Mola: Contrasts – La vetrata - Riapre a Modena

CONTRASTS

Milano, CONTRASTS Architetture milanesi a confronto. Fondazione Dell'ordine Degli Architetti Ppc Milano. Una mostra assai interessante. Il titolo della mostra è ispirato da un noto libro “Contrasts” pubblicato nel 1836 da Augustus Welby Pugin, (Augustus Welby Northmore Pugin è stato un architetto, designer  tra i principali creatori dello stile neogotico inglese. La sua opera più celebre è il Palazzo di Westminster.) “Contrasts or a Parallel between the Noble Edifices of the Fourteenth and Fifteenth Cnturies and Similar Buildings of the Present Day” Egli, come si accennava, fu un esponente del neogotico  e nel libro con molti confronti tra immagini di architetture, monumenti e città riferite alle due epoche – intendeva documentare la «decadenza del gusto attuale». La mostra assume anch’essa il metodo comparativo: paralleli e confronti qui presentati, non  vogliono dimostrare la «decadenza del gusto attuale»,  ma invece cercano “di mettere in luce aspetti degli edifici milanesi compresi tra gli anni ’50 e ’70 e tra gli anni ’80 e oggi che, se analizzati separatamente, sarebbero probabilmente destinati a sfuggire” (CARLO MOLA)
Biglietti: free admittance
Genere: architettura, fotografia, collettiva
Via Solferino 17 (20124) +39 0262534390
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19 sino al 10 luglio 2015

La vetrata
E’ possibile ammirare, in via eccezionale sino all’8 settembre 2015, prima della ricollocazione in Battistero, a  Firenze, la vetrata del Duomo.
Il perfetto restauro della monumentale vetrata raffigurante l’Assunzione della Vergine su disegno di Lorenzo Ghiberti è  terminato. Commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, il restauro fa parte  della XVII edizione di Restituzioni di Intesa Sanpaolo. Commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore e realizzato dall’importante laboratorio fiorentino Studio Guido Polloni & C. (Una lunga esperienza  consente  a questa impresa anche di intervenire con restauri su vetrate antiche e per questa ragione collabora regolarmente con varie Soprintendenze alle Gallerie e Monumenti di molte città italiane.
Nel corso della ricca attività la Polloni ha ricevuto molte ed importanti onorificenze che le hanno permesso di essere conosciuti in tutto il mondo.) Con il contributo di Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto Restituzioni, il restauro ha recuperato le splendide cromie originali oscurate dal tempo e dai fenomeni di degrado. La luce divina proveniente dall’immagine  di Maria, che illumina e colma tutta la scena, è tornata a brillare.

Sino all’8 settembre 2015, festa dell’Opera, la vetrata sarà esposta nel Battistero di Firenze, dove per la prima volta, è possibile esaminarla da vicino prima di essere rimontata sulla facciata del Duomo. Posta nel giugno del 1405 sopra la porta della facciata di Arnolfo di Cambio, la vetrata del rosone fa parte del sorprendente ciclo di 44 vetrate istoriate, della Cattedrale di Firenze, che furono realizzate in cinquant’anni, tra il 1394 e il 1444, da maestri vetrai su disegni preparatori di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e Agnolo Gaddi. E’ divisa in 28 pannelli per 6 metri e 16 cm di diametro, corrispondenti alla misura dell’epoca di circa “10 braccia fiorentine”, la vetrata del rosone, realizzata dal maestro vetraio Niccolò di Piero Tedesco, su cartone di Lorenzo Ghiberti, raffigura l’Assunzione della Vergine come lo stesso artista descrive nei Commentari: “Disegnai nella faccia di sancta Maria del Fiore nell’occhio di mezo l’assumptione di Nostra Donna”. In realtà la scena illustra i due episodi dell’Incoronazione e dell’Assunzione che insieme con quelli della vita della Vergine, previsti per le finestre della navata destra e mai realizzati, dovevano esaltare il culto di Maria a cui la Cattedrale di Firenze è dedicata. Il proposito del ciclo di vetrate era di segnare un cammino di fede che partendo dall’immagine dell’Assunzione della Vergine nel rosone, camminava nella navata centrale e si risolveva con gli episodi salienti della vita di Cristo illustrati nelle finestre del tamburo della Cupola del Brunelleschi. La narrazione era circolare e poteva essere letta a ritroso. Riproduciamo questo resoconto tecnico”Il restauro si è reso necessario perché la vetrata del rosone e le altre del Duomo sono soggette al cosiddetto fenomeno di polverizzazione del vetro, dovuto a cause di origine chimica e biologica, prima fra tutte l’umidità della condensa. Sulle vetrate si vengono a creare delle croste di disfacimento del vetro, che continua così ad assottigliarsi fino a scomparire, oltre a creare un forte effetto oscurante. Una volta smontata e trasportata nel laboratorio per il restauro, nel marzo 2014, la vetrata del rosone è stata sottoposta a pulitura attraverso ripetuti lavaggi, in grado di rimuovere lo strato polveroso superficiale, a cui è seguito un intervento meccanico eseguito con bisturi per togliere gli strati più profondi e tenaci delle croste di decomposizione. Successivamente è stato eseguito il reintegro pittorico a freddo sulle parti mancanti, che ha permesso un recupero della leggibilità del disegno e della plasticità delle figure. Ad oggi, compresa la vetrata del rosone, sono state restaurate 32 delle 44 vetrate ancora esistenti”. Si tratta di un complesso del Duomo di Firenze  tra i più importanti al mondo per la loro omogeneità cronologica, per la grande percentuale di vetri originali e per gli artisti che eseguirono i disegni preparatori tra cui Lorenzo Ghiberti, ne eseguì nome  36 delle 44. Nella vetrata del rosone, la maestosa figura frontale di Maria “ancora legata al linguaggio giottesco e a quello di Andrea Pisano, ma anticipatrice di esiti umanistici nel panneggio delle vesti che donano movimento e profondità alla figura”, come scrive la studiosa Silvia Ciappi, è inserita in una nicchia ogivale di raggi luminosi color oro, sorretta da una danza di Angeli. L’intensa luce dorata che proviene dalla Vergine irradia e permea tutta la scena. La Madonna ha le mani giunte in atto di preghiera e indossa un ricco mantello bianco, decorato con stelle simili a fiori. Angeli e Serafini le girano attorno, sollevandola, con le vesti lucenti e mosse. In alto Gesù tiene in mano una corona che sta per posare sulla testa della Vergine. Una cornice a forma di ghirlanda con 14 figure (12 Apostoli e 2 profeti) alternati a elementi floreali, racchiude la scena. (CARLO MOLA)

