MOLA: 3 di scienza e 4 di arte

Novità sulla materia

Uno studio pubblicato sull’autorevole Nature, ha rilevato un nuovo stato non euclideo della materia. Lo studio  condotto da un team internazionale di ricercatori guidati da Gaetano Campi dell’Istituto di cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ic-Cnr), Antonio Bianconi del Centro internazionale di scienze della materia di Roma (Ricmass) e Alessandro Ricci del Sincrotrone di Amburgo (Desy), connette un importante cuneo al collage delle nostre conoscenze sulla natura infinitesimale della materia. Un team internazionale coordinato da Gaetano Campi dell’Istituto di cristallografia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ic-Cnr), Antonio Bianconi del Centro internazionale di scienze della materia di Roma (Ricmass) e Alessandro Ricci del Sincrotrone di Amburgo (Desy), ha scoperto la particolare geometria alla base del fenomeno macroscopico della superconduttività alle alte temperature che caratterizza una specificata categoria di materiali. “La ricerca dimostra che la superconduttività, caratteristica di una determinata classe di materiali, potrebbe emergere dalla particolare configurazione spaziale assunta dagli elettroni, capace di generare geometrie non euclidee a livello nanoscopico e mesoscopico (la dimensione intermedia tra mondo atomico e mondo macroscopico) ”. “La superconduttività è un fenomeno spettacolare della materia quantistica che caratterizza alcuni materiali nel mondo macroscopico. I superconduttori, espellendo completamente o in parte i campi magnetici al loro interno, a temperature che tendono allo zero assoluto, assumono resistenza nulla al passaggio di corrente elettrica” spiega Gaetano Campi dell’Ic-Cnr. “Un problema fonte di molte controversie tra gli scienziati è però la presenza di una classe di materiali in cui la superconduttività si manifesta ad alte temperature”. Il team ha acquisito informazioni decisive per risolvere il problema studiando - grazie all’utilizzo di fasci di radiazioni X e di avanzati sistemi ottici nei sincrotroni di Trieste e Grenoble e a metodi analitico-computazionali di 'big data set' messi a punto nell’Istituto di cristallografia Cnr - la struttura atomica, nanoscopica e mesoscopica di un cristallo di cuprato di mercurio (superconduttore a temperature minori di 95 °K, cioè -178,5 °C, ma considerate ‘alte’ rispetto allo zero assoluto -273,5°C) che, analizzato con sistemi tradizionali, sembrava possedere caratteristiche cristallografiche normali. “Nel cuprato di mercurio – prosegue Campi - si è visto che gli elettroni formano cristalli (detti Charge Density Waves, CDW) a temperature minori di -30 °C (-240 °K), così come le molecole di acqua formano ghiaccio a temperature sotto lo zero gradi centigradi (+273 °K). Ma a differenza della struttura del ghiaccio, che è omogenea in condizioni normali, la distribuzione irregolare dei cristalli di elettroni lascia liberi spazi in cui compaiono geometrie non euclidee. Gli elettroni che rimangono liberi, a basse temperature, si organizzano invece in coppie (coppie di Cooper) che scorrono negli interstizi venutisi a creare tra i cristalli elettronici (CDW) ”. Secondo gli autori dello studio, sarebbe proprio questa peculiare distribuzione spaziale non euclidea delle particelle su scala nanoscopica e mesoscopica la causa del fenomeno della superconduttività ad alte temperature osservata a livello macroscopico. “Questa scoperta, oltre a gettare una nuova luce su un nuovo stato di aggregazione della materia, aprirà nuove vie nel campo della progettazione di materiali superconduttivi”, conclude Campi.   Notizie  raccolte a cura di Carlo Mola.

