20 marzo MOLA: Arte e scienza

Restauri - Espad - 70 anni di Ansa - Frei Otto - FILM#0-56 - Dai Visconti agli Sforza

Restauri

Diamo notizia di due importanti restauri. Il primo al Castello Sforzesco. Completato il restauro dell’antico Ospedale Spagnolo, ospiterà Dal 2 Maggio il Museo della Pietà Rondanini. Dichiarazione dell’Assessore Rozza: “Ridato vita a un luogo per molti anni nascosto nella memoria di pochi e sconosciuto ai più” Del Corno: "Da domani la Pietà si prepara al trasferimento nell'Antico Ospedale, la Sala degli Scarlioni ospiterà un documentario sulla storia del nuovo Museo" Milano, 16 marzo 2015. Proprio  al Castello Sforzesco e praticamente effettivamente  sconosciuto ai più. Da oggi  si impreziosisce di un nuovo non comune spazio, destinato a diventare punto espositivo per la città. aperto tra E’ stato completato il restauro dell’antico Ospedale Spagnolo, situato presso la Cortina di S. Spirito - Lato Cadorna (dopo l’ingresso da via Minghetti), presentato il 16 marzo dagli assessori Filippo Del Corno (Cultura) e Carmela Rozza ( Lavori pubblici e Arredo urbano). I lavori, durati quasi due anni, sono stati finanziati dalla Fondazione Cariplo con 2.100.000 euro. “Abbiamo ridato vita a un luogo per molti anni nascosto nella memoria di pochi. Con questo restauro restituiamo ai milanesi l’Antico Ospedale Spagnolo e offriamo a turisti e visitatori un gioiello della storia di Milano sinora sconosciuto ai più”. Lo dichiara l’assessore Rozza. La Pietà Rondanini da domani non sarà più visitabile nella sua attuale collocazione nella Sala degli Scarlioni, che sarà parzialmente chiusa al pubblico per consentire tutti gli interventi propedeutici alla sua movimentazione e al suo trasferimento nella sua nuova "casa", dove nel frattempo sono già iniziati i lavori di allestimento sulla base del progetto dell'architetto Michele De Lucchi. "La Pietà Rondanini sarà di nuovo visitabile dal pubblico nella nuova sede dell’Antico Ospedale Spagnolo a partire dal 2 maggio, quando il nuovo Museo della Pietà, esclusivamente dedicato all'ultimo capolavoro di Michelangelo, sarà inaugurato con due giorni di festa contestualmente all'avvio di 'Expo in città' - ha dichiarato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno - La Sala degli Scarlioni nei prossimi mesi ospiterà uno schermo per la proiezione in loop di un cinedocumentario che racconterà la straordinaria avventura della Pietà negli ultimi tre anni, fino alla sua collocazione definitiva". La costruzione della Cortina che ospita l’antico Ospedale risale all’epoca Viscontea: fu demolita nel periodo 1447-50 per poi essere riedificata da parte di Francesco Sforza dopo il 1451. In testa alla sala era collocato un altare ligneo, a fianco del quale si accedeva ad altri due locali: un camerino per gli infermi e i servizi igienici. La grande sala era destinata ad essere un luogo di tribolazione e preghiera come documenta il ciclo pittorico policromo cinquecentesco delle pareti e delle dodici vele del soffitto: indicativa in tal senso la raffigurazione del “Credo” apostolico (scritto in latino) rappresentante la formula per la professione della fede cattolica, che si poteva leggere (pregando) stando distesi appunto nei letti dell’Ospedale. All’interno di ciascuna vela doveva trovare posto l’effige di un apostolo, di cui però non esiste più traccia. Tracce di dipinti che inquadravano l’altare fiancheggiate con le insegne dei governatori e dei castellani e l’Arma reale di Spagna' e insegne araldiche di varia famiglie iberiche, completano il ciclo pittorico superstite e restaurato. E’ stato scritto “Dagli anni ’70 fino al ’97 gli spazi dell’antico Ospedale erano occupati dalle biblioteche rionali.  Poi per un lungo periodo sono stati utilizzati come deposito fino al luglio del 2013, data di inizio dei lavori. Il restauro è stato realizzato in due fasi. La prima ha riguardato il restauro e il recupero delle superfici dell’Ospedale nella sue prime tre campate e degli ambienti connessi. In particolare è stato realizzato il restauro conservativo delle murature, degli intonaci, degli intonaci decorati e delle preesistenti architetture. La seconda ha comportato il restauro delle superfici della IV campata, il restauro-protezione del pavimento antico presente nella sala principale dell'Ospedale, con l’esecuzione delle opere di presidio e custodia, l’inserimento di nuovi impianti e la formazione di un nuovo pavimento in listoni di rovere. Particolare attenzione è stata posta alla formazione del piano di pavimento utile all’appoggio di una copia della Pietà Rondanini per la realizzazione del basamento antisismico e antivibrazionale:. Altro intervento di pregio è stato la realizzazione di una pavimentazione in listoni di rovere che produce un contrasto materico che valorizza il marmo bianco. In ultimo il restauro conservativo dei serramenti quali i portoncini di primo Novecento affissi agli ingressi da Beltrami, presenti nella sala principale dell’ex Ospedale e nella annessa “cucina”. Per la realizzazione dei lavori è stato allestito un ponteggio di tre piani su cui hanno lavorato i restauratori. L’antico Ospedale, è articolato in due sale. Quella principale ha un’altezza massima di 7,15 metri con una superficie di 210 mq circa. L’ex cucina ha un’altezza massima di 7,15 metri per una superficie di circa 65 mq”.