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO BATTISTERO DI FIRENZE, ORARI DI APERTURA lunedì, martedì, mercoledì e venerdì ore 8.15/10.15 - 11.15/18.30giovedì e sabato ore 8.15/18.30 - domenica ore 8.15/13.3 BIGLIETTO: Si accede in Battistero acquistando il biglietto unico di 10 euro che da diritto a visitare anche il Campanile di Giotto, la Cupola del Brunelleschi e la Cripta di Santa Reparata

Riapre a Modena
L’Italia ogni tanto, purtroppo, deve subire i disastri dei terremoti  e ricordiamo che  la notte del 20 maggio 2012, l’Emilia Romagna ha subito un terremoto, seguito da intensi assestamenti sismici – tra cui la tremenda scossa del 29 maggio. Ma c’è stato subito una voglia ed un coraggio della ripresa come è della gente emiliana. La Galleria Estense di Modena venne chiusa a causa di importanti danni strutturali. Ora, dopo tre anni di lavori di consolidamento e un investimento costato 760 mila euro, finalmente, la storica galleria modenese sarà restituita alla città. Ora qui bisogna fermarsi e fare il punto. Perché ci troviamo di fronte alla collezione, ex proprietà dei Duchi d’Este, che fu la più ricca d’Europa del suo tempo, ed è di nuovo visitabile a partire dal 29 maggio. Ho qui e sto rileggendo un prezioso libretto appartenente alla gloriosa collana del Ministero della Pubblica Istruzione ”Itinerari dei musei e monumenti d’Italia” che fece felice la mia giovinezza e le mie visite per l’Italia. Cosa citare delle opere presenti in mostra alla Galleria Estense? Troppo e tutte tanto importanti. Soltanto dobbiamo iniziare proprio dalla storia della Galleria, legata alla famiglia estense e ne ha seguito le fortunose di una delle più importanti dinastie gloria del Rinascimento. Da Ferrara si è spostata Modena. Due città dell’Emilia- Romagna così profondamente diverse. Il puro Rinascimento a Ferrara il Manierismo ed il Settecento a Modena. Modena è anche città del Romanico. Ma questo è un altro discorso qui non c’entra. Allora andiamo alle opere e per primo soprattutto il Sant’Antonio da Padova di Cosmé Tura. Altissimo capolavoro che compendia in sé e diffonde tutta la cultura dell scuola ferrarese.      Ma poi le opere di Dosso Dossi,  del Tintoretto, del Guercino e del Correggio, il famoso ritratto del duca Francesco I d’Este dipinto da Velázquez e il busto in marmo scolpito dal Bernini. Sono tantissimi quasi impossibile citarli se non in un ampio saggio. Permettetemi di indicare un magnifico Boccaccio Boccaccino e, con un gran salto, il bronzo di Minerva Minerva Promachos Arte etrusca del VI-V secolo. Il restauro ha permesso di  rivedere l’allestimento, datato ai tardi anni Sessanta, dare spazio ad opere che finora erano rimaste chiuse nei depositi e  con i nuovi mezzi tecnici, nuovi  strumenti didattici. Il total white delle pareti è stato modificato con una tonalità grigia, più adatta ad accogliere i dipinti e le sculture della collezione, ma anche le medaglie, le monete, i bronzi e le opere di grafica. Parte dei finanziamenti ministeriali, assieme a donazioni private raccolte tramite crowdfunding, sono stati impiegati nella progettazione e realizzazione di un basamento antisismico per salvaguardare la scultura del Bernini. Il museo nel frattempo è stato promosso ad autonomo e nazionale dal MiBACT, come ha ricordato il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini alla inaugurazione. (CARLO MOLA)

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