Mola: Mostre e scampoli di scienza

50 dipinti e 20 pastelli

Eccoci alla mostra più significativa di questo fine d’anno, consigliata a tutti voi con i miei auguri. La mostra portante del progetto “Botanica. Dall'arte alla natura". Realizzata in collaborazione con The William Congdon Foundation, riunisce i lavori dei 20 anni lombardi del grandissimo  maestro americano Congdon: oltre 50 dipinti e 20 pastelli che descrivono “una parabola di conoscenza sempre più intima della pianura lombarda e costituiscono l’apice del suo percorso”.William Grosvenor Congdon è stato il pittore statunitense, figlio dell'Action Painting, che ha maturato una sua esclusiva espressione e che gli ha dato notorietà già dagli anni cinquanta. Nato  15 aprile 1912, a Providence, Rhode Island.  Stati Uniti , Morto il 15 aprile 1998 a Milano. Studiò all’ Università di Yale. La mostra porta il titolo Pianura”: 50 dipinti e 20 pastelli riassumono la conoscenza della campagna lombarda abitata per oltre 20 anni dal pittore americano William Congdon (1912-1998), tra gli esponenti dell’Action Painting. In mostra alla Casa Testori di Novate Milanese “in stanze tematiche con visioni notturne e campestri, che sottolineano i legami con la terra, l’orzo, la soia, il mais, i glicini, le violette, e con le nebbie tradotte in piani che delimitano con campiture astratte le dimensioni del cielo, della terra e dell'orizzonte”.

Casa Testori Largo A. Testori 13, Novate Milanese sino al 14/02/2016  Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì dalle 10:00 alle 18:00.  Sabato, Domenica dalle 14:00 alle 20:00 ,Casa Testori Largo A. Testori 13, Novate Milanese.
Si tratta anche di onorare e ricordare  Giovanni Testori (Novate Milanese, 12 maggio 1923 – Milano, 16 marzo 1993) uno scrittore, drammaturgo, storico dell'arte e critico letterario italiano. Indimenticabile. E poi, in tutta la pittura di Congdon si  respira  un afflato religioso, dagli inizi della sua ricerca pittorica ed esistenziale fino ai quadri della fine della vita. Così anche in Giovanni Testori. ‎ (Notizie raccolte da Carlo Mola)

Palazzo Morando

Sino al al 21 febbraio 2016, negli spazi espositivi al primo piano del Palazzo Morando sono in mostra circa centocinquanta opere, molte inedite, tra fogli satirici, caricature, vedute e piante della città, calendari, stampe per la decorazione della casa e pubblicità provenienti dalle Raccolte Civiche – Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Moriggia |Museo del Risorgimento – e da raccolte private. Da qui inizia un viaggio che vuole restituire al visitatore un aspetto meno conosciuto dei milanesi durante  cento anni di storia, dal 1790 al 1890, che accompagnarono la Città ad essere un grande centro commerciale, industriale e culturale dell’Italia postrisorgimentale. “Proseguimento ideale del percorso espositivo che si snoda nelle sale al piano nobile del Palazzo - dedicato all’illustrazione della fisionomia urbanistica di Milano tra la fine del Quattrocento e il primo decennio del Novecento – “La mostra, omaggio alla città e ai suoi abitanti, agli usi e costumi, ai modi di fare e di dire e alla vita di tutti i giorni nelle strade, nei salotti e nelle attività commerciali, è anche l’occasione per presentare al pubblico abiti e accessori (ventagli, borsette, scialli, cappelli, etc.) risalenti al periodo considerato provenienti dalle collezioni di Palazzo Morando |Costume Moda Immagine”. (Carlo Mola)

PALAZZO MORANDO.
Due distinti percorsi espositivi caratterizzano le sale del settecentesco Palazzo Morando Attendolo Bolognini di via Sant'Andrea, 6. Aperta AL PUBBLICO LA MOSTRA “L’IMMAGINE DEI MILANESI NELLA VITA QUOTIDIANA (1790-1890) ”La mostra è in programma nelle sale del Palazzo fino al 21 febbraio 2016– Per “Biancoinverno”, palinsesto del periodo dell'Avvento e natalizio del Comune di Milano, Palazzo Morando |Costume Moda Immagine  inauguratala mostra “L’immagine dei milanesi nella vita quotidiana (1790-1890) ”. Curata da Alberto Milano, la mostra è promossa da Comune di Milano Cultura, Direzione Musei Storici e Associazione Memoria & Progetto, in collaborazione con Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, ed è prodotta da Officina |. Sino al 21 febbraio.(Carlo Mola)

