Bruno Canino e Marcello Nardis raccontano il “lied”
La grande musica protagonista all’auditorium “Torelli” con un florilegio di note armonie che sono riecheggiate nella sala sul pentagramma virtuosistico della romantica storia del “Lied”. Uno “Sturm und Drang” affascinante, quasi un viaggio nella magia melica di un’epoca a cui tanto hanno dato i più grandi compositori. E il maestro Giovanni Mazza, direttore artistico del Cid, il Circolo Musicale sondriese, ha ben enfatizzato la portata di una vera e propria narrazione sonora al cui fascino era impossibile resistere. In scena uno dei più grandi pianisti accreditati al mondo, Bruno Canino (tornato a Sondrio dopo 33 anni, quando in una serata straordinaria, proprio nell’auditorium “Torelli”, accompagnò in un memorabile concerto il “flauto d’oro”, Severino Gazzelloni) e il giovane tenore Marcello Nardis, pluriculturalmente avanzato, tenore di rango, dalla voce amabile e carezzevole come un vento di primavera, o stentorea e sicura sull’impianto armonico più articolato di alcune tessiture musicali. Fitto il programma che ha ripercorso le tappe liederistiche dei maggiori interpreti di un romanticismo passionale, mai svenevole, da Mozart a Beethoven, da Schubert a Mendelssohn, da Schuman e Listz, da Bramhs a Mahler, fino a Richard Strauss. Un’immagine oleografica d’altri tempi la giovanissima Beatrice Bastante, una perfetta voltapagine d’autore, seduta discretamente accanto al sommo pianista, attenta e puntuale tra spartiti vissuti. Molto apprezzati dal pubblico in sala i vari Lied inneggianti alle pene e alle tenerezze amorose, alla volubile luna e ai miti pastori di un’Arcadia soltanto intuita, alle notti di maggio odorose e a lontani strazianti ricordi. E Nardis, da vero professionista, pur dolorante con una vistosa fasciatura al braccio, dopo un fastidioso incidente, ha dato il massimo di sé, lasciandosi andare alla fluttuante onda della musica con una versatilità e padronanza straordinarie. “Fanciulla, quanto ti amo e come brilla il tuo sguardo! Così ama l’allodola il canto e l’aria e amano i fiori del mattino il profumo del cielo”: è così che ha cantato un Nardis innamorato della vita e dell’amore nascente di un lied beethoveniano. Musica e poesia, elegia dell’incanto dell’età più bella. E il pubblico in sala ha mostrato di apprezzare con lunghi applausi strappando un graditissimo bis.