Sunniti e sciiti: perché si odiano tanto? (da leggersi! - ndr)

I giornali si lanciano in questi giorni, dopo il fattaccio commesso dall’Arabia saudita (l’uccisione di 47 persone tra cui quella del religioso sciita Nimr al-Nimr) a paragonare quello che sta succedendo in Medio Oriente alla Guerra dei trent’anni, scoppiata in Europa per motivazioni oltre che religiose, anche politiche- economiche, dimenticando che i conflitti veri e propri esplosero per la Riforma di Lutero che mise CRISTIANI CONTRO  CRISTIANI, per tantissimo tempo che si concluse poi con la Pace di Vestfalia del 1648, che  pose fine alla cosiddetta guerra dei trent'anni, iniziata nel 1618, e alla guerra degli ottant'anni( anche detta Dei Cent’anni), tra la Spagna e le Province Unite. Senza girarvi intorno i musulmani, divisi in sunniti e sciiti, stanno vivendo oggi quello che successe ai cristiani nel sedicesimo secolo. Essi si considerano alternativi gli uni agli altri e né gli uni né gli altri accettano del tutto i confini nazionali nei quali si ritrovano. Per molti di loro, infatti, la guerra è trasversale agli Stati nazionali, ed è tesa piuttosto a creare un unico grande Medio Oriente islamico, riprendendo quel sogno del Grande Califfato interrotto dalle potenze europee. ( e a chi spetterebbe il comando???)

Le differenze tra sciiti e sunniti
In questa sconfinata guerra i sunniti, ovvero i seguaci della Sunna (la consuetudine), costituiscono la corrente ortodossa e maggioritaria. Mentre gli sciiti (il cui nome deriva dall’espressione abbreviata “fazione di Alì”) sono nettamente inferiori di numero. La divisione ebbe origine in seguito alla morte di Maometto, nel 632 d.C., quando i fedeli si contesero l’eredità religiosa e politica tra Abu Bakr, amico e padre della moglie di Maometto (la famosa ragazzina, aveva forse 9 anni, ma era in gambissima), ed Alì, cugino e genero del Profeta. Una discordanza che non si sarebbe mai del tutto sopita, né a livello teologico né politico. Mai, neppure oggi che l’universo umano è così cambiato per tutte le scoperte apportatovi dal suo genio.

Per la tradizione
Secondo i sunniti l’eredità e la guida dell’Islam spettano a coloro che seguono gli insegnamenti di Maometto, senza particolari legami di sangue. Al contrario, gli sciiti hanno sempre ritenuto che il successore di Maometto dovesse essere necessariamente un consanguineo del Profeta. Ahimè, questa è stata sin dalla morte del Profeta il “nodo” duro da sciogliere che nel tempo e per questioni economiche, si è ingrandito al punto tale che si è arrivati oggi ad una vera e propria guerra, visti i possenti poteri economici di cui ciascuna fazione è ricca.

I Paesi coinvolti
Il conflitto è già in atto in molteplici Paesi: come in Siria, dove la minoranza sciita “alawita” al potere lotta contro la maggioranza sunnita e dove, non a caso, gli sciiti di Hezbollah provenienti dal Libano, nel momento di maggior difficoltà del regime, sono accorsi al fianco del presidente Assad per impedirne la capitolazione. Allo stesso modo, i combattenti sunniti di Jabhat al Nusra si sono saldati alle fazioni ribelli. In Iran lo sciismo è al potere e sostiene il regime siriano con uomini e mezzi. A Istanbul, in Turchia, oltre alla componente progressista e laica espressione delle università e del progresso economico, sono le periferie povere sciite che si ribellano al premier Erdogan e che, se la rivolta continuerà a soffiare, costituiranno certamente l’elemento più pericoloso da fronteggiare per uno dei Paesi più importanti del Medio Oriente, in pieno sviluppo ma non ancora una democrazia matura. Mentre in Iraq la guerra civile non è mai finita ed è anzi degenerata provocando tantissimi morti, sempre per lo scontro tra il governo che, pur instabile, resta in mano alle forze sciite, e la minoranza sunnita, che non lo riconosce. Qatar e Arabia Saudita sono i Paesi sunniti che finanziano maggiormente la lotta senza fine tra sunniti e sciiti. Chi vincerà questa guerra fratricida è presto per dirlo. In ogni caso, l’Occidente - se mai dovesse esserne coinvolto più di quanto già non lo sia (ahimè la fornitura delle eccellenze militari e le armi!) - non deve dimenticare le lezioni del passato perché capita che le ragioni politico- economiche non sono del tutto sufficienti. Ricordiamo che vale sempre la cultura e la religione.

