MOLA: Bramantino a Lugano – Bonfanti - Design a Milano - Benanti

Bramantino. Mostra a Lugano.

Molto operoso nell’indagine  e nella valutazione di  grandi protagonisti della storia dell’arte collegati al territorio, il Museo Cantonale d’Arte orienta la riflessione a una delle personalità più rappresentative del Rinascimento in Italia settentrionale con un programma espositivo che recepisce la collocazione fondamentale di Bramantino nel magnifico periodo artistico fra il ‘400 ed il ‘500. Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (circa1480–1530) è un personaggio di importanza  fondamentale della crisi culturale e del rinnovamento figurativo che ha radicalmente trasformato il linguaggio pittorico in Lombardia al momento della caduta degli Sforza e dell’occupazione francese, tra la fine del Quattrocento e i primi vent’anni del secolo seguente. La mostra traccia in modo mirabile il percorso dell’artista a partire dagli inizi con la  collaborazione con l’architetto e pittore Donato Bramante e di qui  l’appellativo con il quale è noto,  sino alle ultime opere conosciute  tra le quali la Fuga in Egitto custodita in Ticino, nel Santuario della Madonna del Sasso a Orselina. Accanto a capolavori di Bramantino, alcuni dei quali restaurati per questa occasione, provenienti da importanti istituzioni tra cui la National Gallery di Londra, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e la Pinacoteca di Brera, sono  in mostra opere degli artisti con i quali Bramantino condivise lo spirito e la tecnica pittorica, dal Bergognone a Bernardo Zenale, e di quelli che raccolsero la sua eredità artistica come Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari.
In concomitanza con l’evento espositivo, importante occasione per riesaminare l’opera di Bramantino e degli artisti a lui contemporanei attivi in Lombardia, il Museo Cantonale d’Arte ha deciso di promuovere due importanti giornate di studi che avranno luogo  a Lugano il 6 e 7 novembre 2014, saranno presentati    nuovi e recenti risultati di studio e di  ricerca. La mostra, a cura di Mauro Natale, professore onorario di Storia dell’Arte moderna presso l’Università di Ginevra, e da un gruppo di studiosi di assoluta competenza, analizza l'itinerario culturale ed espressivo dell’artista a partire dagli esordi, secondo una successione cronologica ragionata e nuova rispetto alle intenzioni fino ad ora teorizzate dagli studiosi. Da segnalare il catalogo ricchissimo e assai documentato, edito da Skira. CARLO MOLA

Museo Cantonale d’Arte di Lugano - Dal 28 settembre 2014 all'11 gennaio 2015 - Il capolavoro di Bramantino restaurato e numerosi quadri della National Gallery di Londra, della Galleria degli Uffizi di Firenze, del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e della Pinacoteca di Brera di Milano Via Canova, 10 Lugano Orari: Martedì 14:00 – 17:00 Mercoledì–Domenica 10:00 – 17:00 Lunedì chiuso
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Bonfanti alla Galleria Lorenzelli di Milano
Finalmente Milano si ricorda di Arturo Bonfanti, ed è la Galleria Lorenzelli arte una galleria assai attenta alla traccia dei maestri. Arturo Bonfanti, bergamasco puro sangue, nato nel 1905,  dal 1924 studia alla Scuola d'Arte "Andrea Fantoni" di Bergamo; ma dal 1926 si sposta  a Milano, centro ideale per l'attività grafica e per la decorazione d'interni. Poi Milano è il luogo privilegiato per le Gallerie d’arte di importanza internazionale e, negli anni Trenta Bonfanti trova il luogo ideale per le sue ispirazioni e per gli incontri proficui alla Galleria del Milione specialmente con gli  astrattisti e con Carlo Carrà nella sua ispirazione alla metafisica;  ma anche con "L’Esprit nouveau" di Amédée Ozenfant e Le Corbusier. Ma la sua Bergamo è sempre nel cuore. Perciò  ritorna  e  Bergamo dove morirà nel 1978. Nel medesimo tempo Bonfanti ha bisogno di vedere e “sapere” cosa si fa in Europa da qui i suoi viaggi a Zurigo, Parigi,  e Monaco.  Verso gli anni 50  la sua pittura diventa sempre più astratta e geometrica. Ma pur partecipando alla sensibilità del tempo rimane isolato, non indifferente, ma isolato. A differenza di molti artisti di quel periodo, non partecipa a nessun movimento. Nel 1968 ottiene il riconoscimento internazionale grazie alla sala personale che la XXXIV Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia gli dedica.
CARLO MOLA
Galleria Lorenzelli arte Corso Buenos Aires Milano, sino all’8 novembre 2014. Ingresso libero
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Milano Design Film Festival (MDFF)
Patrocinato e sostenuto dal Comune di Milano e da Milano Expo 2015 apre, a giorni, la seconda edizione di Milano Design Film Festival (MDFF) con una serie di iniziative ricche e stimolanti. Il design per l’Italia e per Milano, soprattutto, seguita a restare un grande fatto culturale ed economico. E qui si vuol raccontare l’importanza ed il valore che design ed architettura interagiscono per la città. Si  dispiegherà un lunghissimo black carpet all’Anteo spaziocinema per ricevere il pubblico in un temporary design site.  Per chi è appassionato di cinema conosce Anteo Cinema e la sua magnifica libreria. I film più belli di queste ultime stiagioni li ho visti all?Anteo. “La scelta di una sede più grande – dichiarano le curatrici ed organizzatrici Antonella Dedini, (architetto e interior designer milanese con 20 anni di esperienza nel mondo della formazione specialistica) e Silvia Robertazzi (nota giornalista e direttore, fra l’altro, del sito web AT CASA, Rizzoli) è il traguardo è creare un rendez-vous a Milano per descrivere le nostre città, gli oggetti di cui ci circondiamo, le persone che lavorano per offrire  prodotti di design”. “Una comunicazione rapida, empatica, sensoriale”. Inviti a studiosi e specialisti,  un approfondimento scientifico di Porzia Bergamasco, giornalista e critica di design, e la partecipazione, tra musica ed architettura, dell’artista Letizia Cariello  Si inizia con il progetto Cathedrals of Culture curato da Wim Wenders, presentato alla 64esima Berlinale. Continuano le ricerche con pellicole dei primi Novecento di Paulick (Neues Wohnen). Haus Gropius e Man Ray (Les Mystère du Château du Dé). Come mezzo di inchiesta il festival indaga sul rapporto tra architettura e tessuto sociale, con rari testimoni come Jeremy Irons in Trashed di Candida Brady. Il design italiano sarà particolare oggetto di descrizione  con cortometraggi di giovani film makers econ la voce di esperti nazionali ed internazionali del settore come Iacchetti, Novembre, Sottsass, Hadid, Fuksas,  Chipperfield e Libeskind. Verranno inoltre presentati i progetti vincitori del concorso K.I.S.S. Milano i luoghi dove mangiamo, scelti da una giuria di esperti. CARLO MOLA