Nuove molecole
Dal computer alla farmacia, nuove molecole per i casi più difficili di artrite reumatoide Scoperte in’giochi di incastro al computer’ da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico A. Gemelli con colleghi del CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE. Sono già articolo di brevetto e saranno tra non molto un farmaco grazie alla Società farmaceutica italiana Galsor Srl (Galsor è una nuova azienda, con l’alto compita di sviluppare e produrre prodotti farmaceutici sicuri, efficaci ed innovativi, eleggendo l’utilizzo di principi attivi endogeni al corpo umano o presenti in natura, che dimostrano di possedere effetti terapeutici efficaci nel pieno rispetto delle attività fisiologiche del corpo).  Ricercatori della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico 'Agostino Gemelli' di Roma in collaborazione con colleghi dell’Istituto di chimica del riconoscimento molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Icrm-Cnr) di Roma hanno scoperto tre nuove classi di molecole efficaci contro i casi più critici di artrite reumatoide. Le molecole, già coperte da brevetto, diventeranno dei farmaci grazie all’azienda farmaceutica italiana Galsor Srl. “L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria progressiva, di origine autoimmune, con un’incidenza tra lo 0.5 e l’1% della popolazione, che interessa principalmente le articolazioni e coinvolge tutti gli organi e apparati, causando aumento di morbidità e riduzione dell’aspettativa di vita. Circa il 40% dei pazienti condivide, come comune fattore genetico predisponente, una variante associata a una forma più grave di malattia e che risponde meno ai farmaci attualmente in uso che sono di due tipi: quelli capaci di rallentare l’infiammazione e quelli biologici che bloccano i mediatori più importanti dell’infiammazione. Tali trattamenti, bloccando in maniera non-specifica la risposta infiammatoria, provocano frequenti effetti collaterali. Inoltre, i farmaci biologici attualmente disponibili hanno un elevato costo per il Ssn. È proprio questa categoria di pazienti che ricaverebbe beneficio dalle nuove molecole messe a punto dal team dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli-Cnr“ Per selezionare i principi attivi di potenziali nuovi farmaci, è  stata usata la tecnica dello screening virtuale, selezionando da una libreria virtuale, contenente centinaia di migliaia di composti, le molecole la cui forma tridimensionale si adatta”. “Il farmaco sarà vantaggioso per una parte consistente e facilmente identificabile dei pazienti, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali e i costi dell’approccio attuale”, sottolinea Gianfranco Ferraccioli, ordinario di reumatologia all’Università Cattolica e direttore del Polo urologia, nefrologia e specialità mediche del Policlinico 'A. Gemelli'. “I tempi per realizzare e sperimentare il farmaco dipenderanno molto dagli investimenti che verranno effettuati – ma ci auguriamo che possa, per il bene dei pazienti, arrivare presto sul mercato. Trattandosi di molecole chimiche conosciute, la tempistica di raggiungimento del mercato dovrebbe essere ridotta”. ll lavoro ha visto per l’Università Cattolica e per il Policlinico 'A. Gemelli' la collaborazione dell’Istituto di patologia generale con Francesco Ria e Chiara Nicolò, e dell’Istituto di biochimica e biochimica clinica con Bruno Giardina e Davide Pirolli. Per realizzazione e sperimentazione del farmaco serviranno alcuni anni: “È difficile in questa fase stabilire con esattezza il tempo necessario – dichiara l’Ad di Galsor Srl Sandro Soriano - ma abbiamo programmato le varie fasi di sviluppo in circa nove anni. A ogni modo, faremo di tutto per accorciare questi tempi quanto possibile”. Al momento, precisa Soriano, “è stato fatto uno specifico studio di fattibilità delle varie fasi di sviluppo del farmaco e l’individuazione delle partnership necessarie per tutte le fasi precliniche e la sperimentazione clinica di fase. Si tratta di 'una sfida ambiziosa', raccolta da Galsor perché abbiamo valutato il progetto di grande potenzialità e, soprattutto, ci ha convinto molto il lavoro svolto dai ricercatori dell’Università Cattolica e del Cnr. Inoltre, la mission della Galsor è proprio puntare su prodotti estremamente innovativi, per cui non potevamo non cogliere questa opportunità e non accettare questa sfida”. (Carlo Mola)
Istituto di chimica del riconoscimento molecolare del Cnr (Icrm-Cnr), Università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico 'Agostino Gemelli' Brevettate tre nuove classi di molecole per i casi più critici di artrite reumatoide (Carlo Mola)