Istituto di cristallografia (Ic-Cnr) Inomogeneità nell’ordine della densità di carica nelle onde e disordine attenuato nei superconduttori ad alte temperature, Nature, Inhomogeneity of charge density wave order and quenched disorder in high Tc superconductor, 2015; 10.1038/nature14987; G. Campi, A. Bianconi, N. Poccia, G. Bianconi, L. Barba, G. Arrighetti, D. Innocenti, J. Karpinski, N. D. Zhigadlo, S. M. Kazakov, M. Burghammer9, M. v. Zimmermann, M. Sprung & A. Ricci

Esploratori o abitudinari? 

Esploratori o abitudinari? Ce lo rivelano i Big Data Una ricerca sulla mobilità umana, condotta dal Kdd Lab di Università di Pisa, (Knowledge Discovery e Data Mining Laboratory “KDD Lab” un'iniziativa congiunta della ricerca ISTI Istituto del CNR e il Dipartimento di Informatica dell'Università degli Studi di Pisa).e dall’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Cnr insieme al Barabasi Lab di Budapest e Boston (Barabasi Lab - Centro per la complessa rete di ricerca) è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications. Esploratori o abitudinari? La scienza dei dati, o data science, ci dice che le persone, nei loro movimenti quotidiani, si dividono in modo ben preciso fra questi due tipi di comportamenti. Un team di data scientist nato da una collaborazione fra il Kdd Lab di Università di Pisa, l’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Isti-Cnr) e il centro di ricerca sulle reti complesse Barabasi Lab di Budapest e Boston, ha analizzato grandi quantità di Big Data sulla mobilità umana, cioè tracce Gps (aumento della precisione) di viaggi automobilistici e dati da telefonia mobile relative a centinaia di migliaia di persone (rigorosamente anonime), analizzando i comportamenti di ciascun individuo su vari mesi. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Confrontando il raggio di mobilità ricorrente, relativo cioè agli spostamenti di routine, come fra casa e posto di lavoro o studio, e quello totale, relativo a tutti gli spostamenti, i ricercatori hanno scoperto che le persone tendono naturalmente a dividersi in due gruppi ben distinti, con caratteristiche molto diverse. Il primo è composto da persone il cui raggio di mobilità ricorrente è molto simile a quello totale: la mobilità degli abitudinari o 'returners' può essere ridotta agli spostamenti tra le poche locazioni più frequentemente visitate. Viceversa, il gruppo degli 'esploratori', la cui mobilità ricorrente è solo una piccola parte di quella complessiva, mostrano una mobilità 'a stella': un nucleo centrale (casa e posto di lavoro) intorno al quale gravitano altre locazioni, spesso molto distanti. I data scientist hanno sviluppato un modello matematico in grado di catturare questa suddivisione e hanno condotto esperimenti intensivi e simulazioni al computer per studiare alcune delle conseguenze della scoperta.