Secondo restauro: Completato l'attento restauro conservativo della splendida pavimentazione della Fondazione Stelline di Corso Magenta 61 a Milano. 2.000 mq di mosaico in seminato di marmi policromi. E’ un’opera, realizzata da Bobo Piccoli tra il 1973 e il 1978. (Bobo Piccoli, all'anagrafe Augusto Piccoli - Milano, 28 gennaio 1927 – Milano, 9 settembre 1981, è stato un artista italiano. nasce in una famiglia di intellettuali, il padre Valentino, era giornalista e scrittore, mentre la madre Pia Addoli era insegnante d’italiano.   Ma chi non letto da bambino e da ragazzo gli splendidi libri scritti da Pia Piccoli Addoli! Tutti i fratelli Piccoli si sono formati in un ambiente frequentato da tanti intellettuali e  tutti hanno avuto notevoli successi nel campo della cultura e dell’arte, infatti Fantasio è diventato un noto regista teatrale, Laura Beatrice una scrittrice e Flora ha seguito le orme della madre come insegnante di lettere classiche.) E’ stato scritto da attenti critici “la visione dell’artista assume una dimensione ambientale che connota l’intero palazzo, dagli spazi del piano terreno affacciati sul chiostro ai piani superiori, rendendo la storica sede della Fondazione un luogo unico e pieno di fascino. Architettura storica e ricerca pittorica si fondono in una tensione creativa orientata all’unità delle arti”.  CARLO MOLA

