SONDRIO FESTIVAL: SERATA INAUGURALE

ENTUSIASMO PER IL RITORNO AL TEATRO SOCIALE: LA NATURA PROTAGONISTA (Ieri i primi tre documentari in concorso e la storia dell'atleta paralimpico e scalatore Andrea Lanfri)

Le esperienze estreme di Andrea Lanfri, la seconda vita dei nandù dal Sudamerica all'Europa, la natura al ritmo delle stagioni nella Germania sud orientale, i fenicotteri rosa di Cagliari: le emozioni suscitate dalla prima serata del XXXV Sondrio Festival, la Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi, che si è aperto ieri, hanno toccato il cuore dei numerosi spettatori presenti al Teatro Sociale ma il leitmotiv che l'ha caratterizzata è stata la gioia di ritrovarsi. A sottolinearlo sono stati il sindaco Marco Scaramellini, che ha ricordato la visione in streaming dell'anno scorso, che ha consentito di raggiungere persone in ogni parte d'Italia, e l'assessore alla Cultura, Educazione e Istruzione, e presidente di Assomidop, Marcella Fratta, che ha sottolineato l'impegno della città per l'ambiente. È toccato quindi alla direttrice Simona Nava dare il benvenuto al pubblico e augurare buon festival. Sondrio per tre settimane sarà la riconosciuta capitale della natura, che divulgherà in tutti i suoi aspetti attraverso i documentari in concorso, 14, ambientati in quattro continenti, le conversazioni con ospiti importanti, le attività didattiche e ludiche rivolte alle famiglie.

C'era tanto entusiasmo ieri per il ritorno al Teatro Sociale e il pubblico, numeroso, ha manifestato con la sua presenza e con i suoi applausi la soddisfazione di poter finalmente condividere questi momenti. C'è stato un prima e ci sarà un dopo pandemia, questo è l'auspicio, come per Andrea Lanfri, che ha vissuto due vite contando su sé stesso e sulla sua forza di volontà. Ad aprire le "Conversazioni" di Sondrio Festival, intervistato da Luca Calvi, Andrea Lanfri, l'atleta paralimpico e alpinista, nato a Lucca nel 1986, dopo sei mesi di ospedale per la meningite che l'ha lasciato, a 29 anni, senza le due gambe e con sole tre dita delle mani. Dalla botta tremenda ai lunghi mesi di convalescenza, dalle prime corse alla bicicletta e alla montagna per raggiungere la vetta, spostando sempre più in alto il proprio limite. Ha raccontato con disarmante semplicità un progetto nato durante la pandemia "From 0 to 0", da zero a zero, dove zero sta per il livello del mare, che nasconde l'ascesa, tra gli altri, all'Etna, al Gran Sasso e al Monte Rosa. La prossima impresa ha già una data e una destinazione: 24 marzo 2022, Everest. Al pubblico dice che ≪possiamo, se vogliamo≫ e che ≪la felicità è nella stanchezza≫: non ha mai considerato le amputazioni come una fine e non pensa di avere le protesi. La lezione di un uomo qualunque che la vita ha reso unico. Sondrio Festival non poteva avere inizio migliore.

E poi è arrivato il momento dei documentari, introdotti da Gigliola Amonini. Quattordici i titoli per sei serate di proiezione, il venerdì e il sabato, a contendersi i premi in palio, a cominciare dal più prestigioso, il "Città di Sondrio", l'anno scorso assegnato a "La taiga: le foreste del grande nord". La giuria internazionale è formata dal presidente Joaquín Gomez, argentino, ideatore dell'Ona Short Film Festival di Venezia, dal regista Francesco Fei, dal rappresentante del Servizio Parchi Nazionali degli Stati Uniti Richard Fedorchak, da Daniela Berta, direttore del Museo Nazionale della Montagna di Torino, dall'autore e regista tedesco Michael Pause, da Loredana Dresti, rappresentante del Parco Nazionale dello Stelvio, e da Maurizio Gianola, componente del Comitato Scientifico di Sondrio Festival. Tra i riconoscimenti c'è una novità: il premio "Monti", del valore di mille euro, che verrà assegnato da Italia Nostra Sondrio.