Un po’ di storia.
Il  profeta Maometto muore nel 632, senza eredi maschi e senza aver indicato un successore. Alì è il cugino di Maometto e sposo di sua figlia Fatima. Tra i musulmani si apre la lotta alla successione. La maggioranza di loro (sunniti, da sunna, tradizione) credono che sia necessario individuare nella comunità il vicario (in arabo khalifa, da cui califfo) di Maometto. Un piccolo gruppo di musulmani (shi' ah, da cui sciiti, significa partito) crede invece che la guida dell'Islam spetti ad Alì, unico rappresentante della famiglia del Profeta. Alì (proclamato Imam, originariamente “colui che guida la preghiera”) rimane al potere per soli cinque anni, finché non viene ucciso in un agguato. I suoi due figli Hassan e Hussein moriranno in battaglia. Nei secoli successivi il potere rimane nelle mani delle dinastie sunnite degli Omayyadi, poi degli Abassidi e infine degli Ottomani. Il califfato diventa una monarchia ereditaria. Gli sciiti passano all'opposizione.

Differenze dai sunniti
Dalla dottrina nel Corano, non esistono  differenze tra sunniti e sciiti sono non tanto teologiche quanto epistemologiche. Mentre i sunniti hanno enfatizzato l’interpretazione testuale delle scritture e la loro applicazione giuridica, gli sciiti hanno optato per un’interpretazione simbolica del Corano alla ricerca della verità della fede. Per questo gli sciiti sono accusati dai sunniti di aver introdotto la filosofia all’interno del messaggio divino che, secondo loro, non avrebbe alcun bisogno di essere razionalizzato.

Cos’è lo sciismo, in particolare.
Lo sciismo si caratterizza dall'inizio come rifiuto dell'inautentico, come lotta contro l'ingiustizia. Nel 680 Hussein guida un esercito di soli 72 uomini contro centinaia di kharagiti (fazione sunnita). Hussein e i suoi seguaci scelgono di non arrendersi e vengono tutti uccisi e fatti a pezzi a Kerbala, da allora città santa sciita. Il martirio di Hussein è al centro della teologia sciita: la sofferenza e il sacrificio acquistano un significato denso, a differenza di quanto accade nel sunnismo che sembra poco avvezzo alla sconfitta. Lo stesso Gesù è considerato un grande profeta, ma la sua morte in croce è - per la maggioranza dei musulmani - un fallimento. Se dormi tranquillo mentre un tuo fratello sciita ha bisogno del tuo aiuto, allora non sei un musulmano.

Persecuzioni antiche e recenti
La sopravvivenza del ceppo sciita è assicurata da un ramo dinastico di imam discendenti da Hussein (tutti morti violentemente) che si succedono fino all'874, anno in cui il secondo imam, Mohamed al-Mahdi, scompare. I suoi seguaci lo considerano nascosto in attesa di tornare e regnare fino alla fine dei tempi. L'Imam, che nel sunnismo è una guida solamente spirituale, nello sciismo assume una rilevanza fortemente politica. (Basta pensare a Khamanej di oggi). Nello sciismo nasce la figura dell'ayatollah (segno di Dio), la cui autorevolezza discende dalla sua vicinanza a Dio. 
Ancora oggi buona parte dei sunniti considera gli sciiti dei falsi musulmani, una setta di blasfemi da combattere con tutte le forze. Va ricordato che in Afghanistan gli hazara sono stati perseguitati sotto i Talebani e che in Arabia Saudita gli sciiti vivono in una sorta di apartheid politico. La spiegazione, è semplice: le ideologie e la religione restano sempre armi molto potenti e guai a mettersele contro

 

Maria de falco Marotta
Cultura e spettacoli