Mola: Museo a Firenze, Cibo tra Paleolitico e Neolitico, Down

Aperto il nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze.

La galleria che accoglie oltre 750 opere tra statue e rilievi in marmo, bronzo e argento, tra i quali capolavori di Michelangelo, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia, Andrea del Verrocchio  è finalmente riaperta dopo un lungo e duro lavoro. Il nuovo Museo dell'Opera del Duomo,  conserva la maggiore collezione al mondo di scultura del Medioevo e del Rinascimento fiorentino. e molti altri ancora, dopo due anni di lavori di ampliamento ed allestimento, torna accessibile al pubblico Al suo interno, circa 200 opere che si potranno ammirare per la prima volta al pubblico dopo i restauri: tra queste, la Maddalena di Donatello, la Porta Nord originale di Lorenzo Ghiberti per il Battistero di Firenze e i ventisette pannelli ricamati in oro e sete policrome su disegno di Antonio del Pollaiolo. Nel nuovo Museo trovano posto anche molte opere tenute nei depositi , come le quindici statue trecentesche e quasi settanta frammenti della facciata medievale del Duomo. [x]L'interno della galleria della Cupola nel nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze che aprirà al pubblico il 29 ottobre e che conserva la maggiore collezione al mondo di scultura del Medioevo e del Rinascimento fiorentino OAS_RICH('Middle'); Fondato nel 1881 per raccogliere le opere eseguite nei secoli per i monumenti della Cattedrale, il Museo dell'Opera del Duomo presentava uno spazio insufficiente per ospitare la sua collezione. Per questo nel 1997 l'Opera di Santa Maria del Fiore ha acquistato un bel fabbricato vicino al museo e dall'unione dei due edifici è nato quello nuovo, quasi 6.000 mq di superficie,  raddoppiata rispetto al passato, per 25 sale su tre piani. Il nuovo allestimento valorizza capolavori come la PIETÀ DI MICHELANGELO, la Maddalena e i Profeti di Donatello, le Cantorie di Luca della Robbia e Donatello, le leggendarie Porta del Paradiso e la Porta Nord di Lorenzo Ghiberti del Battistero di Firenze. Al centro del museo, la Sala dell'Antica facciata (36 metri per 20 per 20), dove su un lato è stato realizzato un enorme modello (in resina e polvere di marmo) dell'antica facciata del Duomo di Firenze realizzata da Arnolfo di Cambio a partire dal 1296, mai finita e distrutta nel 1587. Sul lato opposto della sala, la Porta del Paradiso (1425-52) del Battistero, al suo fianco la celebre Porta Nord del Battistero di Firenze. In futuro, , ci sarà anche la Porta Sud di Andrea Pisano, restaurata dall'Opificio delle Pietre Dure. Accanto alla sala dell'Antica Facciata, ci sono le sale che ospitano la Maddalena penitente di Donatello e la Pietà di Michelangelo (1547-1555), mentre al piano superiore la Galleria del Campanile di Giotto, lunga 36 metri, con le 16 statue a grandezza naturale tra i quali gli straordinari profeti di Donatello Abacuc, Geremia, il Profeta Imberbe e Il Sacrificio di Isacco - e le 54 formelle che adornavano il campanile. Un museo nel museo è la Galleria della Cupola del Brunelleschi (1418-1436), sempre al primo piano, con i modelli lignei del Quattrocento, tra cui quello attribuito allo stesso Brunelleschi, materiali e attrezzi dell'epoca utilizzati per la costruzione della Cupola e la maschera funebre del grande architetto. Nella Galleria delle Cantorie di Donatello e Luca della Robbia esposti i due grandi pergami realizzati tra il 1431 e il 1439 per il Duomo. Al secondo piano del museo, un'altra galleria ospita opere del tardo Cinque e primo Seicento relative agli sforzi dei Medici per "modernizzare" la Cattedrale: grandi modelli lignei per la nuova facciata del Duomo, a sostituzione di quella smantellata nel 1587, di Bernardo Buontalenti, Giovan Antonio Dosio, Gherardo Silvani,  e statue effimere e dipinti realizzati per le nozze del granduca Ferdinando I alla principessa Cristina di Lorena nel 1589.Direttore e autore del progetto museologico Timothy Verdon, mentre il progetto architettonico  è di Adolfo Natalini e Guicciardini & Magni architetti.. L'intervento costato 45 milioni di fondi propri dell'Opera del Duomo NOTIZIE RACCOLTE DA CARLO MOLA