ESPAD
Pubblichiamo integralmente, con poche modifiche, lo studio ESPAD®Italia 2014, (Indagine Progetto sull'alcol e altre droghe. ESPAD è frutto della collaborazione di gruppi di ricerca indipendenti in più di quaranta paesi europei e il più grande progetto transnazionale di ricerca sul consumo di sostanze degli adolescenti in tutto il mondo. L'obiettivo generale del progetto è quello di raccogliere più volte dati comparabili sul consumo di sostanze tra i 15-16 anni  studenti in altrettanti paesi europei). Condotto dai ricercatori dell'Istituto di fisiologia clinica del  Consiglio Nazionale delle Ricerche. Adolescenti d’azzardo: più prevenzione, meno giocatori.  Diminuisce il numero degli studenti che giocano, grazie alle azioni di sensibilizzazione nelle scuole superiori. È quanto risulta dallo studio Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr). In crescita, però, il gioco on line. La percentuale di studenti di 15-19 anni che giocano d’azzardo è passata dal 47% del 2009-2011 al 39% del 2014 e si è anche ridotta la quota di studenti-giocatori con un profilo definito a rischio o problematico. In termini numerici, sono stati oltre 900mila gli studenti che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nello scorso anno, mentre erano circa 1,1 milioni negli anni tra il 2009 ed il 2011. I giovani giocatori a rischio o problematici (sulla base del test Sogs-Ra) sono poco più di 170mila, il 7% di tutti gli studenti (il 4% a rischio e il 3% problematici), mentre fino al 2011 rappresentavano l’11% (rispettivamente il 7 e 4%). Sono solo alcuni dei molti dati che emergono dallo studio ESPAD®Italia 2014, condotto dai ricercatori del Reparto di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr), che ha coinvolto oltre 30mila studenti di 405 istituti scolastici superiori del nostro Paese. “Sono risultati molto positivi”, sottolinea Sabrina Molinaro, dell’Ifc-Cnr, responsabile dello studio, “merito da attribuire almeno in parte agli interventi di educazione al gioco e prevenzione della dipendenza da gioco portati avanti nelle scuole superiori. Gli istituti scolastici che hanno attuato interventi su questo specifico tema sono infatti aumentati dal 4% del 2008 all’8% nel 2011 e al 16% nel 2014. Ed è ancora più importante come all’aumentare della prevenzione corrisponda una diminuzione dei giovani giocatori problematici e soprattutto a rischio, a vantaggio della quota di cosiddetti giocatori sociali per i quali il gioco non ha assunto tale valenza”.Secondo lo studio sono più attratti i maschi che le coetanee (49% vs 30%), con prevalenze che crescono in corrispondenza dell’età: scommettono soldi soprattutto i maggiorenni (43% tra i 18enni e 46% tra i 19enni), anche se ha giocato d’azzardo quasi un terzo dei 15enni, nonostante la legge italiana lo vieti ai minorenni. In testa si collocano i ‘gratta e vinci’ (71%), in diminuzione rispetto al 2012 quando a preferirli era il 77%. “Attualmente sono ben 60 le tipologie, diversificate per prezzo e tipo di vincita, disponibili nei posti più comuni e frequentati anche dai ragazzi, come i bar, gli autogrill, i supermercati o i distributori automatici installati presso i centri commerciali”, spiega Molinaro. “In ordine di preferenza, seguono scommesse sportive (49%), bingo e la tombola (33%) e totocalcio (28%). Non mancano coloro che giocano a carte (24%) e al video poker o slot (14%). Circa tre quarti dei giovani ha speso non più di 10 euro nel mese antecedente lo svolgimento dello studio, mentre il 18% ha speso tra gli 11 e i 50 euro e l’8% oltre 50 euro”. Dov’è possibile giocare? In generale, vanno per la maggiore bar/tabaccherie (44%), sale scommesse (29%): il 41% di tutti gli studenti italiani abita a meno di 5 minuti a piedi da un luogo dove è possibile giocare, così come il 37% frequenta una scuola altrettanto prossima. Ma ben il 35% gioca d’azzardo a casa propria o di amici e il 17% on-line: nel 2013, erano il 9%. “Si deve prestare particolare attenzione a questa ultima modalità più a rischio”, osserva Sabrina Molinaro, “il gioco praticato in solitudine e in alcuni casi utilizzando un’identità falsa e una moneta virtuale, senza il controllo dei genitori, né vincoli di orario, di spazio o di tempo”. Ma in che cosa si distinguono i giovani giocatori problematici? “Innanzitutto per le tipologie di gioco. Preferiscono in particolare scommesse sportive (83%), totocalcio (54%) ma anche scommettere su altri eventi (50%), giocando a carte (49%), a poker texano (48%) e al Lotto/Superenalotto (39%). E sono proprio i giochi a vincita immediata i preferiti dai giocatori problematici rispetto a quelli sociali, quali Lotto Istantaneo (40 vs 12%) e VLT (45 vs 10%)”, spiega Molinaro. “I problematici, inoltre, preferiscono frequentare sale scommesse (51%), sale giochi (30%), bingo (13%) e casinò (10%) e ben il 53% gioca on-line. Altro aspetto che contraddistingue i giocatori problematici è, ovviamente, la spesa sostenuta: nel mese precedente lo svolgimento dello studio, uno ogni 4 ha speso oltre 50 euro, cifra spesa dall’1% dei giocatori sociali. Una cifra importante considerata sia l’età sia soprattutto che l’occupazione principale di questi giovani è quella di essere studenti”. Dati riportati e raccolti da CARLO MOLA