Con il primo documentario proiettato nella serata inaugurale, "I nandù, nuovi abitanti della Germania", del regista Herbert Oswald, il pubblico ha conosciuto la storia di questi animali, simili agli struzzi, originari del Sudamerica, sfuggiti alla cattività per vivere liberi nella campagna del Meclemburgo, nella Germania settentrionale, dove erano stati importati. Per i contadini, ai quali rovinano il raccolto, questi animali, che raggiungono i 140 centimetri di altezza e i 35 chilogrammi di peso, sono ospiti sgraditi, la Riserva della Biosfera li protegge e loro si riproducono. Un paradosso creato dall'uomo: nella loro terra di origine, la Patagonia, i nandù sono a rischio di estinzione, in Germania proliferano e possono essere cacciati, anche se qualcuno suggerisce di mangiarne la carne, anziché sterminarli. Dalle immagini e dalle interviste ai contadini, ai ricercatori e alle guardie della riserva traspare la tensione per una situazione che si fatica a tenere sotto controllo. Con "Gli echi dell'era glaciale", girato da Jan Haft nel Parco Nazionale di Berchtesgarden, tra Germania e Austria, ci si sposta di poco ma l'ambientazione e l'atmosfera sono completamente diverse. La macchina da presa segue il ritmo delle stagioni per scoprire quello che accade alla flora e alla fauna dentro e attorno al lago Königsee, profondo 200 metri. Una sfilata di animali di ogni specie, una parata della biodiversità: camosci, stambecchi, aquile reali, merli, formiche rosse, millepiedi e salmerini alpini che si adattano alle diverse temperature. Splendide immagini a documentare una realtà affascinante che si rivela davanti agli occhi degli spettatori. La domanda finale disarma e induce alla riflessione: 14 mila anni dopo la fine dell'era glaciale, questa terra come potrà adeguarsi al cambiamento climatico? Per il terzo, sorprendente documentario della prima serata si rimane in Italia: "Cagliari: la città dei fenicotteri", del regista Davide Mocci, racconta la vita dei fenicotteri rosa che colorano il capoluogo sardo. Una città che non ti aspetti, che questa specie ha colonizzato per la prima volta nel 1993, e che, da allora, ogni anno, torna per riprodursi sugli argini del grande stagno: dal mite inverno alla primavera, fino a quando per i piccoli fenicotteri arriva il momento di prendere il volo e di salutare la Sardegna. Una parte di loro ritornerà. Il documentario indugia sulla vita dei fenicotteri: dalle parate nuziali alla cova fino alla nascita dei piccoli che devono essere protetti dai gabbiani reali e dalle cornacchie. Un'immensa macchia grigia che si muove nello stagno guidata dagli adulti: la gioia della scoperta della vita.

Da stasera si ricomincia. Per le "Conversazioni" gli ospiti saranno Vincenzo Giovine, vice presidente della Commissione ambiente del Consiglio Nazionale dei Geologi, e il famoso sociologo Domenico De Masi, volto noto televisivo. Italia e Norvegia per i due documentari in concorso che verranno proiettati subito dopo. "Il clan delle marmotte", diretto da Véronique, Anne e Erik Lapied, famiglia di cineasti, già nota a Sondrio Festival, è ambientato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Valle D'Aosta, mentre "Le terre dell'estremo nord. Notte polare", di Steffen e Alexandra Sailer, mostra l'arrivo della notte polare alle isole Svalbard con animali e piante che si adattano al freddo e al buio. L'evento è realizzato nel pieno rispetto della normativa anti covid-19: per accedere è necessario presentare il green pass, è obbligatorio indossare la mascherina a copertura di naso e bocca per tutto il tempo della permanenza, osservare il distanziamento e igienizzare le mani. All'ingresso verrà rilevata la temperatura corporea. Si consiglia di presentarsi in teatro almeno 15 minuti prima dell'inizio della serata muniti del codice di prenotazione su dispositivo mobile. La prenotazione on line è consentita fino a due ore prima dell'inizio delle proiezioni e fino ad esaurimento dei posti disponibili accedendo al sito internet www.sondriofestival.it.

Sondrio Festival è promosso da Assomidop, che riunisce il Comune di Sondrio, il Bim, il Cai, il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco delle Orobie Valtellinesi, e sostenuto dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Sondrio, dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio e dalla Fondazione Pro Valtellina Onlus. Gli sponsor sono Iperal, A2A, Pezzini, Banca Popolare di Sondrio e Creval-Crédit Agricole.

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