Castione- Un incontro sulle più belle arie della Lirica italiana
“E lucevan le stelle” sull’ auditorium “Leone Trabucchi” di Castione per l’ultimo appuntamento valtellinese del “Notturno” d’autore della maratona musicale “LeAltreNote” dei fratelli Francesco e Stefano Parrino. Un incontro sulle più belle arie della Lirica italiana che ha fatto scuola nel mondo intero, introdotto dal direttore artistico, il valente violinista Francesco Parrino con Luca Trabucchi presidente del Cid, il Circolo Musicale Sondriese, che hanno posto l’accento su un connubio consolidato con il Comune di Castione Andevenno sulla condivisione di un’operazione culturale che tende alla contemplazione della Bellezza e dell’Armonia. Ed è subito spazio alla musica e al canto con tre straordinari interpreti come il soprano Renata Campanella, il tenore Danilo Formaggia e il baritono Marzio Giossi, accompagnati magistralmente al pianoforte dal deiforme Maestro Stefano Giaroli che con dilagante simpatia e altissima professionalità ha spaziato tra partiture cartacee e multimediali con la cura certosina di un antico speziale. La serata debutta con il “cavallo di battaglia” dell’”Elisir d’amore” di Gaetano Donizzetti con “Una furtiva lagrima” interpretata con possanza dal tenore Danilo Formaggia che si è esibito poi con il baritono Marzio Giossi ne “Le pècheurs de perles” di George Bizet sulla melodia altisonante di “Au fond du Temple saint”. Un duetto stentoreo e denso di risonanze appassionate. Entra poi in scena l’usignolo di Renata Campanella a rinverdire le armonie de “L’umile ancella” dall’ “Adriana Lacouvreur” di Francesco Cilea. “Una storia quasi vera” di una grande e sfortunata artista, come sottolinea Giaroli, il Virgilio suadente di un tour nell’universo stellato delle grandi Opere dei geni musicali italici. E’ poi la volta dell’antologia pucciniana con Formaggia e Campanella a cantarsi l’amore sbocciato tra il raffinato poeta Rodolfo e l’ingenua Mimì, la soave fanciulla dal dolce viso in cerca di luce che trova infine la fiamma dell’amore in quel “Prendi il mio braccio, mia cara”. L’ultimo sogno di “Madama Butterfly” s’infrange sugli scogli di un’amara illusione sulla nave dalle vele bianche che viene da lontano e che le arrecherà solo dolore e morte. Dolcissima “Un bel dì vedremo” di Campanella e Formaggia, una tenera Cio Cio-san col suo bellimbusto americano Pinkerton e le sue promesse da marinaio. Piatto forte della serata “La Tosca” pucciniana nell’aria disperata e dolente del pittore Cavaradossi “E lucean le stelle” che avverte nell’intimo che “l’ora è fuggita”, a cui è seguita il mero lamento al cielo della bella Tosca dinanzi al perfido Scarpia prima di assassinarlo per la sua colpevole malevolenza. Dopo la “Manon Lescaut”, rapida incursione nelle canzoni salottiere di Paolo Tosti che si affidava all’estro di grandi artisti della penna alata. Una sorta di serenatona da camera per gusti affinati d’alto rango “L’ultima canzone”. Incursione poi nel mondo verdiamo con “Pietà, rispetto, amore” dal “Macbeth” e poi dalla celeste schiava d’amore, “Aida”, nel controverso “Ritorna vincitor”. Intensa Renata Campanella. E dopo l’epico scontro tra Nabucco e Abigaille e una interpretazione da manuale di Giossi nei panni del buontempone di Falstaff si chiude in bellezza con la summa verdiana della “Traviata” con quella “Parigi, o cara”, ultimo grido d’amore tra Violetta e Alfredo. Lunghi applausi con un bis stentoreo del “brindisi gaudente” della “Traviata”. Amore e morte in uno struggimento infinito che ancora oggi accompagna la “Signora delle Camelie”. “LeAltreNote” chiudono così in gloria il sipario valtellinese dopo ben 45 fortunate performance nelle più suggestive location del territorio, per spostarsi nella Cattedrale di San Giovanni a Torino, al Museo archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano, per finire all’auditorium della Fondazione AEM di Milano il prossimo 21 settembre con un incontro sui cambiamenti climatici e l’idillica serenità della “Pastorale” beethoveniana.
Nello Colombo