Una nuova generazione di poeti

Concerto al Cinema Teatro Vittoria di Ponte

Gian Pieretti e Donatello, due protagonisti della generazione Beat dei mitici anni '60, al cinema teatro Vittoria di Ponte in Valtellina per un evento inserito nella tradizionale cornice di "Ponte in fiore". Una serata straordinaria, preceduta da una simpatica chiacchierata tra amici, con il noto giornalista Ivan Mambretti, il sindaco Franco Biscotti e Saverio Fedato, presidente del Lions club Tellino. Un solare folletto impenitente, Gian Pieretti, un funambolo giocoliere di melodie scanzonate e intimiste, autore della prossima pubblicazione "Una generazione di poeti", dalla battuta salace sempre pronta, che appartiene ad una nobile schiatta di eroi, antesignana della storia degli anni inquieti del Sessantotto. Un mito della Beat generation Pieretti, epifania di una controcultura corrosiva di rottura con le ipocrisie fallaci e decrepite di una società di gattopardesche schiere e di matusa ammuffiti da stereotipi al cartoccio. Erano i tempi dei Beatles e i Rolling Stones, di Kennedy e Krusciov, del Che e del Fidel. Erano gli anni di Visconti e Pasolini, della Loren e Mastroianni, di Marilyn e la Bardot, di Dalí e Picasso. Era l'incanto magico di Nashville e l'isola di White, idilliaca Arcadia della musica e l'amore. Quando i giovani " Figli dei fiori e dell'Lsd", basettoni e capelloni, i jeans sdruciti a zampa d'elefante, in sella alle loro rombanti moto, misuravano l'asfalto sfidando la morte, o vivevano nel sole accecante della beata stagione dell'amore libero, reinventando il mondo, cantando Help" o "Lady Jane". Ed erano gli anni di Donatello, ispirato cantore dei "migliori anni della nostra vita”, appena sfiorato dall'incipiente autunno, nel pieno vigore di una voce sicura e matura, sempre attorniato da un codazzo di femmine adoranti. Tra tante, anche la pontasca Flora Folli che candidamente ha ammesso di aver inviato un tempo una missiva tutta fuoco e fiamme e al suo dio musico, diventato poi un amico sincero. Rapida e incisiva la carrellata dei suoi folgoranti successi come " Io mi fermo qui", "Malattia d'amore", " Com' è dolce la sera", in un tripudio d'applausi degli aficionados del Vittoria. "Com'è cambiato il mondo e com'è cambiata la sua musica! Ogni generazione in fondo ha la musica che si merita. Un tempo l’amore era a misura di gettone telefonico che impietoso scendeva inghiottito dall' ingorda cupidigia della SIP, mentre oggi, anche a due passi, ci si affida a stereotipati SMS dell'ultimo iPhone", ha detto Gian Pieretti ricordando il vecchio ballo della mattonella durante le feste in casa col giradischi, quando "la musica era la colonna sonora della nostra vita", prima della cavalcata tra i suoi arrembanti successi e gli evergreen anni '60. Cantastorie di rango, l'autore di " Pietre" ha rievocato la magica epopea dei pionieri della "Nuova musica" raccontando di Sanremo e il Cantagiro quando un esordiente, un tale Lucio Battisti, divideva con lui musica, shampoo e dentifricio. E la magia d'un tempo si è rinnovata al Vittoria tra giovani e tanti sessantottini che muovevano le braccia al ritmo di "Bandiera gialla" con due baldi chitarristi del calibro di Claudio Damiani e Roberto Seccamani.

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