Mola: Sanna, Fortuny, Artemisia

ALESSANDRO SANNA   alla Nuages   di Milano in Via dell’Olmo
Alessandro Sanna, nato nel 1975, vive e lavora in provincia di Mantova. Si diploma presso l’Istituto Superiore di Design di Verona. Ha illustrato libri scritti da David Grossman, Italo Calvino, Gianni Rodari, Beppe Fenoglio. Realizza libri illustrati d’arte come autore del testo e delle immagini. Così è riuscito a dare alle stampe la sua interpretazione del mitico Don Chisciotte della Mancia per la raffinata casa editrice Tre Lune. Nel 2006 vince il PREMIO ANDERSEN nella categoria “miglior libro fatto ad arte” con il libro Hai mai visto Mondrian? Nel 2007 realizza per Corraini un libro “d’arte” in coedizione col Centre Pompidou di Parigi: Mostra di pittura. Dal 2007 inizia un’importante collaborazione con Einaudi per la quale realizza alcune copertine, il catalogo e “La favola delle due galline” di Beppe Fenoglio. Lavora come illustratore per Il Sole24ore. Con Leopoldo Bloom Editore escono due raffinatissime Graphic Novel: Quel diavolo di Nuvolari (2007) e Il Bosco (2008).Nel 2009 riceve il Premio Andersen come miglior illustratore dell'anno e il Premio Rigamonti per le arti visive indetto dalla Galleria San Fedele di Milano. Ultimamente è uscito un libro speciale edito da Corraini e pensato dopo gli avvenimenti dell'Abruzzo "Una casa, la mia casa". Tiene corsi di formazione per insegnanti sulla creatività e laboratori di pittura e disegno nelle scuole di tutta Italia. Partecipa a mostre collettive e realizza esposizioni personali. Adesso espone alla nostra tante volte citata Galleria Nuages in via Dell’olmo, 10 a Milano. C.M-

Mariano Fortuny
Ambasciatore di Venezia e delle sorprendenti collezioni dei Musei Civici Veneziani a San Pietroburgo in Russia, protagonista di un eccezionale evento espositivo inaugurato il 6 dicembre al Museo Statale Ermitage, è Mariano Fortuny, uno dei più geniali e affascinanti artisti-designer del XX secolo, di cui Venezia conserva numerosissime opere e soprattutto la casa-studio e atelier, donata alla città e sede del Museo Fortuny. Una mostra imponente, con oltre 200 opere tra abiti e costumi, disegni, tessuti, dipinti, sculture, fotografie e oggetti d’arte, ospitata nelle ampie sale della nuova ala (General Staff Bulding) del grande museo russo, prodotta dal Museo Statale Ermitage con il suo direttore Michail Piotrovsky e frutto di un progetto congiunto tra l’Ermitage e la Fondazione Musei Civici di Venezia, con direttrice Gabriella Belli come auspicato e concordato dallo stesso Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro in occasione del suo viaggio ufficiale a San Pietroburgo - con la collaborazione all’organizzazione di Villaggio Globale International e il patrocinio di“Ermitage Italia”. Dalla Fondazione Musei Civici di Venezia - da Palazzo Fortuny e da Palazzo Mocenigo - sono giunti, infatti, a San Pietroburgo per l’evento, curato da Tatyana Lekhovich con la collaborazione di Daniela Ferretti e Chiara Squarcina, ben 172 opere, comprese alcune di proprietà di Fondazione Venezia in deposito a Mocenigo, alle quali si sono aggiunti in mostra prestiti di collezioni private italiane e russe e opere dell’Ermitage, quest’ultime a ricreare il contesto storico e la fonte d’ispirazione di Mariano. Tra queste, ve n’è una in particolare alla quale il Museo russo è assolutamente legato e che considera tra i suoi capolavori inamovibili: il cosiddetto Vaso Fortuny.Questo vaso ispano-moresco dorato con lustro, risalente alla seconda metà del XIV secolo, è considerato uno dei più importanti al mondo nel suo genere. E’ stato acquistato dal Museo imperiale nel 1885 con la collezione dell’antiquario parigino Basilewsky che, a sua volta, lo aveva comprato dalla famiglia Fortuny. Ed è dal padre che Mariano Fortuny Y Madrazo (1871, Granada - 1949, Venezia) eredita in effetti, oltre alla vena artistica, anche la passione per lo studio della storia dell’arte e per il collezionismo. In ogni caso l’origine del vaso era così significativa che il nome dei Fortuny si è preservato nella coscienza dei russi fino ad oggi, tanto da voler dedicare all’artista, designer, inventore, fotografo - celebrato dai suoi contemporanei come “Il Mago di Venezia” - una mostra ampia e ricca, che si è voluta inaugurare in occasione del“compleanno dell’Ermitage” festeggiato sempre tra il 5 e il 7 dicembre. Si rinnova così la stretta collaborazione e il legame tra il Museo Statale Ermitage e la Città di Venezia, ribadita anche nell’ultima visita del prof. Michail Piotrovsky. Per l’occasione, all’inaugurazione dell’evento – arricchito anche dalla documentazione fotografica, storica e da contributi multimediali che rievocano il clima del tempo e testimoniano l’attualità della creatività di Mariano Fortuny. –In rappresentanza della Fondazione Musei Civici di Venezia, Daniela Ferretti responsabile e “anima” del Museo Fortuny, che è intervenuta all’affollata cerimonia insieme al Direttore Michail Piotrovsky, a Maurizio Cecconi Segretario Generale di “Ermitage Italia” e Amministratore Delegato di Villaggio Globale International società partner dell’Ermitage nel nostro Paese, al Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo che ha supportato l’iniziativa, Redenta Maffettone, e a Francesca Lavazza, Board Member di Lavazza, la società italiana del caffè che ha contribuito alla realizzazione della mostra, come primo atto di un accordo pluriennale di collaborazione, siglato nella stessa giornata tra il Museo Statale Ermitage e la Luigi Lavazza S.p.A. Un’operazione internazionale di grande prestigio.

