Biennale Architettura 2021
E’ difficile esprimersi sulla Biennale Architettura 2021, tanti sono gli stimoli e le sorprese ricevute da questa che- da domani- prende la sua rincorsa per il mondo e affrontare la gente comune. Diciamo subito che...
SARKIS HA REALIZZATO UNA BIENNALE CHE VA AL DI LÀ DELL’ARCHITETTURA, PONENDOSI IN UN TERRITORIO DI CONFINE CHE TOCCA LE GRANDI URGENZE DEI NOSTRI TEMPI, AFFRONTATE IN MANIERA VISIONARIA MA ANCHE CONSAPEVOLE.
Insieme: questa è la parola d’ordine per entrare nel viaggio sospeso tra presente e futuro che ci propone l’architetto libanese Hakim Sarkis, curatore della Biennale Architettura, che si spalanca in una Venezia senza turisti, dove la città rivela le sue forme senza disturbi, in una sorta di sorprendente ma inquietante essenzialità. Un viaggio all’insegna del vivere insieme, come ricorda il suo titolo How will we live together?, deciso due mesi prima dell’esplodere della pandemia, che prende avvio dal padiglione centrale ai Giardini, che ospita due sezioni delle cinque dell’intera mostra (le altre tre sono allestite all’Arsenale) : Across borders e As one planet.
E qui la parola insieme, già presente nella domanda del titolo, ritorna nella progettazione delle installazioni, realizzate quasi sempre da collettivi composti non da architetti ma da un insieme di artisti, scienziati, ricercatori e professionisti di vari settori. Come precisa Sarkis, “gli architetti suggeriscono possibili organizzazioni sociali attraverso il modo in cui organizzano, incamerano e collegano gli spazi “: in questa parte della mostra in realtà lo spazio è il mondo in cui viviamo, un pianeta stanco e affaticato, dove i popoli si spostano rendendo sempre più labile il concetto di confine, e nel contempo l’uomo minaccia l’esistenza dei nostri beni comuni quali i poli e gli oceani, la foresta amazzonica e l’atmosfera terrestre, che vanno protetti e salvaguardati. Così Dan Majka e Gary Setzer propongono The Corridor (2021) un’installazione video e audio che registra i cambiamenti climatici; la fondazione Aereocene, avviata dall’artista Tomas Saraceno nel 2015, propone il Museo Aero Solar (2007) un grande museo fluttuante realizzato con centinaia di sacchetti di plastica incollati ed uniti insieme per raccontare storie personali di visitatori, mentre i membri di Monsoon Assemblages e Office of Experiments presentano Between the Dragonfly and the Barometer (2020) , un’installazione immersiva basata sul volo di una specie di libellula che segue l’itinerario dei monsoni dall’Africa all’Estremo Oriente. Ma veniamo ad Architettura ed ambiente.Hollow Ocean(2021) è il progetto di Yoldas Lab legato alla salute degli oceani, invasi dalla plastica che ha delle conseguenze nefaste sull’intero ecosistema marino, mentre una delle installazioni più forti ed efficaci è Antartic Resolution (2020) , curata da Giulia Foscari in collaborazione con l’artista Arcangelo Sassolino, che propone una ricognizione sul territorio dell’Antartide per analizzare la costruzione delle diverse basi scientifiche, accompagnata dal suono sinistro dello scioglimento dei ghiacci. Alcuni progetti immaginano soluzioni per ridurre la divisione tra città e entroterra a livello globale, che vanno da Split Lives (2020), uno studio sulle case sotterranee ancora presenti in alcune zone rurali nel nord della Cina a Sport Platform (2021), un’installazione che considera le architetture delle prossime Olimpiadi a Tokyo e la Coppa del Mondo Fifa in Qatar.
OLTRE L’ARCHITETTURA
Anche la sezione As one planet propone progetti interessanti come Resurrecting the Sublime (2019), che ricostruisce il profumo dell’ibisco di montagna, un albero da fiore che cresceva sulle pendici del monte Haleakala nelle isole Hawaii, estinto nel 1912 a causa degli allevamenti di bestiame, o Melting Landscape (2021) che riproduce una versione moderna di un Yukimuro, un antico metodo giapponese di stoccare la neve, o ancora Mining the Skies (2020) , che esamina tre diversi filoni di utilizzo delle risorse minerarie extraterrestri, mentre l’opera di Michael Rovner Culture C1 (2021) collocata all’ingresso del padiglione, presenta il movimento delle folle di esseri umani in una maniera simile a microrganismi osservati da un ricercatore scientifico. A noi- sinceramente- sono piaciuti tantissimo i Padiglioni spagnoli e svizzeri e glielo abbiamo anche detto!
In realtà Sarkis ha realizzato una Biennale che va al di là dell’architettura, ponendosi in un territorio di confine che tocca le grandi urgenze dei nostri tempi, affrontate in maniera visionaria ma anche consapevole, per immaginare un mondo dove l’uomo possa essere sempre più integrato con il proprio ambiente naturale. E nelle sale del Padiglione Centrale ai Giardini l’impresa gli è riuscita benissimo. Bravo il curatore! (Cfr. Ludovico Pratesi, in Artribune, la rivista dell’Arte che ti guida nella scelta delle tantissime mostre che espongono in Italia).
Maria de falco Marotta ed Elisa Marotta