Mola: Mostra ad Agliè - Codex Purpureus - Progetto prostata

 Mostra ad Agliè

CASTELLO di AGLIÈ dal 9 Luglio al 2 Ottobre 2016. Il castello di Agliè si stende in un amplesso verso la cittadina con una piazza che è avvinta alla vita civile e religiosa della cittadina del Canavese. La ragione per la quale ospita iniziative culturali legate alla  conoscenza e alla divulgazione dell’arte di Guido Gozzano. Si celebra quest’anno il centenario della sua morte, e lo si fa con una mostra di incisioni ispirate a tematiche gozzaniane, progetto che il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, oggi rappresentato dal Polo museale del Piemonte, promuove offrendo una degna sede espositiva nel Salone di caccia del castello di Agliè.
È una mostra, allestita nel Castello Ducale di Agliè, il “dolce paese che non dico”, in cui predomina la tecnica xilografica, un linguaggio artistico che a cavallo fra l’Otto e il Novecento ebbe una vivace riscoperta e felici risultati sia come incisione originale su matrice di legno sia soprattutto nello stile, che esalta le qualità espressive del chiaroscuro, preponderante nell’epoca in tutt’Europa.
Più di cinquanta le opere in mostra, intervallate da fotografie e documenti che ricordano la vita e l’opera, in versi e no, di Guido Gozzano”. Accanto alle xilografie di Verna e Schialvino, quelle di tre maestri d’Oltreoceano, Claudio Orso Giacone (oriundo di Cuorgnè) da Oberlin, Suzanne Reid da Montreal e Lyell Castonguay da Easthampton, poi Elio Torrieri, Claudio Rotta Loria, Elena Monaco, Corrado Ambrogio, il glicine di Anna Lequio, le variazioni sugli incontri con la madre e la “buona e cara Amalia” di Miro Gianola e di Maurizio Rivetti, e “il gran mazzo di rose” che Salvo inventò, disegnandolo d’istinto su una tavoletta di legno, nel caldo pomeriggio di una dozzina di anni fa, seduto con Nico Orengo a mangiare “le paste nelle confetterie”, scoprendo le dolcezze del verde Canavese. Il Comune di Agliè, protagonista delle celebrazioni gozzaniane, ospitando sul proprio territorio, ove il poeta riposa nella Chiesa di San Gaudenzio, la memoria dei luoghi più intimi e familiari descritti dal “bel Guido” che ad Agliè, a Villa Meleto, trascorse una parte importante della propria esistenza, edita per questa mostra di xilografie una pubblicazione che rende omaggio all’iconografia ispirata alla sua figura e alle lettere, e che fa parte di un trittico editoriale prestigioso per una piccola Comune quale Agliè che ha così dato voce alle più significative iniziative culturali proposte per questa importante ricorrenza. (A cura di Carlo Mola)
Organizzata da Associazione Nuova Xilografia in collaborazione con Polo Museale del Piemonte e Comune di Agliè Complesso Monumentale del Castello, giardino e parco ducale di Agliè – Apertura dei giardini
“Omaggio a Gozzano” – Xilografia in mostra al Castello di Aglié  XILOGRAFIA OMAGGIO A GOZZANO a cura di Gianfranco Schialvino e Gianni Verna
Codex Purpureus
CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS ARCIDIOCESI di ROSSANO-CARIATI MUSEO DIOCESANO E DEL CODEX
Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Rossano-Cariati, annuncia la fine del restauro del Codex Purpureus Rossanensis e il suo ritorno a Rossano nel nuovo Museo del Codex, un vasto spazio interamente riservato per l’eccellente visione e conoscenza del prezioso codice bizantino e sistemato bene per mettere a disposizione dei visitatori ogni dispositivo di consultazione dell’antico manoscritto e delle sue straordinarie miniature. Gli spazi dedicati al Rossanensis sono immessi all’interno del Museo Diocesano e del Codex, che è stato interamente rinnovato al fine di presentare una visione agevolata degli ulteriori antichi tesori di arte sacra che lo spazio museale conserva.
