Straordinario il viaggio nel mondo verdiano

Frammenti di un eden lontano

C’è talvolta un sottile pulviscolo che c’impedisce di discernere e vedere chiaramente oltre il velo delle cose. Ma è sempre l’uomo il discrimine d’ogni giudizio.  E’ sempre difficile entrare indiscretamente tra le pieghe ritorte di un’esistenza votata alla gloria, sia pur attraverso un crogiuolo devastante, funestato da affanni ed amarezze. E qualche timida speranza.  Ed è ancora più arduo interrogarsi sull’estremo limite che separa terra e cielo, in bilico tra abisso e salvazione, in cerca di certezze che non verranno mai.  O ancora insinuarsi, maledettamente piano, tra le rughe nascoste dell’animo altrui, quasi cercando in uno specchio franto in una miriade di caleidoscopici frammenti. Impenetrabile.  Per alcuni siamo solo merce avariata in mutamento sin dal primo vagito e destinata al macero.  E quel che resta è polvere. Solamente polvere. Eppure, nonostante tutto, resta un segno, talvolta, tracciato negli anni, che palpita oltre la meridiana del tempo.  Oltre il regno delle Parche, s’ode ancora il refolo divino della canna musica di Orfeo. Armonie celesti che hanno il potere di ricondurre in vita Euridice la bella, la dolce, la perduta per sempre. Frammenti di un eden lontano, echi di un sogno finito anzitempo, che rapiscono anche il cuore degli dei sconvolgendo l’Ade. Ci sono melodie immortali capaci di scalfire il volere dell’onnipotente Zeus a cui un nuovo Prometeo ha rubato il fuoco del melodramma italiano.  Giuseppe Verdi.

La serata al Posta
Straordinario il viaggio nel mondo verdiano al Ristorante Della Posta, con un relatore d’eccezione come Pier Paolo Piccinini, appassionato esteta della parabola musicale del “Cigno di Busseto”. Una serata deliziosa per gustare raffinati manicaretti dell’epopea verdiana e assaporare tutto il lirismo drammatico delle opere del re del melodramma. Una cena a tavola col “Maestro” con un risotto alla “Verdi” e la “Spalla cotta” dell’antichisima tradizione parmense.  Il tutto innaffiato da ottimo vino Lambrusco Turcularia.  Un Verdi a tutto tondo quello uscito dal ritratto di Piccinini: un uomo schietto e sincero, figlio di quell’ atavico mondo contadino che gli è rimasto nelle ossa, prima che nella mente, a cui ha rinunciato a fatica per diventare l’astro nascente della lirica del tempo. Un fanciullo cresciuto all’ombra amorevole del suo mentore Antonio Barezzi che gli dona in moglie sua figlia, dopo i primi incerti passi nel mondo della musica. Un marito amabile e pieno di fallaci speranze su cui repentinamente si abbatte la falce assassina privandolo degli adorati figli e della moglie Margherita, lasciandolo come un cane randagio che elemosina solo un angolo caldo. Ma non può sottrarsi alla voce imperiosa della musica, anche se il conservatorio di Milano non lo reputa idoneo a seguire i suoi studi. Un torto che un Verdi amareggiato si lega al dito, prima di salire l’Olimpo della gloria scaligera e del mondo intero. E Piccinini, attraverso immagini d’epoca e registrazioni datate degli eroi indimenticabili di opere sublimi, intesse un taccuino denso di annotazioni puntuali in una riflessione pacata sui salotti milanesi della contessa Maffei, sul mondo risorgimentale, sulla belligeranza sopita delle gelosie di Giuseppina Strepponi per Teresa Stolz, passando in esame opere immortali come Il Rigoletto, Il Trovatore, l’Aida, il Nabucco, la Traviata. Ed è proprio partendo dal solenne momento del brindisi che, come un vero coup de theatre, ecco entrare in scena il soprano Yoshiko Kurahara che offre un esaltante saggio del bel canto all’italiana nei panni della seducente Violetta. Una serata indimenticabile, con un grande maestro di cerimonie come Claudio Marcassoli, presidente del Lions Club Host, in un Intermeeting con il Masegra e quello di Morbegno, che si chiude con uno spumeggiante brindisi che accomuna gioiosamente tutti i presenti.
 

Nello Colombo
Cultura e spettacoli