Sigaretta elettronica
Uno studio pubblicato sulla rivista European Neuropsychopharmacology fornisce un mezzo per la pubblicazione tempestiva di articoli nel settore della neuropsychopharmacology. Its scope encompasses clinical and basic research relevant to the effects of centrally acting agents in its broadest sense. Il suo ramo di impegno abbraccia la ricerca clinica e di base ragguardevole per gli effetti degli agenti ad azione centrale nel suo significato più vasto. Sigaretta elettronica, un desiderio superato? “Il vapore della sigaretta elettronica non è innocuo come sembra: l’assunzione di nicotina e la dipendenza sono analoghe a quelle da fumo ‘normale’, l’effetto ansiogeno è addirittura maggiore, mentre l’astinenza acuta è minore”. A confermarlo un gruppo di ricercatori italiani guidato dall’In-Cnr e dell’Università Statale di Milano, che ha analizzato gli effetti neurochimici e comportamentali dei vapori di nicotina assunti attraverso la sigaretta elettronica.  Un gruppo di ricercatori coordinati da Cecilia Gotti, ISTITUTO DÌ NEUROSCIENZE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (IN-CNR), Francesco Clementi, di In-Cnr e Università Statale di Milano, e da Mariaelvina Sala, Università Statale di Milano, in collaborazione con Michele Zoli dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha confrontato gli effetti dell’inalazione del fumo di tabacco con quelli dei vapori di nicotina da sigaretta elettronica; lo studio sul comportamento e gli aspetti neurochimici osservati durante la somministrazione e a distanza di un mese dalla sospensione del trattamento è pubblicato sulla rivista European Neuropsychopharmacology.  “I dati indicano che la sigaretta elettronica non è innocua, che dà una forte dipendenza e che possiede un effetto ansiogeno rilevante”, spiega Sala. “I due trattamenti, con sigaretta elettronica o convenzionale, su un gruppo di topi sottoposto a quantità di nicotina simili a quelle assunte da un fumatore nell’arco di due mesi sono confrontabili tra di loro, sia per quanto riguarda l’assunzione di nicotina sia per il grado di dipendenza che generano, mentre i test comportamentali indicano che l’astinenza acuta da sospensione di sigaretta elettronica è minore rispetto a quella indotta dal fumo ‘normale’, come pure il deficit cognitivo. A fronte di questi dati positivi è stato però riscontrato un maggior aumento dell’ansia e dei comportamenti compulsivi nel caso di sospensione del vapore di sigaretta elettronica, osservabile anche dopo lungo tempo dall’interruzione. Questo indica che nel fumo di tabacco e nel vapore di sigaretta elettronica sono presenti, oltre alla nicotina, composti finora non identificati che possono provocare queste diverse risposte. Il fumo di tabacco produce milioni di morti ogni anno, circa 70.000 in Italia, in quanto causa di tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari che comportano un costo altissimo in termini di sofferenza e impegno economico per il Servizio sanitario nazionale. La sigaretta elettronica è inizialmente parsa come un sostituto inoffensivo”. “I nostri esperimenti hanno monitorato alcuni effetti di questi trattamenti sul cervello, ma è necessario ricordare che la nicotina ha anche importanti effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e che un trattamento involontario del feto, del neonato e del bambino con vapori di nicotina ritenuti innocui potrebbe avere conseguenze importanti nel comportamento da adulti di questi soggetti”, precisa Gotti. “Non va poi dimenticata l’azione pro-tumorale svolta dalla nicotina e i suoi metaboliti attraverso la liberazione di fattori infiammatori, stimolanti la crescita di cellule tumorali e la sua tossicità cutanea e gastrointestinale. I ricercatori sottolineano infine che le sostanze aggiunte nel vapore di nicotina delle sigarette elettroniche non sono note né codificate e che sarebbe pertanto necessario predisporre regole e controlli, affinché le sigarette elettroniche rappresentino una vera alternativa al fumo di sigaretta convenzionale piuttosto che un pericolo ancora ignoto”. (Carlo Mola)

Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr), Università degli Studi di Milano Studio sugli effetti della sigaretta elettronica, European Neuropsychopharmacology,’Different physiological and behavioural effects of e-cigarette vapour and cigarette smoke in mice’.