Il Codex Purpureus Rossanensis, RICONOSCIUTO NEL 2015 DALL’UNESCO COME PATRIMONIO DELL’UMANITÀ, è stato affidato nel 2012 all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, affinché venissero eseguite approfondite analisi biologiche, chimiche, fisiche, tecnologiche e tutte le necessarie cure per il suo restauro e la sua conservazione.
Il restauro del codice e le operazioni di conservazione del Rossanensis sono stati preceduti da una serie di indagini ed analisi volte ad indicare l’effettivo stato di conservazione del manoscritto. Il lavoro degli studiosi ha fornito, altresì, significative risposte sulla storia e sull’esecuzione del volume, oltre a dettare importanti indicazioni generali sulla fattura e lettura dei codici di analoga provenienza e periodo storico. Nei tre anni di studio e indagini sul Codex si è giunti ad una “rilettura” importante del codice stesso.
“Il Codice è uno straordinario manoscritto la cui colorazione porpora delle carte membranacee (pergamene) conferisce al volume valore di estrema sacralità. Si tratta di un oggetto prezioso, manifestazione di potere, opulenza e prestigio del possessore e della committenza e non poteva che appartenere ad una classe socio-economica assai elevata. Il Codex Rossanensis, opera bizantina del VI secolo dopo Cristo in pergamena color porpora manoscritto e miniato, è estremamente importante sia dal punto di vista religioso sia dal punto di vista della manifattura tali da rendere il substrato scrittorio simile a pochissimi altri esemplari finora esistenti, fra i quali la Genesi di Vienna (Öst). Nat. Bibl., Vind. Theol. Gr 31) e i Vangeli di Sinope (Parigi, BN, Suppl. gr. 1286). Il Codex Rossanensis consiste di 188 fogli di pergamena di dimensioni 31 cm x 26 cm numerati recto verso e scritte in caratteri in oro e argento. Molte delle pagine sono impreziosite da miniature che illustrano alcune fasi della vita di Gesù”.
Il prezioso manoscritto fu portato alla conoscenza scientifica alla fine dell’800 dagli studiosi di Leipzig, O. von Gebhardt e A. Harnak. Esiste una documentazione fotografica dei primi del Novecento, conservata presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, ICCD, dello storico Arthur Haseloff che documenta su lastra fotografica di vetro le pagine e in particolare le miniature, evidenziandone lo stato di conservazione; nel 1907 lo storico dell’arte Antonio Muñoz ne cura una serie di cromolitografie e negli anni Venti del secolo scorso è stato restaurato da Nestore Leoni, che ha consolidato e stirato le pergamene utilizzando gelatina a caldo. L’opera è conservata, dal 1952, presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano Calabro (CS).
Il Codex Purpureus Rossanensis, contiene 13 miniature sulla vita di Cristo, una miniatura dei quattro Evangelisti, parte della Lettera di Eusebio a Carpiano racchiusa in una decorazione aurea, la miniatura di Marco evangelista con la Sofia ed è scritto a caratteri onciali in oro e argento e, occasionalmente, con inchiostri neri.
Per la sua consistenza, pur se mancante di molte pagine, il Rossanensis è il più prezioso fra i codici onciali (scritti in caratteri greci maiuscoli) dell’antichità. Ma soprattutto è l’unico codice rilegato, i codici analoghi sono ormai solo foglio sciolto. Esso contiene l’intero Vangelo di Matteo, parte del Vangelo di Marco, mentre sono interamente perduti i Vangeli di Luca e Giovanni. Testi a cura di Rosi Fontana
La cosa più bella del suo lavoro è "vivere nella bellezza, vivere per la bellezza, per l'Arte". Così si racconta Rosi Fontana, Ufficio Stampa nel mondo dell'Arte. Nata a Reggio Calabria, si è trasferita per gli studi a Torino, lavorando successivamente per agenzie pubblicitarie e società multinazionali a Milano, sino a decidere di voler lavorare in proprio. Fare l'ufficio stampa è molto impegnativo, spesso con degli orari molto lunghi. Tra i limiti, il fatto che questo lavoro "ti coinvolge così tanto che non pensi ad altro, e mi estraneo dalla mia stessa vita". (A cura di Carlo Mola)