“Gli esperimenti hanno provato che esploratori e abitudinari presentano capacità differenti di diffondere, attraverso i loro movimenti sul territorio, eventuali epidemie”, commenta Dino Pedreschi dell’Università di Pisa. “I due profili rivelano anche un certo grado di ‘omofilia sociale’: osservando la rete telefonica, gli esploratori tendono a comunicare più spesso con altri esploratori piuttosto che con gli abitudinari”.“La ricerca dimostra come i Big Data offrano uno strumento potente per la comprensione del comportamento umano, un passo importante verso la realizzazione di simulazioni realistiche in contesti fondamentali come il consumo energetico, l'inquinamento e la pianificazione urbana”, conclude Fosca Giannotti dell’Isti-Cnr. “È importante perché, se abbiamo a disposizione modelli affidabili, siamo in grado di prevedere le conseguenze delle nostre scelte, sia individuali sia collettive, come creare una nuova infrastruttura”. Fosca Giannotti è un ricercatore senior presso la Scienze e Tecnologie dell'Informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, l'Italia, dove conduce il Knowledge Discovery e Data Mining Laboratory - KDD LAB - un'iniziativa congiunta di ricerca con l'Università di Pisa, fondata nel 1995, uno dei primi gruppi di ricerca europei orientati in particolare su data mining e scoperta della conoscenza. I suoi attuali interessi di ricerca includono linguaggi di query di data mining, ambiente di supporto scoperta della conoscenza, web-mining, il ragionamento spazio-temporale, i dati spazio-temporali estrazione, e la privacy conservazione di data mining.  E’ stata coinvolta in numerosi progetti di ricerca sia a livello nazionale che internazionale, tenendo entrambe le posizioni di gestione e di ricerca. E 'stata coordinatore di vari progetti di ricerca europei e nazionali ed è attualmente il coordinatore del progetto FP6-IST GeoPKDD: geografica Privacy-aware Knowledge Discovery and Delivery. E 'responsabile del gruppo di lavoro sulla Privacy e Sicurezza in data mining della rete KDUBIQ di eccellenze. Ha insegnato lezioni su database e data mining presso le università in Italia e all'estero. E 'autrice di più di un centinaio di pubblicazioni ed è nel comitato scientifico di diverse conferenze in materia di programmazione logica, Database e Data Mining. Nel 2004 ha co-presieduto la conferenza europea sul Machine Learning e Knowledge Discovery in banche dati ECML / PKDD 2004. E 'co-editore del "Mobilità, Data Mining e Privacy" libro, Springer, 2008. Da CNR Carlo Mola

