Mola. Arte e scienza

Museo del bijoux - Urbino - Pro Grigioni Italiano - Flagship Grafene - Mostra a Rancate – FotoBailey

Museo del bijoux

Tra i tantissimi musei italiani esiste a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, in quella zona chiamata Casalasco, vicino all’indimenticabile Sabbioneta: una delle mie località più amate da me vicino alla mia Cremona e nel ricordo del grande Parmigianino, ebbene, dicevo, in Casalmaggiore esiste il Museo del bijoux. Dunque in quel piccolo grande  museo ora si organizzano mostre!   Fondata nel 1944 da Piera Albani assieme alla figlia Maria Vittoria, Ornella Bijoux è una firma tra le più celebri della bigiotteria artigianale e insignita meritatamente del diploma di Bottega Storica di Milano. In mostra più di 200 bijoux rivelano attraverso oltre sessant’anni di creatività italiana, il susseguirsi della Moda secondo la lettura autentica raffinata e luminosa di Maria Vittoria Albani. Questa importante esposizione, sostenuta dal Museo del Bijou di Casalmaggiore in collaborazione con Bianca Cappello, bravissima storica e critica del gioiello, sarà la prima di una serie di mostre dedicate ai grandi protagonisti della bigiotteria Made in Italy, un’avvincente sezione del costume jewellery ancora tutto da scoprire. Saranno presenti, degno accompagnamento del percorso espositivo, anche una selezione di abiti d’epoca da cocktail provenienti dalla collezione Cavalli e Nastri di Milano e firmati Biki, maison con la quale Ornella Bijoux ha collaborato a lungo negli anni ’60. Unico in Italia, il Museo del Bijou, fondato nel 1986 a Casalmaggiore, storico ed importante distretto di bigiotteria sorto tra XIX e XX secolo, conserva e valorizza oltre 20 mila pezzi di bigiotteria compresi macchinari, utensili, fotografie e cataloghi provenienti dalle dismesse industrie locali e da numerose donazioni di aziende e collezionisti del settore, dalla fine dell’Ottocento ad oggi. Il Museo organizza mostre temporanee sulla storia della moda e dell’ornamento personale promuovendone la conoscenza e la divulgazione. A cura di Bianca Cappello Catalogo Universitas Studiorum Info: Museo del Bijou di Casalmaggiore via Porzio 9 - 26041 Casalmaggiore (CR) 0375 284423 – 0375 205344 / Il Museo del Bijou è aperto tutti i giorni della settimana; per scuole e gruppi possono essere prenotate visite guidate, percorsi didattici e attività di laboratorio.
Bianca Cappello  è storica e critica del gioiello, docente di storia del gioiello presso l’Istituto Europeo di Design di Milano e coordinatore curatoriale del Museo del Gioiello di Vicenza. Membro della Society of Jewellery Historians di Londra. Vive a Milano. CARLO MOLA
Grandi Bigiottieri Italiani - Ornella Bijoux Museo del Bijou di Casalmaggiore 21 marzo – 17 maggio 2015 Inaugurazione 21 marzo ore 17.00 Apertura: lunedì – sabato 10/12 e 15/18; domenica e festivi 15/19
Urbino
Ancora un avvenimento artistico e culturale di grande portata. Dopo quasi quattrocento anni, uno dei luoghi più rappresentativi, una delle attestazioni più rare e uniche del Rinascimento italiano, lo Studiolo di Federico di Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, viene ricomposto. Una mostra mai realizzata prima d’ora permette – dal 12 marzo al 4 luglio 2015 presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino – di restituire al pubblico lo Studiolo del Duca nella sua veste primitiva prima dello smembramento seicentesco dei dipinti, che concludevano la decorazione di questo universo in piccolo tanto pieno di significati e messaggi, con la raffigurazione dei cosiddetti Uomini illustri: poeti, filosofi, scienziati, uomini di ingegno, dottori della Chiesa del lontano passato o contemporanei, chiamati a raccolta dal Duca per ispirarlo e proteggerlo.
