Che cosa sta cambiando per l’umanità?

Alla Fondazione “G. Cini” di Venezia, si è tenuta la dodicesima edizione della Conferenza Mondiale "The Future of Science" (Rivoluzione digitale: cosa sta cambiando per il genere umano?" 22-24 settembre 2016). Un’ occasione unica e straordinaria che aggiorna sui progressi della scienza in ogni campo del sapere e del suo impatto sempre maggiore nelle attività umane, non trascurando la sua dimensione etica, costruita insieme ad un dialogo costruttivo con le altre correnti culturali che costituiscono il mondo moderno, per fissare un nuovo punto di riferimento per il futuro. L’evento – sin dai suoi inizi, ha rappresentato un’opportunità rara per scienziati, filosofi, teologi, economisti, politici, docenti, studenti e per tutte le persone di cultura desiderose di confrontarsi con alcuni tra i più autorevoli uomini di pensiero dei nostri tempi su temi tanto cruciali per il destino della nostra civiltà. Così nell’edizione 2016 si è parlato- in modo speciale e sempre con personaggi di alto livello sociale, culturale, medico e scientifico, cui ci esporrà la rivoluzione digitale.
Esempi. E poi?
Così vedremo auto che si guidano da sole, chip nel cervello per collegarlo a Internet, mele al banco del supermercato che raccontano la propria storia. La rivoluzione digitale si è messa in cammino e promette di cambiarci la vita. Ma quali sono le sfide del futuro? Come evolverà il terzo millennio, come ci farà riflettere sulle implicazioni di un’epoca nuova che rimodella l’identità individuale e ne dilata i confini? “Dove inizia e finisce l’essere umano nell’era dei Big Data?" Si è chiesto la professoressa Sheila Jasanoff di Harvard. Con due megabyte di dati pro capite prodotti al minuto, è stato accumulato, negli ultimi due anni, più di quanto non sia avvenuto nella storia del mondo intero, il 90% del totale per l'esattezza. Una montagna che cresce a vista d’occhio, una distesa di potenziale conoscenza che rischia però di restare oscura in assenza di strumenti adeguati a decodificarla. E allora è in questa direzione che si spinge la tecnologia. Macchine e computer del futuro dovranno essere capaci di vagare nell'oceano di dati isolando e selezionando le informazioni rilevanti. In breve: portare alla luce quell' "inconscio digitale" collettivo oggi indistinto come un brodo primordiale. E a questo guarda, ad esempio, il cognitive computing e il software Watson sviluppato da Ibm. Parola d'ordine: analizzare. Ma in maniera intelligente, "per fornire agli scienziati solo le informazioni di cui hanno bisogno", spiega Alessandro Curioni di Ibm. Le applicazioni? Infinite. A partire dalla sanità. "Grazie al connubio di dati clinici e tecnologia sarà possibile individuare un tumore con un tasso di precisione superiore rispetto alla norma", oppure un arto artificiale potrà essere collegato alle onde elettromagnetiche cerebrali, di modo che "la persona muoverà la protesi senza accorgersene, come con un arto naturale" aggiunge il professor Alberto Sangiovanni Vicentelli. Per non parlare della pelle artificiale che, collegata a un chip, sarà in grado di restituire le sensazioni di caldo e freddo, fino a prospettive dai risvolti inquietanti: inserire un chip che si impianta nella scatola cranica per la stimolazione profonda del cervello. Che potrà, a sua volta, essere connesso a Internet e, perché no, controllato a distanza. Non è fantascienza, sulle scimmie del Massachusetts ha già funzionato. Se, ora, non esiste oggetto o punto del globo che non possa essere connesso a Internet, anche le metropoli subiranno un riordinamento. Grazie ad automobili senza pilota, dotate di radar e sensori, "anche gli incroci stradali saranno intelligenti, e faranno a meno dei semafori" predice Carlo Ratti, direttore del "Senseable City" al Mit, e "otto macchine su dieci potranno essere tolte dalla strada utilizzando self driving car in grado di dare passaggi". 
Dai prodotti del supermercato che sapranno raccontare la loro storia alle auto in grado di "interagire" con l'ambiente circostante, la strada è ormai segnata. Di certo, l’era della tecnica, insieme al dominio dell'uomo sulla macchina, è tramontata. "In futuro l'uomo sarà immerso nel digitale, e sarà così semplice parlare con Internet che non ci sarà più bisogno di imparare a farlo - aggiunge Vicentelli - come già avviene con “Pokemon Go". Mentre è la tecnologia a dare la direzione, politica e giurisprudenza annaspano dietro di lei.
"Prima di regolamentare occorre comprendere", avvisa Massimiano Bucchi, professore di “Scienza e tecnica nella società” all’Università di Trento. "Troppo spesso invece si scambia la facilità d’uso per competenza. Bisogna costruire una cultura della tecnologia per pesarne le implicazioni". E le implicazioni, nell'era del virtuale, dei Cloud, dei Big Data non sono di poco conto. "A essere minacciata è soprattutto la nostra identità. Nel regno virtuale siamo dispersi su mille piattaforme eppure recuperabili frammentata ben oltre la capacità dei ricordi umani e degli archivi tradizionali". In conclusione, l'era digitale ci rende "immortali, ma senza consenso" E chi lo vorrà? Diventare dei perfetti automi non piacerà ad alcuno, anche se i vantaggi economici saranno enormi. Ma per tutti??? Dobbiamo anche informare che questa nuova rivoluzione, chiamata Big Data è ogni giorno in mezzo a noi e sta determinando profondi cambiamenti a livello sociale, culturale, medico e scientifico. Speriamo che “io me la cavo”

 

Maria de falco Marotta
Cultura e spettacoli