Cornaggia, prodigioso artistico recupero del "rut" tecnologico

Se nel rinascimento gli artisti si recavano nelle bianche cave di Carrara per scegliere  la pregiata materia prima, le sue cave sono solai, discariche, isole ecologiche e fabbriche dismesse.

Trova rifiuti ovunque, poiché i rifiuti sono ovunque…

È fortemente attratto dagli oggetti vecchi ed obsoleti, utensili od arnesi giunti al termine del loro ciclo vitale. Li osserva e resetta dalla mente l'utilizzo per cui son stati creati, in questo modo li ricicla a nuova vita, anche attraverso un semplice gesto.

[foto caffettiera MOCAZOICA]
[rubinetto ARRENDITI FELLONE]

Appena conclusa la Scraps World in mostra a Morbegno nel suggestivo chiostro di S. Antonio, lasciando increduli e poi estasiati un mare di gente, Raffaele Cornaggia, nato a Cosio Valtellino (SO), è un autodidatta, quindi non avendo avuto influenze accademiche, intraprende il processo creativo libero da ‘dottrine’ precostituite; esplora e sperimenta nuove forme e tecniche seguendo il suo istinto e la sua immaginazione.

[ foto crocefisso JESUS CHRIST SUPERSCRAP]
[ foto lupo SCRAPS WOLF]

La sua vena artistica si sviluppa negli anni ’80 soggiornando per lunghi periodi prima a Londra, poi a Amsterdam, ed in fine a Berlino. Il suo concetto di arte, tuttavia, prende forma a San Francisco, dove vive per un anno con artisti e studenti dell’ Academy of Art, sperimentando e sviluppando forme espressive di “popolar art” o Pop art.

Una sera di qualche anno fa…“cominciai a manomettere vecchi oggetti e mi ricordai dei computer rotti che tenevo in cantina; li smontai, e mi si spalancò un universo di componenti elettronici multicolori dai mille riflessi. Pensai che non potevo buttarli, anzi, se fossi riuscito a creare qualcosa di ammirevole con oggetti “condannati alla distruzione”, avrei regalato loro una nuova vita”.

Raffaele, in quel periodo, attraversava difficoltà che andavano fortemente a scuotere la sua vita affettiva e lavorativa, con conflitti e perdite economiche.
Quella sera, nel buio della sua cantina, come in un percorso iniziatico dantesco o analitico freudiano, qualcosa riprese a funzionare diversamente...:”era iniziato in me un processo di metamorfosi che mi salvo l’anima”.

Prima creazione [foto del primo pesce CYBER -FISH]

Oggi, dopo la sua prima creazione, si definisce “rinato” (il pesce: quale figura più appropriata per rappresentare la resurrezione, come il Cristo nel periodo paleocristiano) e si lascia trasportare da una sorta di trance creativa in cui ritrova la sua vera natura, appagato dalla curiosità di scoprire ciò che si cela oltre l’immagine : “Gli oggetti mi raccontano di mani attente e gelose che li hanno accarezzati e custoditi, prima di essere buttati o dimenticati; mi perdo ad osservarne i graffi, le ammaccature e la ruggine, ascolto le loro storie”.

Un aspetto fondamentale nella genesi delle opere è la totale assenza di saldature. Ogni singolo oggetto o componente è assemblato solo con viti, bulloni o barre filettate: “Questo mi consente un contatto epidermico e un dialogo più intimo con l’opera, di sentirla sempre più viva durante la sua evoluzione”. Nulla è per sempre o per forza. Tutto avviene secondo naturali regole meccaniche.

Sempre più spesso la gente, oggi, gli offre i propri oggetti carichi di affetti e di memorie: “me li consegnano con la cura ed attenzione che non si addice ai rifiuti...Io ringrazio, li prendo in consegna, li smonto, li osservo, ne indago la storia e restituisco loro dignità trasformandoli in arte.”

Qui termina la mia intervista “giornalistica”, che si è rivelata poi, almeno per me, un vero e proprio viaggio introspettivo e ricco di sensibilità umana.

Mi appresto ad uscire dal suo Nautilus ( così ama chiamare il suo laboratorio) e con la stessa eleganza del capitan Nemo, mi congeda, saluta e chiude davanti a se il suo boccaporto. La sua nuova creazione lo attende…

Maria Pia Marchetti
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PS E per chi vuole deliziarsi cin tante tante opere: http://raffaelecornaggia.altervista.org/WP/it/opere/  (ndr)
 

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