Una ricostruzione splendida ma anche profondamente multiforme che rivela prima di tutto un tratto della storia di Urbino e un capitolo fondamentale del nostro Rinascimento. Oggi solo la metà dei ritratti è conservata nel Palazzo divenuto sede della Galleria Nazionale delle Marche mentre le restanti 14 tavole, giunte dopo molte avventurose vicissitudini al Museo del Louvre nel 1863, non sono mai tornate prima d’ora in Italia. Lo faranno in questa occasione, ricollocate nelle loro posizioni originali, in una mostra curata da Carlo Bertelli, Alessandro Marchi e Maria Rosaria Valazzi, organizzata da Villaggio Globale International e Civita Cultura, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, dalla Regione Marche e dalla Città di Urbino, con la partecipazione del Museo del Louvre. Catalogo Skira.  CARLO MOLA
Lo Studiolo del Duca Il ritorno degli Uomini Illustri alla Corte di Urbino
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche 12 marzo - 4 luglio 2015
 
Pro Grigioni Italiano
Questo giornale e questa rubrica non possono ignorare le iniziative della Pro Grigioni Italiano Questa nobile Associazione che ha nel corso di lunghi anni contribuito a far conoscere, amare, tenere viva la cultura e la storia del Cantone dei Grigioni e dell’Italia in particolare della Valtellina e Valchiavenna. Cercheremo di farlo più spesso e con assiduità ed attaccamento. Intanto diamo notizia che è nata “Una casa per tutti gli italofoni d'Engadina”. Ed  è nata una nuova sezione Pgi.
Giovedì 19 febbraio 2015 si è tenuta a St.Moritz la prima assemblea dei soci della Pgi Engadina. Partecipanti all’incontro una ventina di soci, il nuovo comitato direttivo e la presidente della Pgi Paola Gianoli.  Dopo la parte formale è seguito un vivace cabaret di Luca Maurizio.
“Costituita nel mese di settembre del 2014, la Pgi Engadina è ora un’associazione a pieno titolo”.
Sono circa  una settantina i soci, un comitato e un programma culturale denso  di incontri sta  diventando un punto di riferimento per gli italofoni della regione.
Da novembre 2013 a dicembre 2014 la Pgi ha presentato in Alta Engadina oltre dodici incontri culturali in lingua italiana; proiezioni cinematografiche, serate letterarie, visite guidate, conferenze e concerti. Il gruppo dirigente ed operativo della Pgi è molto soddisfatto  della risposta del pubblico e dell’interesse suscitato dal progetto, il gruppo operativo diretto da Franco Milani ha intenzione di continuare con entusiasmo per penetrare ancor di più l in questa regione che conta migliaia di italofoni.
In occasione dell’assemblea dei soci  il comitato direttivo composto da Franco Milani (presidente), Rodolfo Maurizio (vicepresidente), Jole Pozzoli (cassiera) e dall’assessore Elena Lisignoli, Manuela Dorsa Crameri, Laura Rezzoli e Franco Bianchi è stato confermato. Approvato anche il programma 2015, che prevede appuntamenti mensili mensile curati dagli operatori culturali Maurizio Zucchi e Arianna Nussio, attivi per lo stesso sodalizio anche in Bregaglia e Valposchiavo.
La presidente Pgi Paola Gianoli - presente a St.Moritz assieme al segretario generale Giuseppe Falbo e all’operatore culturale della sede centrale Paolo Fontana - ha auspicato che la Pgi Engadina possa diventare una sorta di casa per gli italofoni e i cultori della lingua italiana, e che si impegni per affrancare la lingua di Dante negli ambienti culturali ma anche nella vita pubblica engadinese.
 Al termine della parte ufficiale, è stato proposto il cabaret satirico - musicale 100% happy di e con Luca Maurizio. Per l’occasione ai soci presenti in sala si è aggiunto ulteriore pubblico. Con parole e musica, l’eclettico artista bregagliotto ha suscitato forti risate e stimolato riflessioni profonde. L’associazione invita tutti a partecipare.