ANSA 70 anni
L'appuntamento  in programma, giovedì prossimo 26 marzo 2015 alle ore 17, a Roma, nella sede della Fieg in via Piemonte, 64. Conferenza di presentazione del  libro-anniversario della storica agenzia di stampa  ANSA. Il libro-anniversario sulla storica agenzia di stampa viene presentato ai giornalisti e al pubblico. “Casa Ansa - Da settant'anni il diario del Paese”.  Il Centro di Documentazione Giornalistica presenta Casa Ansa - Da settant'anni il diario del Paese, di Carlo Gambalonga, ex vicedirettore vicario della testata. Con l'autore interverranno  anche Giulio Anselmi, presidente dell'Ansa, Maurizio Costa, presidente della Fieg, Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, Mario Orfeo, direttore del TG1. Il volume Casa Ansa è  il risultato di un intenso lavoro di ricerca e testimonianza di Gambalonga, personaggio che conosce vita morte e miracoli della gloriosa agenzia.  E che ha vissuto dall'interno in prima persona, per quasi quarant'anni, le vicende dell'agenzia che oggi comprende tra i soci editori i principali quotidiani italiani, con 22 sedi in Italia e uffici di corrispondenza in tutto il mondo.  “ Dal primo dispaccio sui bombardamenti alleati in Germania, del 15 gennaio 1945, giorno dopo giorno l'agenzia di via della Dataria ha raccontato tutti i fatti più importanti, diventando il diario del Paese. Dalla stagione degli anni di piombo, al rapimento di Aldo Moro, ai mondiali di calcio in Italia, passando per le stragi di mafia e Tangentopoli, fino ai nostri giorni, l'Ansa ha fatto da testimone e osservatrice di tutti gli eventi che hanno documentato e reso pubblico il succedersi degli eventi”.CARLO MOLA

Frei Otto

«Visionario, spirito curioso, fedele nella condivisione delle conoscenze e delle invenzioni e il modo di utilizzare con attenzione e parsimonia le risorse». E’questa la motivazione del titolo a Frei Otto Peccato che se lo sia goduto poco (e’morto il 9 marzo 2015). lo staff del  Jay A. Pritzker Prize, il più importante riconoscimento per l'architettura contemporanea ha fatto sapere di aver assegnato il riconoscimento a Frei Otto anticipando di due settimane l’annuncio ufficiale e precisando che la decisione è stata presa quando lui era ancora in vita. Jay e Cindy Pritzker credevano che un premio significativo sarebbe stato incoraggiare e stimolare non solo una maggiore consapevolezza pubblica degli edifici, ma anche che avrebbe ispirato una maggiore creatività all'interno della professione di architetto.

Il premio prende il nome dalla famiglia Pritzker, i cui interessi economici internazionali sono con sede a Chicago. Il loro nome è sinonimo di Hyatt Hotels situati in tutto il mondo. Jay A. Pritzker, (1922-1999), fondò il premio con la moglie, Cindy. Suo figlio maggiore, Thomas J. Pritzker, l'attuale presidente della Fondazione Hyatt, spiega, "Come nativi di Chicago, non è sorprendente che la nostra famiglia fosse profondamente consapevole dell’ importanza dell’architettura, perché sono vissuti nel luogo di nascita del grattacielo, una città piena di edifici progettati da leggende architettoniche come Louis Sullivan, Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, e molti altri. "

E continua: "Nel 1967, abbiamo acquisito un edificio incompiuto che doveva diventare l’Hyatt Regency Atlanta. Il suo atrio ebbe grande successo e divenne il pezzo firma dei nostri hotel in tutto il mondo. Così nel 1978, quando siamo stati avvicinati con l'idea di onorare gli architetti viventi, siamo stati felici. Mamma e papà (Cindy e il compianto Jay A. Pritzker) ritiene che un premio significativo sarebbe incoraggiare e stimolare non solo una maggiore consapevolezza pubblica degli edifici, ma anche ispirerebbe maggiore creatività all'interno della professione di architetto. "Molte delle procedure e dei benefici del Premio Pritzker sono modellate sul premio Nobel. Vincitori del Premio Pritzker Architecture ricevono una borsa di 100.000 dollari, un certificato di citazione formale, e dal 1987, un medaglione di bronzo. Con incise (tradotte in inglese) parole di Vitruvio. Prima di questo anno, in edizione limitata di una scultura  di Henry Moore è stata donata ad ogni premiato.

