MUSICA E POESIA - Concerto a Ponte del “Valtellina Festival”
di Nello Colombo
Musica e Poesia. Musica è Poesia. L’emiciclo a gradoni del Teatro Comunale di Ponte in Valtellina “dicato” al sommo custode della Cerere Ferdinandea, “Giuseppe Piazzi”, è il palcoscenico ideale per tessere l’“Harmonia Mundi” del “Valtellina Festival LeAltreNote”. E stavolta c’è il “Trio Albatros”. Basta chiudere un attimo gli occhi dopo aver volto lo sguardo oltre le vetrate dirimpettaie dei merletti dell’antica chiesa di San Maurizio per cogliere quasi, lungo le umide assi del ponte di un veliero in disarmo, il trepestio leggero baudelairiano degli albatri, miti uccelli di mare che giungono a stormi con passo malfermo, le ali ammainate come vele disfatte dopo la tempesta, in cerca di miseri avanzi, trovando più spesso il dorso nodoso di un remo. Allora, come ad un muto segnale si alzano in volo spiegando le ali maestose. E si fanno Dei del cielo solcato d’azzurro e di bianco piumato. E’ così che appaiono in scena i musici Francesco e Stefano Parrino con Dario Bonuccelli in morbida livrea rosso cremisi, a dispensar “Medaglie antiche” al valore neoclassico di autori della musica colta del XIX secolo per palati gourmet alla Gambrinus, anche se Fuorigrotta e Mergellina allampano di luci sul mare. Si comincia col felliniano Nino Rota che sprofonda nel Dark Web di un “Introverso” inesplorato di sensazioni tattili tutto fuoco e passione col martelè esagitato e l’euritmia cromatica del piano di Bonuccelli e il crescendo ansante del flauto di Stefano Parrino in tempestoso dialogo col magico arco di Francesco Parrino, in languidi arabeschi, frullati battibeccati, fino all’allegra sarabanda circense. Romanticherie in controcanto di due anime pure che corrono lungo il fiume, si esaltano ziganeggiando tra il minore e il maggiore nei due interludi di Jacques Ibert nel vivo argento di svolazzi e impennate improvvise. Pas de deux perfetti per la sonata H 254 di Bohuslav Martinu in un groviglio di sensazioni serrate tra acciaccature multiple e pizzichi che evocano rapidi sbaciucchiamenti in un mordi e fuggi senza tregua, sugli accordi fondi del piano. Si passa poi alle “Mèdailles antiques” di Philippe Gaubert che evocano danze sensuose di ninfe divine tra le acque di una fontana incantata. E allora ecco l’”hamonia mundi” che ben s’accorda col suono voluttuoso delle campane di San Maurizio che si uniscono in concento. Serenatona dolce di Mel Bonis che barcarola in una pastorale arcadica ebbra di echi montani e acque sorgive, per chiudere in un rapido rimpiattino di uno “scherzo” delizioso tra la scorsa umida del bosco. Ci pensa poi Rocco Abate a reinventarsi un Nino Rota cinematografico ripercorrendo le levigate immagini felliniane de “La strada”, “La dolce vita”, in un “Amarcord” da pura poesia con Francesco Parrino che vibra un tutt’uno con il suo corpo e la sua anima e il suo violino, si contrae fino a terra per prendere slancio e innalzarsi all’empireo in una mistica visione della teofania dell’Assoluto, mentre il fratello Stefano lo àncora al suolo guidando l’assalgo vessillifero di melodie purissime sulla sinfonia drammaturgica del pianoforte di Bonuccelli, fino a sconfinare ne “Il padrino” di Francis Ford Coppola. Ovazione infinita della platea per il “Trio Albatros”, alla presenza della nutrita rappresentanza del comune di Ponte in Valtellina (Gli assessori Luisa Ferrandini e Cristina Casali, con l’anima della Biblioteca, Claudio Franchetti), che non può esimersi da un doppio bis dedicato ad Astor Piazzolla. Elegia sublime del suono per una “Oblivion” che eleva e commuove fino alle lacrime. Musica e Poesia. Musica è Poesia. E’ l’incanto di un’armonia celeste che umanizza anche gli Dei.
Nello Colombo