Con la quota sociale annua di CHF 30 (persone singole) o CHF 40 (coppie e famiglie), oltre a difendere a sostenere la difesa e la promozione dell’italiano in Engadina e nei Grigioni, si ha diritto a riduzioni sulle attività e le pubblicazioni Pgi a pagamento, e si ricevono gli inviti personali a ciascun incontro. CARLO MOLA
 

Flagship Grafene
Ecco il titolo: Flagship Grafene il trasferimento dell’industria nei prossimi Dieci Anni. Entro 10 anni sul mercato in 3 anni  sono avvertiti già i primi prototipi.  Ed eccoci ai termini segnalati nella roadmap del progetto Flagship Grafene. Investimento europeo di 1 miliardo. L’Italia tra i primi paesi implicati nell’iniziativa. Focus su produzione, energia, elettronica e applicazioni biomedicali ed elettronica 'fredda'Flagship Grafene” : il progetto dell’Europa dedicato allo sviluppo del grafene e di altri materiali bidimensionali, ha pubblicato sulla rivista Nano scale (rivista che  comunica progressi scientifici e tecnologici nella creazione e utilizzo di oggetti su scala manometrica), sottolinea la ricerca nella scienza e il comportamento di nano strutture sottostante. Cerca di aiutare unificare la ricerca su scala nanometrica in fisica, scienza dei materiali, la biologia, la chimica, l'ingegneria, e le loro interfacce in espansione) il piano d’azione per portare le scoperte e le invenzioni sul grafene nel mercato nei prossimi dieci anni, presentando scenari di sviluppo e d’innovazione importanti in settori strategici come l’elettronica, la manifattura, le telecomunicazioni, l’energia e il mondo biomedicale e della salute. Alla redazione del documento hanno partecipato più di sessanta scienziati, sia del mondo della ricerca pubblica che quella industriale. L’Italia è tra i primi paesi coinvolti nell’iniziativa con la presenza di 23 istituti e aziende partner coinvolti (su un totale di 142), rappresentati in Europa dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).Il documento “Roadmap” ha l‘obiettivo di tracciare le linee guida per lo sviluppo della ricerca e del trasferimento tecnologico del grafene, e di altri materiali sottili, almeno per i prossimi dieci anni. Il documento chiarisce la realizzazione di nuovi materiali basati sul grafene o altri materiali sottili (bi-dimensionali) attraverso processi riproducibili su scala industriale e sicuri per la salute delle persone e dell’ambiente, e la loro applicazione in nuovi dispositivi tecnologici. In specifico sono otto le aree di applicazione (integrate dai programmi di scienza di base e salute e ambiente) assimilate come di interesse per lo sviluppo dell’economia Europea, e per cui è stato tracciato un piano di immissione nel mercato, dallo studio in laboratorio alla realizzazione del prototipo: produzione, elettronica analogica e digitale, elettronica flessibile, fotonica ed optoelettronica, sensori, conversione e immagazzinamento di energia, materiali compositi e dispositivi biomedici. Nei prossimi 3 e 5 anni i primi prototipi industriali saranno nel campo dei materiali compositi, biosensori, optoelettronica ed energia, quali celle solari, batterie e supercondensatori. Le attrezzature per applicazioni mediche e nell’elettronica per l’immagazzinamento di dati richiederanno invece un periodo temporale di una decina d’anni per il loro sviluppo. Grazie alla roadmap, il futuro del grafene ha uno sfondo di prodotti abbastanza chiaro: dispositivi elettronici completamente flessibili, dagli schermi alle batterie, le quali aumenteranno in efficienza, diminuendo in impatto ambientale; le sviluppo di memorie RAM ad alta prestazione e capacità; nuovi materiali compositi con migliori proprietà termiche e meccaniche, quali flessibilità, robustezza e leggerezza. “L’elettronica, per esempio, non sarà solo più leggera e tascabile, ma anche più “fredda”, cioè senza bisogno di ventole di raffreddamento perché il materiale disperde meglio il calore. I nuovi materiali potranno, inoltre, essere utilizzati per protesi biomediche a basso rigetto: dall’impianto osseo a quello cerebrale. Altri dispositivi potranno essere utilizzati nelle telecomunicazioni per trasmettere maggiore informazione in minore tempo”.