Frei Otto aveva progettato la copertura dello stadio di Monaco di Baviera per le Olimpiadi tragiche del 1972. Aveva 89 anni, era cresciuto a Berlino e aveva iniziato il suo lavoro di progettista quando era prigioniero di guerra vicino a Chartres, e nel 1954 conseguì il dottorato in ingegneria civile a Berlino.

Oltre allo stadio di Monaco  tra i suoi lavori più conosciuti ci sono il padiglione della Repubblica Federale tedesca all’Expo di Montréal del 1967 e il tetto del padiglione giapponese dell’Expo 2000 di Hannover con Shigeru Ban, vincitore del Pritzker nel 2014. Praemium Imperiale per l’architettura nel 2006,  l'anno successivo era anche stato insignito della Royal Gold Medal, riconoscimento annuale per l’architettura che viene assegnato dal Royal Institute of British Architects.  CARLO MOLA
 

FILM#0-56

La Fondazione Mudima presenta il nuovo progetto di Roberto Coda Zabetta FILM#0-56. Non si tratta di un film o di uno sceneggiato televisivo. E’ una serie una serie di venti tele di grande formato, l’anteprima di un progetto più ampio che si articolerà in cinquantasei lavori.

Le opere in mostra comprendono forme, luci, ombre e colori della natura che si rapprendono in uno scorrimento senza tempo e non figurativo di inesauribili informazioni. E’ stato scritto: “L’occhio scorre veloce, seguendo movimenti orizzontali, concentrici, verticali, emerge in superficie e velocemente si immerge in profondità, la visione è immediata, ma innesca un lento flusso di riconoscimento, di scoperta del processo pittorico, dei riferimenti, delle citazioni, delle fonti. Si produce un inconscio corto circuito: immagini mentali che non svelano, ma ri-velano (velano nuovamente), nel senso che mostrano e insieme nascondono quell’invisibile cui l’immagine rimanda. La ricerca di ciò che è ‘irrappresentabile’ dell’altro del mondo, un movimento verso l’alto o il basso legato alla necessità di trascendere le condizioni emotive dell’esperienza”.

Nelle parole di Ilaria Bonacossa: “I nuovi lavori di Roberto Coda-Zabetta sembrano giocare con i limiti dell’astrazione contemporanea attraverso un rapporto tattile e viscerale con i materiali pittorici classici che vengono ‘forzati’ in futuristiche trame. Queste grandi tele evocano sintetiche immagini digitali della nanotecnologia così come spazi siderali a milioni di anni luce da noi che nelle loro trasparenze sembrano omaggiare una tradizione nipponica millenaria di opere a china e acquarello su carta.”  (Ilaria Bonacossa è critico d’arte e curatrice. Collabora fin dal 2002 con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, per la quale ha organizzato numerose mostre, tra queste “Subcontingent. Il subcontinente Indiano nell'Arte Contemporanea” (2006). Nel 2004 ha curato il progetto espositivo “D-segni” (ciclo di quattro mostre monografiche di disegni realizzati da artiste italiane e internazionali negli spazi della Fondazione della durata di un mese). E’ membro del Technical Committee for Acquisitions per il FRAC (Fondo Regionale d’Arte Contemporanea) Provence-Alpes-Côte d'Azur con sede a Marsiglia). “La pittura astratta è uno stato della mente che contiene forti limitazioni e infinite libertà: astrae da un soggetto/oggetto o ne coglie direttamente l’essenza? Aggiunge o toglie? Esiste libertà totale o le tele condensano le infinite libertà? Forse per Roberto Coda Zabetta l’astrazione è, insieme, il luogo intimo dove si dimentica la ‘mente’, si scava negli strati del vissuto, degli insegnamenti, dei riferimenti, dove l’accumulazione dell’informazione si libera nel movimento dell’animo, nella visione, nella somma dei contrari e di tutto ciò che si sottrae alla compiutezza della percezione e della temporalità. E, contestualmente, è il luogo dove agire con infinita libertà riguardo a quei riferimenti, sapendo che, ciascun gesto è denso di riferimenti storici, ma che può essere usato, consapevolmente, al di fuori di ogni classificazione cronologica”. Dati e commenti raccolti da CARLO MOLA

Roberto Coda Zabetta. FILM#0-56     Fondazione Mudima – via Tadino 26, Milano 11 marzo – 7 aprile 2015 lunedì – venerdì ore 11-13 / 15-19.30 Ingresso  libero Tel. 02 29409633 – info@mudima.net

