Ksenia Milas stasera al Teatro Sociale

(Nello Colombo) LA GRANDE BELLEZZA: IL FASCINO DELLA MUSICA SENZA TEMPO
Il fascino e la maestria di una violinista del calibro di Ksenia Milas, tra le più grandi interpreti dei “capricci” paganiniani e fine interprete nella sublime sinfonia n. 1 di Bruch, che vanta tra i suoi mentori Salvatore Accardo, sarà la protagonista  stasera 15 marzo al Teatro Sociale alle 20,45 con gli Archi dell'Orchestra “Antonio Vivaldi” diretta per l'occasione dal M° Giovanni Pompeo tra l'altro insigne cornista, docente di spicco e valente organizzatore di grandi eventi musicali. Il concerto degli Amici della Musica di Sondalo aprirà le porte alle musiche di uno dei più interessanti autori contemporanei, Max Richter, un inglese di origine tedesca, che ha firmato tra l'altro la colonna sonora della fortunata fiction televisiva “L'amica geniale” tratta dalla quadrilogia infinita di Elena Ferrante che sembra aver creato un nuovo genere letterario con un irresistibile stile intimista e realistico di carattere cinematografico narrando le vicende “intorcinate” di Lila e Lenù proiettate in una Napoli del dopoguerra. Di Richter ascolteremo la sua rivisitazione delle “Quattro Stagioni” vivaldiane. Non certo una profanazione della sacralità assoluta dell'opera del “Prete rosso” della musica, ma una reinvenzione che ha fatto sussultare soprattutto il mondo giovanile. Richter ha troppo amato, fino ad allontanarsene ed odiarlo, un capolavoro “prostituito” alle mere esigenze degli spot televisivi e cellophanata in una miriade di riletture senza nerbo e soprattutto senza la genialità di una vera rivisitazione. E, tanto per rimanere in tema, l'altro ospite della serata sarà l'americano Philip Glass, grande maestro al servizio del “teatro danza” e straordinario compositore contemporaneo di numerose e indimenticabili colonne sonore. Un autore geniale che proporrà la variazione “The American Four Seasons”, ovvero il “Violin Concerto n. 2”. Il pubblico troverà nel libretto di sala l’esatta dicitura e la successione dei singoli movimenti. Richter ha fatto l’esperimento di utilizzare come base le Stagioni vivaldiane attraverso una disinvolta ma mirata operazione di scarto di materiale musicale. Ha comunque lavorato nel pieno rispetto dello spirito originale della partitura realizzando una “ri-composizione” riconosciuta di spicco nell’odierno panorama musicale mondiale. Di notevole interesse anche l’architettura delle “stagioni americane” di Glass, che dopo un prologo alterna movimenti e songs in grado di dare vita, piuttosto che a un concerto in senso proprio, a quella che meglio chiameremmo “suite”. Dunque, una serata dedicata alla musica del terzo millennio che pure trae forza e suggestioni da quella del Settecento. Una full immersion nel cuore del “sacerdos spretato” dimentico finanche del rito sacro di una Messa per correre a trascrivere frettolosamente l'incipit di una incredibile “fuga”. E fuga fu la sua da una vocazione distorta ed estorta che lo privò infine dell'esercizio delle sacre funzioni. E questo rammenta l'aneddoto di un l'altro genio monumentale come Ludwig Van Beethoven che, giunto in una una trattoria d'infimo ordine per consumare un pasto frugale, viene colto da improvviso raptus ispirativo e comincia a vergare rozzi fogli di carta oleata da cucina con una tozza matita da muratore i primi abbozzi del I movimento della della sua “Pastorale”, per uscire infine, dimentico ormai dei suoi bisogni corporali, e addentrarsi nel bosco vicino nel bel mezzo di un incipiente temporale, per vivere sotto un'annosa quercia quella teutonica “pioggia nel pineto” che dannunzianamente risuonava dolce e imperiosa crepitando sulle tamerici, sui pini e i mirti divini. 

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