“Siamo molto orgogliosi dello sforzo congiunto dei numerosi autori che hanno contribuito a questa roadmap”, ha dichiarato Jari Kinaret, direttore della Flagship Grafene. “La roadmap rappresenta una base solida per lo sviluppo delle attività di tutta la comunità europea sul grafene nei prossimi anni. Non si tratta di un documento statico, ma evolverà per tenere conto dei progressi raggiunti e delle nuove applicazioni che l’industria identificherà e seguirà”.“La pubblicazione rappresenta la conclusione di quattro anni di lavoro di raccolta e coordinamento di scienza e tecnologia all‘avanguardia sul grafene e i materiali correlati”, dichiara Andrea Ferrari, Direttore del Graphene Centre di Cambridge, e chairman dell‘Executive Board della Flagship.“Sono sicuri che questo documento diventerà il fulcro dell’innovazione tecnologica del grafene e che darà uno stimolo fondamentale per il trasferimento di tecnologia tra i centri di ricerca, come ad esempio lo IIT, e l’industria. La realizzazione di start-up, per esempio, sarà un importante elemento per l’economia del nostro paese e dell’Europa”, commenta Francesco Bonaccorso ricercatore dei Graphene Labs dell’Istituto Italiano di Tecnologia che ha avuto un ruolo primario nella stesura e coordinamento del lavoro. “Le prospettive in Italia sono promettenti. Il piano, infatti, ha coinvolto 19 autori e 10 istituzioni e industrie nel nostro paese. Il prossimo passo sarà il coinvolgimento attivo di tutto il tessuto produttivo nazionale, le cui realtà manifatturiere possono senza dubbio trarre vantaggio e al contempo contribuire allo sviluppo di questa affascinate tecnologia”.I Graphene Labs dell’Istituto Italiano di Tecnologia sono coordinati da Vittorio Pellegrini, responsabile per la Flagship del programma “energia”, e insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche rappresentano l’Italia nel consorzio europeo."Il grafene non è solo un nuovo materiale ma una nuova piattaforma tecnologica che ci permette di lavorare con materiali spessi un solo atomo”, dichiara Vincenzo Palermo del CNR, responsabile del settore nano compositi della Flagship e tra gli autori del documento. “Fra tutte le possibili applicazioni di questa tecnologia è fondamentale identificare quelle più promettenti e strategiche per l’industria europea, un obiettivo ora più chiaro grazie alla roadmap. Il tessuto produttivo dell’Italia poi, con grandi aziende ma anche PMI coinvolte nella Flagship, può diventare il terreno ideale per sviluppare applicazioni commerciali specifiche e ad alto valore aggiunto basate su grafene e materiali bidimensionali".La Flagship Grafene è un progetto europeo finanziato dalla Commissione Europea e Stati membri con investimento totale di circa 1 miliardo di euro. L’attuale consorzio consta di 142 membri, distribuiti in 23 nazioni, e di un numero crescente di Istituzioni associate, che lavorano congiuntamente per indirizzare le problematiche scientifiche e tecnologiche dei materiali bidimensionali, per mezzo di uno sforzo coordinato di ricerca e sviluppo multidisciplinare.   I 23 partner italiani del progetto Flagship Graphene: Breton S.p.A., Centro Ricerche Fiat S.C.p.A., CNIT
Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, Delta-Tech S.p.A., Dyesol Headquarters, FBK Fondazione Bruno Kessler, Grinp S.r.l., IIT Istituto Italiano di Tecnologia, INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Italcementi Group, Libre S.r.l., Nanesa, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Selex ES Ltd, ST Microelectronics, Università di Bologna, Università di Padova, Università di Pisa, Università di Salerno, Università di Trieste, Università di Tor Vergata.  CARLO MOLA
Per approfondire: A.C. Ferrari, F. Bonaccorso et al., Science and technology roadmap for graphene, related two-dimensional crystals, and hybrid systems, Nanoscale (2014).

