MOLA: Mostre Beltrami e “Bodini&Merisio”

Luca Beltrami
Erano anni che Milano doveva organizzare una mostra su Luca Beltrami.  Forse sono poche le persone come Beltrami cui  Milano deve assolutamente ricordare e dedicare più di una memoria ed omaggio doveroso. Finalmente il  26 marzo 2014 è stata presentata al Castello Sforzesco la mostra dedicata alla complessa personalità di Luca Beltrami, l’intelligentissimo architetto che, alla fine dell’800 e all’inizio del 900, ha  contribuito a ridare  un volto nuovo a Milano.  In tre apposite sale del Castello Sforzesco, la Sala Viscontea, la Sala dei Pilastri e la Sala del Tesoro, si riassumono i periodi essenziali della vita e della carriera di Beltrami la sua determinante importanza per Milano. Beltrami,  prima di tutto architetto, storico dell’arte, incisore, ma anche collezionista, museologo e attento già ai primordi, al linguaggio della fotografia,  e poi uomo politico, saggista, e giornalista  Beltrami (Milano 1854 – Roma 1933) ha ricoperto una funzione straordinaria nell’Italia appena nata e nei primi decenni del nuovo secolo. In mostra sono esposte anche  importanti opere d’arte di Bramante, Bergognone e Luini, incisioni, disegni, fotografie e oggetti di epoca rinascimentale e medioevale. Tra i molti prestatori, la Pinacoteca di Brera, i Musei Civici di Ascoli Piceno, il Museo Borgogna di Vercelli e la Venaria Reale di Torino. “Questa mostra è il primo grande e riconoscente omaggio che Milano dedica a una delle grandi personalità che hanno fatto la sua storia. Un progetto inserito a pieno titolo nel programma della ‘Primavera di Milano’, la stagione culturale costruita proprio per rappresentare quella capacità di rinascita e forza creativa che è propria di questa città – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Dopo gli studi al Politecnico di Milano, Beltrami frequenta l'École des-Beaux-Arts di Parigi e, proprio per le sue alte qualità, ottiene il primo incarico ufficiale come sotto ispettore ai lavori di ricostruzione dell’Hotel de Ville di Parigi, semidistrutto dopo i fatti della Comune del 1871. Tornato a Milano, nel 1880, vince il concorso per la cattedra di disegno e rilievo architettonico dell’Accademia di Brera e si dedica alla ricostruzione e alla conservazione dei più importanti edifici storici lombardi, fra i quali la Rocca di Soncino, il Duomo di Monza, la Certosa di Pavia, l’Abbazia di Chiaravalle e il Palazzo Ducale di Mantova. Grazie al suo talento, il volto della città di Milano cambia radicalmente tra fine Ottocento e inizi Novecento con numerosi interventi di costruzione e restauro di importanti edifici: la facciata di Palazzo Marino e i palazzi della Banca Commerciale in piazza della Scala, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, il campanile di San Gottardo in Corte, il Palazzo della Permanente, il Palazzo del’Corriere della Sera’ in via Solferino, il Tempio Israelitico di via Guastalla, la nuova piazza del Cordusio con il Palazzo ‘Venezia’ delle Assicurazioni Generali e la casa Dario Biandrà. Ma la ricostruzione del Castello Sforzesco è, senz’altro, l’opera più importante di Beltrami, alla quale è dedicata un’intera sala della mostra. L’antica fortezza, ormai un quasi rudere  ridotta a caserma, con un progetto  di essere abbattuta, viene recuperata e riconsegnata alla città grazie alla battaglia politica condotta da Beltrami e ai lavori da lui intrapresi tra il 1893 e il 1911. Il Castello ritrova quindi l'antico splendore dell’età sforzesca  diventa il simbolo di una nuova Milano che ritrova il suo antico apogeo. Ed qui al Castello che vengono custoditi  oggi i materiali di studio: libri, manoscritti, disegni, incisioni, fotografie  che Luca Beltrami raccolse nel corso della sua lunga carriera e che, sottoposti a recente attività di catalogazione e di ricerca, hanno consentito nuovi approfondimenti sulla sua figura e sulla sua opera. L’esposizione, è curata da Silvia Paoli, storica dell’arte e conservatore del Civico Archivio Fotografico, è coordinata da Claudio Salsi, Direttore del Settore Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici, ed è accompagnata da due pubblicazioni: il catalogo (a cura di Silvia Paoli) e il volume che per la prima volta raccoglie in modo esaustivo l'imponente bibliografia prodotta da Luca Beltrami (curato da Simone Bertelli).  Il progetto della mostra è dovuto anche ad una folta equipe di studiosi  e docenti. Accompagnano la mostra, inoltre, proiezioni multimediali che narrano la storia del Castello Sforzesco e dei suoi musei, a partire da materiali fotografici storici, e filmati d'epoca sul Castello e sulla città di Milano, presentati a cura della Fondazione Cineteca Italiana. Assolutamente non perdibile è ancora aperta sino al  29 giugno 2014. Orario: sino al 29 giugno da martedì a domenica ore 9 – 17.30. Lunedì chiuso. Ingresso libero

