?

Non guasta al riguardo ricordare che il comma 41 dell’articolo 4
della Finanziaria prevede che le Regioni possono riconoscere
alle Province interamente montane condizioni speciali di
autonomia nella gestione delle risorse idriche. Per l’appunto,
possono!



LA FORZA DELLA RAGIONE
Acque e canoni 3


Ci sono alcune valutazioni di opportunità che, al di là del
diritto e della politica, dovrebbero ispirare i comportamenti
istituzionali. So con queste argomentazioni di sollevare un
vespaio perché nella nostra bella valle le anime candide si
sprecano, sempre pronte ufficialmente a proclamare i più sacri
principi ed a praticare dietro le quinte i comportamenti più
discutibili.

Dunque, valutazioni di opportunità per questo paradiso di
Lombardia che ha un disperato bisogno dei lombardi per seguitare
a prosperare, come sta facendo, e per migliorare nelle sue
performances. Le statistiche ci relegano peraltro tra le ultime
province d’Italia per dotazioni infrastrutturali. La Regione ci
ha promosso in cima alle sue priorità nell’Intesa con il Governo
per il recupero dell’efficienza viabilistica. Ci abbiamo messo
del nostro, rallentando l’iter per l’approntamento dei progetti
della nuova SS38, per la quale rischiamo di finire fuori dalla
considerazione della Legge Obiettivo. La Regione ci crede e, con
la scusa dei Mondiali di Sci 2005, spinge per portare a casa
risorse, ignorando i diktat e le minacce di fantomatiche
dimissioni provinciali, accettando sceneggiate mortificanti (per
noi) sui tavoli istituzionali, aprendo la porta (e la borsa)
alle richiesta del nostro territorio, che incassa dividendi
anche quando non sottoscrive azioni.

Chiediamoci però fino a quando può durare questo stato di cose e
se non siamo invece prossimi al limite di rottura. Le
conseguenze potrebbero risultare davvero tristi, in un momento
in cui le risorse sono poche e le richieste moltissime. Possiamo
permetterci di subire decurtazioni, di considerazione dei nostri
problemi prima che di soldi, dalla Regione? Penso ai guai che
periodicamente si propongono all’assetto del nostro territorio,
ai servizi, alla sanità, al turismo, alla promozione dei
prodotti tipici e vi discorrendo. Il conflitto istituzionale
porta inevitabilmente con sé la sordità istituzionale. Non
possiamo andare avanti a litigare con tutti e per tutto. Non
abbiamo bisogno di Savonarola disposti ad immolarsi sul rogo a
difesa di verità, giuste o sbagliate che siano, perché nel rogo
ci finiamo tutti e bisognerebbe almeno che qualcuno chiedesse se
siamo contenti di finire allo spiedo. Per quanto mi riguarda ne
faccio volentieri a meno. Anche Forza Italia la pensa allo
stesso modo. Non avrebbe potuto essere diverso, in
considerazione del messaggio che, in modo unanime, è uscito dal
Congresso del Salyut. Questo partito ha rivendicato ruolo,
indipendenza, pari dignità con gli alleati, imprescindibile
necessità di condividere le scelte politiche ed amministrative.
Forza Italia è cresciuta in consapevolezza e in volontà di
contare, sul territorio e nei palazzi. Vuole essere protagonista
in progetti condivisi e non asservita a di progetti altrui.
Vuole sviluppare una politica attenta e trasparente, senza
condizionamenti sui principi, senza timori reverenziali. La
classe dirigente che l’unanime volontà degli iscritti ha
espresso nel congresso e nella quale risultano rappresentate le
diversità di cui Forza Italia è sintesi, è decisa a seguire le
indicazioni che sono venute con chiarezza dalla base. Se
qualcuno ha trovato la sua Pontida noi intendiamo imbandire la
nostra Tavola Rotonda, una tavola tra pari per combattere una
sfida giusta con il condottiero riconosciuto.

G.Maria Bordoni

(x)




(x)

consigliere regionale


 


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G.Maria Bordoni (x)
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