Mostra a  Rancate
Sono da molti anni amico e frequentatore delle mostre che si tengono alla pinacoteca Zust di Rancate. Mostre tutte di alta qualità. Ma vogliamo prima di segnalare la mostra indicarvi  come raggiungere La Pinacoteca Züst. Rancate si trova a pochi chilometri dai valichi di Chiasso, Bizzarone (Como) e del Gaggiolo (Varese), presso Mendrisio, facilmente raggiungibile con l’ausilio della segnaletica. Per chi proviene dall’autostrada Milano-Lugano l’uscita è Mendrisio: alla prima rotonda si gira a destra e mantenendo sempre la destra si giunge dopo poco più di un chilometro nel centro di Rancate. La Pinacoteca è di fronte alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano, sulla sinistra della strada. Rancate è raggiungibile anche in treno, linea Milano-Como-Lugano, stazione di Mendrisio, e poi con la navetta Lugano.“CittàBus” . Per  chi viene dalla Valtellina, Valchiavenna c’è la Strada Regina sino a Menaggio- Porlezza. Lugano.
La mostra è “Un americano ad Ascona” dal  15 Marzo al 30 Agosto 201 Gordon Mc Couch (1885-1956).  La mostra è curata da Claudio Guarda (critico svizzero attento e raffinato),  che è risoluto  a ripristinare il tracciato artistico di Gordon Mc Couch (1885-1956), pittore americano attivo ad Ascona. L’artista ha avuto una formazione di qualità internazionale svolta in America e  in Germania. All’inizio della Prima Guerra Mondiale si trasferisce a Zurigo, per poi arrivare nella bellissima  Ascona nel 1917, dove trascorrerà il resto della sua vita. Cofondatore e membro del gruppo dell’“Orsa Maggiore”, nel 1941, dopo il suo scioglimento, diventa membro della Società Amici delle Belle Arti di Ascona con cui espone regolarmente. Per un certo periodo diventa  architetto professionista. La Mostra di Rancate, presenta  una quarantina di oli e una ventina di carte tra incisioni,  monotipie  e acquarelli, un continuo approfondire varie tecniche di cui Gordon Mc Couch diventa un maestro e si nota il passaggio da una prima fase sperimentale e interessata al conseguimento dei linguaggi avanguardistici (in particolare espressionismo e cubismo) a una seconda, durante la seconda guerra in cui sviluppa una poetica intimista di grande qualità. CARLO MOLA

Iniziamo quessta segnalazione  per la mostra “Astrazione Oggettiva” alla civica di Trento con un intervento in catalogo della bravissima Elena Pontiggia, che osserva che “in questa oggettività più volte ribadita nei  lavori degli artisti si tradisce “felicemente” questo stesso intento per sfociare in un sottile lirismo che trasmette poesia”. Questo alla Galleria Civica, Trento – fino al 17 maggio 2015.  Era una viva libertà espressiva che  contrassegnava  ma anche diversificava lo spirito di ogni artista del gruppo Astrazione oggettiva. Ora tutta  la loro  logica interna è  in mostra alla Civica di Trento. A metà degli Anni Settanta, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini e Giuseppe Wenter Marini sottoscrissero il Manifesto di Astrazione oggettiva. Gli anni Settanta si ricordano per il grande fermento di progetti, manifesti, programmi ideali artistici nuovi. Oggi questo succede meno.  Allora era assai frequente anche in luoghi non soliti. Ora si riaffacciano con il sostegno di spazio pubblico. Inoltre vi è anche la recente scomparsa di Diego Mazzonelli, uno dei due perni  del gruppo, il quale aveva già definito le opere da esporre; e lo ricordiamo commossi.  