Cibo tra Paleolitico e Neolitico

Dal 5 novembre sono esposti al Museo di Antropologia dell'Università di   Bologna una serie di reperti originali, arricchiti da pannelli e video sul tema Storia di cibo tra Paleolitico e Neolitico. Le variazioni alimentari nella storia evolutiva dell'uomo partendo dal mutamento neolitico. E’ evidente che non esistono documenti scritti. Ci sono ossa e denti fossili di uomini e animali, fossili di piante e semi, ci sono strumenti e tecnologie che l’uomo ha prodotto, c’è la memoria biologica del nostro passato che è dentro di noi e ci parla. La mostra è destinato sopratutto ad un pubblico di studenti di ogni ordine e grado accompagna il visitatore al tema dei cambiamenti alimentari nel corso del tempo attraverso una documentazione singolare ossa e denti umani che per centinaia di migliaia di anni sono pressoché gli unici documenti che possono raccontare la storia dell’uomo di circa 10 000 anni fa. Ed è il mutamento che cambia decisamente  il suo rapporto dell’uomo con l’ambiente, con gli animali, con le piante, con i suoi simili, cambia quindi anche se stesso e la sua visione del mondo. Leggiamo”Ci sono quindi cibi antichi e cibi del tutto nuovi, cibi consueti e cibi insoliti, cibi consentiti e cibi proibiti, cibi sani e cibi dannosi alla salute, cibi semplici e cibi elaborati che derivano da piante, semi, radici, tuberi, terra, animali, ma anche uomini. Anche l’antropofagia ha attraversato tutta la storia dell’uomo per fame, per odio, per amore, per caso, per celebrare momenti speciali e importanti”. Pannelli espositivi sui metodi di studio, documentazione fotografica e studi su ossa e denti di uomini del Paleolitico medio (Neandertaliani di Krapina, Croazia) e superiore (Taforalt, Marocco) e di Neolitici del territorio italiano gettano luce su cambiamenti ecologici ed alimentari. A questa storia segue una più recente, dall’Età del Ferro fino al Medioevo attraverso lo studio di molte serie scheletriche del territorio emiliano romagnolo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna. Il percorso è corredato da video e musiche a tema.

La mostra, inaugurata giovedì 5 novembre.
Durante l'inaugurazione è stato presentato il libro ‘Il Farinelli ritrovato’, realizzato in collaborazione con il Centro Studi Farinelli di Bologna, e sarà l’occasione per raccontare alcuni comportamenti alimentari di Carlo Broschi, detto Farinelli, famoso cantante evirato del ‘700.

MUSEI DI ANATOMIA , ZOOLOGIA E ANTROPOLOGIA
web: www.sma.unibo.it   Orario: da Lunedì a Venerdì 9–13:30 e 14–18:30 Sabato e Domenica 10–17

CARLO MOLA

 