Carcinoma prostatico
Un modello matematico spiega la recidiva del carcinoma prostatico. Ricercatori dell’Icb-Cnr e del dipartimento di matematica dell’Università di Portsmouth, confermano che la resistenza tipica del cancro alla prostata potrebbe essere causata dalle stesse terapie ormonali utilizzate per curarlo. I risultati della ricerca, ottenuti tramite simulazioni, se supportati dalla sperimentazione potrebbero dare indicazioni utili per migliorare l’efficacia dei trattamenti. Lo studio, pubblicato su Cancer Research. (Cancer Research è la rivista sui tumori più assiduamente menzionata al mondo. La rivista pubblica studi originali, recensioni base, preclinica, clinica, la prevenzione e la ricerca epidemiologica. . Lo scopo principale della rivista è nelle sue sottosezioni primarie, che si concentrano su pathobiology molecolare e cellulare, tumore e biologia delle cellule staminali, terapie e gli obiettivi, microambiente e immunologia, la prevenzione ed epidemiologia, e sistemi integrati e la tecnologia. Lo studio è stato segnalato su Nature Review Urology ( Nature Reviews il gruppo con una diffusione di prestigio massimo nel mondo). L’elevato tasso di ricaduta che distingue il tumore alla prostata potrebbe essere dovuto anche agli effetti delle terapie ormonali impiegate per contrastarlo. A sostenerlo, attraverso l’analisi di un modello matematico elaborato per simulare il decorso della malattia, è uno studio condotto da un team dell’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Icb-Cnr) di Napoli in collaborazione con il dipartimento di matematica dell’Università di Portsmouth, in Inghilterra, recentemente pubblicato su Cancer Research e segnalato nei ‘Research Highlights’ di Nature Review Urology.”Se confermate dalla sperimentazione in vivo, queste informazioni consentirebbero di rimodulare le terapie in modo da renderle più efficaci”. “Nella pratica clinica la crescita del carcinoma prostatico si contrasta mediante terapie mirate a sopprimere la produzione degli ormoni maschili (androgeni) responsabili sia dello sviluppo dell’apparato genitale sia della progressione della malattia. Tuttavia, questo tipo di tumore spesso sviluppa una resistenza a questi trattamenti ormonali, ovviamente associata a una ripresa della malattia”, spiega Alessia Ligresti dell’Icb-Cnr. “In tale refrattarietà del tumore verso le cure, si riteneva già che un ruolo fondamentale fosse svolto dall’attività delle cellule neuroendocrine formatesi a partire da quelle tumorali. L’obiettivo della nostra ricerca, quindi, era quello di fare chiarezza sui meccanismi biologici alla base di questo fenomeno”.  Secondo la ‘Prostate Cancer Foundation’, nonostante le terapie impiegate nei carcinomi prostatici diagnosticati precocemente mostrino un’elevata percentuale di successo, si osserva comunque un tasso di recidiva all’incirca del 20-30% nel quinquennio post-trattamento. Un particolare protocollo di differenziamento neuroendocrino messo a punto dai ricercatori ha permesso di riprodurre in vitro quello che accade nei pazienti sottoposti a terapie ormonali. “Le cellule tumorali sottoposte a lungo a deprivazione androgenica, cioè all’abbassamento dei livelli di androgeno, si sono differenziate in cellule di tipo neuroendocrino apparentemente benigne, simulando quanto avviene nella fase di regressione della malattia”, prosegue Ligresti. “L’analisi Nmr (Risonanza magnetica nucleare) ha poi evidenziato che le cellule benigne, a differenza di quelle tumorali, producono un’abbondante quantità di un precursore dell’androgeno. Grazie allo sviluppo di un modello matematico è stato possibile predire il comportamento di queste cellule per tempi più lunghi (400 giorni) di quelli sperimentali e dimostrare che, quando i livelli di androgeno prodotti dalle cellule neuroendocrine sane raggiungono livelli critici, si osserva la ripresa delle cellule tumorali residue. In questo modo i ricercatori hanno potuto costatare come quello che inizialmente sembra essere un effetto positivo dei trattamenti ormonali, e cioè la trasformazione delle cellule malate in cellule sane, potrebbe in realtà promuovere la successiva ricomparsa del carcinoma nella forma resistente”.I ricercatori intendono confermare tale ipotesi utilizzando modelli animali e campioni biologici di origine umana. “La convalida in vivo di questi risultati permetterebbe così di sviluppare modelli predittivi più complessi, in grado di rivelare i biomarcatori collegati al manifestarsi della resistenza del tumore prostatico, e contribuirebbero a migliorare l’efficacia delle cure”, conclude Ligresti. NOTIZIA DAL CNR  riprodotta da Carlo Mola      