Artemisia
Un viaggio nell’arte della prima metà del XVII secolo seguendo le tracce di una grande, vera donna. Una pittrice di prim’ordine, un’intellettuale fervida che non si conteneva all’altissima tecnica pittorica, ma che seppe, quella tecnica, reclinare secondo le esigenze dei diversi committenti, trasformarla dopo aver assorbito il meglio dai suoi contemporanei, così come dagli antichi maestri, scultori e pittori. “La parabola umana e professionale di Artemisia Gentileschi (1593-1653), straordinaria artista e donna di temperamento, appassiona il pubblico anche perché è vista come un’antesignana dell’affermazione del talento femminile, dotata di un carattere e una volontà unici”. Un talento che le consentì, giovanissima, arrivata a Firenze da Roma, prima del suo genere, di entrare all’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze; che le fece imparare, già grande, a leggere e scrivere, a suonare il liuto, a frequentare il mondo culturale in senso lato; una volontà che le consentì di superare le violenze familiari, le difficoltà economiche; una libertà la sua che le permise di scrivere lettere appassionate al suo amante Francesco Maria Maringhi, nobile raffinato quanto tenero e fedele compagno di una vita. Una tempra la sua, che pure sotto tortura (nel processo che il padre intentò al suo violentatore Agostino Tassi) le fece dire: “Questo è l’anello che tu mi dai et queste le promesse”, riuscendo così a ironizzare, fino al limite del sarcasmo, sulla vana promessa di matrimonio riparatore. La mostra che si è aperta il 30 novembre al Museo di Roma a Palazzo Braschi, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura, e che copre l’intero arco temporale della vicenda artistica di Artemisia Gentileschi, consentirà al visitatore di ripercorrere vita e opere dell’artista a confronto con quelle dei colleghi: circa 100 sono in totale le opere in mostra, provenienti da ogni parte del mondo, da prestigiose collezioni private come dai più importanti musei in un confronto serrato tra l’artista e i suoi colleghi, frequentati, a Roma, come a Firenze, ancora a Roma e infine a Napoli, con quel passaggio veneziano di cui molto è da indagare, così come la breve intensa parentesi londinese. L’esposizione, che rimane aperta sino al 7 MAGGIO 2017, nasce da un’idea di Nicola Spinosa ed è curata dallo stesso Spinosa per la sezione napoletana, da Francesca Baldassari per la sezione fiorentina, e da JudithMann per la sezione romana. È accompagnata da un catalogo edito da Skira che dà conto dei diversi periodi artistici e umani di Artemisia e riporta le schede delle opere esposte, frutto dei più recenti studi scientifici e degli ultimi documenti rinvenuti. Oltre quindi ai magnifici capolavori di Artemisia come la Giuditta che taglia la testa a Oloferne del Museo di Capodimonte, Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York, l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, si vedranno la Giuditta di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze o la Lucrezia di Simon Vouet del Národní galerie v Praze di Praga, solo per citarne alcuni: dopo i dipinti della prima formazione presso la bottega del padre Orazio, quelli degli anni fiorentini, segnati dai lavori dei pittori conosciuti alla corte di Cosimo de Medici come Cristofano Allori e Francesco Furini, ma anche le tangenze con Giovanni Martinelli; altri che recano echi, e non solo, della sua amicizia e frequentazione con Galileo, come del mondo, allora nascente, del teatro d’opera.
Scandite all’interno di un itinerario cronologico, le successive opere di Artemisia sono messe in relazione con quelle dei pittori attivi in quegli anni d’oro a Roma: Guido Cagnacci, Simon Vouet, Giovanni Baglione, fonte d’ispirazione rispetto ai quali la pittrice aggiorna, di volta in volta, il suo stile proteiforme e mutevole. A concludere, i dipinti eseguiti nel periodo napoletano, quando ormai Artemisia può contare su una sua bottega e sulla protezione del nobile Don Antonio Ruffo (1610-1678), lavori in cui, grazie ai confronti, sarà possibile capire il suo rapporto professionale coi colleghi partenopei: da Jusepe de Ribera e Francesco Guarino a Massimo Stanzione, Onofrio Palumbo e Bernardo Cavallino; tele come la splendida Annunciazione del 1630 – presente anch’essa in mostra – paradigmatiche di questa fiorente contaminazione, scambio e confronto.  Sponsor della mostra Generali Italia, sponsor tecnico Trenitalia. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.

Cultura e spettacoli