Scienza: Sindrome di Down

E' necessario prevenire i danni al DNA Danni al DNA associati ad un difetto nella loro riparazione sono caratteristiche intrinseche di alcune cellule di pazienti affetti dalla sindrome di Down indica la necessità di una prevenzione precoce. Lo studio dell’Igm-Cnr e dell’Università degli studi di Pavia, pubblicato sulla rivista Mutation Research,(Mutazione di ricerca: Meccanismi fondamentali e molecolari della mutagenesi  rivista che fornisce una piattaforma per la pubblicazione di tutti gli aspetti delle mutazioni del DNA e epimutazioni, dagli aspetti evolutivi di base per applicazioni traslazionali in diagnostica e terapia genetiche ed epigenetiche. Le mutazioni sono definiti come tutti i possibili alterazioni nella sequenza del DNA e l'organizzazione di sequenza, da mutazioni puntiformi a genoma variazione strutturale, aberrazioni cromosomiche e aneuploidie. Epimutazioni sono definiti come alterazioni nella epigenoma, vale a dire, i cambiamenti nella metilazione del DNA, modificazione degli istoni e piccoli RNA regolatori.   interessata a: meccanismi di (epi) induzione di mutazioni, ad esempio, durante la riparazione del DNA, la replicazione o la ricombinazione genetica; nuovi metodi di (epi) individuazione delle mutazioni, con un focus su-high-throughput sequencing ultra; il paesaggio di mutazioni somatiche e epimutazioni nel cancro e l'invecchiamento; il ruolo delle mutazioni de novo nelle malattie umane e l'invecchiamento; mutazioni in genomica delle popolazioni; le interazioni tra le mutazioni ).La sindrome di Down, o Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di una copia extra del cromosoma 21, uno sbilanciamento nel corredo genetico che risulta nell’aumento dell’espressione di alcuni geni localizzati su questo cromosoma e che si traduce poi in varie forme di disabilità intellettuale, di invecchiamento precoce, nella propensione a sviluppare una patologia simile all’Alzheimer o alcuni tipi di leucemia. “L’anomala espressione dei geni associati al cromosoma 21 causa uno squilibrio nel funzionamento di alcune proteine che regolano il metabolismo dell’ossigeno, dando luogo allo ‘stress ossidativo’, ovvero un accumulo dei prodotti di scarto del metabolismo stesso, forme molecolari altamente reattive e tossiche per le cellule”, spiega Ennio Prosperi dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Igm-Cnr) di Pavia. “Si ritiene che gli aspetti patologici della sindrome di Down siano correlati con un aumento dello stress ossidativo, che può danneggiare diversi componenti cellulari ed in particolar modo il DNA. La nostra ricerca si è concentrata sulla capacità delle cellule dei pazienti Down di far fronte a questo ‘stress’, e su altri aspetti sinora non chiari come l’insorgenza temporale e le conseguenze di questi danni”.Lo studio, condotto da ricercatori dell’Igm-Cnr e del Dipartimento di scienze del farmaco dell’Università degli studi di Pavia, è stato pubblicato sulla rivista Mutation Research (Fundamental and Molecular Mechanisms of Mutagenesis).“Abbiamo analizzato alcuni parametri indicatori della difesa cellulare dallo stress ossidativo in fibroblasti fetali, provenienti dalla Biobanca dell’Ospedale Galliera di Genova, e in quelli ottenuti da pazienti adulti, e li abbiamo poi confrontati con fibroblasti ottenuti da individui sani di pari età”, chiarisce Daniela Necchi dell’Università di Pavia. “In particolare abbiamo studiato la capacità delle cellule a segnalare la presenza di un danno al DNA (indotto sperimentalmente) e a ripararlo. I risultati mostrano che i meccanismi di risposta ai danni al DNA sono attivati anche in assenza di uno danno indotto, sia nelle cellule fetali sia in quelle di pazienti adulti, suggerendo che le cellule dei soggetti Down possano essere esposte a un aumentato stress ossidativo già nello stadio fetale”.“La ricerca dimostra inoltre che le cellule dei pazienti Down sono meno capaci a riparare i danni ossidativi a causa di un accumulo anomalo di fattori della riparazione del DNA, la cui origine rimane da chiarire”, conclude Prosperi. “Da queste informazioni emerge la necessità di una maggiore salvaguardia dall’esposizione a fattori di rischio, come gli agenti chimici e fisici di natura genotossica, non solo dei pazienti Down ma anche delle future madri con diagnosi accertata, allo scopo di ridurre l’insorgenza di patologie correlate al danno ossidativo ed associate alla sindrome di Down. Infine, è importante approfondire gli studi sull’utilizzo precoce di antiossidanti, già in corso in diversi paesi, per prevenire più efficacemente l’accumulo di stress ossidativo nei pazienti Down”.

CARLO MOLA

Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Igm-Cnr), Università di Pavia. Difetti nei meccanismi di difesa cellulare dai danni al DNA nella sindrome di Down. Mutation Research – Fundamental and Molecular Mechanisms of Mutagenesis, (2015) 780, 15-23, ‘Defective DNA repair and increased chromatin binding of DNA repair factors in Down syndrome fibroblasts’, ottobre 2015, doi: 10.1016/j.mrfmmm.2015.07.009.D. Necchi, A. Pinto, M. Tillhon, I. Dutto, M.M. Serafini, C. Lanni, S. Govoni, M. Racchi, E. Prosperi

 

 

Cultura e spettacoli