Mola. Depero - Venini - ​Archivio Duse - Nel 2017

Futurismo, design e balli plastici. Il “mago” Depero torna alla Magnani Rocca. Fortunato Depero: Simultaneità metropolitane. Sta arrivando un Fortunato Depero con più di 100 opere alla Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo (Parma). Una mostra per raccontare un artista che seppe “dispensare meraviglia”. Dinamico, poliedrico, brillante. DAL 18 MARZO AL 2 LUGLIO 2017 la Fondazione Magnani Rocca ospita una retrospettiva dedicata a Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960). Oltre cento opere tra dipinti, le celebri tarsie in panno, i collage, disegni, abiti, mobili, progetti pubblicitari, per celebrare il geniale artefice di un’estetica innovativa che mette in comunicazione le discipline dell’arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, al teatro. Il futurista Depero si schiera contro i modelli comuni provocando la rottura di schemi obsoleti grazie ad un lavoro creativo che, oltre all’estro, richiede tempo, sapienza, organizzazione. Spirito di sacrificio abbinato alla volontà un po’ folle di andare oltre il limite, dettando regole nuove in continuo mutamento: ancor oggi l’artista ci appare come dispensatore di meraviglia. LA MOSTRA È DIVISA IN CINQUE CAPITOLI: Irredentismo e futurismo. La formazione alla scuola elisabettina e l’adesione futurista Teatro magico. Chant du Rossignol, Balli plastici, Anihccam La Casa del mago. La produzione artistica tra design e artigianato New York. Depero Futurist House Rovereto. Verso il museo a interpretare il percorso futurista dell’autore, analizzandone i ruoli peculiari di sperimentatore, scenografo, mago, pubblicitario e infine maestro. Fortunato L’esposizione prende avvio dai primi passi dell’artista in Irredentismo e futurismo, dagli esordi roveretani fino al periodo romano quando, nel 1915, firma con Giacomo Balla il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, che custodisce il sogno di un’opera d’arte totale, capace di inglobare tutti i linguaggi della ricerca artistica. Il teatro magico inizia col balletto Chant du rossignol commissionato nel 1916 a Depero da Sergei Diaghilev, e prosegue coi Balli plastici, nati dalla collaborazione con Gilbert Clavel. Il movimento sulla scena dell’automa è meccanico e rigido, le marionette riportano ai valori dell’infanzia, del sogno, del gioco, del magico. Fortunato Depero: Ballerina negra. A Rovereto nel 1919, finita la guerra, Depero dà vita a un suo grande sogno, quello di aprire una casa d’arte futurista, specializzata nel settore della grafica pubblicitaria, dell’arredo e delle arti applicate e, in particolare, in quello degli arazzi. Dal 1921 la casa d’arte, grazie all’apporto della moglie Rosetta Amadori e di alcune lavoranti, lavora a pieno ritmo, creando un’importante produzione artistica differenziata. Nel 1928, dopo i successi ottenuti nelle principali esposizioni nazionali e internazionali, Depero e Rosetta si trasferiscono a New York. Il loro soggiorno negli Stati Uniti dura ventiquattro mesi, dal novembre 1928 all’ottobre 1930. Qui l’artista apre la Depero’s Futurist House, una sorta di filiale americana della casa d’arte di Rovereto. Incontra dopo dieci anni Leonide Massine direttore artistico del Roxy Theatre che lo coinvolge come scenografo. Negli anni cinquanta, al ritorno da un secondo viaggio negli Stati Uniti, l’artista progetta e realizza, grazie anche alla collaborazione del Comune di Rovereto, il primo museo futurista, un’insolita e originale consacrazione della sua opera. Fortunato Depero: Meccanica di ballerini. Pubblicato il catalogo.

Informazioni utili DEPERO il mago Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 18 marzo al 2 luglio 2017. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto lunedì di Pasqua e lunedì 1° maggio. Ingresso: € 10,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 5,00 per le scuole. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it A cura di Carlo Mola

Venini 
La mostra Paolo Venini e la sua fornace, a cura di Marino Barovier per Le Stanze del Vetro, è dedicata a Paolo Venini (1895–1959), grande e noto protagonista del vetro del Novecento, che con la sua appassionata attività ha contribuito in modo determinante alla vitalità di quest’arte. Milanese, già socio della Cappellin Venini, nel 1925 fondò la vetreria V.S.M. Venini & C. con l’apporto di Napoleone Martinuzzi e Francesco Zecchin, dal quale si separò nel 1932. Divenuto presidente della società, operò senza fatica come grande regista e direttore della ditta fino alla sua scomparsa, nel 1959. Imprenditore colto e interessato sia ai fermenti artistici dell’epoca sia alle esigenze del mercato internazionale, Paolo Venini intervenne anche come ideatore di nuove serie di vetri, avvalendosi del proprio ufficio tecnico e contribuendo all’articolato catalogo della vetreria, nel contempo arricchito dall’intervento di più autori. Grazie a un attento lavoro di ricerca, la mostra e il relativo catalogo documentano la produzione nata da sue specifiche scelte, che hanno portato, ad esempio, a serie come i vetri Diamante in cristallo, nella seconda metà degli anni Trenta. E soprattutto negli anni Cinquanta che egli si dedicò con assiduità alla creazione dei suoi vetri, ottenendo un grande successo, sia alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia che in varie manifestazioni internazionali, in Europa e negli Stati Uniti, a sostegno e per la diffusione del design e dell’artigianato italiano. Diversi vetri nacquero anche, tra il 1950 e il 1954, da una raffinata rilettura in chiave innovativa di alcune tecniche tradizionali muranesi, come quella dello zanfirico. Pur mettendo al centro dell’esposizione la straordinaria personalità e il ruolo di Paolo Venini, la mostra vuole illustrare anche la produzione dovuta agli autori che collaborarono con lui in maniera episodica tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, come Tyra Lundgren, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Eugene Berman, Ken Scott, Charles Lin Tissot, Riccardo Licata, Massimo Vignelli, Tobia Scarpa e Grete Prytz.11 Settembre 2016 - 8 Gennaio 2017 alla Fondazione Cini. A cura di Carlo Mola

