Con Mola per scienza e cultura

Pinocchio, Giardino Garzoni,

Non è un ripetersi ma ormai dovete sapere dalle mie rubriche che abbiamo una predilezione per il personaggio Pinocchio. Capolavoro della letteratura italiana. Perciò sono poche le notizie che ci lasciamo sfuggire sul personaggio ed anche sul “suo” giardino sede della fondazione Collodi. Al Giardino Garzoni, segnaliamo con gioia il Flower Show di Fine Estate 2015. Sorprendenti fioriture ed avvenimenti educativi per concretare in attrattiva una stagione nuova. “Fiore, colore, teatro” sono i termini base e chiave dei Flower Show incominciati quest’anno nello Storico Giardino Garzoni.  Vera opera architettonica verde, conosciuto in Italia e in Europa per la sua tipica configurazione geometrica dal 14 agosto al 13 settembre presenta il Flower Show.  Leggiamo e pubblichiamo “Ogni area del Giardino offre centinaia di nuove piantagioni riccamente fiorite: sia quelle inserite la scorsa primavera, in un differente stadio di sviluppo stagionale – straordinariamente rigoglioso il giardino palustre in una delle vasche del parterre, con la Victoria amazonica dalle enormi foglie rotonde attualmente fiorita-  sia nuovi inserimenti, come un’intera collezione di piante per giardino mediterraneo o dry garden allestita in uno dei viali.  Accanto alla spettacolarità delle fioriture in questa sontuosa cornice, ci sarà in questa edizione anche una parte di approfondimento per professionisti ed appassionati, con 3 workshop tematici  (9-11 settembre) ed un convegno (12 settembre). Inoltre, dal 14 agosto al 21 settembre, la mostra di pittura “Vieri d’aprés Giverny” di Vieri Parenti che renderà omaggio al celeberrimo giardino fiorito di Monet” (A CURA DI CARLO MOLA)

9 settembre 2015: workshop “Architetture vegetali formali e naturali per la città da rinnovare”conduce Andrea Menghini (Giorgio Tesi Group)10 settembre 2015: workshop “Il futuro parte dalla Preistoria: specie australiane e sudafricane per le città italiane” conduce Alessandro Martini (Floratoscana)11 settembre 2015: workshop “Piante mediterranee per infiorare la città” conduce Gabriele Rasconi (Vivaio Rasconi). La partecipazione ai workshop è gratuita previa iscrizione fino ad esaurimento posti, dettagli e info:giardinogarzoni@pinocchio.it, tel. 0572429613)12 settembre 2015, Sala Convegni del Parco di Pinocchio: Convegno “La gestione del Giardino Storico”, partecipazione gratuita, aperto al pubblico fino ad esaurimento posti. È in corso la procedura per conferire crediti formativi ai partecipanti che ne faranno richiesta. Dettagli e info: fondazione@pinocchio.it, tel. 0572 429613. Il Flower Show è  una “prima” assoluta nel suo genere in questo secolare giardino -

Irea-Cnr e Ingv-Ov: tecnica di monitoraggio per comprendere i fenomeni di  sollevamento avvenuti in questi ultimi anni ai Campi Flegrei. Link  all’articolo: www.nture.com/articles/srep13100A

Pinocchio e il nuovo  'libro d'artista'