Istituto di chimica biomolecolare (Icb-Cnr)Transdifferenziazione neuroendocrina nelle cellule del cancro prostatico: un approccio integrato, Cancer Research, Neuroendocrine Transdifferentiation in Human Prostate Cancer Cells: An Integrated Approach, 2015; 10.1158/0008-5472.CAN-14-3830; M. Cerasuolo, D. Paris, F. A. Iannotti, D. Melck, R. Verde, E. Mazzarella, A. Motta, A. Ligresti.

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Capolavori ungheresi

E’  già classica tradizione la collaborazione tra il Comune di Milano e lo “Szépmű vészeti Múzeum”, il Museo di Belle Arti di Budapest. Ed ora, in occasione di Expo, è arrivata a Milano una selezione di capolavori scelti dalle ingenti collezioni ungheresi, dopo il prestito della “Madonna Esterhazy” di Raffaello, esposta lo scorso inverno a Palazzo Marino per i capolavori dell’arte. La mostra, curata da Stefano Zuffi (Stefano Zuffi Data di nascita: 1961, Milano è uno storico dell'arte italiano. È autore di numerosi volumi di divulgazione culturale, legati alla storie dell'arte soprattutto rinascimentale e barocca.) Promossa dal Comune di Milano – Cultura, ed è prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura, in collaborazione con il Museo di Belle Arti di Budapest e il Museo Nazionale Ungherese, che, aperto al pubblico nel 1906, comprende tele, tavole, sculture e disegni che vanno dal Medioevo al 1900, acquisiti grazie a lasciti, donazioni private come i 600 dipinti della preziosa raccolta dei principi Esterházy, comperata nel 1870. Saccheggiato dai nazisti, ha recuperato le sue opere dopo la guerra, continuando ad accrescere il proprio patrimonio anche in questi anni. Ora qui a Palazzo Reale sono esposti 76 capolavori, realizzati dal XVI al XX secolo, per la gloria dell’arte e molti protagonisti sono i grandi maestri italiani, accompagnati  da delicati disegni preparatori che verranno alternati per ragioni conservative. Opere ordinate in un percorso che inizia  dal Rinascimento Italiano con il ritorno della “Madonna Esterházy”, che non poteva mancare all’appuntamento milanese, insieme ad un bronzetto e ad un disegno di Leonardo. A seguito, la pittura veneta con “Cena in Emmaus” di Tintoretto e ritratti di Tiziano, Veronese e Moroni; il Rinascimento europeo con “Salomé” di Cranach il vecchio e “Ritratto di giovane “ di Dürer. Nella sala dedicata al ‘600, opere di Velasquez, Rubens e “Giaele e Sisara” di Artemisia Gentileschi; un paesaggio romano di Lorrain, e ritratti di Hals e di van Dyck. Per il Settecento, lo spettacolare dipinto “San Giacomo Maggiore” di Giambattista Tiepolo e le vedute di Canaletto e Bellotto. A seguito Goya, con “Portatrice d’acqua” e “L’arrotino”; dipinti di autori ungheresi e una sezione dedicata al Simbolismo con il “Centauro” di Böcklin,  “Il bacio della Sfinge” di von Stuck, “Sirene” di Rodin e il bozzetto per “L’Angelo della vita” di Segantini. Infine l’Impressionismo con la “Donna con il Ventaglio” di Manet, la “Credenza” di Cézanne, “Tre  pescherecci” di Monet, “Giardino in inverno a Nuenen” di Van Gogh; e l’acquarello di Schiele “Due donne che si abbracciano”, che chiude il percorso. CARLO MOLA

PALAZZO REALE -  Piazza Duomo 12, Milano dal 17/09/2015 al 07/02/2016
di Martedì, Mercoledì, Venerdì, Domenica dalle 9:30 alle 19:30 dal 17/09/2015 al 07/02/2016 Lunedì dalle 14:30 alle 19:30 dal 17/09/2015 al 07/02/2016 di Giovedì, Sabato dalle 9:30 alle 22:30
Con questa mostra si inaugura una nuova “linea espositiva” a Palazzo Reale di Milano: la realizzazione di mostre delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. La mostra conferma la collaborazione tra il Comune di Milano e il Museo di Budapest - ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Una prestigiosa collaborazione internazionale che contribuisce ad arricchire il palinsesto di ExpoinCittà,  offrendo a milanesi e visitatori un’occasione preziosa per conoscere la storia dell’arte europea e le radici della nostra cultura”.
Da Raffaello a Schiele.Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest 17 settembre 2015 - 7 febbraio 2016 Palazzo Reale, Milano Da Raffaello a Schiele, A CURA DI CARLO MOLA