Vi sono  un centinaio di opere esposte, tutto si ristabilisce ed emerge dell’importanza di questa ricerca, E’ stato scritto “I firmatari del manifesto erano sì consapevoli dei punti formali, ma erano anche autonomi nel cercare le proprie strade espressive, pur restando fedeli alle linee guida sottoscritte. Era ribadito – e questo era un elemento da cui non si poteva prescindere – che i sei artisti ambivano a un risultato espressivo senza la presenza d’intenzioni soggettive e personali. La ricerca doveva essere esclusivamente tecnica e gli elementi di riferimento per la pittura erano il supporto, il colore e il segno”. Aldo Cucco che ha scritto per questi artisti ci dice “Aldo Schmid, il padre del gruppo, nella sua espressione, forse per la forza scientifica della sua ricerca cromatica, arriva al colore come “mistero” e “stupore”. E se Pellegrini lavorava sul segno, Mazzonelli indagava sulle variazioni del nero; e mentre Wenter Marini si misurava sulle dilatazioni dello spazio, Cappelletti andava in direzione di “fluorescenze” luminose. Tutti però erano mossi da un medesimo intento: formulare nuove forme e prospettive cromatiche”  CARLO MOLA
Trento  fino al 17 maggio 2015 Astrazione oggettiva. Oltre la teoria, il colore. Schmid, Senesi, Cappelletti, Mazzonelli, Pellegrini, Wenter Marini a cura di Giovanna Nicoletti. GALLERIA CIVICA Via Belenzani 44 

FotoBailey
Chi ci segue ed alcuni con grande amicizia, sa che cerchiamo di essere attenti alla fotografia ed sua definitiva immissione nel mondo della grande arte. In Mostra al Pac “Stardust”, La grande Fotografia Di David Bailey 
che apre dal 1 marzo 2015, al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea. La personale dedicata a David Bailey, uno dei fotografi più apprezzati al mondo, che ha dato un contributo eccezionale alle arti visive. 
Sono  300 scatti in mostra, Stardust celebra uno dei più grandi fotografi viventi e offre al pubblico uno sguardo inedito su un artista iconico, che ha ritratto in modo creativo e sempre stimolante soggetti e gruppi, catturati nel corso degli ultimi cinque decenni: molti di loro famosi, alcuni sconosciuti, tutti coinvolgenti e memorabili.  La Mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura e Tod’s, "Uno scatto in avanti nella collaborazione tra il Comune di Milano e TOD’S, che da oltre dieci anni sostiene l’attività del PAC e che ha recentemente rinnovato la propria partnership con la kunstalle milanese ( Kunsthalle o Kunsthaus è un termine della lingua tedesca che indica un edificio nel quale vengono realizzate mostre ed esposizioni artistiche. Questa parola può essere tradotta con Galleria d'arte, benché essa abbia un'accezione più specifica). dedicata all'arte contemporanea per altri quattro anni. - ha dichiarato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno - Una mostra, questa, dedicata al grande artista e fotografo David Bailey, ( Il grande artista inglese imparò a fotografare da autodidatta, prima di prendere servizio nella RAF in Malesia nel 1957. Nel 1959 divenne assistente fotografo nello studio di John French, prima di essere assunto come fotografo di moda per la rivista Vogue. Ha lavorato molto anche come freelance).Tutto conferma la vocazione del PAC ai grandi progetti espositivi di respiro internazionale e, al tempo stesso, trasforma il rapporto con TOD'S in una vera e propria condivisione di intenti e di progetti comuni, nel segno della conoscenza e della diffusione di tutti linguaggi della nostra contemporaneità". Universalmente riconosciuto come uno dei padri fondatori della fotografia contemporanea, David Bailey ( Londra, 1938) è l’autore di alcuni tra i ritratti più rappresentativi e  simbolici degli ultimi cinque