Venezia, tragica Mostra 2019 (2)
Il fil rouge della 76.ma Mostra di Venezia sarà la famiglia e tutte le disgrazie che le accadono nel corso dell’esistenza. Sappiamo che diciamo una cosa azzardata ma dai film visionati finora da quando è cominciata non abbiamo fatto altro che piangere e sentirci strizzare il cuore. Sembrava la società rovesciata sullo schermo! Ci siamo seduti ansiosi sulle comode poltrone della Sala Darsena e-tac- una tragedia(brutta) girata da Hirokazu Kore Eda ( giapponese): La Verité il quale adatta una propria pièce teatrale rimasta inedita, trasportandola in Europa e inserendovi attori occidentali, come Ethan Hawke, Juliette Binoche e soprattutto Catherine Deneuve. Una madre pessima. Mentre il secondo film, sempre in Sala Darsena, Pelican Blood, della sezione Orizzonti, di Katrin Gebbe, classe ’83, tiene il cuore sospeso per tutto il tempo. La vita regolare del piccolo ed equilibrato nucleo familiare viene stravolto dall'arrivo di Raya, la bimba di cinque anni adottata da Wiedke, un atto d’amore che presto diventerà prova di coraggio e dedizione sovrumana, al pari del pellicano del titolo, che resuscita i suoi piccoli col proprio sangue, procurandosi di proposito una ferita col becco. Raya soffre di un grave disturbo dell’affettività, non riesce a provare emozioni e la sua amigdala si è addirittura modificata in reazione a un trauma subito nei primi mesi di vita. L’esistenza di Wiedke è provata dai comportamenti violenti della bambina, che creano problemi con la rete sociale e lavorativa della donna, trascinandola in una angoscia condivisa con gli spettatori. Il trend continua pure con il secondo film in concorso, che seppure in sordina rispetto ai due precedenti, lascia il segno sottolineando la forza prorompente delle cinematografie giovani in territori difficili. Si tratta di The Perfect Candidate di Haifaa Al Mansour, prima regista donna Saudita. La storia di Maryam è eroica e autentica, priva degli artifici e delle nevrosi occidentali: laureata in medicina, decide di candidarsi al suo municipio per migliorare le condizioni della cittadina di appartenenza. The Perfect Candidate è vero e puro cinema che irrompe e deflagra nello sguardo tenendo incollati alla poltrona sino all'ultimo frame, per seguire la macchina blu di Maryam che si incanala con piglio sportivo nel traffico di auto bianche, proprio sulla strada finalmente asfaltata.
Senza profondità
Ben più godibile, ma alla fin fine un po’ noioso perché la tira troppo per le lunghe – anche perché non è certo un film dal ritmo travolgente – è il film di Noah Bambauch, Marriage story, produzione Netflix Un gran cast di attori – tra gli altri Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Ray Liotta – che recita bene i propri personaggi. A di là che a tratti il film è logorroico senza veicolare un senso profondo, è un’opera che non dice nulla di quanto già detto e visto in altri film…
Allora si sono intravisti i Leoni d’oro?
Per ora, per noi sono due: Je Accuse di Roman Polaskj(ma pare che la presidente non l’apprezzi per quell'antica storia dello stupro della ragazzina americana, neanche noi) e Joker di Todd Phillips. Cose da rabbrividire. Anche M. Streep non scherza in The Laundromat di Soderbergh. Ci siamo vergognati di assistere alla proiezione di The New Pope(ep.2 e 7) di Paolo Sorrentino: una vera porcheria, anche se sappiamo la perfidia che regna in Vaticano e tutti gli amorazzi dei vari monsignori e preti!
Raccattare tutto ciò che propongono i produttori non giova a Venezia che dovrebbe mantenere la sua dignità!