Val Bregaglia

Tra le belle Valli della Svizzera Italiana spicca per qualità e per grande amicizia la Val Bregaglia, meta di viaggi ed escursioni  Tanti ricordi ed eventi uniscono la Valtellina e la Valchiavenna alla Val Bregaglia.
Vogliamo e dobbiamo dare notizia di una bella iniziativa: di questi giorni Michele Sensini, studioso campano già conosciuto in Bregaglia per le sue ricerche su Giovanni Andrea Scartazzini, ci presenta la figura dell'illustre dantista a 750 dalla nascita del Sommo Poeta. Giovedì 10 settembre, al Palazzo Castelmur, alle ore 20.00, una conferenza nella quale Michele Sensini ci guiderà alla conoscenza di Giovanni Andrea Scartazzini, dantista di fama nato a Bondo nel 1837, per dieci anni pastore a Soglio e protagonista di primo piano della vita intellettuale nei Grigioni, in Svizzera e in Italia. L'opera di Scartazzini resta ancora oggi fondamentale per chi voglia approfondire la conoscenza di Dante, costantemente citata in tutta la bibliografia che riguarda il sommo poeta italiano. Determinato assertore delle proprie opinioni, in Scartazzini convivono lo studioso puntiglioso e decisamente appassionato e l'intento divulgativo, con un’attenzione prestata alla biografia del poeta e anche, in parte, della sua famiglia. Il risultato sono dei poderosi volumi enciclopedici, dai quali traspaiono una profonda conoscenza e un'attenzione  primaria alla Commedia. Michele Sensini ha conseguito il dottorato di filologia moderna in cotutela tra l'Italia e la Svizzera (Federico II di Napoli e Università della Svizzera italiana di Lugano), discutendo una tesi dal titolo Giovanni Andrea Scartazzini, studioso di Dante e commentatore della Commedia. Sensini, che frequentò in diverse occasioni la Bregaglia alla ricerca di materiale per la tesi, non ha mai chiuso i collegamenti con il filone di ricerca sul dantista. Nel 2012 in un articolo sui Quaderni grigionitaliani, Sensini toccò altresì il tema dell'epistolario tra lo Scartazzini e l'abate Giuseppe Jacopo Ferrazzi (a sua volta valente dantista) da poco ritrovato e da lui studiato. Attualmente, sempre in collaborazione con la Pro Grigioni Italiano, sta lavorando alla stesura di un volume che prende le mosse proprio dall'epistolario. Come ebbe modo di sostenere il coevo critico Francesco D'Ovidio: Una brutta ingratitudine commetterebbe l'Italia, commetteremmo specialmente noi della generazione che tramonta, se non ricordassimo, e non inculcassimo che si ricordino, le non dubbie benemerenze di lui. Proprio per evitare questa ingratitudine e per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante è pensato l'incontro di giovedì 10 a Palazzo Castelmur.

Notizie sul palazzo Castelmur . “Il Palazzo Castelmur e Coltura di Stampa, di proprietà del Comune Bregaglia, è stato acquistato nel 1961 dagli ultimi discendenti dei Castelmur e poi trasformato in museo, aperto al pubblico durante i mesi estivi. L'edificio è un ibrido nel senso che Giovanni Castelmur (1800-1871) ha realizzato l'attuale costruzione applicando alla casa patrizia della famiglia Redolfi del 1723 un ampliamento con facciata turrita in stile lombardo/veneto. Il riuscito collegamento antico-moderno del fabbricato, ultimato nel 1854, e il nuovo e ampio arredamento sono l'opera di diversi specialisti come l'ingegnere-architetto Giovanni Crassi-Marliani, il capomastro Giovanni Pedrazzini, il pittore Gaspare Tirinanzi, tutti di Milano. La maggior parte degli altri valenti artigiani e artisti provenivano pure dalla vicina Lombardia. L'interno del complesso ricalca l'esterno, anzi ci tiene a superarlo. Le stanze foderate in legno della casa Redolfi, ad eccezione di una, sono laccate o tappezzate. Nel tratto nuovo si possono ammirare fra altro la sala da pranzo, il salone, la stanza rossa e quella verde, le quattro salette delle torri. Pareti e soffitti degli spazi più rappresentativi sono ornati da pitture murali fra le quali spiccano impressionanti trompe-l'oeil. Al secondo piano è sistemato l'Archivio storico e parte dello scantinato è stato messo a disposizione della "Gioventù Bregaglia" che l'ha trasformato in un centro d'incontro dei giovani”.

