Oggi "Sviluppo umano e ambiente"
Incontro tra mondo della scuola ed ecologia questa mattina, lunedì 9 dicembre, presso la Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio. Un centinaio di studenti hanno preso parte al convegno dal titolo "Sviluppo umano e ambiente" promosso dall'Ufficio Scolastico Territoriale e Fondazione Lombardia per l'Ambiente con il supporto di Cogeme, in occasione del quale è stato presentato anche l'omonimo volume realizzato a cura di Fondazione Lombardia per l'Ambiente che verrà distribuito all’interno delle scuole della provincia. Ad introdurre i lavori Franco Mottalini, referente Educazione ambientale Ust a cui hanno fatto seguito i saluti istituzionali dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Sondrio, Carlo Mazza, del Prefetto di Sondrio, Salvatore Rosario Pasquariello e del consigliere di Regione Lombardia, Simona Pedrazzi. «Ringrazio anche a nome del Dirigente Fabio Molinari gli autorevoli relatori, le autorità e tutti i ragazzi presenti – ha esordito Franco Mottalini –. La mattinata s’inserisce in un più articolato progetto avviato da Usr con la pubblicazione del volume "Sviluppo umano e ambiente – La ricerca di un’etica condivisa dopo l’Enciclica Laudato Sì" che focalizza l’attenzione sull’educazione alla sostenibilità come parte di una più ampia attività volta a favorire la cittadinanza attiva e offre riflessioni utili per iniziare un percorso di promozione alla cultura della sostenibilità per cui la scuola svolge un ruolo primario: non solo al fine di costruire buone pratiche ma una vera e propria etica condivisa che induca sempre più alla conservazione e custodia del nostro creato». «Fra i suoi molteplici compiti anche la Prefettura deve occuparsi di questo tema attualissimo così come, accanto agli enti preposti, anche amministrazioni e associazioni devono farsi carico della tutela dell’ambiente – ha aggiunto il Prefetto Salvatore Rosario Pasquariello –. Si tratta di una materia che deve riguardare tutti noi, sia come istituzioni che come cittadini, anche in vista delle generazioni future. A noi spetta il compito di comportarci come “custodi” del creato e non come suoi dominatori. In questo senso l’immagine che l’Enciclica di Papa Francesco ci lascia in eredità è quella di considerare il mondo come un unico contesto, una “casa comune” in cui ciascuno, al fine di preservarlo, debba fare la sua parte». «Dal saggio si evincono molto bene quelle che sono le missioni delle istituzioni e della politica per arrivare ad attuare quell’obiettivo che è il vivere sostenibile – ha proseguito la consigliera regionale Simona Pedrazzi –. Indipendentemente dal rapporto che ciascuno di noi ha con la religione è indubbio che il cristianesimo abbia sempre posto grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e, una parola importante come “casa comune”, merita una riflessione approfondita. Inoltre il testo focalizza bene quella che è la responsabilità di ciascuno di noi rispetto alla tutela del creato, sia con i piccoli gesti quotidiani che attraverso azioni più ampie che competono all’economia e alla politica. Dal canto nostro stiamo predisponendo strumenti affinché il territorio divenga il più possibile sostenibile ma confido molto nei ragazzi poiché il futuro è anche nelle loro mani». A seguire gli interventi di Caterina Calabria, responsabile dell'area Custodia del Creato dell'Alta Scuola per l'Ambiente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, di Don Andrea del Giorgio, collaboratore presso l'Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Como e del Presidente del Tribunale di Sondrio, Giorgio Barbuto, che ha posto l'attenzione sulla tematica dei reati ambientali. «La scuola può diventare davvero il motore del futuro – ha spiegato Caterina Calabria –. Nel 2015 sono avvenuti due eventi importanti: la pubblicazione dell’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco e l’approvazione dell’Onu dell’Agenda 2030 che ha definito 17 obiettivi per gli sviluppi ecosostenibili; due documenti fondamentali che esprimono una volontà che parte dal basso. Le indicazioni nazionali specifiche stabiliscono l’importanza di promuovere l’educazione civica e, a ben guardare, i principi coincidono con quelli dell’Enciclica: pongono al centro la persona e le sue relazioni, l’intercultura, il dialogo e il confronto. Nell’Enciclica il Papa è partito da una fotografia scientifica, da quello che sta accadendo alla nostra “casa comune”, per arrivare a temi legati ai rifiuti, alla questione dell’acqua, al consumo del suolo, alla perdita di biodiversità, all’iniquità planetaria. Ecco dunque che pace, giustizia e salvaguardia del creato sono 3 questioni tutte connesse. Economia e politica hanno responsabilità importanti ma il ruolo di ciascuno è fondamentale, proprio come diceva Madre Teresa: “l’oceano è fatto di tante piccole gocce”». «La ricerca di un’etica condivisa rappresenta l’inizio di un viaggio, un cammino insieme – ha detto Don Andrea del Giorgio –. Se analizziamo il passo della Genesi in cui si parla della torre di Babele attraverso il metodo ebraico del “midrash” scopriamo che in realtà la tradizione ebraica dice che la torre venne costruita mattone dopo mattone dall’intera comunità con il grande sogno di ergere una città per il futuro dei propri figli e, già in questa storia, ricorre l’idea del paradigma tecnocratico già presente nella Laudato Sì. Il metodo innovativo dell’Enciclica di Papa Francesco è proprio quello di partire dalla realtà, da un approccio induttivo: vedere, giudicare e agire; l’uomo è custode e coltivatore del creato e non amministratore perché a un certo punto dovrà restituirlo, possibilmente meglio di come lo ha trovato». «Nella nostra Carta Costituzionale, per quanto riguarda l’ambiente, non esiste una norma ad hoc poiché all’epoca fra i padri costituenti non si ravvisava ancora la coscienza ambientale di oggi ma possiamo trarre da due articoli della Costituzione i dati che ci forniscono quella cornice all’interno della quale si muove la legislazione di tutela ambientale: l’articolo 9, secondo comma, e l’articolo 32 – ha concluso Giorgio Barbuto –. Tre sono i grossi strumenti che, sul fronte penalistico, disciplinano la tutela dell’ambiente: il Codice penale, Codice Rocco, che però sconta all’interno del suo apparato l’evolversi del tempo; il Decreto legislativo n.152 del 2006, norme in materia ambientale, che ha dettato per la prima volta una normativa di settore ma che aveva il limite di avere una tutela di carattere amministrativo e penale piuttosto blanda; e la Legge 68 del 2015 con cui il legislatore ha istituito altre normative più articolate adeguandole anche da un punto di vista sanzionatorio più incisivo. Tuttavia, se vogliamo tutelare l’ambiente, non possiamo pensare esclusivamente ad un intervento penale poiché, chi deve svolgere la parte effettiva, siamo noi tutti facendo ciascuno la propria parte»
Nella foto da sx franco_mottalini caterina calabria salvatore rosario pasquariello simona pedrazzi carlo mazza e don andrea del giorgio