Scienze. Progetto prostata
Tumore alla prostata: i primi dati dello studio Pros-it Esposti durante l’Investigators Meeting del progetto, coordinato dall’Istituto di neuroscienze del Cnr e realizzato con il grant incondizionato di Takeda Italia, (Nel campo d’innovatori in gastroenterologia e oncologia,  Takeda é impegnata a far crescere la salute. “Lavoriamo per garantire a sempre più persone l’accessibilità ai nostri nuovi farmaci, sviluppando innovativi metodi di confronto con i medici e con i pazienti, fornendo loro soluzioni e strumenti che possano aiutarli a raggiungere i loro obiettivi”.) Dice Takeda “Insieme, possiamo creare un nuovo modello di salute che si occupi di ciò che sta realmente a cuore ai nostri pazienti e a chi li cura”. I risultati finora raccolti. Il progetto mira a caratterizzare gli aspetti sui quali lavorare per perfezionare le cure e garantire una migliore qualità di vita ai pazienti colpiti da questa forma di cancro, che interessa un quinto della popolazione maschile. Il tumore della prostata è tra i più diffusi nella popolazione maschile (20%) e conta circa 36.000 nuovi casi l’anno in Italia. Per monitorarlo in chiave epidemiologica, la sezione Invecchiamento dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Padova ha promosso lo studio 'Pros-It' (Prostata Italia), con il grant incondizionato di Takeda Italia. Il progetto della durata di tre anni (da settembre 2014 a settembre 2017), vuole descrivere dettagliatamente la situazione nel nostro Paese, attraverso il coinvolgimento di 97 centri specialistici (51 di Urologia, 39 di Radioterapia, 7 di Oncologia) su tutto il territorio nazionale e l’assunzione di pazienti che hanno avuto diagnosi di questa forma di cancro. Per fare il punto sui risultati raggiunti e discutere delle prospettive future, si è svolto a Roma presso la sede centrale del Cnr un’Investigators Meeting'. “Pros-It è il primo studio epidemiologico, multicentrico e multispecialistico di monitoraggio del profilo di cura del tumore della prostata in Italia e mira a valutare caratteristiche cliniche, demografiche e protocolli di terapia, per individuare i fattori su cui lavorare per migliorare la qualità di vita del paziente”, spiega Gaetano Crepaldi, professore emerito di Medicina interna dell’Università di Padova e ricercatore associato dell’In-Cnr, responsabile scientifico del progetto. “Lo studio coinvolge complessivamente 1.714 uomini con un’età media alla prima diagnosi poco superiore ai 68 anni. Il loro stato complessivo di salute alla diagnosi è risultato buono e sostanzialmente sovrapponibile a quello della popolazione generale”. “Meno del 9% dei soggetti arruolati, in fase di diagnosi di questa forma tumorale, ha scelto una struttura ospedaliera esterna rispetto alla propria area di residenza”, precisa Marianna Noale, biostatistico dell’In-Cnr. “Tuttavia, mentre appena l’1% di pazienti in regioni del Nord Italia è stato arruolato in strutture del Sud, quasi il 14% di quelli residenti al Sud si è rivolto a strutture dell’Italia settentrionale”.Il primo follow-up, a 6 mesi dalla diagnosi, evidenzia una buona aderenza al progetto. “Oltre l’85% dei pazienti arruolati sono stati ricontattati e rivisitati dai medici che partecipano allo studio”, continua Stefania Maggi dell’In-Cnr, coordinatore del progetto. “Inoltre, meno della metà del campione viene sottoposto a trattamento chirurgico, oltre il 40% a radioterapia, il 24% a ormonoterapia e percentuali più basse ad altri trattamenti quali costante e regolare osservazione e brachiterapia, forma di radioterapia in cui la sorgente è collocata all'interno o vicino alla zona da trattare. I risultati fin qui raggiunti evidenziando la correttezza della scelta del Cnr di coinvolgere nel progetto un team multidisciplinare, con urologi, radioterapisti e oncologi, in modo da individuare, sulla base dei dati, gli aspetti su cui lavorare per migliorare il profilo di cura e la qualità di vita del paziente”.Anche Angelo Porreca, primario urologo del Policlinico di Abano Terme, uno tra i centri partecipanti al progetto, si sofferma sull’importanza della qualità di vita dei pazienti coinvolti nel progetto: “Pur restando primario l’obiettivo di massimizzare la sopravvivenza dei pazienti, negli ultimi anni l’attenzione degli specialisti si è rivolta sempre più alla considerazione dell’impatto di ciascuna terapia sulla qualità di vita, sia in generale, sia sulle funzioni specifiche (urinarie, intestinali e sessuali). Ad esempio, in caso di malattia poco aggressiva alla diagnosi, con una storia naturale lenta e facile da curare, dovremo considerare terapie che non alterino troppo il benessere del paziente”. A cura di Carlo Mola.
Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova Dati sul tumore alla prostata raccolti all’interno dello studio Pros-It dell’In-Cnr.

 

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