Ed eccoci alla seconda notizia sul nostro burattino Pinocchio. Vi è stata un’autorevole presentazione all'Istituto Italiano di Culturaper il libro d'artista: “Le Avventure di Pinocchio” realizzato dal pittore, grafico e scultore Antonio Nocera. Con la presenza dell’Ambasciatore Pasquale Terracciano e dell'artista, il libro è stato commentato dalla professoressa Ann Lawson Lucas, italianista e specialista di Letteratura per l’infanzia, autrice della traduzione integrale commentata delle “Avventure di Pinocchio” per l’Oxford University Press, e dal dott. Pier Francesco Bernacchi, Segretario della Fondazione Nazionale Carlo Collodi che patrocina il volume.E’ il terzo libro d’artista che Nocera realizza sul testo delle Avventure di Pinocchio. Qui l’autore estende il concetto di  un Pinocchio come sacca culturale che il povero emigrante italiano porta con sé come un patrimonio. Il libro, ricco di numerose incisioni originali, è, con idea originalissima, contenuto in una custodia che ricorda le valigie in fibra caratteristiche per coloro che partivano nella prima metà del ‘900.  A conferma del valore di Pinocchio come fenomeno culturale e dell’opera di Nocera, il libro si avvale di prefazioni illustri: quella dell’On. Silvia Costa, Capo della Commissione per la Cultura e l'Istruzione del Parlamento Europeo; quella di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico della Presidenza della Repubblica Italiana, e di testi di Gianni Letta, Francesca Centurione Scotto Boschieri, Pier Francesco Bernacchi, ed è pubblicato in italiano e in inglese, con i testi integrali ufficiali della Fondazione Collodi. E’ inoltre stampato da Matteo Battaglia a Bologna su carta puro cotone prodotta dalla Cartiera Magnani di Pescia (Celebre e storica cartiera), corredato di opere originali stampate su Carta Venezia, appositamente realizzate per questa edizione con una macchina da stampa di Fernando Masone a Venezia. Per Masone riportiamo questo pezzo “In una calletta vicino a Campo Maria Mater Domini, Fernando Masone presenta le opere di carta che realizza artigianalmente nel suo laboratorio sull’isola della Giudecca. Dapprima ceramista di professione e designer per hobby, Fernando Masone si trasferisce a Venezia alla fine degli anni ’80 dove si specializza come grafico. La materia e la tridimensionalità della ceramica lo portano presto a sperimentare la stampa a rilievo, prima brevettando matrici in resina che resistano alla pressione del torchio, poi realizzando a mano una carta-cotone studiata ad hoc per questo tipo di stampa. Quaderni d’artista, album fotografici, partecipazioni di nozze, quaderni scultura, segnalibri, lampade e oggettistica di carta sono realizzate ad altorilievo con immagini classiche, quasi fossero preziosi e raffinati camei. Numerosi artisti contemporanei hanno voluto realizzare con questa tecnica particolare i loro progetti, dando vita a un’intensa e variegata collaborazione con Masone che prosegue tuttora”. (A CURA DI CARLO MOLA)

DNA antiviolenza

Si tratta dello  studio del Dna per prevenire la violenza sui minori. Un progetto dell’Istituto di scienze neurologiche del Cnr per studiare i collegamenti clinici e le evidenze di tipo genetico ed epigenetico nei soggetti che hanno sviluppato gravi neuropsicopatologie comportamentali in seguito a maltrattamenti e abusi subiti nell’infanzia e nell’adolescenza. LA VIOLENZA SUI MINORI È UNA DELLE PIÙ GRAVI EMERGENZE UMANITARIE DEL NOSTRO TEMPO. A convalidarlo i dati dell’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità. “In Europa più di 18 milioni di minori subiscono forme di violenza. In Italia, ogni giorno, quattro bambini sono vittime di abusi. Da un’analisi condotta su 16.000 segnalazioni arrivate al Telefono Azzurro dal 2008 al 2013, 8.885 riguarda forme di violenza: il 18,8% abusi psicologici e l’11% violenza fisica (di cui il 63% percosse, il 3,8% violenza sessuale e il 10,5% trascuratezza). Le vittime sono nella maggior parte bambine e adolescenti femmine (53%), percentuale che sale al 68,1% in caso di abusi sessuali. I ricercatori dell’Istituto di scienze neurologiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Isn-Cnr) di Catania hanno avviato il progetto pilota ‘Maltrattamenti e abusi sui minori: correlazioni cliniche, genetiche ed epigenetiche’.” “Il fenomeno della violenza subita nell’infanzia spesso provoca un modello ciclico di comportamenti violenti che perdurano di generazione in generazione”, spiega Enrico Parano, responsabile scientifico del progetto e ricercatore Isn-Cnr. “Autorevoli review scientifiche e studi statistico-epidemiologici hanno definitivamente confermato che la frequenza degli individui adulti responsabili di atti di violenza sessuale nei confronti dei minori è maggiore in coloro che hanno subito a loro volta atti simili, anche rispetto a quelli vittime di altro genere di violenze. Inoltre è stato dimostrato che l’aumento di rischio di reiterazione è molto variabile in relazione a modalità e frequenza dell’abuso subito, ruolo intrafamiliare o extrafamiliare dell’abusante, supporto medico, stato socio-culturale, educazione scolastica e supporto psicoterapeutico”. Il progetto mira in particolare ad approfondire le correlazioni cliniche e le evidenze di tipo genetico ed epigenetico nei minori che conseguentemente a maltrattamenti e abusi hanno sviluppato gravi neuropsicopatologie comportamentali, quali depressione, disturbi post traumatici da stress e correlati come ansia, panico e tendenza all’aggressività, sia verso se stessi che nei confronti di terzi. “L’epigenetica è una nuova disciplina della biologia che studia i cambiamenti indotti dai fattori ambientali che, nonostante non modifichino la struttura del Dna, vanno ad alterarne l’espressione”, conclude Parano. “L’abuso su un minore provoca numerose alterazioni epigenetiche e quindi lo studio di questi fenomeni è particolarmente utile per la diagnosi e per la cura delle patologie correlate a violenza sui minori. Il progetto consentirà così l’attuazione di nuove strategie preventive, diagnostiche e terapeutiche”. Lo studio, presentato dai ricercatori dell’Isn-Cnr al Senato della Repubblica, ha ottenuto il consenso delle principali Società pediatriche italiane e delle Commissioni parlamentari. (RIPORTATO A CURA DI CARLO MOLA)

