Il 2016 che verrà. Capodanno in giro per il mondo

Aion, Kronos e Kairos

Non saremo di certo scontenti che il 2015 con tutte le brutture che ci ha fatto vivere (terrorismo, migranti morti, paesi flagellati da tempeste e maremoti) finirà con la speranza che non l’accompagnino botti e champagne. Credo che non abbiamo proprio nulla da festeggiare nella situazione in cui siamo nel mondo. L’unica è la speranza che la misericordia di cui tanto si parla nel Giubileo appena cominciato, tocchi i cuori di tutti e che il Padre che ci ha creati ci renda più miti verso i nostri fratelli bisognosi.

A livello culturale, vale la pena di ricordare che nel 1950 l’antropologo svizzero
Carl Gustav Jung scrisse un saggio su il Simbolismo delle Ere in cui non parlava solo  del tema astrologico in relazione alle ere storiche,  ma come energia che si proietta nella storia dell’umanità. Per gli antichi Greci c’erano tre modi per indicare il tempo: Aion, Kronos e Kairos. Aion indicava la suddivisione del tempo in grandi ere; Kronos era lo scorrere giornaliero delle ore; Kairos era, infine, il momento di grazia, magico ed eccezionale.  
Secondo Jung, ogni era ha un carattere dominante che si può trarre dall’astrologia e dallo studio comparativo delle antiche civiltà e religioni, dai loro riti, miti o simboli.

Qualche notizia storica

Sappiamo che la Terra ruota attorno a un asse immaginario in 24 ore e che percorre poi un’eclittica, attorno al Sole, in 365 giorni. Le stagioni sono prodotte dal fatto che l’asse terrestre è inclinato di 23 gradi e mezzo e questo avvicina o allontana un punto della Terra dal Sole e modifica nel corso dell’anno la lunghezza del giorno o della notte.
Per i popoli antichi c’erano 4 giorni rilevanti che segnano l’inizio delle 4 stagioni e che, nell’emisfero occidentale, sono 21 marzo, 23 giugno, 23 settembre e 21 dicembre; in due di questi, equinozi, la durata del giorno e della notte è uguale, mentre nel solstizio d’inverno abbiamo la notte più lunga dell’anno e nel solstizio d’estate il giorno più lungo. Particolare rilievo ha sempre avuto l’equinozio di primavera (21 marzo), che non indica solo l’inizio dell’anno stagionale, ma segna anche il tempo delle semine e dello scongelamento delle nevi e dunque delle piene dei fiumi(una volta!!!)
I calendari dei popoli antichi erano molto attenti sia al ciclo lunare (29 giorni è il tempo fra due lune piene) che a quello solare (365 giorni), perché dalla luna o dal sole dipendono i lavori agricoli, le preparazioni dei cibi o dei medicinali, … e collegavano ad essi anche i mutamenti delle energie cosmiche e telluriche, derivandone i riti religiosi e le cerimonie sacre.
Una volta stabilito l’equinozio di primavera, gli antichi videro che esso restava sotto una precisa costellazione per 2.160 anni circa, poi passava ad un’altra e le attraversava tutte in 25.920 anni(cerchio dello Zodiaco).

Ma oggi come si festeggia il nuovo anno nelle varie culture?
Secondo la tradizione italiana vi sono alcuni riti scaramantici per il primo dell'anno: vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati (per fortuna tale usanza è stata quasi completamente abbandonata e mangiare lenticchie a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza e  baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio.
In Spagna c'è la tradizione di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d'uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid).
In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l'anno nuovo. In tutta l'ex Unione Sovietica è usanza scambiarsi e aprire i regali. Spesso vengono regalati cioccolatini o pupazzetti corrispondenti all'animale simbolo del calendario cinese dell'anno che verrà.
In Ecuador e in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta (a volte con le sembianze di personaggi famosi, calciatori, etc.) riempiti di petardi così da bruciare ed esplodere ai rintocchi della mezzanotte.
In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè e ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l'arrivo di un nuovo anno (si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi).
Il Capodanno cinese, o capodanno lunare, si festeggia in diversi Paesi dell'estremo oriente (tra cui Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Nepal, Bhutan) in corrispondenza del novilunio che cade tra il 21 gennaio e il 19 febbraio.
Il Capodanno vietnamita, il Tết Nguyên Đán, si festeggia in concomitanza con quello cinese.
Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram e può corrispondere a qualsiasi periodo dell'anno gregoriano, in quanto l'anno lunare impiegato nel calendario islamico è circa 11 giorni più breve dell'anno solare del calendario gregoriano, cosicché una data islamica si "sposta" indietro, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese ogni tre anni.
Losar, il capodanno tibetano, cade tra gennaio e marzo.
In Iran il Norouz coincide con l'equinozio primaverile (21 marzo). Anche il Naw-Ruz della Fede Bahá'í condivide lo stesso giorno.
La festa telegu (Ugadi) si colloca tra i mesi di marzo e aprile
In Thailandia, Cambogia, Birmania e Bengala, il capodanno solare detto Songran è invece compreso tra il 13 aprile e il 15 dello stesso mese, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.
La festa mapuche si chiama We Tripantu e ha luogo in occasione del solstizio d'inverno (il 21 giugno per l'emisfero meridionale). La data coincide con il Capodanno inca (Inti Raymi).
Il Rosh haShana, il Capodanno ebraico, occorre generalmente nel mese di settembre.
Enkutatash è il Capodanno etiopico, in data 11 settembre.
L'anno nuovo indù si festeggia due giorni prima di Diwali, il festival della Luce, cioè a metà novembre
Di sicuro, l’umanità, in ogni dove si trova a vivere(ma oggi con Internet, possiamo essere tutti nello stesso posto alla stessa ora e così festeggiare non solo un Capodanno, ma mille giorni felici, con l’augurio più fraterno che il pianeta si abbracci nell’amore e solidarietà.

Maria de falco Marotta
Cultura e spettacoli