Dalla Biennale: Padiglione Italia 2017

Padiglione Italia 2017

di Maria- Elisa- Antonio
Come già avevamo annunciato nei nostri precedenti servizi, il Padiglione Italia si ispira alla magia, a quello che è impossibile all’essere umano di cogliere con le sue deboli forze, specie in questo tempo che sembra tutto vada alla deriva. Forse è un invito ad avere coraggio o forse ad abbandonarsi alle forze del male. In ogni caso, c’è dentro di noi una forza spirituale che ci solleva e ci guida verso il futuro. Il mondo non finisce oggi. Nessuno lo sa e anche quando lo chiesero a Gesù, diede una risposta esatta.  Godiamoci quello che vediamo, meravigliamoci e stupiamoci di quanto l’individuo sappia trarre il “meglio” da sé per allietare i suoi simili. Speriamo, almeno.

UN PO’ DI STORIA

Il mondo magico è il titolo del progetto realizzato della Curatrice Cecilia Alemani per il Padiglione Italia alla 57.ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (13 maggio – 26 novembre 2017), con le opere di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey. 
Il mondo magico si ispira all’omonimo libro dell’antropologo napoletano Ernesto de Martino (1908-65), pubblicato subito dopo la seconda guerra mondiale e dedicato allo studio della magia come strumento attraverso il quale varie culture e popolazioni reagiscono a situazioni di crisi e all’incapacità di comprendere e dare forma al mondo. 
I tre artisti invitati non condividono soltanto la fascinazione per il magico, ma – ciascuno in maniera diversa – hanno avuto simili esperienze formative. Sono nati in Italia tra gli anni ‘70 e degli anni ’80 e sono emersi sulla scena artistica nazionale e internazionale dagli inizi del nuovo millennio. Sono parte delle prime generazioni italiane cresciute in una realtà cosmopolita e internazionale: le loro opere e i loro linguaggi sono parte di un dialogo globale anche se intimamente legati alla cultura del nostro paese. 
"Il lavoro di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey propone una rinnovata fiducia nel potere trasformativo dell’immaginazione. Questi tre artisti condividono una visione dell’arte come creazione di universi paralleli in cui si mescolano cosmologie individuali e utopie collettive. Attraverso molteplici riferimenti al magico, al fantastico e al favolistico, Andreotta Calò, Cuoghi e Husni-Bey creano strumenti attraverso cui abitare il mondo in tutta la sua ricchezza e molteplicità. Nelle loro opere la realtà è reinventata ora con la fantasia e il gioco, ora con la poesia e l’immaginazione: il loro è un racconto intessuto di miti, rituali, credenze e fiabe. In questi riferimenti i tre artisti invitati cercano non una via di fuga nelle profondità dell’irrazionale, ma un mezzo cognitivo con cui affrontare e ricostruire la realtà.”  
Il mondo magico propone un ritorno all’individuo, all’immaginario e al fantastico quali strumenti per abitare il mondo in tutta la sua ricchezza e molteplicità. 
Allo stesso modo gli artisti voluti dalla curatrice svolgono la loro ricerca nella sfera del magico e dell’immaginazione, seppur giungendo a risultati artistici profondamente diversi sia nel contenuto sia nella forma.” 

CHI SONO I TRE ARTISTI

Adelita Husni-Bey
Artista italo-libica classe 1985. Cresciuta tra Libia, Inghilterra e Italia, ora vive e lavora a New York. Da sempre è interessata alle tematiche dell’educazione, della sociologia e della pedagogia. I suoi lavori si fondano su un’idea di arte come impegno sociale. Si definisce lontana da un aspetto più tradizionale dell’arte contemporanea. Adelita Husni-Bey è fin dall’inizio attratta dalla possibilità di trasmettere un’idea politica e sociale che andasse contro l’egemonia ideologica. Interessata a come trasmettere ideali alternativi attraverso l’arte. Una concreta voglia di uscire dalle questioni formali per accostarsi a quelle sociali e politiche. La sua volontà è quella di fare dei progetti che abbiano una funzione. Sostiene che gli artisti abbiano una responsabilità sociale e che il loro ruolo consista nel riportare a galla le memorie soppresse. Nel creare opere che abbiano un valore che vada al di là dell’oggetto estetico, attraverso una forza che abbia un significato nella contemporaneità. Un lavoro che non finisce solo nella sua rappresentazione.

Roberto Cuoghi
Il più anziano. Artista modenese classe 1973. Diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Brera. Metamorfico ed imprevedibile. Cuoghi si è affermato utilizzando un linguaggio artistico molto personale e riuscendo a lavorare con tecniche diverse – dalla fotografia al video, passando per pittura, disegno, scultura fino ad arrivare al suono. Sin dal principio dei suoi studi l’artista intraprende un percorso concettuale focalizzato sui temi della metamorfosi, dell’ibridismo e della fluidità identitaria.
A Roberto Cuoghi interessano le molteplici possibilità che può assumere la componente mitologica se estratta dal contesto del mondo conosciuto. Rilettura di antiche leggende. Identità ribaltata, deformazione, esplorazione del singolare. Lavora sulla sua persona e sul proprio aspetto fisico. All’età di 25 anni attirò l’attenzione del mondo dell’arte decidendo di assumere l’identità del padre. Si trasformò in un obeso sessantenne e per i successivi sette anni ricercò i modi e i gesti di una persona più anziana, liberandosi dall’incombenza di gestire la propria gioventù.
Trascorsi alcuni anni, oggi Cuoghi ricopre il ruolo di artista più completo  sostituendo gli esperimenti del corpo con quelli della mente. Fa della metamorfosi la sua carta di identità artistica. La sua arte è un’infinita declinazione della sua personalità.

Giorgio Andreotta Calò
Ha studiato scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino, diplomandosi nel 2005 con una tesi su Gordon Matta - Clark. Tra il 2001 e il 2007 è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. Nel 2008 si è trasferito nei Paesi Bassi dove è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011). Nel 2011 il suo lavoro è stato presentato a ILLUMInazioni/ ILLUMInations, 54. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger. Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l'arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI di Roma con l'opera Prima che sia notte. Tra il 2012 e il 2013 è stato artista in residenza presso il Centre National d'Art Contemporain di Villa Arson, Nizza, Francia. Nel 2014 vince il Premio New York, promosso dal Ministero per gli Affari Esteri Italiano.
E se il Padiglione Italia non vi convince, vi sono tantissimi altri percorsi che vi potranno appassionare. Noi ne siamo più che certi: Venezia è una miniera di cose belle e utili allo spirito tanto afflosciato dalle numerose follie dei nostri simili.
 
 
 

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