Per partecipare basta registrarsi sul sito di MDFF o direttamente presso l’Anteo spaziocinema.  Seconda edizione del Milano Design Film Festival, che dal 9 al 12 ottobre
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Benanti,  francescano e ingegnere
Eccoci a parlare di Paolo Benanti di cui anche i giornali e le riviste più avvertite iniziano a dare ampia notizia. Paolo Benanti, padre francescano e ingegnere  è docente di teologia morale (etico-politica) presso la Pontificia Università Gregoriana e presso la Georgetown University a Washington D.C. (USA) e Kennedy Institute of Ethics.  Scrive per  l’“American Journal of Bioethics”. Tra le sue pubblicazioni : The cyborg:corpo e corporeità nell’epoca del post-umano. Prospettive antropologiche e riflessioni etiche per un discernimento morale.
Così incontriamo credo per alcuni,  forse per la prima volta, il cyborg.
Il cyborg è un fatto scientifico (ma non solo!)  legato alla più recente tecnologia (ed ancora devo aggiungere non solo!) . Attuali disegni della National Science Foundation (USA) stanno impostando le loro applicazioni sulla creazione dell’organismo cibernetico, un complesso sistema uomo-macchina per il “miglioramento” tecnologico dell’uomo. Ma che significato ha dal punto di vista antropologico, questo altissimo  sforzo tecnologico. Allora, appunto, spalanchiamo le porte all’opera del Neuroscienziato-teologo Paolo Benanti che ha scritto “The cyborg:corpo e corporeità nell’epoca del post-umano”, lo scienziato ci mostra come la tecnologia sia giunta ad un punto che sembrava o sembra inarrivabile ovvero come una macchina di immortalità, e l’immortalità del cyborg parrebbe far sperare (o minacciare?) lo scambio di ogni specie di trascendenza.  Dunque il cyborg si presenta come l’epifenomeno (il seguito di un fenomeno primario) tecnologico dei movimenti del post-umano e trans-umano, contrassegnati dall’idea di un’immortalità tecnologicamente realizzabile. Allora la tecnologia, da sempre considerata come una sottospecie della scienza pura, diventerebbe un dilatamento delle capacità umane “enhancement” (potenziamento in bioetica), anche per la vita. L’agenzia governativa per lo sviluppo delle tecnologie del governo degli Stati Uniti d’America vuole realizzare il potenziamento umano, utilizzando devices nanotecnologici integrati nel sistema biologico del corpo umano. In un tale complesso uomo-macchina nascerebbero stati emotivi e cognitivi sconosciuti. La macchina resa umana e l’uomo reso macchina. Tutto possibile attraverso i processi informatici: la vita non è considerata altro che la capacità di conservare e elaborare informazioni, non più interamente comprensibili dai congegni tecnologici. Così L’”enhancement” dell’uomo ci porta a far spuntare molteplici argomenti antropologici ed etici. (Chi siamo? Dove andiamo?). “Il discernimento etico sul cyborg vede la necessità di cogliere il valore del corpo e della corporeità per l’esistenza umana” dice Paolo Benanti,  ed anche “Ciò che va colto è il ‘telos’(la fine)”, il valore della sua finitezza temporale”. Ed è allora ancora il Vangelo che ci viene in aiuto. Il Vangelo ovvero l’amore. Le tecnologie cyborg sono positivamente considerate solo se basate ad un progresso dal volto umano, un sincero impegno personale e delle strutture  nell’ esame del BENE COMUNE.  CARLO MOLA
 

Carlo Mola
Cultura e spettacoli