Sacro e profano con Spero, tenore valtellinese, in Collegiata

Sacro e profano con la stessa anima. La navata del tempio dedicato ai Santi Gervasio e Protasio come un affascinante presepe illuminato da tanti cellulari, come tenere fiammelle al vento, che immortalavano il loro beniamino, il tenore valtellinese Spero Bongiolatti. Gente venuta anche da lontano, in cammino, come umili pastori, verso la solenne epifania del Bambino venuto dal cielo, guidati da una stella lucente nella notte buia. Una sala di angeli concertanti la Collegiata, con tre Magi in nera livrea a rendere omaggio al Figlio dell’uomo. Franco Messina all’organo, Franco Tangari all’oboe, e la voce superba e cristallina di Spero Bongiolatti, in un mistico concerto natalizio. Oltre il presbiterio, in proscenio, sono stati proposti capolavori del bel canto, in ieratico assenso, dal largo di Handel, all’”Ave Maria” di Caccini e a un “Noèl” di grande impatto sonoro. Bongiolatti ha rinverdito gli allori di Caruso e Del Monaco con un ispirato “Pietà Signore” di Stradella con passaggi elegiaci di grande poesia e stentoree vertigini rattenute con padronanza assoluta su raffinati “pianissimo”, quasi vellutati “soffiati”. Intensa la sua interpretazione del “Dolce sentire” del canto al creato di Francesco. Da manuale il “Panis angelicus” di Cesar Frank, quel pane degli angeli condiviso in un serrato dialogo con la seducente malia dell’oboe del maestro Tangari dell’orchestra Rai di Torino, affabulatore di rango, che ha dato poi un’interpretazione straordinaria di un brano morriconiano.  Grande versatilità da parte dell’organista e compositore Messina che ha dato prova di grande valentia anche con la famiglia dei liuti. Su tutti un grande tenore come Spero Bongiolatti, una certezza del mondo lirico col suo nuovo modo d’intendere il bel canto con classici intramontabili, e con uno stile personale veramente unico, che conquista. In chiusura una toccante “Ave Maria” di Mascagni e il classico “White Christmas” che hanno strappato lunghi applausi per un Bongiolatti che tesse la sua grande rete di relazioni col pubblico con determinazione e una passione incredibilmente contagiosa. Personaggio molto amato, che ha cantato anche durante gli eventi di apertura del Giubileo della Misericordia a Roma. Un miracolo tutto valtellinese in un “In Canto…sino al cielo” che ha visto indiscusso protagonista uno Spero dalle grandi speranze che sono già realtà. Graziella, dolce cuore di mamma, ricorda perfettamente il suo bravo ragazzo, innamorato del canto sin da ragazzino quando intonava le prime note di “Rose rosse” di Ranieri e che anche dalla sconfitte traeva quello stimolo giusto per ricominciare con nuova lena, come per gli studi di geometra. “Un giorno guardando insieme uno spettacolo della Carrà mi ha detto che avrebbe dato chissà quanto per essere lì in tv. Ed ora c’è”, dice con orgoglio la sua mamma che con papà Olimpio lo ha sempre seguito con trepidazione ed amore. “Spero è eccezionale, una persona dal grande cuore, umile, generoso, e sempre vicino a chi ha bisogno” dicono di lui i suoi vicini di casa Debora Dell’Andrino e Michela Bongiolatti. La serata musicale, infatti, è stato un dono per la Lilt provinciale per esprimere vicinanza e solidarietà a quanti non vivranno nel migliore questi momenti di festa, come hanno testimoniato Bruno Bongini, responsabile organizzativo e Claudio Barbonetti, infaticabile presidente della Lega contro i tumori, che ha dedicato questo concerto soprattutto a quanti hanno contribuito  alla ricerca e alla prevenzione,  grazie alla quale 105 donne quest’anno potranno festeggiare degnamente con i propri cari il Santo Natale. Tra gli strepitosi successi di Bongiolatti intorno al mondo, certamente quello nella sua Regoledo di Berbenno e questo nella Collegiata sondriese hanno certamente un sapore particolare perché parlano il linguaggio del cuore sorretto dalle grandi emozioni.

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