Archivio Duse 
Dal ritratto all’icona. Il fascino di un’attrice attraverso la fotografia. La collezione fotografica dell’Archivio Duse rappresenta un tesoro d’inestimabile valore. La quantità e la varietà delle stampe fotografiche che sono qui conservate, sono un apprezzato riconoscimento della importante eredità di questa grande. Una selezione di ritratti privati e di scatti in abiti di scena porterà il visitatore alla scoperta di questa straordinaria attrice, donna e artista sublime, e del suo teatro. Lungo il percorso espositivo sarà possibile, infatti, vedere alcune tra le più belle fotografie della Duse: immagini che hanno concorso a costruire la celebrità di questa artista. Tra le opere in mostra, oltre a un rilevante numero di ritratti giovanili, anche le fotografie del fiorentino Mario Nunes Vais, dello spagnolo Pau Audouard e di alcuni tra i più significativi autori della fotografia americana, tra i quali Aimé Dupont, Joseph Byron, Arnold Genthe ed Edward Steichen. La Stanza di Eleonora Duse, aperta e visitabile dal 2011, è nata con l’intenzione di rendere accessibile a un pubblico interessato il prezioso patrimonio custodito nell’Archivio Duse. I materiali originali relativi all’Archivio vengono esposti a rotazione, in una serie di mostre temporanee volte ad approfondire uno o più aspetti della vita e dell’arte di questa attrice. L’Archivio, nato nel 1968, in occasione della donazione di Eleonora Ilaria Bullough, Sister Mary Mark, nipote di Eleonora Duse, si è arricchito nel tempo di altri importanti lasciti; tra questi, ultimo in ordine di tempo, quello ricevuto nel giugno 2015 dal Lee Strasberg Theatre & Film Institute di New York.  La Stanza è visitabile solo su prenotazione. Per informazioni tel. 041.2710236 email: teatromelodramma. A cura di Carlo Mola

Nel 2017
Eccoci in pieno 2017. Non sarà sempre facile far coincidere date e luoghi, ma significa che l'offerta – nonostante quel che si dica - è abbondante. Cosa offrono le maggiori istituzioni per l'arte del Belpaese in questo 2017? Quali sono gli artisti che vedremo? Quali i progetti, i risultati? Per questo inizio anno abbiamo tracciato il nostro primo bollettino, tra attese e offerta presente.  Partiamo da Venezia, città che ovviamente non può che essere in primo piano, visto che quest'anno ospita la Biennale Arte.  Alla collezione Peggy Guggenheim, che da giugno avrà una nuova guida dopo le dimissioni di Philip Rylands, siete ancora in tempo per scoprire Tancredi – fino al 13 marzo. L'artista italiano, l'unico che Peggy mise sotto contratto, oltre a Jackson Pollock, torna a Palazzo Venier dei Leoni dopo sessant'anni, con una retrospettiva composta da 90 opere – sotto la curatela di Luca Massimo Barbero – per scoprirne il percorso, attraverso un titolo poetico: "La mia arma contro l'atomica è un filo d'erba”. La vera sorpresa, però, aprirà proprio qualche giorno prima dalla press preview della Biennale, il 6 maggio: è la mostra dedicata alla figura del pittore americano Mark Tobey. Presenti 80 pezzi, dalla fine degli anni '20 agli ultimi lavori degli anni '70, per comprendere l'universo di questo artista discusso tanto negli Stati Uniti quando all'estero. Po il prossimo 28 ottobre, quando sul Canal Grande debutta una mostra dedicata al "Simbolismo Mistico” e a tutti i temi che questa affascinante corrente si porta con se, dalla fine dell'800, arrivati a noi sotto forma di universo fiabesco e mitico.

Chiudiamo con i musei d'arte contemporanea più importanti d'Italia. In primis il MAXXI, dove fino alla fine del mese potrete vedere la collezione de MOCAK di Cracovia, ma anche Carlo Scarpa e Letizia Battaglia, mentre si attende la mostra dedicata alla collezione iraniana di Farah Diba, la prima curata dal nuovo direttore del Dipartimento Arte Bartolomeo Pietromarchi.

Al MART di Rovereto, invece, ancora Eliseo Mattiacci, mentre alla GAM di Torino fino al prossimo 23 marzo sono in scena i lasciti e le donazioni che si sono aggiunte alla collezione permanente, durante il corso del 2016, mentre Castello di Rivoli e MADRE pareti occupate rispettivamente da Ed Atkins, Wael Shawsky e Alina Chaiderov, e Fabio Mauri e Gian Maria Tosatti, fino a marzo. Poi qui, ancora, tutto tace. Per il momento segnatevi i vostri preferiti, e mai come in questo caso è utile un "State sintonizzati, per i prossimi aggiornamenti”. Questa è,per ora, una prima parte. Poi continueremo. A cura di Carlo Mola

 

 

Cultura e spettacoli