Ungaretti 51° anniversario
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani in occasione del 51° anniversario della morte di Giuseppe Ungaretti (1 giugno 1970) intende riproporre alcune tematiche care al poeta il cui significato rimane particolarmente autentico e suggestivo anche ora.
Ungaretti era portatore di un’arte onirica e nel contempo reale; le immagini che evocava, pur non essendo studiatamente cerebrali riuscivano levigate e rarefatte ugualmente. La vita, la morte, l’umanità furono raccontate con semplice mistero, ricordando all’uomo quanto deve a sé stesso e agli altri. Il dovere come concetto non viene mai citato da Ungaretti, eppure amare la vita e amare i propri simili sono imperativi categorici che riecheggiano in ogni suo verso. Dovere è amare.
“È un segno preciso di civiltà che il governo italiano renda omaggio alla poesia in un periodo in cui l'uomo è in crisi, spiritualmente, socialmente, sociologicamente. L'uomo contemporaneo cerca o tenta di vincere la sua giornata mediante la violenza; Ungaretti, uno dei maestri della poesia contemporanea, ha esercitato un'altra violenza, non soltanto sul corpo della parola e del linguaggio, ma profondamente nel sentimento dell'uomo.” (Salvatore Quasimodo, Ungaretti, Quasimodo, Montale)
Di Ungaretti rimangono tante tracce legate ai diritti civili: la concezione della poesia che esprime durante l’incontro avuto con Montale, Quasimodo e Aldo Moro per la celebrazione dei suoi ottant’anni (Ungaretti, Quasimodo, Montale: l'unica volta insieme in TV https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Ungaretti-Quasimo...) intesa come luogo dello spirito libero, creativo e gioioso; mentre in un’intervista con Pasolini, in tempi certamente non facili per il riconoscimento dei diritti delle comunità LGBT, egli con estrema naturalezza affermava l’importanza dell’unicità e originalità della persona come valore (Comizi d'amore. Quando Pasolini intervistò Ungaretti - http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Comizi-d-amore-Quando-Pasolini-in...). Mai nessun interventista fu più alieno dagli orrori e dai cupi fasti della guerra: “L’uomo nella guerra manifestava i suoi peggiori istinti anche se quella guerra, anche se c’eravamo entrati, anche se l’avevamo voluta, ci sembrava che fosse l’ultima guerra, che fosse la guerra per liberare l’uomo dalla guerra. La guerra non libera mai l’uomo dalla guerra. La guerra è e rimarrà l’atto più bestiale dell’uomo”. (G. Ungaretti)
“Quando ero a Viareggio, prima di andare a Milano, prima che scoppiasse la guerra, ero, come poi a Milano, un interventista. Posso essere un rivoltoso, ma non amo la guerra. Sono anzi un uomo della pace. Non l’amavo neanche allora, ma pareva che la guerra s’imponesse per eliminare finalmente la guerra. Erano bubbole, ma gli uomini a volte s’illudono e si mettono in fila dietro alle bubbole.” (G. Ungaretti, Vita d’un uomo. Tutte le poesie, a cura di L. Piccioni, Milano, Mondadori, 1969, p. 521)
Ungaretti non ha bisogno di pronunciare discorsi o firmare manifesti per esplicitare in maniera palese la propria estraneità ad ogni forma di abuso, violenza o sopraffazione; semplicemente basta leggere una qualsiasi delle sue liriche per comprendere quando gli stiano a cuore tutti i suoi simili, a prescindere da qualsiasi forma di differenza superficiale. Egli è un cantore della vita e in quanto tale ne rispetta e celebra ogni suo aspetto.
“Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini, nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione, c’è esaltazione, quell’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. Viviamo nella contraddizione.” (G. Ungaretti)
Il CNDDU propone di rileggere con gli studenti delle classi impegnate con gli esami di Stato alcune liriche significative in relazione ai diritti civili, appuntare le proprie impressioni in modo fulmineo secondo la scuola ungarettiana e creare un collage virtuale con il contributo di tutti. #fermentoungaretti
prof. Romano Pesavento Presidente CNDDU