CARLO MOLA
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“Bodini&Merisio
A noi valtellinesi non può e non deve assolutamente sfuggire  la mostra “Bodini&Merisio: un'amicizia allo specchio”, che sarà inaugurata sabato 28 giugno, alle ore 18.00, presso il Museo Civico Floriano Bodini (Gemonio).  Mostra fotografica di Pepi Merisio (Caravaggio 1931). Ove verranno esposte una trentina di stampe originali in bianco e nero, che furono già presentate nella mostra antologica Bodini a Gemonio che si tenne, nel paese natale dello scultore, nel 1987.  Inoltre in mostra vi saranno anche delle stampe a colori cibachrome di grande formato, alcuni libri di fotografia, in particolare quello edito nella collana de «I quaderni di Imago», e alcune sculture in bronzo in commovente dialogo con le fotografie. Per noi Pepi Merisio ha avuto bellissimi rapporti con la Valtellina e, particolarmente significative sono le numerose opere di documentazione etno-geografica e d'arte, le personali allestite in Italia e all'estero. In alcuni casi è la Valtellina ad essere rappresentata. Poi vogliamo ricordare il Teatro Sociale  di Bergamo (1985) e il Palazzo Barberini in Roma (1986);’Il Duomo guarda Milano' all'Arengario (1986);’LA VALTELLINA ALLA FIERA DÌ MILANO (1988); Meeting di Rimini (2007). Nel 1980 Progresso fotografico dedica a Merisio un numero monografico. Nel 1982 è l'Editoriale Fabbri che pubblica nella collana 'I grandi fotografi', e, 1996, il numero a lui dedicato di Foto Magazine. Nel 1988 è nominato Maestro della fotografia italiana dalla Fiaf. Le fotografie sono quelle eseguite da Pepi a Floriano nell'arco degli anni della loro amicizia, dalla serie di Floriano nello studio milanese di via Beato Angelico, nei primi anni Sessanta a quelle incentrate sulla lavorazione delle singole opere, quali Papa e Vescovi (1963), Ritratto del fratello (1963-64), Monumento a Paolo VI (1984-85) o il Monumento per Sant’Agostino (1986). Si tratta di una documentazione storico e artistica di reale spessore, dove l’occhio di Pepi diventa prova e itestimonianza  di un’amicizia e di un’arte legata al grande mestiere di Floriano Bodini. Ricordiamo che Bodini  nella metà degli anni '50, con Guerreschi, Vaglieri, Romagnoni, Ceretti, Ferroni, Banchieri e Martinelli, fa parte del gruppo milanese di giovani artisti, definito Realismo Esistenziale. Le sue opere raccontano il disagio e l’ansia dell'esistenza, in particolare  nei ritratti, Nel 1962 è invitato alla XXI Biennale d'Arte di Venezia, esponendo sette opere. Nel '68 espone la scultura "Ritratto di un Papa", in legno di cirmolo, forse la sua opera più importante, ed è poi collocata nei Musei Vaticani. Insegna, giovanissimo, al Liceo Artistico a Brera e all'Accademia di Carrara, di cui è direttore fino al 1987, mentre dal 1991 al 1994 ne è presidente. Lascia l'insegnamento a Carrara per assumere la cattedra di scultura al Politecnico di Architettura di Darmstadt dal 1987 fino al 1998. A partire dal 1970, dopo il legno e il bronzo, la sua ricerca si avvicina all'uso del marmo, materiale essenziale per il ciclo delle grandi opere pubbliche. La mostra a cura di Daniele Astrologo si avvale della collaborazione tecnica di Martina De Ambrogi.  Aperta al pubblico fino a domenica settembre, negli orari di apertura del Museo, sabato e domenica, 10.30-12.30 / 15.00-18.30.
CARLO MOLA 

Cultura e spettacoli