decenni. I suoi primi lavori hanno risolto e allo stesso tempo catturato, l'atmosfera degli anni Sessanta a Londra, quando con il suo scatti ha fatto venire alla luce star di una nuova generazione, tra cui Jean Shrimpton  (Jean Shrimpton, Buckinghamshire, 7 novembre 1942 è una modella inglese, soprannominata Shrimp (ovvero il gamberetto).e Penelope Tree (famosa supermodella americana). Demolendo le dure regole che avevano guidato la precedente generazione di fotografi ritrattisti e di moda, Bailey ha saputo convogliare nel suo lavoro la novità e l'energia della street culture londinese (cultura da strada), producendo quella “freddezza casual” che ha contrassegnato il suo stile. Curata dallo stesso artista e realizzata in collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra e con il magazine ICON, (In particolare moda maschile), la mostra contiene una vasta serie di fotografie, selezionate personalmente da Bailey come le immagini più significative o memorabili della sua carriera, che ha attraversato più di mezzo secolo. Innovativa e provocatoria, l’opera d Bailey include immagini intense ed evocative di attori, scrittori, musicisti, registi, icone della moda, designer, modelli, artisti e persone incontrate nel corso dei suoi viaggi. Il coinvolgimento tra artista e soggetto è palpabile e presente in tutti i suoi scatti: da quelli realizzati con celebrities come Meryl Streep, Johnny Depp, Jack Nicholson e Kate Moss,  (è stato fra l’altro marito di Catherine Deneuve) ai nudi di sconosciuti volontari che hanno posato per il suo progetto “Democracy” tra il 2001 e il 2005; dalle icone della musica come i Beatles o i Rolling Stones, a grandi protagonisti delle arti visive come Salvador Dalì ritratto insieme ad Andy Warhol,  ma anche Francis Bacon o Damien Hirst.  La mostra non ha un carattere cronologico  ma procede, per temi,  confrontando  generi molto diversi: dalla fashion photography agli still lives, fino alla fotografia di viaggio. La mostra ripercorre per capitoli ritratti, luoghi e personalità insieme agli scatti raccolti da Bailey intorno al mondo: immagini dell’India, del Sudan, dell’Australia, della Papua Nuova Guinea  in rapporto  con quelle dell’East End londinese e quelle più fascinose delle “Pin-Up”. Per questa esposizione, l’artista ha realizzato nuove stampe in gelatina d’argento, che gli hanno permesso di rivedere ogni singola immagine.  Il suo stile inimitabile e senza tempo cattura lo Zeitgeist (lo spirito del tempo) e la vigoria della cultura moderna attraverso la sua caratteristica interpretazione: le immagini trasmettono una creatività e un  temperamento che sono caratteristici di Bailey. Per avvicinare il pubblico al lavoro dell’artista, il PAC organizza come di consueto un programma di visite guidate gratuite, tutte le domeniche alle ore 18.00 previo acquisto del biglietto della mostra. Accompagna la mostra il catalogo, edito per l’Italia da Skira Editore, contenente un saggio di Tim Marlow, direttore alla Royal Academy di Londra. 
STARDUST. DAVID BAILEY  1 marzo.2 giugno 2015  PAC Via Palestro 14, Milano  Orari: da martedì a domenica 9.30 – 19.30, giovedì fino alle 22.30. Lunedì Chiuso. Ultimo ingresso un’ora prima Biglietti: Intero € 8,00 / Ridotto € 6,50  / Gruppi e scuole € 4,00 / famiglie 1 o 2 adulti + bambini (da 6 a 14 anni) € 6,50 adulto e € 4,00 bambini Visite guidate gratuite tutte le domeniche alle ore 18.00 (escluso 5 aprile)  Infoline e Prenotazioni 02 92800917 . Notizie raccolte curate da CARLO MOLA.

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