Istituto di scienze neurologiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Isn-Cnr) di Catania progetto pilota ‘Maltrattamenti e abusi sui minori: correlazioni cliniche, genetiche ed epigenetiche’

Stroke NATIONAL STROKE ASSOCIATION
E’ sempre il CNR che ci fornisce questa successione  di notizie preziose. Intanto impariamo chi è Stroke NATIONAL STROKE ASSOCIATION

Il mandato di Stroke è quello di ridurre l'incidenza e l'impatto di ictus, sviluppando l'educazione avvincente e programmi mirati di prevenzione, cura, riabilitazione e supporto per tutti colpito da ictus. Ed ora proseguiamo con il CNR Ictus in Europa: il 40% non riceve cure adeguate Il Progetto Eis (European Implementation Score) ha valutato la messa a punto dei risultati della ricerca nella pratica clinica in dieci Paesi: l’Italia, al sesto posto, soffre della regionalizzazione sanitaria, con una situazione migliore nel Nord e Centro. I risultati sono pubblicati su Stroke, organo dell’American Heart Association “L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di disabilità e la seconda causa di morte e di demenza nel mondo. In Italia colpisce 200.000 persone l’anno, una ogni 3 minuti, e circa un milione di italiani ne portano le conseguenze, con costi annui per il Servizio sanitario nazionale stimati in 3,7 miliardi di euro, mentre a livello comunitario si parla di circa 27 miliardi, cui ne vanno aggiunti 11 per l’assistenza informale. Il Progetto Eis (European Implementation Score) ha valutato le differenze relative a incidenza, mortalità e disabilità conseguenti a ictus legate ai diversi livelli di implementazione dei risultati della ricerca nella prevenzione e cura di questa patologia in 10 Paesi: Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Lituania, Polonia, Scozia, Spagna e Svezia. I risultati dello studio – il cui work package (il pacchetto di lavoro)  è coordinato da Antonio Di Carlo dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e diretto da Domenico Inzitari (In-Cnr e Università degli studi di Firenze) - sono pubblicati sul numero di agosto di Stroke, organo ufficiale dell’American Heart Association. “Gli studi, in generale, mostrano che fino al 40% dei pazienti non riceve cure adeguate ai più recenti standard scientifici, con un sostanziale sottoutilizzo degli interventi potenzialmente disponibili”, spiega Di Carlo. “I risultati del nostro work package, in particolare, indicano per i migliori livelli di integrazione tra ricerca e pratica clinica, in ordine: Inghilterra, Scozia, Svezia, Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Belgio e Lituania. I Paesi con miglior qualità complessiva dell’assistenza sono caratterizzati dalla presenza di stroke unit (unità specificamente dedicate all’assistenza del paziente con ictus), audit (una valutazione indipendente volta a ottenere prove, relativamente ad un determinato oggetto) a livello nazionale e indicatori di performance e benchmarking (misurazione continua) delle   strutture) ”. L’Italia raggiunge punteggi medio-alti “in 5 degli 11 indicatori analizzati (politiche nazionali, strategie educative, attività degli opinion leader, interventi complessi, organizzazioni di pazienti), contro gli 8 della Svezia, i 10 di Inghilterra e Scozia. Le maggiori carenze per il nostro Paese riguardano gli incentivi economici, la collaborazione multi-professionale, l’utilizzo di sistemi computerizzati, gli audit nazionali e l’adozione di indicatori di performance”, specifica il ricercatore In-Cnr. “Risultati migliori a livello regionale, dove l’Italia raggiunge punteggi medio-alti in 8 degli 11 indicatori analizzati, pari a quelli della Svezia e analoghi a quelli inglesi (9 su 11): tuttavia, si sottolinea il diverso livello di implementazione tra regioni del Nord, del Centro e del Sud. In queste ultime si evidenzia l’insufficienza di atti normativi, materiali e campagne informative, audit e protocolli tra fase acuta, medicina generale e servizi riabilitativi”.Eis, sviluppato nell’ambito del 7° Programma quadro dell’Unione Europea, è coordinato da Charles Wolfe, del King’s College di Londra. “In tutti i Paesi, comunque, ai primi posti tra gli ostacoli all’implementazione troviamo fattori organizzativi, carenza di risorse, burocrazia, mancanza di conoscenza della malattia, resistenza ai cambiamenti”, conclude Di Carlo. “L’efficacia del trasferimento dei risultati della ricerca nella pratica clinica si pone invece tra i più importanti obiettivi per politici, amministratori, professionisti e pazienti, se vogliamo fornire una miglior assistenza in Europa, soprattutto nel momento in cui la restrizione delle risorse rischia di ostacolare l’applicazione delle evidenze non solo scientifiche, ma anche organizzative e assistenziali, come, ad esempio, quelle concernenti le stroke unit in Italia riportate nel decreto n.70 del 2 aprile 2015”. (A CURA DI CARLO MOLA)

Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e Università di Firenze  Progetto Eis (European Implementation Score) sulla valutazione delle differenze in 10 Paesi europei relative a incidenza, mortalità e disabilità conseguenti a ictus legate ai diversi livelli di implementazione dei risultati della ricerca nella prevenzione e cura di questa patologia. Risultati pubblicati Stroke,

I Campi Flegrei
Uno studio, pubblicato su  Scientific Reports, fornisce nuovi sistemi di monitoraggio utili a  sfidare possibili future crisi vulcaniche. I dati acquisiti dai satelliti e dai ricevitori Gps della rete di  sensori presenti nell’area dei Campi Flegrei (quasi nessuno sa che sono proprietà privata! mdr) servono per monitorare le deformazioni della superficie terrestre e conoscere, in tempo reale, l’andamento del sollevamento del suolo all'interno della caldera.( Satelliti e Gps per studiare il flusso del magma sotto i Campi Flegrei. Una nuova tecnica, firmata Cnr e Ingv, in grado di calcolare le  modalità del magma profondo In vulcanologia la caldera (latino calidarius, caldo; spagnolo caldera, caldaia) è un'ampia conca o depressione, spesso occupata da un lago e di forma circolare o ellittica, che si forma normalmente dopo lo sprofondamento della camera magmatica di un edificio vulcanico causato dal suo parziale svuotamento a seguito di un'imponente eruzione. La deformazione risale all’interno del sottosuolo,  creando deformazioni anche millimetriche della superficie terrestre.  Un meccanismo probabilmente comune ad aree calde, quali Yellowstone  negli Usa e Rabaul in Papua Nuova Guinea. È la nuova tecnica di monitoraggio messa a punto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea) e dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di geofisica a vulcanologia (Ingv-Ov), per comprendere meglio i fenomeni di sollevamento avvenuti in questi ultimi anni ai Campi Flegrei. “Lo studio, che rientra tra le attività di monitoraggio promosse dal Dipartimento nazionale di protezione civile (Dpc) e di quelle svolte nell’ambito del progetto europeo Med-Suv (MEDiterranean SUpersite Volcanoes), è stato pubblicato su Scientific Reports. “Grazie ai dati acquisiti dai satelliti Cosmo-SkyMed (messi in orbita  dall’Agenzia spaziale italiana a partire dal 2007), dotati di sistemi radar, e dai ricevitori Gps della rete di sorveglianza geodetica Ingv-Ov, composta da ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei”, spiega Susi Pepe, ricercatrice del Cnr-Irea, “è stato possibile studiare le deformazioni, anche millimetriche, della superficie terrestre e conoscere l’andamento del sollevamento del suolo all'interno della caldera in corrispondenza dei ricevitori”.“Negli scorsi millenni la caldera dei Campi Flegrei ha prodotto eruzioni di dimensioni ciclopiche: quarantamila anni fa quella dell’Ignimbrite Campana e quindicimila anni fa quella del Tufo Giallo 
Napoletano, che hanno fatto crollare la parte superficiale del vulcano per centinaia di metri, formando l’attuale struttura. Dopo l’ultima eruzione del 1538, che ha prodotto il cratere di Monte Nuovo”, afferma il ricercatore responsabile della Sala di monitoraggio dell'Osservatorio vesuviano dell’Ingv, Luca D'Auria, “il suolo dei Campi Flegrei ha iniziato a sprofondare lentamente per secoli, interrompendosi intorno al 1950, quando l’area ha ripreso asollevarsi. Questo fenomeno, noto come bradisismo, ha manifestato tutta la sua violenza tra il 1982 e il 1985, periodo in cui il suolo si è sollevato di quasi 2 metri, con accompagnamento di terremoti, provocando l’evacuazione di migliaia di abitanti della città di Pozzuoli. Nel 