Che fortuna, per “piccola Patria” di Rossetto!

C’è una grande confusione attorno ai poveri 24 venetisti (così si chiamano) che con il carro armato finto come un giocattolo mal costruito, volevano “ribellarsi” allo Stato italiano e rendere il Veneto (che già si godeva il bel sole e le molte Mostre aperte per i migliaia di turisti che con le navi gigantesche stanno passando davanti s. Marco per godersi la meraviglia di questa città) libero ed indipendente, come lo era tanti anni fa, al tempo dei Dogi. Ma gli è andata proprio male ed è inutile che sbraiti il Segretario Salvini, sperando che la Lega , ormai affossata dalle vicende di Bossi e famiglia, abbia un seguito di Veneti pronti a combattere. Il fatto è che la Lega ha deluso molto il nord-est… In una regione dove l’etica del lavoro e la dedizione è leggendaria, la crisi ha morso in maniera molto intima le soggettività più che in altre realtà. Il problema veneto è che molte famiglie dagli anni 70 in avanti si sono trasformate in piccole aziende. E ciò ha fatto sì che molti nuclei familiari sono stati i più colpiti dalla crisi perché al loro interno si erano create realtà micro-aziendali, e questa cosa ricade ovviamente sul territorio. E il territorio stesso è diventato uno specchio di questa decadenza (capannoni vuoti, aziende chiuse, operai gettati fuori, magari dopo anni ed anni di lavoro…etc.)”. E’ una grande tragedia che colpisce non solo il Veneto, però essendo questi uno spaccato, che potrebbe suscitare polemiche, di una provincia, xenofoba, in cui si ha voglia soprattutto di fuggire, oppressa dalle tasse, dai ricatti e dove la famiglia-azienda è morsa dalla crisi.

Presentato in Orizzonti al Festival di Venezia ‘70 Il film del regista veneto Alessandro Rossetto in uscita il 10 aprile, sta rendendo – loro malgrado-, i protagonisti di Piccola patria “eroi di attualità”. il film è stato seguitissimo nella conferenza stampa svoltasi a Roma giorni fa e il  cineasta/documentarista padovano, classe 1962, mai si sarebbe aspettato una spinta mediatica dalla cronaca di tale portata, perché li caso vuole che il suo esordio nel cinema di finzione corrisponda esattamente al vento indipendentista che di questi tempi soffia implacabile nel Nord Est.

Che cos’è Piccola patria
“è” il Nord Est. Inteso nella sua provincia più profonda, nella sua gente laboriosa che si ostina ad esprimersi in dialetto, dentro a un folklore e a una cultura popolana che sembrano giustificare azioni folli, come il tristemente surreale “Tanko”. “Il vero pericolo non è questo – spiega Rossetto a ilfattoquotidiano.it – bensì il pensiero sempre più radicale e radicato per cui lo straniero e lo Stato sono diventati nemici da combattere. L’ansia secessionista in Veneto e nel Nord Est in generale è antica, ma la crisi palpabile degli ultimi anni ha ferito in profondità l’etica del lavoro di cui si nutre intimamente il popolo di quelle regioni, che conta complessivamente attorno ai 9 milioni di abitanti. Nel mio film ho cercato di mostrare una sofferenza che morde le anime, colpendo la soggettività. Il problema è che questo dolore ha trovato nelle istanze razziste e xenofobe una rischiosa parabola crescente: si tratta di una guerra tra poveri che porta solo a peggiorare le cose. Da noi sta dilagando una cultura leghistoide trasversale”.

Il problema è che vie di fuga non esistono, e Piccola patria si mostra per quello che è: una terra desolata e spiritualmente degradata, contagiata e contagiosa di un virus endemico. Il Nord Est, inoltre, si è sentito deluso e ingannato dalla Lega e dalle corruzioni, la stessa Lega che oggi sta tappezzando strade e quartieri per propagandare un referendum di cui si vuole impossessare”. Rossetto, che ha studiato e lavorato anche a Parigi, è un uomo colto e intelligente, ed è facile cogliere il suo disagio mentre cerca di spiegare l’inspiegabile. O almeno quanto oggi ci appare dalla cronaca.

Il film Piccola patria
Titolo originale:  Piccola patria
Nazione:  Italia
Anno:  2013
Genere:  Drammatico
Durata:  111'
Regia:  Alessandro Rossetto

Sito ufficiale:
  Cast:  Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Giulio Brogi
Produzione:  Arsenali Medicei, Jump Cut
Data di uscita:  Venezia 2013 10 Aprile 2014 (cinema)

Trama:
Due ragazze, un'estate calda e soffocante, il desiderio di andare via da un piccolo paese di provincia. Luisa è piena di vita, disinibita, trasgressiva; Renata è oscura, arrabbiata, bisognosa d'amore. Le vite delle due giovani raccontano la storia di un ricatto, di un amore tradito, di una violenza subita: Luisa usa Bilal, il suo fidanzato albanese, Renata usa il corpo di Luisa per muovere i fili della propria vendetta. Entrambe vogliono lasciare la piccola comunità che le ha cresciute, tra feste di paese e raduni indipendentisti, famiglie sfinite e nuove generazioni di migranti presi di mira da chi si sente sempre minacciato. Luisa, Renata e Bilal.

Cosa DICE IL REGISTA
    ''La storia del film e' stata concepita come una tragedia classica, con una forte stilizzazione dei personaggi e delle vicende. Un racconto dove l'amore anche se non vince cerca di vincere.. Non volevo emettere giudizi. Nel mio film non c’é nessun afflato sociologico, é una storia di finzione''.
   Ho voluto girare nel nord est ''perché sono cinematograficamente attratto da zone liminari, e il triveneto ha un numero maggiore di situazioni come questa. E' un luogo dove la cultura del lavoro industriale si é sviluppata velocemente ed ha avuto origine da quella cultura contadina a lungo permanente. I cambiamenti sono stati rapidissimi e indubbiamente in questa accelerazione c'é stata una lacerazione''. Quella a cui fa riferimento nel titolo ''e' la piccola patria dell'anima. Il territorio che raccoglie il dramma del film''.
    ''Difficile capire esattamente cosa sta accadendo in quei luoghi - ha spiegato ancora ggi il regista a Roma facendo riferimento agli arresti dei Serenissimi -. C'è un ritorno delle pulsione dinamiche della cultura leghistoide. Dall'altra parte è anche difficilmente valutabile l'azione dura dei giudici. Di fatto quella veneta è una comunità che ha una dedizione leggendaria verso il lavoro tanto che la crisi economica ha morso la soggettività di questa gente come in nessun altro posto d'Italia''.
    E ancora Rossetto, documentarista al suo esordio alla regia: ''va considerato che il Veneto è stato oggetto di una grande emigrazione in uscita e in entrata. E' un posto dove vivono nove milioni di persone e dove è forte l'etica del lavoro. Un'etica che è andata a colpire le piccole aziende che sono in genere basate sulla famiglia. Così - conclude - sono proprio i nuclei familiari ad essere colpiti direttamente sul territorio e non solo economicamente''.
 

Maria de falco Marotta &Team
Cultura e spettacoli