Da De Bernardi: Profughi in Valtellina

Prima 2000 e poi 600

I profughi

La notizia ancorchè data in ritardo:
“Per esigenze militari il nostro Governo – dice un avviso del Prefetto di Sondrio – ha disposto che 2000 profughi circa, provenienti dalle zone di guerra vengano man mano ricoverati in questa provincia...”
Il primo contingente giunge a Morbegno ai primi di luglio. I profughi “vengono sistemati alla bell'e meglio in edifici pubblici della zona e nascono subito i primi problemi, soprattutto per l'assistenza medica che spesso è inadeguata alle reali esigenze del gruppo che comprende anche bambini in tenera età”. Da 'La provincia di Sondrio durante la prima guerra mondiale” di M. Buzzetti.
Altri 600
Ne arriveranno poi altri 600 dal Friuli e verranno sistemati nella Regia Scuola Normale.

La bomba
Sempre 100 anni fa una domenica settembrina è stata funestata da un grave fatto, nel proposito degli autori, che però si è risolta bene. Infatti l'intelligente ordigno sganciato da un aereo austriaco sulla gente che usciva dalla Messa in Collegiata ha diretto la sua traiettoria non sulla folla ma, uccidendola, su una inconsapevole gallina che se la spassava nell'orto dell'arciprete di Sondrio. Chi fosse interessato può andare alla Civica Biblioteca del capoluogo consultando “Il Corriere della Valtellina” del 15 settembre 1916.
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Pubblichiamo queste notizie intanto per il loro valore intrinseco della storia delle nostre comunità. Poi da sottolineare che i 2000, poi divenuti 2600, si sono inseriti in un contesto, quello provinciale che aveva circa 40.000 residenti in meno rispetto ad oggi e cioè  140.642. Ovviamente nessun riferimento alla situazione attuale perchè allora i profughi venivano da zone effettivamente guerreggiate, con moliti degli uomini al fronte, ed erano comunque “nostra gente”. Oggi ci sono quelli che vivono nelle cantine sotterranee, precario rifugio e con sopra di loro pallottole da tutte le parti, quelli che vengono sì da Paesi in guerra ma da paesi e villaggi taluni non dove il linguaggio è quello delle armi che resta in periferia o addirittura lontano.

(Nota per 'La Gazzetta di sondrio' e 'Il Cittadino di Sondrio' dalla consultazione de “Almanacco Valtellinese e Valchiavennasco”, autore Luigi De Bernardi)

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