Informazioni:  bregaglia@pgi.ch / Tel. +41 (0)81 8221711(Maurizio Zucchi) Dante 750: Michele Sensini presenta Giovanni Andrea Scartazzini Coltura, Palazzo Castelmur, giovedi 10 settembre 2015, ore 20.00  Maurizio Zucchi è una personalità degna di più di una segnalazione ed è disponibile a dare ulteriori notizie. Queste notizie sono state raccolte e riunite a cura di Carlo Mola

Diluca

Vessel, project room, in programma presso la Nuova Galleria Morone, sarà la circostanza  più valida per ammirare i nuovi lavori dello scultore Francesco Diluca. L'artista è milanese, classe 1979, che espone, a cura di Davide Caroli, (un sensibile ed attento curatore di mostre) una distinta selezione delle sue ispirazioni poetiche, nella scia già assai valutata delle sculture di farfalle con uno sforzo dettato, non dal desiderio di stupire, ma di esprimere concetti nuovi e vivi. Leggiamo e riportiamo “Da sempre il tema principale che muove il lavoro di Francesco Diluca, che parte da un'analisi lucidissima della realtà umana in cui siamo immersi, è quello dell'evoluzione dell'essere umano, di come l'Io di ciascuno, in maniera cosciente o meno, sia in eterno movimento nel tentativo di migliorarsi, quasi un viaggio verso lo stadio finale e definitivo a cui siamo destinati. Le figure che realizza, e che ci racconta attraverso il turbinio delle farfalle, non sono dunque altro che la rappresentazione di nuovi esseri che rinascono, pervasi da una nuova e quasi inaspettata positività”. Questi primi mesi del 2015 sono stati dedicati interamente ad un approfondimento del suo lavoro, del quale potremo valutare gli esiti in questa occasione, preludio ad una serie di eventi che lo vedranno protagonista nel corso del prossimo anno. Francesco Diluca ha partecipato negli ultimi anni a diverse mostre personali e collettive tra le quali ricordiamo la rassegna Critica in Arte, organizzata dal MAR – Museo d'Arte della città di Ravenna e dedicata a giovani critici e giovani artisti e la Biennale Italia Pechino.- Cina 2014.CARLO MOLA

Francesco Diluca Vessel Curatore: Davide Caroli NUOVA GALLERIA 9 MORONE, Via Nerino 3, Milano Inaugurazione: 24 settembre, Orari: dal martedi al sabato dalle 11 alle 19. 24 settembre | 7 novembre 2015

Righini

Sono ormai da lunghi anni che mi interesso dell’opera artistica di Valerio Righini. Un artista molto ammirato in Valtellina e che ha ampliato la sua conoscenza e la sua valutazione critica in  campo nazionale meritando ammirazione e sostegno critico. Un vero, autentico, sincero artista. Tanto bravo quanto modesto. Ora,  nel giardino del Museo Etnografico Tiranese a Madonna di Tirano sono esposte, dal 1° settembre, avvincenti sculture di Valerio Righini ispirate alla coltivazione della vite, tema sul quale, in questi ultimi anni, l'artista ha dedicato speciale studio e riservato ore, giorni di dedizione poetica.  La connessione con il tema dell'alimentazione di Expo 2105 ha consigliato al Distretto Culturale della Valtellina l'allestimento di una mostra dell'artista nell’influente sede milanese di Valtellina Expo 2015 in via Dante 14 nella quale emergeranno  belle sculture ispirate alla coltivazione della vigna con altre dell'artista tiranese. L'esposizione presso il museo durerà tutto il mese di settembre, mentre quella a Valtellina Expo inizierà l'11 e si concluderà il 27 settembre. Il 19, giornata tutta dedicata al Distretto Culturale Valtellina, è previsto alle 17 un incontro dell'autore con il pubblico.  L'iniziativa è illustrata in un elegante "giornale di mostra" di 4 pagine. Questa mostra di Valerio Righini  E’ uno dei richiami più importanti di questo inizio di stagione d’arte. CARLO MOLA

Per iniziativa del Distretto Culturale della Valtellina. Una Mostra di Valerio Righini sul Tema Della Vigna a Milano e nel Giardino Del Museo Etnografico Tiranese. Nel capoluogo lombardo le opere sono esposte nella sede di Valtellina EXPOne in via Dante 14 CARLO MOLA

 

 

 

Cultura e spettacoli