Cozze
Altra notizia dal C.N.R  degna di una presentazione:        “Gli straordinari poteri delle cozze”. La loro ‘bava’ collosa e viscosa è un adesivo efficace. Una ricerca pubblicata su Nature Communication dall’Istituto di nanotecnologia del Cnr di Rende e dal Nanyang Technological University di Singapore ha scoperto una proteina che rimuove le molecole d’acqua e si lega fortemente al substrato. Un risultato di grande rilievo per creare adesivi efficaci in acqua, da applicare nel settore navale e in campo medico. Era cosa nota da anni che la cozza fosse fonte preziosa di principi antiossidanti, proteine nobili, vitamine e sali minerali, potente antinfiammatorio naturale e cibo afrodisiaco, ed era già altrettanto noto che la sua ‘bava’ fosse una colla dotata di superpoteri. Nessuno però si era mosso a studiare il comportamento delle sue proteine per misurare la portata di questa ‘appiccicosità’. L’inconsueta ricerca, pubblicata su Nature Communication, è stata condotta dai ricercatori dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Rende (Cs), in collaborazione con i ricercatori dell’Università della Calabria e con il gruppo di ricerca di Ali Miserez della Nanyang Technological University di Singapore.“Si tratta di un risultato di grande rilevanza applicativa perché anche i più tenaci tra i moderni adesivi sintetici si rivelano inefficaci nel generare adesione in presenza di molecole d’acqua”, spiega Bruno Zappone di Cnr-Nanotec. “Usando il Surface Force Apparatus (Sfa), in dotazione al nostro istituto, è stata misurata l’adesione che le proteine delle cozze riescono a generare tra due superfici completamente immerse in un mezzo acquoso. Il nostro studio ha rivelato che le cozze verdi asiatiche producono varie proteine secondo una sequenza di secrezione ben orchestrata. Dapprima la cozza produce una proteina 'asciugatrice' che rimuove le molecole d’acqua e successivamente si lega fortemente al substrato. Su questo primo strato superficiale di proteine viene progressivamente costruito un complesso tessuto proteico in cui ogni proteina svolge una funzione specifica (protezione dall’ambiente esterno, resistenza alle sollecitazioni meccaniche, ecc.) ”.Lo studio Sfa è stato determinante per chiarire la relazione tra l’ordine di secrezione e le proprietà adesive delle proteine aprendo nuove prospettive nello sviluppo di adesivi sintetici biomimetici, biocompatibili e biodegradabili ispirati a molecole biologiche. “Una ‘colla subacquea’ potrebbe avere importanti applicazioni nel settore navale, ma senza dubbio straordinarie risulterebbero le applicazioni in campo medico finalizzate, ad esempio, ad evitare inestetiche suture chirurgiche, a ricostruire tessuti danneggiati oppure ossa fratturate, a riparare i distacchi di retina o ad integrare materiali biomedicali in presenza di liquidi biologici”, conclude il ricercatore.  Istituto di nanotecnologia del Cnr (Cnr-Nanotec), Universita`della Calabria, Bioinformatics Institute Singapore e Nanyang Technological University – Singapore. (Carlo Mola)

Misurata l’adesione che le proteine delle cozze riescono a generare tra due superfici completamente immerse in un mezzo acquoso. Mussel adhesion is dictated by time-regulated secretion and molecular conformation of mussel adhesive proteins - Luigi Petrone, Akshita Kumar, Clarinda N. Sutanto, Navinkumar J. Patil, Srinivasaraghavan Kannan, Alagappan Palaniappan, Shahrouz Amini, Bruno Zappone, Chandra Verma, Ali Miserez. Nature.