 

 

Dai Visconti agli Sforza

A Palazzo Reale Apre La Mostra Dedicata All’“Arte Lombarda Dai Visconti Agli Sforza”  Così Del Corno: “Una mostra ricchissima che racconta il ruolo fondamentale della cultura artistica lombarda e di Milano al centro dell’Europa tra il Trecento e il Cinquecento”

Milano, 11 marzo 2015 – Aperta al pubblico da giovedì 12 marzo la mostra “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”, che si orienta in modo conciso ma criticamente riletto alla grande esposizione dallo stesso titolo allestita nel 1958 nelle stesse sale di Palazzo Reale, risanate dopo i bombardamenti del 1943: un  grande progetto  che rimane per chi l’ha visto (molti anni orsono) ed allora giovane, fu una rivelazione. una cosa grande ferma nella nostra memoria di ormai vecchi. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, coprodotta da Palazzo Reale e da Skira editore, Main Partner UniCredit, la mostra di oggi pensa nuovamente  a quel progetto con il carattere più attinente e attuale: “Quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna”. La mostra è parte di Expo in città, il palinsesto di iniziative che accompagnerà la vita culturale della città durante il semestre dell’Esposizione Universale e prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, perciò i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla rottura dovuta all’arrivo dei Francesi. Duecentocinquanta opere in mostra sono state selezionate in modo da consentire al visitatore non solo di apprezzare la preziosità dei materiali e la bellezza dei singoli oggetti, ma anche di riconoscerne i legami formali e il linguaggio comune. La rassegna, che fa seguito alla mostra di Bramante a Brera e precede immediatamente la monumentale monografica dedicata Leonardo Da Vinci a Palazzo Reale, si inserisce in un percorso storico artistico fortemente voluto e sostenuto dal Comune di Milano, dalla Pinacoteca di Brera e da Skira editore, che ricostruisce quel periodo storico che fu una vera e propria “età dell’oro” milanese. "Una mostra importante e affascinante al tempo stesso, che racconta il ruolo fondamentale che la cultura artistica lombarda ha avuto tra il Trecento e il Cinquecento, quando in tutta Europa era sinonimo di qualità eccelsa e di straordinari talenti - ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Un progetto che racconta il contesto di quegli anni splendidi in cui a Milano lavorarono i più grandi protagonisti della storia dell’arte mondiale - da Giotto a Bramante, fino al genio di Leonardo da Vinci - lasciando nella nostra città segni ancora vivi del loro talento innovatore. La premessa artistica perfetta per la grande mostra dedicata proprio a Leonardo che aprirà il 15 aprile e che propone, all'interno del palinsesto di Expo in città e a poche settimane dall’avvio dell'Esposizione Universale, una vera e propria celebrazione della centralità e internazionalità di Milano, alla scoperta delle sue straordinarie origini storiche, artistiche e culturali".
La mostra del 1958 fu il prodotto dell’interminabile lavoro di ricerca, di valorizzazione e di restauro del patrimonio artistico per opera di alcune personalità di alto profilo etico e intellettuale, attive negli istituti di tutela cittadini come Fernanda Wittgens, Franco Russoli, Gian Alberto Dell’Acqua, protagoniste della difesa del patrimonio milanese e lombardo durante la Grande Guerra. La rassegna di oggi, ha voluto conservare lo stesso titolo, è anch’essa volutamente connotata dal punto di vista scientifico raccogliendo oggi i frutti di più di cinquant’anni di studi, che hanno toccato i più diversi settori storici e artistici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio milanese e lombardo. “Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento – affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano – appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”.