2005 il suolo ha ripreso a sollevarsi lentamente e i terremoti, di bassa magnitudo, sono ricomparsi”. Negli ultimi 10 anni il suolo si è sollevato di quasi 30 cm., tanto che nel dicembre 2012, sulla base delle indicazioni della Commissione grandi rischi, la Protezione civile ha innalzato dal verde (quiescenza) al giallo (attenzione) il ivello di allerta dei Campi Flegrei. “Riguardo l’origine del bradisisma flegreo”, prosegue D'Auria, “la comunità scientifica concorda sul fatto che tra il 1985 ed il 2012 il sollevamento era legato all’immissione di fluidi idrotermali (acqua e gas) all’interno delle rocce della caldera e al progressivo riscaldamento di queste ultime. Sul più recente episodio, tra il 2012 ed il 2013, il fenomeno sarebbe invece da attribuire alla risalita di magma a bassa profondità (circa 3 km) che si inietta nelle rocce del sottosuolo formando uno strato sottile, noto come sill (filone strato), un  piccolo ‘lago sotterraneo’, con un raggio di 2-3 km. Il sill era già presente nel sottosuolo e probabilmente è stato attivo durante le crisi bradisismiche degli scorsi decenni quando quantità di magma, anche dieci volte superiori, sono arrivate in questa piccola camera magmatica superficiale”.Il magma all'interno del sill però, può raffreddarsi rapidamente,  rendendolo quindi meno capace di produrre eruzioni esplosive. Questo  meccanismo, osservato ai Campi Flegrei, è probabilmente comune ad altre caldere (ad esempio Yellowstone negli Usa e Rabaul in Papua Nuova Guinea) e potrebbe spiegare alcuni comportamenti apparentemente ‘bizzarri’ osservati in questi vulcani. “La previsione delle eruzioni vulcaniche nelle caldere presenta spesso difficoltà maggiore rispetto ad altri vulcani”, aggiunge D’Auria dell’Ingv. “La risalita e l’intrusione del magma all’interno del sill potrebbe, infatti, essere il normale ciclo di vita delle caldere”. I risultati dello studio sono di grande importanza per  l’interpretazione dei dati acquisiti dalle nuove generazioni di satelliti (come quelli della costellazione Sentinel del Programma europeo Copernicus, operata dall'Agenzia Spaziale Europea) e dalle innovative tecnologie di monitoraggio geofisico ai Campi Flegrei. “Questi nuovi sistemi di monitoraggio, integrati con le nuove metodologie di analisi, possono fornire uno strumento utile ad affrontare eventuali, future, crisi vulcaniche ai Campi Flegrei”, conclude Susi Pepe del Cnr. (RELAZIONE REDATTA E RIPORTATA A CURA DI CARLO MOLA)

 Snoopy
Sempre questo nostra Gazzetta ricorda con affetto e passione i personaggi dei fumetti e dei cartoni animati.  Fanno testo il nostro Del Felice ed in parte anche il sottoscritto. In questi giorni, per l’esattezza il 10 agosto Snoopy, il cagnolino beagle, ha compiuto 65 anni, con un compleanno fissato per il 10 di agosto dallo stesso creatore. Ormai personaggio mitico, figura mitica del panorama fumettistico. Tradotte in 21 diverse lingue, le strisce sono state pubblicate su oltre 2500 giornali o riviste, con un numero di affezionati lettori  di circa 400 milioni in oltre 70 Paesi nel mondo.  I Peanuts hanno allietato la nostra fantasia ed ancora la allietano in questi tempi malinconici. Oh Snoopy e soci! protagonisti Snoopy con il gruppo di personaggi – animali o umani – che gravitano attorno alla sua cuccia: i Peanuts. E’ stato scritto e riportiamo ” per la gran parte del pubblico capolavori di raffinato humour, pillole di filosofia venata di esistenzialismo che hanno ammaliato generazioni di lettori e continuano a farlo, anche a 15 anni dalla scomparsa del creatore Charles Monroe Schulz” (A CURA DI CARLO MOLA).

Cultura e spettacoli