Sportr e vistaFare sport per migliorare la vista… si può! Uno studio pilotato dall'In-Cnr  dall’Università di Pisa e pubblicato su Current Biology (una rivista scientifica che copre tutti i settori della biologia, soprattutto di biologia molecolare, biologia cellulare, genetica, Neurobiologia, ecologia e biologia evolutiva.  La rivista è pubblicata due volte al mese e comprende peer-reviewed articoli di ricerca, vari tipi di articoli di revisione, così come una sezione  di rivista editoriale),  dimostra che è possibile irrobustire la plasticità del cervello adulto con una tattica molto semplice: PEDALARE IN BICICLETTA. “Si sa che l’esercizio fisico migliora lo stato di salute muscolare e cardiovascolare, le capacità cognitive e la RESISTENZA ALL’INVECCHIAMENTO. Non era conosciuto però, se e in quale valutazione quantitativa sviluppare attività motorie potesse anche agire sui processi di plasticità cerebrale, cioè la capacità dei circuiti del cervello di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali. Questo tema è stato affrontato dai ricercatori Alessandro Sale dell’Istituto di neuroscienze del CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (In-Cnr) di Pisa e Claudia Lunghi del Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, focalizzando l’attenzione sul sistema visivo. La ricerca, pubblicata su Current Biology, riguarda in particolare un fenomeno chiamato rivalità binoculare. “Quando i nostri occhi vedono due immagini diverse, il cervello va in confusione e, per uscire dall’empasse, privilegia ora l’uno ora l’altro dei due segnali”, spiega Sale. “Quindi se vengono inviati stimoli contrastanti (per esempio linee orientate in modo diverso) ai due occhi di un soggetto, egli riporterà una continua alternanza delle due immagini, che verranno percepite per una durata temporale che è funzione della forza dell’occhio a cui lo stimolo è presentato”. La durata della percezione del segnale è un indice della plasticità della corteccia visiva adulta, come osservato da un precedente studio di Lunghi: “Abbiamo dimostrato che se si chiude per circa due ore l’occhio dominante, lo stimolo proiettato all’occhio che era stato chiuso sarà percepito per tempi più lunghi. In pratica chiudere un occhio non indebolisce la forza attribuita ai segnali che gli vengono inviati, anzi la potenzia”. Tali conoscenze sono alla base della nuova ricerca, ovvero lo studio della plasticità del cervello quando si svolge un’attività motoria. “Abbiamo testato gli effetti di due ore di bendaggio di un occhio su 20 soggetti adulti in due diverse condizioni sperimentali: in una i soggetti stavano seduti durante le due ore di bendaggio e nell’altra pedalavano su una cyclette”, prosegue Lunghi. “I risultati sono sorprendenti: quando i soggetti svolgevano attività motoria gli effetti del bendaggio monoculare sono apparsi molto più marcati, con un notevole potenziamento della risposta agli stimoli presentati all’occhio che era stato chiuso rispetto all’analoga risposta osservata quando erano stati a riposo”. Questi risultati hanno importanti applicazioni in campo clinico per una patologia molto diffusa e incurabile, l’occhio pigro o ambliopia, per cui l'esercizio fisico volontario si prospetta ora come una via promettente per stimolare la plasticità visiva in maniera fisiologica e non invasiva. Tuttavia i meccanismi alla base del fenomeno sono in fase di studio. “Una delle possibili spiegazioni parte dall’osservare che la chiusura temporanea di un occhio riduce nella corteccia visiva i livelli di un neurotrasmettitore inibitorio per il sistema nervoso (Gaba è il principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello )”, affermano Sale e Lunghi. “Ipotizziamo quindi che attraverso l’attività motoria si ottenga un’ulteriore diminuzione di questa molecola, incrementando la plasticità”. La plasticità del cervello è massima durante lo sviluppo per poi diminuire drasticamente nell’adulto. “Questo studio”, concludono i ricercatori, “rappresenta la prima dimostrazione degli effetti dell’attività motoria sulla plasticità del sistema visivo e ci porta a considerare l’esercizio fisico non solo come un’abitudine salutare, ma anche come un aiuto per il cervello a mantenersi giovane” (Carlo Mola)
Università degli Studi di Pisa e Istituto di neuroscienze del Cnr (In-Cnr) Studio sulla possibilità di potenziare la plasticità del sistema visivo in soggetti adulti mediante l’attività fisica pubblicato su Current Biology’A cycling lane for brain rewiring’ A.Sale, C. Lunghi,

Cultura e spettacoli