A più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra é  una rilettura della storia artistica lombarda. Il percorso della mostra si svolge attraverso una serie di tappe in ordine cronologico, che costituiscono altrettante sezioni e sottosezioni, che illustrano la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica: pittura, scultura, oreficeria, miniatura, vetrate, con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale al punto da divenire sigla d’eccellenza riconosciuta: l’“ouvraige de Lombardie”. Dopo una breve sezione introduttiva che offre il contesto storico, presentando una galleria di ritratti delle due dinastie di grandi committenti, i decenni centrali del Trecento costituiscono la prima sezione espositiva, dedicata a illustrare come i Visconti abbiano impresso una svolta fondamentale alla cultura lombarda, dapprima importando a Milano e in Lombardia artisti “stranieri” – i toscani Giotto e Giovanni di Balduccio – poi aprendo cantieri nelle capitali del ducato, nelle città satelliti, nelle campagne, occupando gli spazi urbani e rinnovando quelli ecclesiastici; fondando biblioteche, come quella di Pavia.
Una seconda tappa è quella degli anni attorno al 1400, dove domina Gian Galeazzo Visconti, personaggio chiave del tardo gotico lombardo: sono gli anni del grande cantiere del Duomo di Milano. È stata in questo caso fondamentale la collaborazione con la Fabbrica del Duomo, che ha generosamente accettato di smontare dalle guglie ed esporre in mostra alcune statue della Cattedrale e alcune vetrate, altrimenti difficilmente visibili. Nella terza sezione si passa al lungo regno di Filippo Maria Visconti, molto diverso da Gian Galeazzo.
Il capitolo successivo, la quarta sezione, mette a fuoco l’importanza capitale dello snodo figurativo che corrisponde alla fine dinastica dei Visconti e alla presa di potere di Francesco Sforza (gli anni intorno al 1450) fino a tutto il periodo di governo di Galeazzo Maria Sforza. Le iniziative di Francesco Sforza si collocano all’insegna della continuità con il passato, ma integrano anche nuove esperienze favorite dalla politica di alleanze sulle quali il duca poggia il proprio potere. Anche il progressivo spostamento della sede della corte da Pavia a Milano, destinata a diventare a breve l’unica capitale stabile del ducato, facilita l’avvento di nuove maestranze e nuove tendenze. È il periodo delle grandi botteghe che si spartiscono il lavoro delle grandi imprese decorative al Castello Sforzesco a Milano e a Pavia: Foppa, Bembo, Zanetto Bugatto, Bergognone.
Una quinta e ultima tappa è infine dedicata agli anni di Ludovico il Moro e alla spaccatura provocata dalla sua caduta e dall’arrivo dei Francesi: sono anni di cambiamenti radicali nell’urbanistica, nell’architettura e in generale nella produzione artistica grazie alla presenza a Milano di personalità eccezionali come Bramante, Leonardo e Bramantino. In questi anni, nonostante la crisi del sistema politico e la fragilità delle finanze dello Stato, le botteghe lavorano a pieno regime: Milano produce ed esporta meravigliosi prodotti di lusso come smalti, oreficerie, ricami eseguiti in gran parte sulla base di progetti elaborati da artisti di primo piano, secondo un procedimento che anticipa quello del moderno “design”. Stimolata dall’ambizione sfrenata del duca, la produzione artistica è sottesa da uno spirito di emulazione/concorrenza nei confronti delle altre corti padane, legate a quella sforzesca da stretti rapporti famigliari oltre che da interessi economici e politici comuni: la sezione prende in esame in modo particolare le relazioni con Ferrara, Bologna e con Mantova.    Informazioni, commenti e dati raccolti da CARLO MOLA

SCHEDA TECNICA Palazzo Reale  12 marzo – 28 giugno 2015
ORARI lun 14.30_19.30 mar, mer, ven, sab, dom 9.30_19.30   gio 9.30_22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
INFO E PRENOTAZIONI   | T. +39 02 54914  BIGLIETTI Il prezzo del biglietto comprende l’audioguida della mostra Intero: € 12,00  Ridotto: € 10,00 Ridotto club Skira: €9,00 Gruppi*: € 10,00 Scuole*: € 6,00 Famiglie: € 16,00 (1 adulto + 1 ragazzo di età inferiore a 14 anni) * Per i gruppi e per le scuole, approfitta dello sconto promozionale valido fino al 15 Aprile, 2015 Biglietti congiunti (con audioguida in omaggio):-    Biglietto congiunto con Mostra Leonardo OPEN: € 20,00 (Visiti Leonardo il giorno dell’acquisto, e torni a vedere Visconti Sforza quando vuoi) Biglietto congiunto con Mostra Leonardo Nella Giornata: € 18,00 (Visiti prima Visconti Sforza e salti la coda per Leonardo!) Biglietti online Infoline e prevendite +39.0292800375 (dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 18.30)

 

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